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Autore: Yasha 26    07/05/2015    1 recensioni
Mi volto verso la foto sul comodino e la prendo tra le mani. Ritrae me e la mamma sedute al parco, sotto una distesa immensa di ciliegi in fiore.
“La Via dei Ciliegi” l’ha soprannominato lei quel posto. E' qui che mi rifugio quando voglio pensarla, restando ore ed ore seduta sulla stessa panchina su cui era solita sedersi lei.
***
Resto immobile a terra, rannicchiata su me stessa.
Piango e prego che la sua furia si plachi in fretta, non potendo far altro.
Vedi, Hiro Watanabe? Sono queste le uniche lacrime che mi concedo ogni maledetto giorno della mia vita e che non dedicherò mai a te!
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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- Every breath you take. Every move you make. Every bond you break. Every step you take. I’ll be watching you. -
Una musica assordante mi strappa dal piacevole sogno che stavo facendo. Che cavolo è? Proprio ora che sognavo di fare l’amore con Keiko, accidenti!
Irritato, e sul piede di guerra contro quell’idiota che rompe i coglioni con la canzone dei Police a quest’ora, apro gli occhi, stupendomi però, di non trovarmi nella mia stanza e nel mio letto.
- Scusami! La sveglia ha suonato proprio mentre ero in bagno! - esclama Keiko, che entra tutta trafelata a spegnere la musica dal cellulare. La guardo ad occhi sgrati, ricordando solo ora di essere nella sua stanza.
Non era un sogno! Non stavolta!
- Buongiorno! - mi sorride raggiante, piegandosi su di me per darmi un bacio.
- Sei proprio vera! - mi lascio sfuggire.
- Eh? -
- Non ho sognato quello che è accaduto stanotte, vero? - domando per sicurezza.
- Considerando che sei ancora nudo tra le lenzuola del mio letto, direi di no! - ridacchia allegra.
La osservo, trovandola quasi irriconoscibile dalla Keiko dei giorni scorsi, anzi, di questi anni. La tiro su di me, baciandola quasi con disperazione. Non riesco ancora a crederci!
- Se vuoi un bis, ti informo che non ne abbiamo il tempo. Dobbiamo andare a scuola. - dice affannata, quando ci separiamo.
- Che ore sono? -
- Le sette. -
- Che palle! - sbuffo infastidito. Avrei preferito di gran lunga stare abbracciato a lei tutto il giorno.
- Su, alzati! Così rifaccio il letto. -
- Sissignora! - rispondo alzandomi e cercando i miei vestiti, che trovo ben ripiegati sulla sedia.
- Ma da quanto sei sveglia? - chiedo curioso, notandola già vestita.
- Da un paio d’ore. -
- Perché? Non ti senti bene forse? - chiedo preoccupato.
- Fisicamente sì, se ti riferisci a quello… -  dice arrossendo.
- Quindi, qual è il problema? - non sarà pentita???
- Ho ricordato tutto, e non è affatto piacevole. - sospira triste.
- Mi dispiace. Vuoi parlarne? -
- C’è poco da dire. È praticamente ciò che ha raccontato Daiki, ma con l’aggiunta dei particolari. -
- Cosa posso fare per aiutarti? - le chiedo dispiaciuto nel vederla così abbattuta.
- Quello che hai sempre fatto: stammi accanto. - dice abbracciandomi.
- Sempre. - le assicuro, stringendola a me.
Non mi sembra ancora vero ciò che è accaduto. È qui, abbandonata tra le mie braccia, abbiamo fatto l’amore, ricambia i miei sentimenti, anche se in effetti non l’ha proprio detto espressamente, ma se così non fosse non si sarebbe concessa a me. Non è il tipo che lo fa tanto per. Però, ammetto che mi piacerebbe sentirle dire che mi ama, ma non la forzerò se non se la sente.
- So a cosa stai pensando con quell’espressione persa nel vuoto. - sostiene sorridendo.
- Espressione persa nel vuoto? E che pensavo, sentiamo… -  la sfido interessato.
- Vuoi sentirtelo dire! - afferma convinta. Possibile abbia davvero capito cosa pensavo?
- Cosa? -
- Quello che provo per te. -
Lo ha capito davvero. Non posso crederci! Può sembrare assurdo, ma la cosa mi fa piacere, perché vuol dire che sa leggermi dentro, come io ho imparato a fare con lei.
- E cosa provi per me? -
- Tu cosa credi che provi? -
- Non si risponde ad una domanda con un’altra domanda! - le faccio notare indispettito.
- Hai ragione. Allora sarò più chiara, nel caso ne dubiti dopo stanotte… Ti amo Hiro! E ancora mi chiedo come sia possibile provare un tale sentimento dopo ciò che è accaduto tra di noi in questi anni. -
- Semplice! Ti sei innamorata di me il primo giorno che mi hai visto. La mia incommensurabile bellezza ti ha stregato subito e ne sei rimasta vittima anche negli anni successivi! - scherzo sollevato.
- Che sbruffone che sei! - ride allegra, ricambiando il bacio passionale che le do prima di lasciare la sua stanza e recarmi in bagno per una doccia.
 
