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Autore: Darkshin    07/05/2015    1 recensioni
Amanti. Un parolone che poteva a malapena descrivere una relazione da tenere nascosta a tutti i costi, che avrebbe sollevato troppe domande e alzate di sopracciglio inopportune.
Un parolone che si traduceva in appostamenti notturni per rubare un ora e un bacio, straordinarie tecniche e diversivi per evitare amici e conoscenti, bugie a tutto spiano per proteggere quella loro relazione.
Eppure, entrambi si sentivano rinati.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Kakashi, Hatake, Sakura, Haruno, Salad, Uchiha, Sasuke, Uchiha, Sorpresa | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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N.B. Gli eventi si svolgono nello stesso periodo del recente Naruto Gaiden, un po' riadattati per le esigenze della storia

 In collaborazione con Yuki21

 

“Prego, Kakashi-san”

L'infermiera, molto cortese e professionale, accompagnò il capovillaggio in una delle numerose stanze del nuovissimo e moderno ospedale del villaggio della Foglia, provvisoriamente senza nome in quanto si pensava di dedicarlo a Tsunade Senju che, come lei stessa aveva fatto notare al direttore della struttura che lo aveva proposto prima di buttarlo di sotto, purtroppo al momento era ancora viva e in perfetta salute.

“Grazie mille”

“La prego, solo dieci minuti: ha bisogno di riposare”

“Non c'è problema”.

Nel stanza, profumata di disinfettante e medicine, era ricoverata Sakura Haruno: niente di grave, per quanto ne sapeva aveva avuto un breve litigio con Sarada e aveva “accidentalmente” demolito una casa che doveva ancora finire di pagare.

Cose che succedono, insomma.

Kakashi si avvicinò una sedia al letto, contemplando per un momento il viso sereno della sua ex allieva prima di prenderle la mano e carezzarla.

A un anno di distanza, Kakashi ricordava bene come era cominciato tutto.

Colpa di una missione e di una scrivania troppo ingombrante: si era accorto da subito di quanto fosse difficile passare da una vita di azione sul campo a compilare scartoffie, ma fedele al suo senso del dovere ci si era buttato anima e corpo, per fare del suo meglio. Come sempre.

Moduli su moduli, rapporti che prima compilava e ora valutava, opinioni, consigli, pareri, gente che chiedeva, implorava, cercava aiuto e consiglio ossia il dovere di ogni Hokage, che giorno dopo giorno sembravano togliergli un po' di aria e incatenarlo alla poltrona, rinchiudendolo in una gabbia.

Sentiva che, se non avesse fatto qualcosa, sarebbe impazzito presto: così, sentendosi un po' Naruto, si auto assegnò una missione in solitaria, di un livello non impossibile ma abbastanza alto da impegnarlo a sufficenza. Per i suoi standard, il risultato fu disastroso.

“Ow.”

“Può evitare almeno di fare il bambino?” sbuffò Sakura esasperata. Come se lui avesse potuto farci niente, la roba che gli stava versando addosso bruciava peggio di una tecnica di fuoco.

“Che poi, ha una certa età” continuò la kunoichi medico, perfida “Non dovrebbe lasciare certe cose a chi è più giovane e ha riflessi migliori?”

Sakura. La conosceva da bambina, una cosina timida e spaurita e l'aveva vista crescere fino a diventare una delle migliori, uno shinobi eccellente e un medico esemplare. Purtroppo l'età adulta l'aveva dotata anche di una lingua più affilata di un kunai, ma da sensei buono e magnanimo poteva passare sopra a certe illazioni sulla sua età.

“Quattro lacerazioni poco profonde, una bruciatura e contusioni varie: direi che poteva andare peggio” borbottò, vagamente imbarazzato, mentre faceva per prendere la maglia e alzarsi.

“Cinque”.

“Scusa?”

“Ho detto, cinque tagli, non quattro”. Implacabile, la ninja rosa lo rimise a sedere con una mano che era peggio di una morsa di ferro indicando la sua guancia destra.

