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Autore: Eresseie93    06/05/2015    3 recensioni
Salve a tutti con questo caldo il mio cervello elabora cose strane!! Comunque spero che la storia vi piaccia.
Quando due anime si legano possono lasciarsi andare? Chi decide a chi si può sottrarre la felicità e chi debba riceverla?
Merthur ovviamente!! :3 Buona lettura
Genere: Fluff, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù, Un po' tutti | Coppie: Merlino/Artù
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Nella vita ci sono dei legami indissolubili, tanto forti che difficilmente s’inclinano. Eppure, qualche volta, accade che queste unioni si sleghino per intrecciarsi in maniera diversa, trovando un nuovo modo di stringersi. Altre volte invece si spezzano, si rompono in mille pezzi e più cerchi di rincollarli più ti ferisci, e non c’è niente da fare e questo non perché il legame sia falso ma semplicemente perché l’intesso di quelle anime non era giusto. Gli intrecci di anime sono molteplici e infiniti, ma una volta trovata la giusta parete divenire rampicante è porre fine alla continua ricerca di una parete cui appartenere.

Arthur e Merlin erano stati amici sin da piccoli, insieme agli altri membri del gruppo: Gwen, Gwein, Lancillotto, Percival e Morgana sorella di Arthur.

Erano cresciuti insieme, non si erano mai separati, e ogni anno in più che compievano era un rafforzamento della loro inestimabile amicizia.

Erano un gruppo ben saldo ma come ogni gruppo nel crescere si cambia il proprio fisico e il proprio carattere, gli interessi cambiano e ci si affilia con anime simili alla propria. Le ragazze del gruppetto si erano avvicinate molto al campo del giornalismo; Lance, Gwein e Artù invece si erano iscritti a scherma ed erano i migliori, nonché campioni, anche se Artù praticava il pugilato nei bar con qualche rissoso di turno. Merlino invece, nonostante la sua infinita timidezza, aveva intrapreso la strada della moda e del volontariato.

Comparivano i primi amori, le prime gelosie e per alcuni il capire di non essere come tutti gli altri e la vergogna di dirlo ai propri amici per paura dei giudizi.

Merlino era gentile con tutti e aveva scoperto e accettato la sua omosessualità quando aveva diciassette-diciott’anni, e dopo un bel po’ l’aveva confessato ai propri amici, che lo sostennero senza farlo cedere ai pregiudizi degli altri.

L’unico a non essersi innamorato di qualcuno all’interno del gruppo era stato Parcival che dopo il diploma era dovuto andare a studiare all’estero e tornava troppo poco a casa.

Lance era sempre stato un ragazzo buono con tutti, innamorato follemente di Gwen, e non le disse mai quanto l’amava perché sapeva che l’amica aveva un debole per Arthur che sembrava essere preso da lei. Quindi per evitare litigi o rotture di amicizia restò in silenzio a guardarle amare un altro, per di più un suo migliore amico.

Morgana era una delle poche ragazze su cui si poteva contare, c’era costantemente per gli amici ma era sempre stata innamorata di Merlino prima di sapere che fosse gay, per dichiararsi l’aveva baciato ma lui aveva rifiutata dicendo che la vedeva come una sorella.

Gwein era il buffone del gruppo, innamorato di Morgana fin dalle medie, gli piaceva il profumo che emanavano i suoi capelli neri ondulati e il suono della sua risata, dopo molte fatiche era riuscito a dichiararsi senza ricevere un no come risposta.

Mentre Arthur e Gwen sembrassero essere destinati fin da sempre a innamorarsi e stare insieme, senza troppi giri di parole o cose troppo complicate, erano una coppia felice e senza nessun tipo di problema, anche perché lei era paziente, qualità che bisognava avere per stare con Arthur, oltre che bella.