Poco dopo siamo già per strada, diretti a scuola. Oggi siamo solo io e lei, Shinji non aveva voglia di venire, tanto per cambiare. Arriviamo all’istituto mano nella mano, cosa che tutti notano e di cui si stupiscono. Vedo Keiko a disagio, così le stringo con più decisione la mano, per farle capire di stare tranquilla. Nessuno oserà più offenderla da adesso in poi.
Arrivati in classe troviamo gli altri a parlottare tra di loro, ma quando vedono le mie occhiatacce si zittiscono all’istante.
- Hiro, allora è vero che adesso tu e Tanaka state insieme. - dice uno di loro.
- Sì Abe, Keiko è la mia ragazza adesso. - confermo, fiero di poterlo dire ad alta voce.
- Ma come, ti sei fatto mettere le catene al collo? E che ne sarà della tua fama da playboy che tutte ammiravano? -
- La lascio a chi ne è interessato, semplice, no? -
- Però… come siamo cambiati, “capo”. E pensare che prima non facevi che tormentarla. - sostiene Juro, con un tono che non mi piace per nulla. Dopo la storia della palestra non ci siamo più rivolti la parola.
- Già. Invece adesso te la scopi. Evidentemente quel giorno, negli spogliatoi, deve averti aperto “le porte per il paradiso” questa qui, anche se a guardarla non si direbbe, ma è da quel giorno che sei cambiato. Piacerebbe provare anche a me, dev’essere eccezionale se ti ha cambiato tanto! - gli da manforte Kenji.
- Tu prova anche solo ad avvicinarti a lei, Kenji, e non avrai più un cazzo per pisciare. Mi sono spiegato bene? - lo minaccio fronteggiandolo, ad un palmo dal suo viso.
- Che volgarità, amico! Tranquillo, non servono le minacce. Non siamo affatto interessati a lei, non rientra nei nostri canoni , quindi tienitela pure stretta. Andiamo fratello, abbiamo di meglio da fare. - dice Juro, prendendo il fratello sottobraccio ed andandosene. Stronzi! Ed io più di loro che li sopportavo.
- Scusami, hai perso i tuoi amici per colpa mia. - mormora Keiko, dispiaciuta.
- Stai scherzando, vero? Quelli ti sembravano amici? Bastardi del genere è meglio perderli che trovarli! Sediamoci ora, che sta per arrivare il prof. - la tranquillizzo, facendola sedere accanto a me dopo aver chiesto uno scambio di posti alla ragazza sedutami vicino.
La giornata passa tranquilla, Keiko al mio fianco sembra più serena. Stiamo per tornare a casa, quando la solita oca viene a cercarmi.
- Cosa vuoi Kaname? - chiedo infastidito, mentre Keiko sembra fulminarla con gli occhi.
- Ho sentito che ti sei messo con… questo sgorbio qui. Non è la verità, è così? -
- Credo che con la parola sgorbio volessi descrivere te stessa, vero Kaname? Comunque ti hanno informato bene, Keiko è la mia ragazza. Problemi? -
- Ma come puoi preferire lei a me? L’hai vista? E poi non credo saprebbe soddisfare le tue voglie, sembra una povera sfigata uscita dal Diario di Bridget Jones! - afferma velenosa. Sto per risponderle, quando Keiko mi anticipa.
- Stai insinuando che tu riusciresti a soddisfare tutte le sue voglie sfrenate? - le chiede, sotto il mio sguardo perplesso. Dove vuole arrivare?
- Ovvio che sì! - risponde sicura la bambola siliconata.
- Quindi ti stai dando della puttana, complimenti! - la sorprende Keiko, e me con lei.
- Cosa? Ma… come osi? - strilla Kaname, indispettita e paonazza di rabbia.
- Io non oso nulla, mia cara, sei tu ad aver fatto certe affermazioni. Comunque tranquilla, se avrò bisogno del manuale “Le Perfette Battone Di Strada”, per soddisfare il mio ragazzo, verrò a chiedertelo in prestito. Ora scusaci, abbiamo da fare! - dichiara Keiko, prendendomi per mano e trascinandomi via.
- Ehi fermati! Non serve che mi trascini così. - la blocco ormai fuori dall’istituto.
- Voglio tornare a casa. - risponde atona.
- Keiko, cosa c’è che non va? -
- Nulla. Cosa dovrebbe esserci… -  risponde voltandosi per non guardarmi. Che le prende ora?
- Mi dici cosa c’è? - insisto preoccupato, voltandola a forza verso me.
- M’ infastidisce sapere che sei stato con lei, e con la metà delle ragazze dell’istituto, ok? - mi spiega irritata.
- In pratica, sei gelosa. -
- Tu non lo saresti, sapendo che mezza scuola mia ha vista nuda e mi ha avuta nel suo letto? -
- No, per niente, perché li avrei già eliminati dalla faccia della Terra. - rispondo semplicemente.
- Ma va! Andiamo a casa, che è meglio! - mi prende a braccetto, con un nuovo sorriso ad irradiarle il viso.
- Sei bella quando sorridi. Non smettere mai. - le confesso dandole un bacio veloce sul naso. Lei sorride ancora di più, stringendosi a me.
Quando torniamo a casa, trovo mio padre ad aspettarci.
- Ti prego, non dirmi che hai altre butte notizie! - domando preoccupato, senza nemmeno salutare. L’ultima volta che è venuto qui mi hanno arrestato.
- No no, figliolo, anzi, ho una splendida notizia! Hanno trovato l’assassino del padre di Keiko. - dichiara soddisfatto.
- Davvero? A chi devo questo onore? - chiede Keiko, interessata.
- Alla prostituta che lo ospitava. Ha confessato dopo ore di interrogatorio. Tuo padre l’ha picchiata e lei si è difesa. È probabile le daranno le attenuanti per legittima difesa, quindi non rischia molti anni. -
- Capisco. Mi spiace per lei in fondo. - ammette triste.
- Ora non potrete smentirmi se dico che la questione è del tutto chiusa, giusto? - interviene mia madre, euforica.
- No Kimiko, direi proprio di no, ma, ragazzi, toglietemi un dubbio… -  
- Quale, papà? -
- Perché vi tenete per mano? Dovete dirci qualcosa? - sostiene malizioso. Vedo Keiko arrossire, così rispondo per entrambi.
- Ci siamo messi insieme. Per davvero stavolta. -
- In che senso? Non avrete… oh cielo! E le precauzioni le avete usate? Ragazzi miei, lo sapete che siete giovani per diventare genitori, non è così? - inizia isterica mia madre, mentre Keiko sembra volersi nascondere per l’imbarazzo.
- Kimiko, calmati. Non crederai che siano così stupidi, o che nostro figlio, prima di conoscere Keiko, abbia contato le nuvole nel cielo e le margherite nei campi, insieme alle sue amichette? - interviene mio padre. La cosa inizia a farsi sgradevole adesso.
- Hiro, hai una vita sessuale già così attiva? E non me ne hai parlato? - stridula scandalizzata.
- Mamma, ti sembra venga a raccontarti queste cose? -
- Ma tuo padre le sa! -
- Veramente non le ha dette nemmeno a me, ma sono stato giovane anch’io. - replica lui.
- Mi spieghi qual è il problema adesso? Quando hai saputo che ci sono andato a letto il giorno dell’omicidio di suo padre non hai battuto ciglio. Cosa cambia ora che l’abbiamo fatto per davvero? - ribatto infastidito. La morale viene a farmela adesso?
- Quella volta avevo altri pensieri per la testa, tipo tirarti fuori dal carcere. Non stavo a pensarci più di tanto quel giorno. E poi mi avevi detto che non era successo nulla, quindi ero tranquilla. E’ un male che una madre si preoccupi per i suoi figli? -
- Non è un male che ti preoccupi per noi, ma fidati, io e Keiko abbiamo la testa sulle spalle. Comunque ce ne andiamo in camera a studiare adesso! - taglio corto, trascinandomi via una Keiko del tutto ammutolita.
- Che vergogna! - esclama, nascondendosi la faccia tra le mani.
- Mi spiace, ma non darci troppo peso. Mia madre è fatta così. -
- Ma è stato umiliante. -
- Perché umiliante? Sei stata col ragazzo che ami, no? -
- Sì, però… spiattellarlo così… -
- Beh meglio! Così lo sanno tutti che sei mia! - affermo soddisfatto, stringendola a me.
- Che possessivo. -
- Sì, molto! Possessivo ed innamorato. -
- Mi piace di più l’ultima parola. -
Mai quanto piace a me, Keiko, mai quanto a me. Ora che stiamo insieme mi sento completo, come se non avessi cercato altro che questo negli ultimi tre anni. Mi prenderò cura di te, non ti lascerò mai sola e mai nessuno dovrà osare offenderti o toccarti. Sei un bene prezioso che è stato maltrattato fin troppo, purtroppo anche da me, ma saprò farmi perdonare. Mi impegnerò per regalarti una vita splendida, in cui non dovrà mancarti nulla. E’ una promessa!
 
 
                                                               *******************
 
I giorni passano, ognuno più bello del precedente. Hiro è di una dolcezza infinita. Non lo avrei mai creduto capace di tali attenzioni. Non mi sono mai sentita più felice di così. L’unica cosa che mi rattrista è che i giorni di vacanza a disposizione di Yoko stiano per terminare. Tra cinque giorni ritornerà a Los Angeles, ma chi mi sembra più giù di tutti è Shinji. E’ fatto musone. Ogni volta che la vede non prova neanche più a toccarla, come se avesse perso vitalità. Credo che gli piaccia molto, e non solo per il suo aspetto fisico.
- Hai notato che Shinji non ci prova più? - le chiedo, approfittando del fatto che siamo da sole a fare shopping.
- Già… -  risponde con aria dispiaciuta, mentre sorseggia mogia la bibita che abbiamo appena preso.
Qui gatta ci cova!
- Forse gli spiace che vai via. - azzardo, sondando il terreno.
- Appena me ne sarò andata approfitterà del sedere di qualche altra, quel maniaco! -
- E perché la cosa sembra infastidirti? - la punzecchio.
- Cosa? Ma che dici? Fastidio, a me? Affatto! -
- Allora perché stai torturando quella povera cannuccia da ore, guardando il vuoto? -
- Smettila Keiko! Non sono interessata a quel dongiovanni da strapazzo! Sarà anche bello, gentile quando vuole e sempre disponibile, ma non è un ragazzo di cui ci si possa fidare. Sono sicura che mi cornificherebbe con mezza città. -
- Oh Kami! Allora avevo ragione. Ti piace! C’hai pensato davvero! - esclamo sconvolta. Perché non me ne ha parlato?
- Non ho pensato a nulla, semplicemente perché non c’è niente da pensare! - nega decisa, anche se non credo sia la verità.
- Perché non gli dai una possibilità? Tutti possono cambiare. Vedi Hiro. E’ del tutto diverso dal ragazzo che era prima. - le spiego felice pensando a lui e a come sia cambiato.
- Hiro non è un porco patentato come il fratello. E comunque sto per andarmene. Non avrebbe senso provarci. - sostiene triste.
- Esistono vari modi per tenersi in contatto anche a distanza, sai? -
- Una relazione a distanza? Scherzi, vero? -
- Perché dovrei? Se fosse una cosa seria, nemmeno la distanza potrebbe allontanarvi. Vedi noi due, siamo più amiche di prima. -
- Ma è un’altra cosa! Ti immagini a chilometri di distanza da Hiro, tu? Senza potervi baciare, abbracciare, senza poter fare quello che una coppia fa? - mi domanda seria. In effetti ha ragione. Da quando stiamo insieme, Hiro dorme ogni notte con me. Mi piace troppo addormentarmi abbracciata a lui. Non sopporterei di averlo lontano per mesi e mesi.
- Quindi non hai intenzione di parlargli? -
- Non ho nulla da dirgli. Tra poco tornerò alla mia solita routine, come se nulla fosse successo. L’importante è averti rivista amica mia. - dice abbracciandomi.
- Anche per me è stato bello rivederti. Mi sei mancata tantissimo, e ancora di più mi mancherai quando andrai via. - confesso triste.
- Anche tu, ma i Watanabe hanno il computer, quindi adesso possiamo vederci ogni volta che vogliamo. Dai, non rattristarti! Questi giorni devi goderteli appieno. Dopo quello che hai passato ti meriti la felicità. -
- E posso assicurarti che lo so sono. Tanto. Mi sono scoperta innamorata senza neppure saperlo, ma quando l’ho capito e ho scoperto di essere ricambiata, mi è sembrato di toccare il cielo con un dito. Solo che ho paura. -
- Di cosa? -
- Le cose belle durano poco. -
- Non essere pessimista. Ormai la tua parte di tormenti l’hai avuta. Ora è il momento di godersela! -
- Speriamo sia come dici tu. -
 