Kakashi sapeva quello che stava per succedere, anche senza Sharingan o improbabili tecniche da ultima guerra degli Shinobi, ma lo sapeva anche Sakura che non gli toglieva gli occhi di dosso. Vista dall'esterno, la scena doveva sembrare comica o perlomeno equivoca: un Hokage mezzo svestito e un medico che si fronteggiavano cauti e circospetti, muscoli tesi come gatti pronti a scattare.

“Kakashi sensei, oggi mi sento generosa: le consento di scegliere. Possiamo ricucire i danni ...o farne altri” disse Sakura con intensità, sollevando entrambe le mani, una ricoperta da un pallido bagliore verde, l'altra serrata a pugno in un gesto inequivocabilmente minaccioso.

“...non si può fare senza togliere la maschera?”

“Devo vedere quanto è profondo il taglio e controllare se ci sono tracce di veleno... non mi sembra il caso di rimanere senza Hokage perchè non si vuole togliere quella stramaledetta maschera”

Una argomentazione incontrovertibile, non c'è che dire, pensò, sconfitto. Il suo stato di salute si sarebbe inevitabilmente ripercosso sul villaggio, provocando più difficoltà di quante ne avesse già causate con il suo colpo di testa se fosse rimasto bloccato in ospedale.

“Giuro, sembra più facile toglierle i pantaloni che quello straccio”

“Ehm...”

Colpo basso. Era cresciuto a pane e libri di Jiraya, ma un conto è leggere di certe situazioni che succedevano solo a tizi su carta, un conto è sentirsele dire. E lui, insomma, tra una missione e un altra, e Obito, Rin, la guerra, il tempo che vola...

Mentre era leggermente perso nei suoi pensieri, Sakura lo aveva già fatto sedere e si avvicinava alla sua faccia, una mano protesa e un altra con un tampone imbevuto di disinfettante.

“Stia tranquillo, prometto di non dire a nessuno che ha i denti sporgenti o le labbra enormi” continuò ridacchiando, ma dopo avere abbassato la maschera si era bloccata.

“Uhm.”

“...è grave?”

“Eh? No... no” si riscosse

Sbagliava o era leggermente arrossita?

Per un po' aveva lavorato in silenzio, ma i suoi occhi dardeggiavano continuamente sul suo volto, quasi a volerselo imparare a memoria. Rimasero così per un pezzo, lui seduto mezzo nudo mentre la sua allieva -ex allieva- lo fissava dall'alto, gli occhi stretti in due fessure, in silenzio.

Aveva l'impressione di avere cominciato a giocare al gatto e al topo.

Ed aveva la netta impressione di essere il topo, stavolta.

---

Sakura pensò di essere diventata davvero scema. Eccola li a più di trenta anni suonati trepidante di attesa.

Il vaso di Pandora era ormai scoperchiato.

Era incredibile. Conosceva quel uomo da una vita eppure non aveva mai avuto minimamente idea di cosa ci fosse sotto quella maschera.

Kakashi la fissava, da sotto in su, serio e quasi imbronciato.

Erano anni che attendeva quel momento. Quanto avrebbe voluto fare più lentamente, assaporando il momento in barba a tutte le regole di etica professionale!

Ed invece eccolo li: il vero viso di Kakashi Hatake.

Fu come un pugno allo stomaco.

Era convinta che avrebbe riso soddisfatta, che lo avrebbe schernito per qualche piccola imperfezione o più semplicemente, che avrebbe scosso il capo commentando la scoperta con un semplice tutto qui?

Invece l’aria gli si bloccò nei polmoni e la sua gola le sembrò improvvisamente secca.

Non c’era alcuna imperfezione sotto quella maschera.

Dove erano i denti da coniglio di cui una volta parlò Naruto? E le verruche?

Chi era quella persona che la osservava ora leggermente preoccupato?

Kakashi non era bello, non quanto un Uchiha almeno. Ma era perfetto.

Il naso, il mento, le labbra non troppo carnose ma nemmeno troppo fine. Persino le guance completamente rasate, il leggero segno lasciato dalla maschera nel corso degli anni, tutto era al suo posto. Tutto era perfetto.