Arthur era il solito ragazzo testa calda, il belloccio che fa cadere le ragazze ai suoi piedi che amava gli amici e la famiglia, istintivo e certe volte sembrava essere un cazzone menefreghista ma tutti sapevano che avrebbe difeso le persone cui teneva. Uno più di tutti gli era sempre stato vicino, fedele e qualche volta qualcuno con cui fare a cazzotti o infermiere per medicare le sue ferite da rissa: Merlino. Con lui era tutto diverso, voleva molto bene a Gwein e Percival o Lance ma Merlino era diverso. Il loro legame non l’avrebbe mai saputo spiegare a nessuno, era qualcosa di unico, puro ed essenziale che non sarebbe mai dovuto mancare nella sua vita. Poteva fare a meno di tutto ma non di lui.

 

Dopo anni che tutti si erano laureati e lavoravano, si vedevano ogni fine settimana per stare insieme senza spezzare mai il legame che li univa, ormai non era più una questione di amicizia, erano come una vera famiglia.

I problemi iniziarono una notte di Halloween.

Avevano organizzato di travestirsi e andare a festeggiare in qualche discoteca, scattarono foto su foto per ricordare quella serata, volevano che ogni momento fosse immortalato per non dimenticarlo mai. Anche se ci sono attimi che non dovrebbero essere impressi su pellicola, poiché certi istanti devono restare segreti negli angoli di due cuori costretti a stare lontani.

Poiché certe volte non si può essere egoisti, non quando di mezzo c’è la felicità di più persone, come si fa a scegliere chi debba ricevere la felicità e a chi sottrarla? A volte un attimo non è che un momento, non è che un istante in mezzo a tanti, attimi che accadono nel silenzio della notte senza che abbiano un’alba.

Tornati a casa di Arthur su di giri, decisero di giocare a nascondino come bambini di cinque anni l’uno, Gwein contava e gli altri si nascondevano. Morgana scelse di nascondersi dietro un cespuglio, Gwen dietro un muro e Lance sopra un albero. Arthur prese per il braccio l’amico accanto a e lo trascinò << Vieni con me, conosco un posto in cui non potrà trovarci. >> così dicendo aprì una porticina poco visibile a chi non la conoscesse all’interno della casa ed entrarono.

Lo spazio era davvero ristretto per non dire inesistente e i due amici si ritrovarono schiacciati l’uno contro l’altro, all’inizio Merlino non si era accorto che il biondo davanti a lui lo stava guardando poiché era concentrato su ciò che stava accadendo fuori. Poi si mosse leggermente per stare più comodo ma finì solo per intrecciarsi di più ad Arthur che non sembrò troppo dispiaciuto di sentire vicino l’amico.

Merlino cercava di non far trasparire l’agitazione, per troppo tempo aveva tenuto nascosto i sentimenti che provava nei confronti del suo migliore amico e non li avrebbe di certo resi pubblici, specialmente non in quel momento, non si era neanche mai posto il problema perché non aveva di certo mai pensato di restare chiuso e schiacciato in una specie di ripostiglio con l’uomo su cui si faceva mille fantasie ogni notte.

Così cercò di smorzare la tensione che si stava venendo a creare <<Fa davvero caldo qui dentro.>> ma peggiorò solo le cose, perché Artù lo stava guardando e il suo sguardo sembrasse trasparire malizia <<Spogliati>> disse mentre fu lui il primo a togliersi la giacca in maniera difficoltosa, avvicinando nei movimenti il suo viso a quello del moro.

Merlino boccheggiò leggermente, magari era solo l’alcool che gli stava giocando un brutto scherzo e domani sarebbe tornato tutto fottutamente alla normalità, solo che mentre l’amico si stava togliendo la giubba lo toccò diverse volte con il bacino, e lui cercò di sussultare il meno rumorosamente possibile.

Stava cominciando a fare davvero caldo lì dentro, percepiva ogni lembo di pelle bruciare e lo sguardo di Arthur non aiutava per niente anzi lo infiammava di più, deglutiva, il cuore gli batteva sempre di più ed era sicuro che in quel momento il sangue stesse bollendo letteralmente.

<<Forse dovremmo uscire a vedere come procede il gioco>> aveva sorriso, ma l’altro non era intenzionato a muoversi da lì dentro <<Forse dovremmo rimanere qui dentro>> rivolgendogli un sorriso ambiguo, il moro però non lo ascoltò e si allungò per aprire la porta ma il biondo lo tirò a sé <<Perché vuoi uscire?>> lo sguardo di Artù era indagatore.

