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Autore: Smaragdine_99    08/05/2015    2 recensioni
Tra i ricordi si naviga velocemente, basta trovare qualcosa che ci catapulti nel mondo della memoria e in un attimo chiunque più ritrovarsi nel suo passato. Ma se a riportarti nel passato sono le note quante cose potranno passare inosservate prima del ricordo più importante?
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quante volte, suonando nei bar con gli amici o in un semplice circolo, il ragazzo aveva sperato di incontrare gli occhi che cercava, ma non li trovava mai.

Quante volte avrebbe voluto girarsi e trovarla lì, a guardarlo, applaudire in quel suo modo timido, con le maniche della giacchetta lievemente rialzate ed il sorriso sulle labbra. 

Quante volte aveva immaginato di portarla con se in casa e suonarle tutti i pezzi della sua anima, cercando di suscitare in lei le stesse emozioni che sentiva lui stesso al vederla. 

Quella donna, che tanto lo aveva pugnalato a suon di sguardi e lievi tocchi di dita, tremule parole volavano tra loro e si disperdevano nel vento quando s'incontravano, ma niente di tutto questo era riuscito a tenerla con lui. 

Quelle pugnalate di parole erano andate via con il rumore delle sue scarpette all'aeroporto, era scappata, fuggita dal suo paese per sposare un soldato al di fuori del continente, portandosi via tutto quel castello in aria e quelle speranze. 

Nonostante questo, aveva ancora sperato di rivederla, mentre la sua anima usciva dalle dita per pigiare i tasti bianchi e neri di un pianoforte. 

Non l'aveva trovata, non lei, era riuscito ad avere però qualcosa di più bello. 

Una sera, mentre suonava la sua serenata alla luna, una ragazza gli si avvicinò e, con tanta malinconia quanto quella della melodia, prese a cantare parole abbozzate, poggiandosi al pianoforte senza nemmeno preoccuparsi di chi ci fosse sopra a suonare.

Nessuno dei due si era fermato per ore, sentivano che fermandosi si sarebbero fatti un torto a vicenda, spezzando una magia intima che li racchiudeva dentro il raggio candido della notte.

I due innamorati si erano sposati ed avevano continuato con la musica, ritirandosi solo dopo molto anni in una casa di campagna, lontana dal trambusto cittadino.

Durante una notte, la moglie sentì ancora suonare il pianoforte, ed allora ricordò delle mani che le si poggiavano sul corpo durante il buio, il profumo di gigli che emanava sempre la giacca nera del marito quando dovevano uscire.

Ricordava di come le mani, svelte, riuscissero ad incantarla: ogni singola volta che le sentiva, intonava una melodia o di come l'avesse baciata per la prima volta, tremante, qualche settimana dopo il loro incontro al raggio di luna.

I ricordi si accavallano, mentre il piano suonava ancora e ancora, musica triste, struggente, degna di un animo in pena, in cerca di un ricordo che valga la pena rivivere in quelle note.

La donna si allacciò la vestaglia alla vita e scese lungo le scale, seguendo quella musica, lasciando che questa le si poggiasse sulla pelle, come un balsamo, e gliela depurasse dagli incubi passati nella sua vita.

Il corrimano di mogano, liscio e lucido, la guidò anche nei movimenti delle dita affusolate, dando sostegno anche alle gambe ormai sulla via dell'invecchiamento.

Più la musica era forte, più i ricordi diventavano vividi, insieme alla voglia di sedersi lì, vicino
a lui, e suonare fino all'alba.

Svoltò l'angolo e si ritrovò nella sala del piano, lì lui stava seduto con la schiena curva ed il viso piegato verso il basso, intento a guardare i tasti: ancora si sorprendeva nel vederlo per quanta passione ci fosse in quei movimenti sicuri.

Quella per lui era la vita.

Ancora ricordi si fecero spazio nella sua testa, aveva suonato per il loro matrimonio, aveva suonato per lei anche quando stava male e non voleva vedere nessuno in casa, avevano combattuto insieme per tutta la loro esistenza per costruire un loro futuro.

Poi lui la chiamò, il gelo si fece spazio nelle sue vene: il ricordo più importante di tutti allora parve chiaro e vivido.

Quella voce cavernosa proveniva da altrove, tutta la melodia si spense ed il buio si fece spazio in lei, come se il sole si fosse spento del tutto all'improvviso.

Si ricordò che lui era morto tempo prima e che non aveva più un pianoforte in casa.

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*Angolo autrice*
Non scrivevo qualcosa davvero da tanto, tanto tempo e questo è quello che sono riuscita a produrre guardando un ragazzo della mia scuola suonare il piano.. Niente spero vi piaccia ^^
-Jada
  
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