Kakashi Hatake non era semplicemente bello, era stupendo e spaventosamente affascinante. Era un uomo col viso da ragazzo. Piccole insignificanti rughe gli donavano un aria vissuta ma non stanca. Quando vide Sakura destarsi dal suo sgomento iniziale sbattendo ripetutamente le palpebre, le sorrise di un sorriso che lo rese praticamente irresistibile.

Allora Sakura poté notare anche i suoi denti bianchi e perfettamente allineati e quel piccolo, delizioso neo.

La sua concentrazione fu tutta per quel neo dal diametro perfetto. Anni e anni nascosto da quella orribile stoffa. Quel piccolo neo aveva tutta la sua comprensione.

Ma come si poteva tenerlo nascosto? Era adorabile!

Il pensiero la fece sorridere e anche Kakashi parve rilassarsi.

“Insomma, direi che questo sono io” disse improvvisamente il ninja.

“Già” riuscì solo a rispondere lei.

La sua attenzione era ancora rivolta a quella perfetta imperfezione della pelle.

Non è che pensò particolarmente a cosa stava facendo o al perché, semplicemente la sua mano si mosse e si posò sopra quel piccolo puntino nero.

Lo accarezzò col pollice mantenendo le punta delle altre dita sul viso di Kakashi.

I due membri dell’ex team 7 si conoscevano da sempre, ma mai altro gesto in passato fu più intimo di quello.

Del resto, mai Kakashi avrebbe immaginato che quel semplice tocco lo potesse scuotere tanto da fargli chiudere per un istante gli occhi e concentrarsi totalmente sull’odore di Sakura.

Lo conosceva bene.

In passato gli era servito per ritrovarla con l’aiuto dei suoi cani in situazioni di forte pericolo.

Eppure oggi, respirare il suo odore assumeva un significato tutto nuovo. Lo trovò diverso, migliorato. C’era un non so che di più intenso. Con sgomentò gli venne in mente che, in caso di necessità, forse da solo non sarebbe riuscito ad identificarla. Perché?

E la risposta lo colse talmente di sorpresa da fargli riaprire immediatamente gli occhi, fissandoli in quelli verdi di lei.

Sakura era fiorita e con lei il suo odore. Sakura era una donna e per giunta, una bella donna.

E forse fu quel pensiero che diede il via al cambiamento.

Fu in quel istante che tutto mutò verso qualcosa di nuovo ed incredibilmente eccitante.

Quando il pollice di Sakura smise di torturare quel neo per spostarsi verso le labbra di Kakashi, il confine fu superato e non fu più possibile tornare indietro.

Fu una carezza lieve ed indecisa quella che applicò al labbro inferiore del copia ninja. Fu un gesto più che volontario quello di Kakashi, di schiudere leggermente le labbra in attesa del passo successivo.

Sakura tremò leggermente quando Kakashi saggiò lievemente il suo dito con la lingua.

Che diavolo stava succedendo? Cosa stavano facendo?

Ma quando il corpo ti trema dall’emozione ed il fiato ti si mozza dandoti alla testa, quando dei brividi completamente nuovi ti investono concentrandosi in luoghi tutt’altro che casti, a cosa serve farsi domande?

E anche volendosi giustificare lei avrebbe potuto asserire di essere stanca, di sentirsi sola e vulnerabile. Ma lui cosa avrebbe potuto dire?

Superato quel confine invisibile che separa la ragione dalla follia, non fu chiaro chi si avvicinò prima all’altro.

Fatto sta che due volti si studiarono per qualche secondo concentrando ognuno la propria attenzione sulla bocca altrui e trovandola assolutamente irresistibile.

Quando la mano di Sakura scese in una carezza delicata sul collo di Kakashi, le loro bocche erano già intrappolate nel bacio più intenso che i due avrebbero mai ricordato.

Dopo furono mani che toccavano ovunque. Kakashi la imprigionò in un abbraccio che non permetteva repliche. Il piacere che gli si stava accumulando tra le gambe era impossibile da ignorare. La voleva. Desiderava Sakura, far sesso con lei, conoscere il suo corpo e le sue reazioni. Voleva renderla felice, farla godere.

Se in qualche remoto angolo del suo cervello qualcosa ancora funzionava, Kakashi non se ne curò.