Merlino non riusciva a non guardarlo, a perdersi nell’immensità di quegli occhi, cadere sempre più in basso nelle profondità del nulla <<Forse gli altri ci stanno cercando, forse noi dovremmo..>> ma non finì la frase che l’altro aveva fatto spallucce <<E allora? Lascia che ci cerchino Merlino>> e appoggiò la sua fronte nell’incavo del collo del moro.

Merlino sentiva il calore del respiro di Artù e pregava che non sentisse l’erezione sporgere dai suoi pantaloni che cominciavano a divenire stretti, poi in quel silenzio il biondo gli sussurrò delle parole che lo spiazzarono  <<Mi piace il profumo della tua pelle>> e lì non ci fu più salvezza per lui.

Nessun appiglio ma solo l’eterna dannazione, l’oblio profondo senza una via d’uscita <<Anche a me il tuo>> le mormorò piano quelle parole e sperò che l’amico non le sentisse, gli uscirono spontanee.

In quel momento sperò che gli altri avessero rinunciato a cercarli e se ne fossero andati a letto, sarebbe voluto rimanere in quello stanzino per tutta la notte, si sarebbe accontentato di una notte, ma così non fu perché sentì la porta aprirsi ed erano tutti e quattro che presero a ridere quella situazione <<Vi siete nascosti bene ragazzi>> poi li aiutarono a uscire.

Artù dormiva in piedi, si reggeva solo perché il ragazzo moro lo sosteneva, che decise di congedarsi dagli amici e accompagnarlo a letto.

Lo adagiò delicatamente gli tolse le scarpe, gli indumenti e gli rimboccò le coperte si stava allontanando quando l’altro lo chiamò <<Merlin>> allora tornò indietro e si accovacciò accanto ad Arthur incitandolo a parlare e quello lo guardò negli occhi per un tempo che sembrò infinito <<Sei un idiota Merlino.>> e si girò dandogli le spalle.

 

La mattina seguente l’ultimo ad alzarsi fu proprio il biondo che trovo gli altri fare colazione quando notò che mancava il suo amico <<Dov’è Merlino?>> disse sedendosi pesantemente sulla sedia, la testa ancora gli girava, come risposta ebbe solo un’alzata di spalle da tutti. Ricordi sfumati che non riusciva a controllare si mostravano a lui, avrebbe voluto afferrarli goderseli, ricordare meglio quelle sensazioni. Non ci riusciva e bevendo il caffè decise di dimenticare, scordare cosa aveva fatto, cosa aveva provato.

Nel pomeriggio Artù mandò un messaggio all’amico

 

Devo andare alla polizia per la tua scomparsa?

 

Simpatico. No, sono vivo

 

Perché non c’eri questa mattina?

 

Avevo un appuntamento e sono dovuto scappare a casa per lavarmi e sistemarmi

Lavarmi. Artù lesse quelle parole, si era levato di dosso il suo profumo, non c’era più traccia di lui sulla sua pelle, voleva sapere chi altro si era impadronito di Merlino.

 

Con chi?

 

Un amico

 

 

Artù lesse quell’ultimo messaggio, sapeva che non erano affari suoi con chi si vedeva merlino o con chi faceva cosa, ma voleva farsi del male. Doveva sapere se ciò che provava era davvero gelosia, forse se lui gli avesse detto che era uno con cui stava o che semplicemente si vedeva con qualcuno per scopare l’avrebbe allontanato dalla mente. Forse.

 

Amico, fidanzato o scopamico?

 

Merlino si era un po’ paralizzato a leggere il messaggio, davvero Artù gli aveva chiesto una cosa del genere? Ma cosa stava succedendo dopo una vita ad amarlo in segreto adesso per colpa di uno stupido stanzino troppo stretto- Dove Arthur aveva voluto nascondersi con lui – quel segreto voleva salire a galla.