- Che avete fatto oggi, tu e Yoko? Non è che hai comprato qualche bel completino sexy che posso toglierti coi denti? - soffia malizioso al mio orecchio, mordicchiandolo, mentre le sue mani iniziano a spogliarmi.
- No, ma non mi sembra tu ne abbia bisogno, nemmeno lo guardi il mio intimo. - ridacchio, mentre mi stende dolcemente sul letto.
- In effetti hai ragione. Devo imparare ad essere meno impaziente, ma che posso farci se mi fai andare il sangue al cervello quando ti bacio? -
- Quindi affermi che il tuo cervello non è in testa, almeno da quello che sento sulla mia gamba… -  lo prendo in giro, beccandomi un’occhiataccia.
- Non mi sembra ti dispiaccia tanto quando ci fai una “chiacchierata” col mio “cervello”! - puntualizza stizzito.
- Oh affatto! Mi piace intrattenere una lunga conversazione con questo bel cervellino qui. - sorrido maliziosa, prendendo l’oggetto dei nostri discorsi tra le mani per accarezzarlo.
- Oggi vogliamo fare le furbette, vero? - chiede mordendomi il labbro inferiore, mentre una sua mano si chiude sul mio seno.
- Io? No no… non oserei mai… -  rispondo in un sussurro, reso roco dal desiderio quando la sua mano scende verso la mia intimità.
- Meglio per te, o dovrei punirti. -
- Ma davvero? E come? - chiedo interessata, mentre si sistema meglio tra le mie gambe.
- Così! - mi mostra, entrando in me in un’unica e decisa spinta, che mi fa vedere le stelle, la Luna e tutto il firmamento.
 
- Devo fare la furbetta più spesso mi sa. - sospiro appagata, mentre sento il cuore riprendere il suo battito normale.
- Allora dovremmo cambiare il termine da furbetta a viziosetta. - scherza, ridacchiando contro il mio petto, al quale è appoggiato solo con la testa.
- Viziosa, a me? Chi è, tra i due, che ha avuto uno stuolo di amanti al suo seguito. Eh? -
- Solamente io. Anche perché non ti avrei permesso di fare lo stesso. -
- E come lo avresti impedito? Picchiando tutti? -
- Ovvio! Tu sei solo mia! -
- Diciamo, più che altro, che sei stato fortunato che abbia avuto il mio bel da fare, o non credo sarei stata tanto innocente. -
- Che intendi dire? Che saresti stata con altri, anche senza esserne innamorata? - chiede allarmato, guardandomi serio.
- Forse sì, o forse no. Difficile dirlo. - rispondo vaga, anche se conosco la risposta.
- Io sono convinto di no. Non è da te fare la facile. E poi aspettavi me! - borbotta infastidito.
- Quello è vero. - confermo.
- Come? -
- Aspettavo te, anche se non lo sapevo, per questo non sopportavo quando Nobuo mi chiedeva di più. Mi disgustava anche solo l’idea. -
- Per favore, evita di nominare quell’imbecille, o mi farai passare il sonno! L’ho sempre detestato! -
- Perché aveva il posto che avresti voluto tu? - lo punzecchio divertita.
- Anche! Ma soprattutto perché non mi è mai piaciuto. Ed i fatti mi hanno dato ragione. Ora basta parlarne, dormi, che domani c’è scuola. - ordina incavolato, facendomi sorridere per la gelosia che ancora prova.
- Nessuno avrebbe potuto prendere il tuo posto nel mio cuore, sappilo. - gli sussurro tra i capelli, baciandogli la fronte.
- Io, invece, ti cercavo nelle altre. Ci facevo sesso, ma immaginavo di fare l’amore con te. - mi confessa, guardandomi negli occhi.
- Davvero? -
- Sì. Anche tu avevi un posto nel mio cuore, perfino quando lo rinnegavo. -
- Mi fa piacere saperlo. - sorrido, accarezzandogli il viso.
- Ti ho mai detto che ti amo? - dice alzandosi e sovrastandomi ancora una volta, guardandomi dall’alto.
- Mmmh… non mi ricordo. Perché non mi rinfreschi la memoria? - lo provoco, sapendo che non aspetta altro.
- Con piacere. - acconsente, baciandomi ed alternando i baci ad un ti amo.
Mi addormento con un sorriso ebete sulle labbra, ma sono felice, ed è solo questo che mi importa. Daiki sta bene, io anche. Non mi serve nient’altro.
 
 
Gli ultimi giorni di vacanza di Yoko trascorrono veloci, purtroppo. S’è n’è andata da un paio d’ore, ma a me sembrano giorni. Daiki ha pianto tantissimo, ma quello più depresso è Shinji, e lo dimostra ogni giorno di più. Possibile che si sia innamorato davvero?
- Hiro, non ti sembra strano Shinji in questi giorni? - chiedo, ad una settimana dalla partenza della mia amica.
- Già. Non va nemmeno dietro alle belle ragazze ultimamente. - conferma anche lui.
- Questo è ancora più preoccupante. Secondo me è innamorato di Yoko. -
- L’ho pensato anch’io, in effetti, e lo trovo così strano. Mio fratello… innamorato. Vuol dire che sta per finire il mondo! Quindi, consoliamoci e amiamoci per il tempo che ci resta! - scherza, abbracciandomi e baciandomi con passione. Peccato siamo nel giardino della scuola e ci stanno osservando tutti, compreso Nobuo, che non mi rivolge più la parola. Non so dargli torto, ma ormai è un capitolo chiuso anche lui.
- Hiro! Davanti a tutti no, ti prego! E poi, hai sempre la testa a quello? - mi fingo scandalizzata.
- Soprattutto a quello! Guarda che devo rifarmi di tre anni di sesso poco soddisfacente per colpa tua! -
- Mia? E che colpa ho io se hai gli ormoni alle stelle? E comunque vorresti farmi credere che il sesso fatto prima di stare con me non era soddisfacente? Ma per favore, su! -
- Non dico che non mi piacesse, ma non mi completava. Sesso e amore stanno su due livelli totalmente differenti. Le sensazioni del fare l’amore con la ragazza che ami sono diverse. E se fossimo stati insieme già tre anni fa, avrei goduto appieno di questo piacere, ma la signorina qui presente ha rifiutato questo bellissimo ragazzo che le moriva dietro, costringendolo a ripiegare su ragazze insignificanti. -
- Se avessi accettato di uscire con te, quel giorno, sarei stata una delle tante voci da spuntare sulla tua lista. - replico contrariata.
- Sai, parlando seriamente, non credo saresti stata una delle tante. Ricordo che quando ti ho vista, ho pensato che fossi non solo bella, ma anche diversa dalle altre. Mi attiravi. Ti vedevo sempre seria, sulle tue. Pensavo: questa non è la solita ragazzetta che te la sbatte in faccia. Volevo conoscerti, prima di saltarti addosso, ma non me ne hai dato la possibilità. -
- Davvero hai pensato questo? -
- Perché dovrei inventarlo, sennò? -
- Mi dispiace, mi ero fatta la mia idea su di te, vedendoti passare da una ragazza all'altra. Però tu non hai fatto molto per smentirmi, provando ad insistere, spiegando che volessi conoscermi. - gli faccio notare.
- Pazienza dai, inutile rivangare il passato. Piuttosto, fatti perdonare ora, per avermi rifiutato all’epoca, giudicandomi male… -  ritorna alla carica, stringendomi a sé e facendomi sentire la sua voglia contro il mio ventre.
- Aaaah… santa pazienza! Che fidanzato pervertito che ho! Ti ricordi che siamo a scuola, vero? -
- I luoghi in cui avere privacy non mancano. - soffia al mio orecchio, portando le sue mani sul mio fondoschiena.
- Immagino tu li conosca tutti! Beh, scordatelo! Non mi infilerò nel miserabile sgabuzzino delle scope dove sei stato con le altre! Stasera, a casa, si vedrà! - dichiaro lapidaria. Ci mancherebbe anche che mi appartassi in giro per l’istituto con lui. Mai!
- Ma che noiosa che sei! Va bene! Ma stasera voglio gli extra per tutte le ore che ci vorranno per arrivarci. -
- Stasera avrai un pugno in testa se non la pianti! -
- Ehi! Hai per caso preso il posto della tua mica Yoko? - domanda accigliato.
- Tu hai forse preso il posto di tuo fratello Shinji? - ribatto irritata.
Ci guardiamo qualche istante, per poi scoppiare entrambi a ridere. Ci prendiamo per mano, camminando fino alla nostra classe e suscitando ancora gli sguardi curiosi di tutti. Si abitueranno mai a vedere il gatto ed il topo andare d’amore e d’accordo? Chissà.
 