Voleva Sakura e la voleva adesso. Avrebbe affrontato più tardi le conseguenze delle sue azioni.

E forse proprio perché l’uomo ragionò così, che Sakura si abbandonò completamente.

La negazione di quegli anni non era stata solo affettiva, ma anche fisica. Crogiolarsi nel ricordo di un amore che per la maggior parte del tempo era stato platonico, era un ipocrisia.

Lei aveva un corpo, che aveva desideri, che aveva reazioni. Con esso vi era una testa che non voleva ascoltare ed un cuore spezzato a metà da troppo tempo.

Che cosa era stata negli ultimi anni? Una kunoichi, un medico, una quasi fidanza e poi, improvvisamente, una madre. Ed in Sarada aveva riposto tutto il suo amore anche quello non ancora completo che aveva per Sasuke.

E poi si era ritrovata ad aspettare, ancora e ancora una volta.

E questo aveva fatto immensamente male.

Adesso c’era lui che stava colmando quel vuoto, almeno per la sua parte più primitiva e fisica.

Ed era semplicemente l’uomo più affascinante di Konoha che voleva proprio lei.

Non sapeva se piangere o ridere.

Non permise al suo cuore di rallentare la corsa e continuò a baciare il suo ex sensei con quanta disperazione avesse in corpo.

Kakashi le tolse la maglia e liberò i suoi seni in un gesto esperto e veloce. La osservò quindi leccandosi le labbra. Si sentiva così impaziente da non riconoscersi. Era come se la parte più primitiva in lui fosse venuta fuori all’improvviso. Si avventò sui suoi seni massaggiandoli e leccandoli, onorandoli come giusto fosse.

Il volto della donna si nascose nei suoi capelli argentati mentre si mordeva le labbra per trattenere i gemiti che la stavano spezzando.

Kakashi le tolse tutto senza chiedere permessi. Con la gonna vennero giù anche le mutandine e l’odore del sesso di Sakura lo fecero imprecare senza nemmeno esser stato toccato.

Si fermò per osservarla. Nuda, indifesa, in balia delle sue emozioni.

“Sei bellissima Sakura” le disse con voce roca e piena di desiderio.

A quelle parole, gli occhi della donna si inumidirono. Da quanto desiderava sentirsi bella? Da quanto voleva essere solo una donna senza più obblighi e doveri?

Era in preda di emozioni che non riusciva a comprendere. O forse semplicemente non voleva e basta. Kakashi attesa ancora un istante facendo suo ogni dettaglio del corpo di lei. Dai muscoli tonici, alle gambe lunghe ed invitanti. Persino la cicatrice rimasta dallo scontro con Sasori gli sembrò affascinante su quel corpo.

Le prese una mano e le baciò il polso facendola tremare. Poi si avventò sul collo leccandolo e mordendolo dolcemente. Le sussurrò frasi ben poco caste con una confidenza tipica di vecchi amanti. Le promise il mondo, un mondo fatto di piacere e di estasi.

E se tutto quello non fosse stato abbastanza, nel momento in cui Kakashi si spogliò completamente restando nudo di fronte a lei il desiderio la colpì così violentemente da farla gemere.

Era bellissimo. Ed era più che chiaro che la desiderasse da impazzire.

Il ninja riprese a baciarla attaccando il suo corpo a quello di lei.

Sakura era completamente arresa a quelle carezze proibite seppur qualcosa ancora la trattenesse dal sentirsi libera.

Lui sembrò accorgersi di questa impercettibile titubanza.

“Sakura, io posso fermarmi. Non voglio, ma posso farlo se tu non ti senti sicura.”

Era il senso di colpa che la stava rallentando? Era l’assenza della componente romantica che la faceva dubitare delle sue azioni?

No. Era il suo nemico più antico: il senso di inadeguatezza.

Aveva avuto un solo uomo prima di quella esperienza così intensa. Aveva fatto l’amore con Sasuke diverse volte, ma sempre troppo poche per lei. Era stato un sesso bello e dolce, ma non liberatorio.