 

Diciamo uno con cui mi vedo

 

Ma perché gliel’aveva chiesto, la risposta era ovvia. Artù si diede dello stupido da solo e sentì la rabbia montargli dentro.

 

Bene. Sto venendo a casa tua.

 

Ma non sono a casa Artù!!

 

Non m’interessa vedi di tornare, sono il tuo migliore amico, quindi lascia ciò che stai facendo e torna.

 

Arthur sapeva che era egoista chiedere una cosa del genere ma non gli importava, in quel momento voleva solo toglierlo dalle braccia di uno sconosciuto.

Erano state inutili le lamentele di Merlino all’amico, sapeva che quando Artù si metteva in testa una cosa diventava più testardo di un asino.

 

Era seduto sugli scalini della casa del moro e lo stava aspettando, aveva il telefono in mano e scorreva con il dito sul nome dell’amico. Gelosia nei suoi confronti, da quando provava un simile sentimento per quell’idiota? Si passò una mano tra i capelli e alzò la testa per guardare il cielo, e lo vide. Lo vide dentro gli occhi blu di Merlino, che lo stavano guardando, inghiottendolo in un vortice. Le sue pupille si dilatarono, il suo corpo fremeva eccitato, la sua bocca divenne asciutta, sentiva la testa girargli velocemente ma l’unico punto fisso era Merlino.

Il moro era fermo davanti a lui e stava dicendo qualcosa, vedeva quelle labbra rosse muoversi, avrebbe voluto sentire la melodia di quel timbro di voce così erotico.

Artù? Ti senti bene?” Merlino guardava il viso dell’amico, l’espressione vacillava tra l’estatico e il perso, le sue pupille dilatate, le labbra semiaperte. Il moro non sapeva se ridere o preoccuparsi.

Solo quando gli toccò il braccio, il biondo si svegliò da quello stato di trans, adesso l’espressione era vacua, preoccupata.

Vide il biondo boccheggiare, avrebbe voluto dire qualcosa solo non sapeva cosa, era confuso quasi terrorizzato, Merlino gli appoggiò la mano sulla fronte, ma era fresco, con le gote lievemente arrossate.

Il moro aprì la porta di casa e lo tirò dentro, gli offrì un bicchiere d’acqua che l’altro si scolò di un fiato e poi seduti in due poltrone, una di fronte all’altra, si guardavano in silenzio.

Artù, ti senti meglio?” lo fissava preoccupato. Sembrasse avere la sua stessa espressione quando per la prima volta scoprì che gli piacevano gli uomini.

Il biondo lo guardava e fece cenno di sì con la testa, le parole non gli uscivano o forse erano inutili, lui non lo sapeva, dopo un assenso da parte dell’altro si decise a parlare “Merlino, io volevo..gesticolò con le mani “scusarmi per qualsiasi cosa abbia fatto ieri notte, non ero in me” il viso paonazzo, scusarsi non era quello che voleva fare avrebbe voluto invece prenderlo e sentire ancora quel profumo.

Quell’odore che non era fragola di bosco, come quella di Gwen ma più odore di vaniglia; carezzare quella pelle nivea e marmorea che non c’entrava nulla con quella scura della sua fidanzata; lambire con le proprie labbra ogni lembo di pelle delicatamente, lasciando segni evidenti su quelle parti morbide come il collo, per la possessione che lui aveva del suo corpo e del suo cuore, nelle cosce vicino il membro per ricordargli la brama di piacere mentre avidamente se ne saziava, le natiche per fargli rammentare la brama di desiderio che aveva avuto nel prenderlo.

Si detestò da quei desideri quando l’amico gli si avvicinò e guardandolo negli occhi l’espressione gli venne dolce, troppo dolce per resistere a tutti quei sentimenti che guerreggiavano dentro.

Il biondo si alzò e andò vicino alla finestra, dava le spalle all’amico, non voleva guardarlo o meglio avrebbe voluto ma ne aveva paura. Paura che Merlino gli leggesse dentro per l’ennesima volta, che capisse qualcosa che lui stesso ancora non capiva e non poteva per nessun motivo perderlo e rovinare il rapporto con lui.