 
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Dire che sono felice è troppo poco per descrive come mi sento in questi giorni. Non sono mai stato così soddisfatto della mia vita come oggi, che sto Keiko. Da quando è la mia ragazza è totalmente cambiata. Non vi è più un briciolo della ragazza che è stata in questi tre anni. E’ sorridente, allegra, spiritosa… è Keiko insomma! La vera Keiko che era un tempo. Mia madre dice che l’essere innamorata le ha dato nuova forza, una nuova voglia di vivere che stava lentamente perdendo. Purtroppo non ha dimenticato il suo passato, e mai lo farà. A volte, dopo le sedute con mia mamma, quando si apre con la psicologa, e non con la donna che l’ha accolta, la vedo giù di morale, segno che ciò che ha subito non verrà cancellato nemmeno da me, anche se vorrei. Così come non verranno mai cancellate le cicatrici sul suo corpo, che non sono molte, ma le ricordano costantemente ciò che ha vissuto.
Oggi è domenica e abbiamo deciso di fare una passeggiata, ma prima mi ha chiesto di accompagnarla al parco Ueno, anche se non capisco il perché.
- Tra un po’ i ciliegi saranno in fiore, finalmente. - sospira, guardando in alto, verso gli alberi, i cui rami iniziano a riempirsi di piccole gemme, che daranno vita a dei magnifici fiori rosati.
Mi sembra di riconoscere questo luogo però, Ma sì, è il luogo in cui l’ho vista piangere e pregare mesi fa.
- Quando gli alberi di sakura inizieranno a sbocciare, tutto questo viale verrà ricoperto da un tappeto di petali rosa, quasi rossi. - mi spiega lei, con tono triste.
- Non sono bianchi o rosa? - chiedo curioso. Conosco maggiormente quelli chiari.
- La varietà di questi ciliegi è capace di dare fiori color cremisi. Anche se ho notato che l’intensità cambia in base al clima. Ci fu un anno in cui era tutto talmente rosso, che mia mamma ipotizzò che la leggenda che racconta che sotto gli alberi di sakura vi siano seppelliti i morti, fosse vera. (*)-
- Ci credeva davvero? -
- No. Ovviamente scherzava. Sai Hiro, mia madre adorava questo luogo alla follia, malgrado sia una semplice viuzza alberata, come tante ce n’è, lei gli ha conferito il suo personale nome: La Via dei Ciliegi. Festeggiavamo i giorni dell’hanami sempre e solo in questo parco, in questo viale tanto caro a lei. E’ morta proprio in questo periodo, il suo preferito. Tra quattro giorni sarà l’anniversario della sua morte, ed io tornerò qui, tra i suoi amati ciliegi, strapperò un ramo fiorito, il più bello e rigoglioso di tutti, e lo porterò sulla sua tomba, sperando ne sia felce. - mi rivela, tra le lacrime.
Ora capisco perché quel giorno si trovasse qui; pregava la madre di aiutarla. Non resisto oltre e la stringo a me. Si lascia andare alle lacrime, piangendo disperata. La lascio sfogare senza fermarla, ma tenendola solamente stretta a me, per farle capire che le sono vicino. Quando si calma, prendo finalmente la parola.
- Fra quattro giorni torneremo a prendere quanti fiori vorrai per tua madre, poi glieli porteremo. Ricopriremo la sua tomba di fiori colorati e pregheremo per la serenità della sua anima. -
- Torneremo? Tu… verrai con me? - mi chiede sorpresa.
- Certo che sì, sempre che tu mi voglia, si intende. -
- Certo che ti voglio! Non sai cosa significhi questo per me! - dice più rasserenata, abbracciandomi con tutte le sue forze.
- Ora asciuga quelle lacrime e andiamo a fare un giro per distrarti. Non mi piace vederti piangere. - le dico, asciugandole le lacrime coi pollici.
- Ok. - acconsente più tranquilla.
Lasciamo quella che lei chiama la Via dei Ciliegi e la porto un po’ in giro. Passiamo il pomeriggio fuori, ritornando solo verso ora di cena. Dopo aver mangiato andiamo a dormire, ovviamente insieme, ma stasera voglio solamente tenerla stretta tra le braccia, senza aggiungere nulla di più. So che ancora pensa alla madre e non voglio invadere quello spazio che le dedica, distraendola con altro. Voglio, invece, farle sentire il mio amore, la mia presenza, la mia protezione. Voglio tenerla al sicuro anche dal dolore dei ricordi, e solo coccolandola come piace a lei so che si tranquillizzerà.
Adesso è stesa sul mio petto. Il suo peso su di me è quanto di più bello ci sia nella vita. Mi beo del suo profumo che mi riempie i polmoni, del suo caldo respiro che mi solletica la pelle, della sua mano poggiata placidamente sulla mia spalla, che ogni tanto si muove per carezzarmi. Momenti di tenerezza così intimi che mai con nessuna mi sarei sognato di passare, ma lei non è “nessuna”, lei è Keiko, la mia Keiko.
- Mi piace quando mi accarezzi così tra i capelli… -  mormora rilassata.
- Lo so. È per questo che ti faccio i grattini sulla testa. - le rispondo, baciandola lievemente sulla fronte.
- Grattini? Ma non sono un gatto! - si lamenta alzando la testa, mettendo su un finto broncio.
- Su questo avrei da ridire. A volte graffi. - soffio malizioso sulle sue labbra.
- Da… davvero? - chiede incredula.
- Oh sì. Mi lasci dei piacevoli ricordi, mia piccola gattina. - scherzo sorridendole.
- Mi spiace, scusami! Non me ne sono resa conto! -
- Non scusarti, a me piacciono. Vuol dire che faccio bene il mio dovere di fidanzato. - le rispondo ancora più malizioso.
- Beh, non ho termini di paragone per la verità. Però sì, quello che fai lo fai bene. - ridacchia, abbandonando finalmente l’espressione mogia di oggi.
- Ehi, è bene che tu sappia che non ci saranno altri termini di paragone. Intesi?! - l’avverto scherzando, ma realmente infastidito al sol pensiero che un altro uomo possa toccarla come ho fatto io fino ad ora. Lei è solo mia, non la lascerò mai. Nessun altro deve averla. Adesso è la mia ragione di vita, la parte che mi completa.
- Mai pensato di voler altri paragoni. - risponde seria, guardandomi negli occhi.
- Lo spero, perché mi uccideresti. - le confesso sincero, consapevole che senza di lei non saprei vivere.
Prima di morire però, ucciderei chi l’ha sedotta! Ma questo lo tengo per me, visti i precedenti di quando ho minacciato di morte qualcuno…
- Non ho intenzione di avere altri che te, Hiro. Se così non fosse, sarei già stata con chi sai tu. Certo non è stata una scelta consapevole, ma le occasioni, come sai, le ho avute, ma qualcosa mi fermava, mi bloccava. Con te invece è stato come se fosse la cosa più naturale del mondo, come se stare con te significasse dare un senso a tutto. -
- Per me non sarebbe stato un problema se avessi avuto altri prima di me, ma lo confesso, sapere di essere stato il primo, e l’ultimo aggiungerei, mi rende pieno di orgoglio, non perché fossi vergine, non mi interessano queste cose, ma solamente perché aspettavi me, come se ti sentissi già legata a me. Mi spiace di non aver saputo fare altrettanto. - mi scuso dispiaciuto. Se c’è una cosa di cui non vado fiero adesso, sono le ragazze avute in questi anni, da quando c’è lei, ma sono un coglione, e mi pare di averlo ampiamente dimostrato, purtroppo.
- Lascia stare, meglio non pensarci dai, il passato non conta più. E’ il presente che dobbiamo guardare. Per quanto riguarda il futuro, è un’incognita, ma se restiamo insieme, innamorati come lo siamo oggi, non ci sarà nessun altro nelle nostre vite. - sorride dolcemente, poggiando nuovamente la testa al mio petto.
- Hai ragione. Ora è meglio dormire, è quasi mezzanotte. Buonanotte. - le auguro, baciandola fra i capelli.
- Notte a te, amore. - sussurra, già quasi addormentata, ed io sorrido, come ogni volta che mi chiama amore. Mi piace sentirmi chiamare così, mi riempie il cuore.
 
