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Autore: Coleottero    06/05/2015    3 recensioni
E forse il fuoco non è solo sinonimo di morte
Forse il fuoco può portare nuova vita
Dalle ceneri la Fenice può risorgere
Ma c'è un problema:
è solo una bambina
~Dan R. Jumper~
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Jenny sollevò gli occhi dal quaderno e incrociò quelli del nuovo arrivato, neri come il carbone. Un brivido la percorse e tornò subito a fissare la pagina bianca. Era certa di essere arrossita e sperò che nessuno se ne fosse accorto

-Ragazzi date il benvenuto a Tristan R. Jumper, che concluderà con noi quest'anno scolastico- annunciò con voce stridula la professoressa Mayer. Il ragazzo fece un cenno di saluto e osservò tutti i compagni uno ad uno. Poi si diresse verso quello che sarebbe stato il suo nuovo banco, spettava a lui scegliere. Quando Jenny vide che si stava sedendo proprio a fianco a lei, il suo cuore sembrò saltare un battito. Tristan non le disse niente. Non un "ciao", non un "come va", prese astuccio e quaderno e li mise da parte, incrociò le braccia sul banco e le usò come cuscini, affondando la faccia nelle maniche della felpa grigia troppo larga. La professoressa Mayer fece una smorfia ma per qualche motivo decise di non sgridarlo. La mattina passò in fretta e per tutto il tempo Jenny non fece altro che fissare il nuovo arrivato, che però non si mosse neanche di un millimetro. 
-Allora com'è?-
-È figo?-
-È simpatico? -
-Entrambe le cose?-

Jenny sbuffò davanti ai messaggi inviatele dalle amiche e rispose -È silenzioso- Fine della conversazione. Riflettè a lungo sullo strano ragazzo misterioso che la inquietava e incuriosiva allo stesso tempo e fece perfino qualche ricerca in internet. Non trovó niente, era un fantasma. 
Quella sera stessa le arrivò un messaggio da un numero sconosciuto "ciao" diceva. 
"Ciao chi sei?"
"Tristan"
A Jenny tremarono le mani "Perchè mi scrivi?" Non le venne in mente di chiedere come avesse avuto il suo numero.
"Ho bisogno di un favore. Niente di particolare, devi solo dire al professore della prima ora che sono assente per motivi di salute"
Era lì da solo un giorno e iniziava già con le assenze? Jenny rispose solo "Okay" e sperò in un "grazie" che non arrivò. 
Il giorno dopo fece come le era stato chiesto. Il cieco professor Cremly non fece domande, si limitò ad annuire. Jenny lo ringrazò mentalmente perché non sarebbe stata in grado di inventarsi scuse. Tristan mancò anche il giorno dopo. E quello dopo ancora. Mancò tutta la settimana. Allora Jenny decise di scrivergli. "Perchè stai assente?" 
La risposta le arrivò immediata "scusa, non sono affari tuoi"
Jenny si morse il labbro. No, non gli avrebbe più scritto. 

E invece il lunedì pomeriggio fu costretta ad infrangere questa promessa fatta a se stessa "La professoressa Mayer si sta arrabbiando. Ti conviene venire"
Silenzio. Silenzio. "Va bene ci sarò"
Jenny arrivò a scuola presto la mattina seguente e attese pazientemente l'arrivo del ragazzo. Suonò la campanella delle otto e lui non era ancora in classe. Il professor Cremly iniziò a spiegare senza neanche fare l'appello. Tristan arrivò alle otto e un quarto. Socchiuse piano la porta ed entrò silenzioso. Se non si faceva sentire dal professore cieco forse riusciva a scampare la nota per il ritardo. Gli passò davanti con passo felpato, ma quando sembrava essere riuscito a farcela, fece una smorfia si dolore e gli sfuggì un gemito. -Ah, il signorino Tristan! Piacere di conoscerla! Mi sento onorato dal fatto che lei oggi abbia deciso di degnarci della sua pesenza. Ed è anche arrivato con elegante ritardo! - lo prese in giro il professore di storia e sorrise -Ora che ci penso mi ricordo che ha anche una settimana d'assenza da giustificare e spero che almeno questa volta sia puntuale- Tristan sprofondò nella sedia e tirò fuori il materiale. -Come sapevi che era cieco?- sussurò Jenny. Per la prima volta Tristan le rivolse la parola di persona 
-Eh... me l'hanno raccontato-
-Allora? Ha con sè la giustifica?- chiese il professor Cremly. 
Il compagno di banco di Jenny annuì (anche se il professore non poteva vederlo) e prese il libretto delle assenze. Si alzò in piedi e con passo rigido si diresse alla cattedra. Lasciò lì il libretto e con una smorfia tornò a posto -Tutto bene?- chiese Jenny. -Sì - rispose lui seccato.
Passarono due ore tranquille e poi suonò la ricreazione
-Non esci?-
-No-
Jenny lo lasciò solo in aula e si acquattò in corridoio , nascosta dietro gli armadietti, per spiare i suoi spostamenti. Lei si definiva "una spia", ma il termine esatto era "stalker". 
Verso la fine della ricreazione finalmente lui si decise a muoversi e si diresse verso i bagni.
Jenny ebbe come un conflitto interno:
"Seguilo!"
"No, è il bagno degli uomini!"
"È molto sospetto"
"Ma cosa vuoi che faccia lì dentro!?"
"Ah non lo so! Per questo devi andare a vedere!"
"Manno!"
"Massì!"
Beh Jenny entrò nel bagno degli uomini in punta di piedi. Un po' perché non voleva fare rumore, un po' perchè il pavimento era lurido. Tristan era appoggiato al lavandino. Con movimenti meccanici si tolse la felpa. Jenny si tappò la bocca con una mano per non urlare. Tristan indossava una t-shirt tutta nera, che faceva risaltare la pelle chiara del ragazzo ma soprattutto le sue ustioni. Le braccia erano scorticate fino al polsi; erano evidenti segni di bruciature. Tristan le mise sotto il getto d'acqua fredda del lavandino e gemette. 
Jenny era una ragazza facilmente impressionabile e per lei vedere quelle ustioni fu un colpo nello stomaco. Non resistette e vomitò in un wc. Tristan la sentì e non esitò ad aprire la porta del gabinetto aveva di nuovo indosso la felpa 
-Cosa ci fai qui?? Nel bagno degli uomini??-
-Sto vomitando, non vedi? Questo era il bagno più vicino-
La tensione sulle spalle di Tristan si affievolì 
-Vuoi che chiami qualcuno?-
-No, grazie ora sto meglio -
Le ore passarono lente e pesanti, ma la mente di Jenny correva velocemente 
"Come ha fatto a ustionarsi così?" "Perchè non ha detto niente a nessuno?" "Ecco perchè non veniva a scuola! Se sta così male è colpa mia, che ho insistito che venisse...."
Alla fine delle lezioni Jenny si diresse a piedi verso casa, come tutti i giorni.
   
 
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