Allora, questo tuo amico, lo conosco?” giocava con l’anello che portava sempre al dito da quando Merlino glielo regalò per Natale.

Sì, lo conosci” aveva risposto l’altro che si era seduto sulla poltrona guardando le spalle larghe e il corpo possente di Artù. Aveva immaginato mille volte di potersi avvinghiare a lui, si stringergli le natiche mentre l’altro s’impossessava del proprio corpo.

Ah!” disse l’altro “Chi è?” e si girò a guardarlo.

Elyan” e fece spallucce.

Elyan era il fratello di Gwen, non apparteneva al gruppo perché più grande di loro di qualche anno. Si conosceva con tutti gli altri poiché, oltre ad essere il fratello della bruna, anche lui era iscritto a scherma.

Artù asserì con la testa e salutandolo andò via.

 

Più tardi si ritrovarono tutti a casa dei Pendragon per festeggiare il compleanno di Morgana. Ovviamente era pieno di gente, musica alta, alcool e tante risate attorno a tutti.

Si stavano divertendo tutti, l’unico a mancare era Artù. Chiuso in camera sua, al buio della stanza, anche la luce della Luna faceva faticare a entrare, non aveva voluto vedere nessuno, perfino Gwen con cui di solito era buono, quella volta invece l’aveva mandata via.

Si ricordava le parole dure che aveva usato e di come lei in silenzio aveva trattenuto il dolore lasciando quella stanza, lasciandolo solo nel buio.

Arthur tutto bene?” aveva chiesto lei con gentilezza.

Sì perché non dovrebbe andare bene?” il suo tono era freddo.

E’ successo qualcosa? Perché non scendi?Gwen lo sfiorò, ma lui si scansò lentamente.

Fatti gli affari tuoi per una volta Gwen.” Era più un ringhio che un vero e proprio tono. La ragazza sobbalzò ma non disse nulla, andò via chiudendo piano la porta.

Merlino stava guardando l’amica e le prese la mano “Gwen, è successo qualcosa?” ma lei rispose non con la testa, gli strinse la mano con gentilezza “C’entra Arthur? Dov’è?” ma lei non rispose. Lui si fece serio “ Ci parlo io con quell’asino” le mormorò e lei le sorrise dolcemente.

Si avviò nella camera del biondo, era arrabbiato, da quando quell’asino non gli diceva cosa lo preoccupava? Da quando trattava in quel modo Gwen o si comportava diversamente. C’era qualcosa che non andava, lo vedeva, lo sentiva e l’avrebbe fatto parlare.

Non bussò alla porta di legno ma vi si appoggiò sopra un attimo prima di entrare, poi piano spinse la porta e sentì la voce calda di Artù “Va’ via Gwen, non..” ma si arrestò quando vide Merlino davanti la porta chiusa che stava andando verso di lui.

Merlino gli si sedette con lui a terra, uno accanto all’altro posando le spalle al letto, lontano dalla luce inghiottiti dall’ombra. Non parlarono per un po’, entrambi ascoltavano il respiro dell’altro, poi la voce di Artù lo raggiunse nuovamente attorcigliandogli lo stomaco “Perché non mi hai baciato in quello stanzino?” e si girò a guardarlo, vide il corpo dell’amico irrigidirsi.

C-cosa?” rise nervoso, no non poteva essere. Era stato sempre attento a non farsi scoprire, nessuno lo sapeva, incastrò i loro sguardi.

Dai Mer, non prendermi per uno stupido. Sei il mio migliore amico, so che provi qualcosa per me. Credo di averlo sempre saputo.” I suoi occhi erano velati di tristezza così come la sua voce.

Forse, ma non importa.” Fece spallucce “Tu stai con Gwen, io sono gay. Come credi che sarebbe potuta andare bene! Avrei solo rovinato tutto.” La sua voce era come un sussurro.

E poi c’è Elyan.” L’aveva detto quasi rabbiosamente, la gelosia che un altro l’avrebbe potuto avere gli infuocò il sangue e la sua mascella s’irrigidì.