 
- Mamma, so che lo conosci meglio di me, ma voglio presentartelo ugualmente: questo è il mio ragazzo! Il ragazzo di cui tanto ti parlavo e che tanto mi faceva penare a scuola. Visto come cambiano le cose? Prima ti raccontavo delle sue angherie, oggi ti racconto di quanto lo amo, ma questo lo sapevi già. - le spiega, mentre sistema sulla tomba i fiori di ciliegio già perfettamente sbocciati che abbiamo colto stamattina al parco.
- Perché dici che lei già lo sapeva? - mi informo curioso.
- Perché ho fatto un sogno in cui mi diceva di guardare non con gli occhi, ma col cuore, e quando l’ho fatto… ho visto te. - mi rivela, arrossendo leggermente.
- Ah, quindi tua madre sa che stronzo io sia stato con te. - mormoro dispiaciuto.
- Se lo pensasse, non credo ti avrebbe messo sulla mia strada. Hai salvato la vita di sua figlia, forse anche per volere suo, chissà. A me piace pensare che sia così, che il suo spirito mi sia rimasto vicino e che vegli su me e Daiki. - dice sognante, accarezzando il nome di sua madre inciso sulla lapide, e che ho appena scoperto chiamarsi Sakura, come i fiori che tanto amava.
Restiamo qualche minuto, in cui Keiko parla con sua madre, raccontandole quanto adesso sia felice. È strano sentirla parlare con una lastra di marmo, ma capisco che sia un modo per sentirla ancora vicina. Forse anche io farei lo stesso, se al suo posto ci fosse mia madre.
Sono fortunato ad avere ancora i miei genitori. Che stupido sono stato nell’avercela con loro solo perché avevano divorziato. La cosa veramente importante è che loro siano presenti nella mia vita, anche se separatamente. Posso ancora godere del loro affetto, dei loro rimproveri, dei loro consigli. Sì, sono indubbiamente un ragazzo fortunato. E questa consapevolezza la devo a Keiko. E’ merito suo se adesso apprezzo ciò che ho, comprese le mie sorelline, che avrei preferito morte quando ho saputo di loro.
Ho tante colpe da espiare, ma spero di avere il resto della vita per farlo, soprattutto con Keiko, che adesso è nuovamente in lacrime. Mi spezza il cuore vederla così e non poterla aiutare, se non con un abbraccio, ma non ci sono parole che possano alleviare il dolore di sapere la tua famiglia persa, distrutta per sempre. La madre morta così presto, il padre violento e mezzo ammattito, il fratello che non sa cosa significhi avere una mamma, e lei che ha passato degli anni d’inferno. Questi dolori non possono scomparire, possono solo essere attenuati, ma rimarranno lì comunque.
Giuro, però, davanti la tomba di sua madre, che mi impegnerò con tutte le mie forze per renderla una donna felice. La felicità che voglio darle spero spazzi il dolore, almeno una parte.
- Ok, andiamo. Ci stanno aspettando. – dice, asciugandosi gli occhi e facendomi un sorriso, anche se forzato.
- Andiamo. - rispondo, alzandomi e aiutando lei a fare lo stesso.
Tenendoci per mano ritorniamo al parco Ueno, nella Via dei Ciliegi, dove festeggeremo l’hanami con tutta la famiglia, quindi anche con mio padre e la sua nuova compagna. Non so davvero come mia madre riesca a sopportare la vista di Sakuya e delle bambine. Non so se io al suo posto potrei sopportare l’uomo che mi ha portato via mia moglie. Solo ora mi rendo conto che ho sempre mal giudicato mia madre. Non è una smidollata che si piange addosso, è invece una gran donna, che per mediare e far stare i suoi figli col loro padre, sopporta anche questa umiliazione.
- Mamma… sei una gran donna, davvero! - esclamo ad alta voce per farmi sentire, sporgendomi poi per darle un bacio sulla fronte.
- Pe… perché? - chiede imbarazzata.
- Perché non è da tutte sopportare l’amante dell’ex marito ad una riunione di famiglia. - risponde Sakuya, con tono dispiaciuto. Si vede che si sente a disagio. In effetti non capisco come mio padre possa aver avuto questa stupida idea.
- Sai Sakuya, c’ho pensato molto in questi anni. Tu non mi hai tolto proprio nulla. Il rapporto con mio marito non andava più già da prima che entrassi nelle nostre vite, e di questo non posso incolpare solamente lui. Certo non mi sentirai mai dire che sia felice di essere stata lasciata perché tu aspettavi dei figlia da lui, perché così facendo hai portato via da casa il padre dei miei di figli, ma ora come ora credo che i ragazzi abbiano accettato la cosa, e se lo hanno fatto loro, sta bene anche a me. - spiega mia madre, guardando soprattutto me che avevo più problemi di Shinji ad accettare il loro divorzio.
Cala un silenzio agghiacciante, l’unico che sembra non accorgersene è Shinji, perso in chissà quali pensieri.
- Beh… che ne dite di parlare di… di… ehm… oh sì! Che farete una volta finita la scuola? Hiro, a te e Keiko mancano due anni, mentre a Shinji solo uno. Avete già pensato a qualcosa? - interviene mio padre, per spezzare il ghiaccio.
- Io credo che riaprirò il tempio di famiglia. Da quando mia madre è morta è rimasto chiuso al pubblico. Se lo riaprissi, magari grazie alle entrate delle offerte, potrei dare una sistemata anche alla casa. - spiega Keiko, cogliendomi di sorpresa.
- Vuoi riaprire il tempio? Da sola? - le chiedo.
- Non c’è nessun altro che possa farlo e Daiki è troppo piccolo. -
- Ma io ti aiuto lo stesso sorellona! - risponde il fratello.
- Tu devi andare a scuola. Quando sarai grande si vedrà-  replica la sorella.
- E’ ammirevole che tu voglia portare avanti la tradizione di famiglia. So che il tempio shintoista dei Tanaka ha diversi secoli alle spalle. - dice Sakuya.
- Sì. Credo appartenga alla mia famiglia dai tempi dal medioevo. Non me la sento più di abbandonarlo, adesso che posso scegliere. -
- Volevi lasciarlo? Come mai? -
- Perché volevo trasferirmi all’estero una volta maggiorenne, per scappare con mio fratello, ma adesso, che ho qualcosa che mi tiene legata qui, non ci penso più. Ho una nuova famiglia ora. - risponde Keiko, guardandomi e stringendomi la mano.
- Ti darò una mano al tempio tutte le volte che potrò. Promesso. - le prometto, ricambiando maggiormente la sua stretta.
