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Autore: Manny_chan    09/05/2015    0 recensioni
Saren e Asran.
Un elisiano ed un asmodiano.
Un piccolo momento, solo un istante.
Due domande, due risposte, una storia.
[Missing Moment di due dei personaggi di "Lealtà e Sangue"]
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Lealtà e Sangue'
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Saren si guardò intorno, spaesato.

Aveva perso Asran.

Nel senso letterale del termine.

Per la prima volta nella sua lunga vita maledì il fatto di avere una casa così grande.

Dove si era cacciato l'ambasciatore?

Lo aveva lasciato -decisamente soddisfatto- in camera da letto e si era allontanato per prendere della frutta, sapendo quanto l'altro amasse e invidiasse il cibo saporito di Elisyum. Quando era tornato, l'altro non c'era più.

Per un attimo aveva pensato che l'asmodiano avesse levato le tende -cosa che sarebbe stato capacissimo di fare- ma poi aveva notato che i suoi vestiti, o almeno parte di essi, erano ancora sparsi in giro.

Quindi c'era un Asran seminudo che girava per casa sua.

La prospettiva era allettante.

Lo trovò infine sul grande terrazzo che dava sul giardino, il viso rivolto verso l'alto, intento a guardare il cielo. Era una notte limpida e luminosa, abbastanza da distinguere il profilo accigliato dell'asmodiano; si era infilato solo i leggeri pantaloni di seta azzurra e raccolto i capelli in una coda laterale.

Saren lo raggiunse , abbracciandolo da dietro e mordendogli la schiena, per punizione. "Maledetto, sono ore che ti cerco", esclamò, fingendosi irritato.

Asran non fece una piega. "Ne dubito, non sono qua da più di dieci minuti”, rispose, abituato ormai alle uscite dell’altro.

L'elisiano rise sommessamente. "Sì, hai ragione", ammise, lasciandolo ed appoggiandosi alla ringhiera di pietra, accanto a lui. "Per un attimo ho pensato che te ne fossi andato", confessò.

"E per andare dove?"

"Non lo so... Per tornare alla festa, magari."

"Oh ti prego, mi farei mangiare la faccia da un balaur piuttosto che tornare a quel tedio", sbuffò Asran. "E per una volta che possiamo prendercela con calma, intendo godermela."

Saren accennò un sorriso, già, erano scappati via dalla festa annuale della commemorazione dei trattati di pace, come due ragazzini innamorati.

Nessuno avrebbe mai notato la loro mancanza in mezzo a quella folla.

Osservò il il profilo austero dell'altro, la cicatrice scura che gli attraversava la guancia e lo sguardo malinconico di chi aveva combattuto troppe battaglie e se le portava dietro, come cicatrici dell'anima. "A cosa stai pensando?", gli chiese infine.

Asran lo guardò, finalmente, scrutandolo per un attimo con le iridi dorate. "Pensavo...", mormorò. "Sono vent'anni ormai che sono stati stretti i trattati..."

"Ah, sì... Ricordo il nostro primo incontro."

"... Sì... Appunto. Stavo pensando proprio a quello e mi sono chiesto. Sarà stato davvero quello il nostro primo incontro?"

Saren inarcò un sopracciglio. "Che cosa intendi?", chiese, confuso.

L'asmodiano scrollò le spalle. "Prima dei trattati eravamo guerrieri... E prima di venire assegnato come mentore ai nuovi daeva sono stato di istanza nell'abisso per quasi un secolo, come te. Ci pensi mai? Non ti ha mai sfiorato questo dubbio?"

L'elisiano rimase in silenzio per un lungo istante. "Ci ho pensato", ammise. "Ma non lo voglio sapere", aggiunse, sorridendo dello sguardo interrogativo dell'altro. Gli prese la mano, sfiorandone il dorso con le labbra. "Se fossi il responsabile anche di una sola di queste", mormorò, seguendo con le dita una delle cicatrici sulla schiena dell'asmodiano. "Non potrei perdonarmelo."

Asran accennò un sorriso ironico, ritirando la mano. "Non temere, me le hanno fatte guerrieri molto più capaci di te”, lo provocò.”Ottima risposta, comunque", commentò, in tono più, morbido, cambiando posizione ed appoggiando la schiena e i gomiti alla ringhiera, tornando ad osservare il cielo.

Per qualche minuto ci fu solo il silenzio.

"Posso farti una domanda io invece?", buttò la Saren, dando segno di non essersela presa affatto per la battuta dell’altro. " È una cosa che mi chiedo da un po'"

"Dimmi."

"Cos'è questa cosa, noi due, insomma... Amore? Attrazione animalesca? Gusto del proibito?", mugugnò il biondo, passandosi una mano tra i capelli. "Cioè... Lo ammetto, all'inizio mi ingrifava l'idea di sbattermi un asmodiano. Ora però mi sento come una ragazzina alla prima cotta che conta i minuti al suo prossimo appuntamento e non riesco a capire se è il mio uccello a dare di matto a causa dell'astinenza o se la tua mancanza mi fa male a livello più profondo..."

Asran rimase in silenzio per qualche secondo. "Non lo so", ammise infine. "E non voglio saperlo", aggiunse. "Amore, curiosità o attrazione fisica che sia non importa. Qualunque cosa sia mi piace, mi fa stare bene... mi fa dimenticare tutto il resto", mormorò, serio. "Qualunque cosa sia, mi basta questo, non mi serve sapere altro."

Saren rise sommessamente. "Ottima risposta", gli fece il verso, prendendogli il viso con entrambe le mani e baciandolo dolcemente. "Ora che ne dici di un secondo giro di giostra?", sussurrò con un ghigno perverso. “Ti faccio vedere io chi è il guerriero più capace!”

Asran scosse la testa, esasperato. "Non cambi mai, eh...", mormorò, prendendo però la mano che l'altro gli porgeva e seguendolo nuovamente in casa...
   
 
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