L’altro aveva affermato con la testa ma adesso i suoi occhi guardavano da un’altra parte, il biondo però insistette ancora, voleva farlo esplodere, forse voleva litigarci, sfogarsi. Non sapeva neanche lui perché ma sentiva il bisogno di urlare contro l’amico per poi finire a spingersi e scambiarsi qualche pugno, e magari poi stringerlo tra le sue braccia per fare pace e bearsi del suo profumo. Chiedergli scusa baciandolo.

Perché ci esci se non lo ami.” Stuzzicava l’amico, voleva farlo arrivare al limite, dargli una vera confessione dei suoi sentimenti.

Chi ti dice che non sia così?” giocava furiosamente con le mani.

Perché tu ami me Merlino.” Voleva che gli dicesse quelle stupide parole.

Il moro scuoteva la testa mentre sorrideva quasi divertito da quella situazione. Anni passati a celare quei sentimenti e ora… ma che cazzo stava succedendo? Si alzò in piedi e andò alla finestra, sentiva il corpo vibrare, il biondo gli era di fianco e si girò a guardarlo “Vuoi che ti dica che ti amo Arthur? Ti amo.” Credeva di star scoppiando, gli occhi cominciavano a bruciare. L’amico lo guardava e non parlava, il moro lo spinse “E ora? Che altro vuoi?” lo gridò quasi e cominciò a strattonarlo incitandolo a rispondere. Artù lo fermò e asciugò quelle lacrime che ora stavano cadendo sulle gote del moro “Voglio te, Merlino.” Le parole uscirono dalla bocca così velocemente che non ci fu tempo di fermarle, come non riuscirono a fermare tutto quello che avvenne dopo. Si baciarono come due amanti che si sono ricercati troppo a lungo, le loro labbra si unirono come due pezzi perfetti di un puzzle, si toccarono non solo fisicamente ma nel profondo, quasi come le loro anime stessero venendo a contatto.

In quel momento prevalse l’istinto, il desiderio l’uno dell’altro, l’ingordigia di amarsi provando goduria dando piacere anche all’altro. Erano in perfetta armonia, Artù seguiva l’altro, un corpo nuovo da dover scoprire da poter amare, Merlino che realizzava le sue fantasie e non sapeva se sarebbe stata solo una notte o diversi giorni a seguire ma non c’era spazio per questi pensieri, voleva poterlo amare e farsi amare.

Si stavano lasciando andare l’uno all’altro, nessuna barriera o ripensamento tra loro.

Sapevano che non avrebbero dovuto, giù c’erano persone, il compleanno di Morgana, Gwen, ma tutto questo non importava.

 

Quando giunsero alla fine di quel piacere sudato e voluto, Artù gli si pose sopra e l’osservò lambendo il suo corpo “Perdonami se ho aspettato così tanto per capirlo.” E nascose il suo viso nell’incavo del collo, il moro gli carezzava la pelle “Perdonami se ho aspettato tanto anch’io” gli mormorò.

Si diedero una sistemata e un volta pronti Merlino stava per aprire la porta ma venne fermato dall’altro “Mer questa non è stata solo una scopata. Tu, io, noi.. sei importante per me, lo sei stato e lo sarai. Non importa cosa succederà, se ho te posso affrontare tutto.” E gli tese la mano.

L’altro lo guardò dolcemente e gli prese la mano, si baciarono ancora per qualche attimo e poi tornarono alla festa.

Quando due anime si scontrano, aderendo l’una all’altra, non puoi più scioglierle. Perché il loro destino è lo stesso, vivono perché l’altro vive, si amano e si fondono l’una all’altra. Perché quando due anime sono la faccia della stessa medaglia, non ci sono persone e non c’è destino che possa separarle.

 

 

Note autrice:

Eeeeh ben tornati! Grazie a tutti quelli che sono arrivati alla fine di questa storia *^* grazie a chi leggerà solamente e a chi lascerà un proprio segno :3

Per ora mi sono fissata con Elyan che sta con Merlino! xD Forgive me!

Be che dirvi grazie e un bacio ;*

  
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