- Tu Shinji? Che vuoi fare quando finirai l’anno scolastico? - chiede papà.
- Mi trasferirò a Los Angeles. - risponde risoluto, stupendoci tutti.
- Cosa? Ma… ma perché così lontano? - chiede mia madre, sconvolta. Io e Keiko ci guardiamo, già a conoscenza del perché voglia andare proprio a Los Angeles, ed è ciò che mio fratello spiega anche alla mamma.
- Ma sei impazzito? Trasferirti così lontano per una donna? E se lei non ti volesse? C’hai pensato? -
- Vorrà dire che ritornerò, mamma, ma devo almeno provarci. - risponde lui, più sicuro che mai.
- In questo caso, Shinji, sarebbe meglio che parlassi apertamente con Yoko. Credo che le farebbe piacere conoscere i tuoi “piani di conquista”-  ridacchia Keiko.
- Stai dicendo… che… che Yoko potrebbe accettare di stare con me? - chiede incredulo.
- Se abbandonassi del tutto le tue cattive abitudini con le donne, credo di sì. - afferma lei.
- Keiko, hai fatto di me l’uomo più felice del mondo! - esclama, saltandole quasi addosso per abbracciarla.
- Ehi ehi, giù le mani dalla mia ragazza! - brontolo, separandoli.
- Mica te la rovino, esagerato! La stavo solo ringraziando per la bella notizia. -
- Se mi ringraziassi togliendo la mano dal mio fondoschiena sarebbe meglio! - replica Keiko, pizzicandogli la mano che non avevo visto.
- Tuuuu… io ti uccido prima di arrivarci a Los Angeles! Brutto maniaco! - lo minaccio, alzandomi incazzato.
- Ragazzi, finitela! Tu Shinji, scusati con Keiko, e tu Hiro, calmati. Siamo qui per passare del tempo in famiglia. Sedetevi. - ordina nostro padre, mentre vedo Keiko ridere sotto i baffi.
- Non fa ridere! - borbotto infastidito.
- A me sì, sei buffo quando fai il geloso. - ridacchia ancora.
- A casa facciamo i conti. - le sussurro all’orecchio.
- E’ una minaccia? - chiede, sorridendo maliziosa.
- Esattamente. - rispondo, restando al gioco.
- Mi piacciono queste minacce. -
- Sapessi a me! - confesso, afferrandola per i fianchi e dandole un bacio.
- Prendetevi una stanza, per favore! Ci sono dei bambini! - esclama Shinji, mentre guardo le mie sorelle guardarmi confuse.
- Mamma, si stavano volendo bene come te e papà quando vi becchiamo da soli? - chiedono Hana ed Ayaka, all’unisono come loro solito, mentre Sakuya diventa più rossa di un pomodoro.
- I vostri genitori si “vogliono bene” mentre ci siete voi? Shun! Ti sembra un comportamento da genitori responsabili?! - strilla mia madre, facendo uscire nuovamente l’assistente sociale che è in lei.
- Ma che dici Kimiko?! Si tratta solo di baci. Cosa credi che facciamo di fronte a loro? - ribatte mio padre.
- Le tue figlie sembrano avere idee abbastanza chiare però. Ricordatevi che sono piccole, ed i bambini parlano molto, soprattutto con le maestre. Una frase del genere, davanti a loro, e non ci vorrebbe molto a trovarvi nei guai col tribunale dei minori! -
- Non ti sembra di esagerare, mamma? -
- No Hiro! Nel mio lavoro ne vedo troppi di casi del genere! Poi il mio è un consiglio, fate come vi pare ovviamente! Le figlie non sono le mie. - sbotta offesa.
- Mamma! - la richiamo io.
- Kimiko non essere… -
- No, ha ragione, Shun. La ringrazio del consiglio Kimiko. Vedremo di stare più attenti. - lo interrompe Sakuya, zittendo tutti col suo sorriso sincero, che colpisce anche mia madre.
- Di… di nulla. - risponde stupita. Credo si aspettasse una sua sfuriata.
La giornata passa in modo strano, ma tutto sommato in modo tranquillo. Keiko è rilassata e a me tanto basta. Quando torniamo a casa mi trascina di corsa nella sua camera.
- Ehi, che impazienti che siamo! Deduco tu abbia più voglia del solito. - ridacchio, prendendola in giro.
- Ma finiscila, stupido! Non avevo fretta per quello. -
- Ah… quindi non volevi me… -  rispondo, fingendomi imbronciato.
- Certo che ti voglio, ma dopo. Prima dobbiamo parlare. -
- Di che? - chiedo, ritornando serio.
- Tuo fratello. Di quello che ha detto oggi. Credi abbia intenzioni serie? - domanda preoccupata, ed in fondo la capisco. Sbuffo e mi siedo accanto a lei.
- Non ne sono sicuro, ma credo di sì. Non credo penserebbe a trasferirsi così lontano solo per una ragazza se non ne fosse innamorato. Temi possa far soffrire Yoko? -
- Già. -
- La tua amica mi sembra abbastanza capace da sapersi difendere. Se non lo vedrà seriamente interessato lo rispedirà in Giappone con un calcio volante alla Chuck Norris. - rido, pensando alla scena.
- Credo tu abbia ragione. - sorride anche lei, più tranquilla.
- Bene, ora che abbiamo risolto, direi di andare a nanna. - propongo, stiracchiandomi.
- Ma come, vuoi andare a dormire? - chiede sorpresa.
- A meno che la mia ragazza non si senta in vena di effusioni, non mi viene in mente altro che dormire. -
- Chi ti dice che non voglia? -
- Beh, non voglio certo ti senta forzata, ed oggi non è stata certo la giornata più felice della tua vita. -
- In effetti è vero, perché la giornata più felice della mia vita è stata quella in cui ci siamo dichiarati, ma anche oggi non mi è dispiaciuto. Mi sono sentita in famiglia, sono stata bene, malgrado tutto. Mi sono sentita parte integrante di qualcosa che non ricordavo come fosse fatta. Mi sono divertita. - mi spiega, sorridendo felice.
- Mi fa piacere saperlo, anche perché tu sei di famiglia ormai. E lo sarai per sempre. - affermo, baciandola e stringendola a me.
Sarai per sempre un membro della famiglia Watanabe, Keiko, sia perché tutti ti vedono come tale da quando sei entrata nelle nostre vite, sia perché diventerai presto mia moglie. Quando finiremo la scuola non aspetterò un minuto di più. I miei piani per il futuro non li ho rivelati oggi, perché l’unica cosa che vedo al momento è un futuro insieme, solo tu ed io. Il resto si vedrà, anche se un’idea me la sono già fatta sul lavoro che voglio fare.
Il mio unico punto fermo sei comunque tu, Keiko. Le scelte che farò d’ora in avanti saranno prese per te, per renderti felice. Ti amo più della mia vita stessa, e sono sicuro che così sarà finché avrò vita.
 