Qualcosa in lei era bloccato e Sasuke non lo aveva capito all’epoca, convinto che la sua sola presenza per quanto instabile, bastasse a rendere completa Sakura.

Aveva così poca esperienza rispetto ad un uomo maturo come Kakashi… cosa doveva fare?

Ma proprio perché più maturo e pronto, Kakashi prese in mano le sue paure e le annientò.

Tirò su Sakura con la facilità dei suoi muscoli allenati e la spinse schiena contro il muro.

Quando fu sicuro di aver abbastanza presa su di lei, non vi fu più spazio per ripensamenti o parole.

La fece sua, centimetro dopo centimetro. Affondò la sua carne in quella bollente di lei facendola letteralmente urlare e soffocando la sua voce con la bocca.

Sprofondò in lei con tale impeto e virilità, da riuscire a liberare ciò che Sakura non sapeva nemmeno di avere. La mente venne del tutto annebbiata dal piacere di entrambi.

La portò sul bordo dopo poche spinte mirate e la osservò venire pensando di avere tra le mani la creatura più affascinante della terra del Fuoco.

Sakura pianse ridendo mentre l’orgasmo la liberava da ogni paura e complesso del passato.

Dopo pochissimo fu la volta di Kakashi che si liberò in lei senza troppe cerimonie.

Lui era pulito e lei era un ninja medico. Poteva tranquillamente evitare gravidanze indesiderate.

Quando la danza finì, Kakashi trascinò entrambi i corpi a terra. Era spossato come nemmeno la quarta guerra lo aveva ridotto.

Lentamente ripresero fiato e la corsa dei loro cuori rallentò. Si osservarono negli occhi a lungo.

“Grazie” disse lei. Di avermi liberato, di avermi guardato, di avermi fatto essere solo una donna.

Lui le sorrise.

“E’ stato un piacere” le rispose.

Perché altre parole sarebbero state superflue. Perché quando l’odore del sesso sarebbe sparito e i loro sguardi sarebbero andati altrove ci sarebbe stato il momento di affrontare il fatto in se.

E non lo avrebbero affrontato insieme questo era chiaro. Superato quel limite mano nella mano, si tornava indietro ognuno per proprio conto.

Per quanto questo pensiero si stava già facendo strada nella loro testa, Sakura e Kakashi non riuscirono a non guardarsi sorridendosi a vicenda.

---

Avrebbero potuto fare finta che quanto fosse successo non fosse mai accaduto, dare la colpa alle rispettive solitudini e al peso dei loro ruoli, la fuga di un attimo o un capriccio momentaneo, folle e indescrivibile, da chiudere a chiave nel cassetto e ritirare fuori per un attimo di nostalgia da vecchi; sarebbe stato facile anche non vedersi più e andare avanti.

Pensieri arroganti, da uomini e donne cresciuti veloci da un anno all'altro, senza fare mai i conti con il proprio cuore.

La realtà è che da un anno Kakashi Hatake, integerrimo ex-sesto Hokage del villaggio di Konoha e Sakura Haruno, irreprensibile ninja, medico e madre, erano amanti.

Un parolone che poteva a malapena descrivere una relazione da tenere nascosta a tutti i costi, che avrebbe sollevato troppe domande e alzate di sopracciglio inopportune.

Un parolone che si traduceva in appostamenti notturni per rubare un ora e un bacio, straordinarie tecniche e diversivi per evitare amici e conoscenti, bugie a tutto spiano per proteggere quella loro relazione.

Eppure, entrambi si sentivano rinati.

Sakura aveva perennemente sognato l'amore, l'aveva rincorso e aspettato, senza stringerlo per un solo momento fra le mani; Kakashi aveva ignorato completamente il bisogno di amare, credendo ingenuamente di esserne immune ed ora scoprivano di non poterne più fare a meno.

Kakashi carezzò ancora la mano della sua ex allieva, che mugolò nonostante fosse ancora priva di sensi. Sapeva di essere un po' cinico, ma era abbastanza contento, in fondo, perchè con lei una volta tanto zitta e tranquilla poteva starle vicino e riordinare un po' le idee.

Aveva bisogno di pensare.

 

 

 

 

  
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