 
 
                                                **********************
 
 
-  Vi dichiaro marito e moglie. Potete andare. - ci congeda il sacerdote, andando via, seguito dalle due sacerdotesse che lo hanno seguito durante la cerimonia shintoista.
Fuori dal tempio ci attende il fotografo, per scattare le foto agli sposi, già messi in posa.
- Che bei ricordi, vero? - mi dice Hiro, stringendomi a sé.
- Già. Mi sembra ieri che al posto loro ci fossimo noi. -
- Eri la sposa più bella del mondo. Così incantevole, avvolta in quel kimono rosso dai ricami bianchi e delicati, che trattenermi dal farti mia in quell’istante fu una tortura. Non so quante volte durante il ricevimento ho pensato di trascinarti dove non eravamo visti. -
- Ti ci sarebbe voluta una vita per sollevarmi tutte quelle pesanti sottovesti. - ammetto divertita, al ricordo di quanta roba avessi addosso.
- E comunque, mi pare ti sia rifatto quando ho fatto il terzo cambio di kimono.(**)-  gli ricordo ammiccando.
- E’ vero, ma solo perché finalmente si erano tutti tolti dalle scatole ed eravamo soli in albergo. -
- Hiro, Keiko, venite! Tocca a voi e i bambini fare le foto! - ci chiama Kimiko.
- Arriviamo! - rispondo, prendendo Sakura dal passeggino e sperando di non svegliarla.
- Yuu, Hajime, venite a fare le foto con gli zii. - li chiama Hiro, distratti a fare chissà cosa.
- Eccoci papà! -
Prendiamo tutti posto accanto agli sposi, mentre guardo felice l’aria raggiante della mia amica.
- Aaaaah Keiko! Da oggi è come se fossimo davvero sorelle! - esclama abbracciandomi, ma stando attenta a Sakura.
- Lo siamo sempre state, Yoko. - le sorrido emozionata.
Le ho sempre voluto bene come ad una sorella, quindi il fatto di aver sposato Shinji mi è indifferente. Adesso abbiamo lo stesso cognome e facciamo parte delle stessa famiglia, ma per me è come fosse stato sempre così.
Posiamo per le foto, tutti sorridenti, più di tutti mio cognato, che sembra quasi avere una paresi talmente ride. Si vede che è felice, anzi, al settimo cielo.
Quando sei anni fa è partito per Los Angeles, non credevo sarebbe davvero riuscito a conquistare Yoko. Temevo non sarebbe stato alla sua altezza, farfallone com’era, ma ho dovuto ricredermi quando la mia amica mi ha confessato che, non solo ne era pazzamente innamorata, ma aveva perfino messo la testa a posto. Shinji aveva trovato lavoro lì, avevano preso una casa ed erano andati a vivere insieme. Il matrimonio è stato la ciliegina sulla torta per coronare il loro amore. Hanno atteso parecchio però. Io ed Hiro, invece, ci siamo sposati quasi subito la fine della scuola, sia perché lo volevamo già da prima, sia perché ero incinta di Yuu e Hajime.
Ero sconvolta quando la ginecologa mi disse: “complimenti signora! Sono due!”. Sì… complimenti, soprattutto al momento del parto! Momento terribilmente doloroso con doglie interminabili. La nascita di Sakura, invece, è stata meno traumatizzante, in poche ore era già tutto finito e stringevo la mia bambina tra le braccia, felice che fosse femmina e che potesse portare il nome di mia madre.
Mamma, quanto mi manchi. Non passa giorno in cui non pensi a te. Ora che sono madre anch’io, capisco la tua preoccupazione quando mi affidasti Daiki, prima di chiudere gli occhi per sempre. Spero di averti reso fiera del modo in cui sono riuscita a crescerlo, malgrado tutto. Io lo sono. Adesso è fatto grande. Ha undici anni ed è un ometto. Kimiko non gli fa mancare nulla. Devo molto a quella donna, per questo spero tu non ce l’abbia con me per aver dato il mio benestare a Daiki, quando mi ha chiesto se potesse chiamarla mamma, pur sapendo che la sua mamma fossi tu, ma era un bambino bisognoso di una madre. E per quanto l’abbia coccolato ed amato, ero solo la sorella. Capisco la sua voglia di chiamare “mamma”, la sento tuttora anch’ io.
Dei versetti mi richiamano al presente. Sakura si è svegliata.
- Ora della poppata, scusate. - mi allontano, lasciano i gemelli con Hiro e dirigendomi verso i bagni del tempio.
- Keiko, aspetta! Vengo con te! - mi chiama Yoko, raggiungendomi.
- Lasci tuo marito solo soletto? - scherzo io.
- Stava chiacchierando con suo padre. E poi vorrei vederti allattare Sakura. Disturbo? -
- Certo che no. Allora, dimmi, come ci sente da sposate? - chiedo, mentre mi scopro un seno per allattare la mia piccola. Che poi tanto piccola non è più. Ha cinque mesi, ma sembra molto più grande. Infatti inizia a pesare quando la tengo a lungo in braccio.
- Strana. Non so spiegarlo. Sento tante cose diverse. È un po’ come se non fossi io quella che si è sposata, devo ancora realizzare che da oggi sono Yoko Watanabe. - mi spiega emozionata, mentre guarda interessata Sakura.
- Lo capisco. Anche per me è stato così. -
- Ma che carina! Guardala come tiene la manina stretta al seno, come se avesse paura che la staccassi prima di finire il suo pasto. - osserva commossa, quasi piangendo. La guardo incuriosita da questa sua strana reazione. Non sarà che…
- Sei incinta? - chiedo senza giri di parole. Lei mi guarda stupita, come colta in flagrante.
- Perché lo pensi? -
- Perché guardi mia figlia con occhi di una madre. - le faccio notare, sorridendole. Lei resta ancora più sorpresa, poi si apre in un sorriso radioso.
- Sì. Sono incinta,-  ammette con le lacrime pronte a far capolino dagli occhi.
- Waaaaaa! E’ magnifico amica mia! - urlo felice, abbracciandola come posso con Sakura in braccio.
- L’ho scoperto qualche giorno fa. Sapessi quanto ho pianto quando l’ho saputo. -
- Shinji lo sa? -
- Non ancora. Glielo dirò stasera. -
- Sarà felicissimo. -
- Però… ho paura… -  ammette rattristandosi.
- Di cosa? -
- Della gravidanza, del parto. Mi terrorizza! -
- E’ inutile indorarti la pillola dicendoti che è tutto splendido splendente, perché non è così. La gravidanza ha momenti alternati da giorni tranquilli e felici, a giorni di strazio, tra nausea, vomito, mal di schiena, dolore alle gambe, alle ossa, insonnia, stanchezza incredibile, fiato corto, senza contare le smagliature, la pelle che tira e cambia, più altre robe estetiche che scoprirai. Il parto, poi, è comunque un’esperienza non facile da vivere, ma dopo, quando ti mettono il tuo bambino sul petto e tu lo vedi per la prima volta, lo senti piangere, tocchi le sue manine piccole piccole… dimentichi tutto, pensando che ogni singola sofferenza ne è valsa la pena per tenere tuo figlio tra le braccia. Certo, spera non siano due magari. A quanto pare i gemelli sono di famiglia. - rido per sdrammatizzare. Hiro ha due gemelli, suo padre anche, suo nonno idem. Spero almeno lei venga risparmiata, facendone uno per volta.
- Oh cielo! Invece di tranquillizzarmi mi sento peggio! Hai descritto qualcosa di orribile! - esclama sconvolta.
- E’ quello che è. E poi le gravidanze non sono tutte uguali. C’è chi sta male per tutti e nove i mesi, ma c’è anche chi non ha alcun disturbo, c’è chi soffre solo i primi mesi e chi solo verso gli ultimi. Non puoi fasciarti la testa prima di rompertela. E poi pensa che alla fine di tutto avrai un bel pupetto da stringere e coccolare. - provo a consolarla. Forse era meglio se stavo zitta.
- Suppongo di dovermelo far piacere ugualmente. - sospira, ma più serena.
Restiamo ancora un po’ a parlare, poi ritorniamo dagli altri.
- Doveva avere fame se ci hai messo tanto. - dice Hiro, prendendomi la bambina dalle braccia.
Sempre il solito. Ogni volta che Sakura è sveglia vuole tenerla lui. Fortuna che ho il giorno per stare con lei, mentre lui è a lavoro con suo padre. Ha deciso di entrare in polizia, sia per passare del tempo col padre, sia per difendere le donne dalla violenza degli uomini, infatti ha scelto la seconda divisione del Dipartimento di Sicurezza Ufficio Investigazione, che si occupa di violenza e abusi di ogni genere, sui minori e non. Inutile dire che la sua scelta riguarda ciò che è accaduto a me. Deve averlo scosso così tanto che vuole poter aiutare donne e bambini  in difficoltà. Sono così fiera di lui, di ciò che è diventato. Sento di amarlo ogni giorno di più.
Oggi, dopo sette anni dalla morte di mio padre, posso dire di essere finalmente felice. Ho una famiglia magnifica che mi ha accolta con amore, un marito splendido, dei figli in salute. Non chiedo altro alla vita, se non di lasciarmi con loro il più a lungo possibile, per non lasciare soli i miei bambini ed Hiro. Ciò che ho passato spero non lo provino mai i miei figli. Solo questo chiedo ai Kami, di non farmi lasciare troppo presto la mia famiglia.
 
- Mamma, ho sonno. - si lamenta Hajime, sbadigliando.
- Tra un po’ andiamo a casa, amore. -
- Anche Yuu sta per addormentarsi in piedi. - mi informa Hiro, mostrandomi il bambino appoggiato al suo braccio.
- Saranno vivaci, ma hanno pur sempre tre anni, e sono svegli dall’alba. Salutiamo tutti e andiamo. -
- Ok. - dice, prendendo Yuu in braccio, ormai del tutto crollato.
- Keiko, andate già via? - ci chiede Yoko, vedendoci alzare tutti.
- Sì, i bambini sono stremati. -
- Capisco. Ci vediamo domani amica mia. Grazie per prima! - mi dice abbracciandomi.
- Di nulla, e attenta a non bere molto. - l’avverto.
- Tranquilla. Ci vediamo. -
 
- Perché Yoko ti ha ringraziata? - mi chiede Hiro quando siamo a casa, ed automaticamente sorrido per la novità.
- Presto diventeremo zii, amore. - annuncio felice.
- Yoko è incinta? Ma come, mio fratello non mi ha detto nulla! -
- Non lo sa ancora. Yoko glielo dirà stasera. -
- Oh, chissà come la prenderà. Diceva di volersi godere a lungo la sua Luna di Miele. - sghignazza divertito.
- Perché non dovrebbe godersela? È incinta, mica malata. -
- Tesoro, quando ho saputo che aspettavi quelle due piccole pesti, avevo il terrore di toccarti. Temevo di far loro del male, senza volerlo. Lo stesso sarà per Shinji, almeno per i primi tempi. -
- Beh, invece di far faville, in questi giorni, farà solamente l’uomo innamorato, come hai fatto tu. -
- Vuoi dire che io non ho fatto faville? - chiede, aggrottando la fronte.
- Non quando ero incinta. - preciso, per non sminuire il suo ego. Ah… uomini!
- E quando non lo eri? - domanda, avvicinandosi provocante. So già dove vuole andare a parare.
- Non mi ricordo… -  mento, restando al gioco.
- Dobbiamo rinfrescare la tua memoria mi sa. - mormora con voce roca, iniziando a lasciarmi dei piccoli baci sul collo.
- Direi che hai ragione. - lo assecondo, già persa sulle sue labbra, stretta nel suo caldo abbraccio, che mai ha perso intensità, ma è diventato più ardente ogni giorno di più, come un fuoco alimentato dal nostro amore.
 
Ho lottato tanto per arrivare qui. Ho sempre cercato di fare del mio meglio e penso di esserci riuscita, ma so che la vita è una continua lotta. Non ci si può adagiare sugli allori, perché quando meno te l’aspetti, potresti trovare un ostacolo sulla tua strada ad impedirti il cammino.
Ma se c’è una cosa che ho imparato, è che nessun ostacolo, se affrontato nel modo giusto, può impedirti il passaggio. Nemmeno la morte. Sta a noi trovare la forza per superare le difficoltà, in quanto siamo noi stessi l’unico vero intralcio per trovare la felicità. I nostri profondi ed oscuri pensieri ci impediscono di raggiungerla, ma se li allontaniamo, ci sembrerà tutto normale, tutto al suo posto, senza scogli insormontabili.
Una vita normale… c’è qualcosa migliore di ciò?
 
 
 
 
 
Fine.
 




 
Angolo delle curiosità
 
*La canzone che sveglia Hiro è (per quei pochissimi che non la conoscono)  Every Breath You Take dei Police ^_^ che potrete sentire QUI
 
 
*Per i giapponesi, l’albero di ciliegio, è strettamente collegato alla morte, sia per le numerose leggende, sia perché usano comparare la brevità della vita di questo fiore con la vita umana.
Una leggenda narra:  “i petali del ciliegio un tempo erano bianchi come la neve. Ma ci fu un imperatore che decise di seppellire ogni guerriero caduto sotto un albero di ciliegio. Il colore dei petali divenne allora il rosa, perché ogni albero succhiava il sangue del guerriero morto.”
Oltre a questa versione, se ne trova anche un’altra: “ogni guerriero che riceve l'ordine di suicidarsi, deve farlo all'ombra di un albero di ciliegio, e farsi seppellire sotto di esso. L'albero ne succhia il sangue, e i suoi petali diventano rosa.”
Altre fonti storiche vogliono che il luogo dove venivano seppelliti i morti (ovvero il cimitero) fosse chiamato Sakura.
 

*Atra curiosità sui ciliegi: esistono centinaia di specie diverse, compresi gli ibridi. Ho cercato a lungo la varietà di quelli fucsia della foto, ma non li ho trovati. L’ipotesi più probabile è che siano della specie Prunus Subhirtella, ciliegi ornamentali per i giardini, e che appartengano alle varietà  yaezakura o ichiyo, visto che queste varietà danno fiori più scuri rispetto ai classici fiori bianco/rosa. Non essendone sicura non l’ho scritto nella storia ma nelle mie riflessioni personali  ^^’ (e quindi che azz ce lo dici a fare?  nd voi) (in effetti -_- nd me)
 
 
*Nel matrimonio tradizionale shintoista, la sposa cambia il colore del kimono tre volte. Bianco per la cerimonia al tempio (simbolo di un nuovo inizio col marito), bianco e rosso con ricami d’argento e oro, per il ricevimento (il rosso scaccia via gli spiriti maligni e rappresenta la felicità coniugale), colorato e vistoso per la sera (colori sgargianti che di solito portano solo le nubili, quindi sarà l’ultimo kimono appariscente che la sposa indosserà).
 
 
*In Giappone, l’Ufficio Investigazione (ci sono tantissimi Uffici, ma io vi parlo solo di quello che ci interessa conoscere ^^’) è composto da nove divisioni. Ognuna di essere si occupa di un reato in particolare. Quello scelto da Hiro è il secondo, come spiegato da Keiko ^_^
 

 
Ed eccoci giunti alla fine, quindi ai saluti. L’ultima parte del discorso fatta da Keiko credo meriti un attimo di riflessione da parte mia. Non sai cosa ti riserva la vita, oggi sei felice, domani chi lo sa, o magari viceversa.
Ciò che è sicuro è che gli ostacoli ci saranno sempre e comunque, sta a noi decidere se affrontarli o deprimerci e lasciarci andare  (io opto per la prima ^^’)
Ho dato un finale felice, ma sempre cercando di rimanere coi piedi per terra. Narrare una storia del genere senza renderla pesante e noiosa non è stata impresa facile, soprattutto mi sono trovata in difficoltà su come chiuderla. Avevo pensato a tanti ipotetici finali, alla fine ho optato per questo e spero di non avervi delusi ^_^  (in uno dei finali volevo far fuori l'allegra famigliola ^.^ ma credo avreste ucciso me se l'avessi fatto ^^')
Per quanto possa sembrare un lieto fine, tutto sommato non credo lo sia al 100%, almeno dal mio personale punto di vista. I ricordi di Keiko non svaniranno, così come il dolore per la perdita della madre che ancora continua a cercare nei suoi pensieri.
Non so, forse ho voluto analizzare troppo l’aspetto emotivo (cosa di cui non sono capace non essendo una psicoterapeuta ^^’)  e spero di non aver creato pastrocchi alla fine, rendendo il tutto pesante, incomprensibile, confuso ed assolutamente fuori dalla realtà. Ovviamente so che la realtà non è “ci diamo due baci e siamo felici” ma se avessi fatto tutto troppo reale, Keiko sarebbe morta il giorno in cui Hiro l’ha trovata priva di sensi (forse anche prima) perché è così la realtà, ahimè.
Va beh…smettendo il mio sproloquio palloso...spero di non avervi annoiato o delusi ^_^ e magari anche portati ad un piccolo momento riflessivo  “non scoraggiatevi quando la vita si fa dura”  e parlo per esperienza diretta, sulla mia pelle, non parlo tanto per parlare o per frasi fatte ^_^
Grazie a chi mi ha seguita e recensita (anche se siete in pochi. Ma dice il detto: pochi ma buoni ;) )

Alla prossima storia se vorrete ^_^
Baci Baci Faby <3 <3 <3 <3
  
   
 
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