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Autore: thedarksora91    09/05/2015    1 recensioni
TRATTO DALLA STORIA
"La linea temporale... ciò che potremmo definire: " Il massimo esempio di perfezione ed equilibrio"... così importante, così venerata, così temuta... eppure al tempo stesso così fragile [...]
Loro vogliono potere, e per ottenerlo non devono fare altro che distruggere il laccio che tiene unita la fibra di quell'epoca... e possibilmente eliminando anche coloro che lo sostengono di più.
Secondo tentativo di storia su questo fandom... quindi avete il permesso di essere cattivi.
Genere: Avventura, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: AU | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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                              Capitolo 1                                        

                                      Sei stato convocato 

 
 
                                                                              Campo Giove
Era passato così tanto tempo… eppure gli sembrava solo ieri quando erano stati costretti a separarsi dal fato. Se chiudeva gli occhi poteva ancora rivedersi bambino, i suoi capelli biondi lasciati allo sbaraglio nel vento, le sue iridi azzurro cielo che sprizzavano gioia e spensieratezza da tutti i pori, mentre inseguiva un altro bambino di circa due anni più grande, più forte e robusto ma anche più lento del biondino. I capelli del più grande erano castani e lunghi, raccolti in un accenno di coda bassa, gli occhi azzurri l’unica cosa che potesse far intuire un legame di parentela. Le cose accadevano sempre nello stesso modo, ma per lui era il paradiso: lo avrebbe raggiunto e placcato a terra con un abbraccio, mentre l’altro bambino gli avrebbe accarezzato la testa, mentre entrambi ridevano come pazzi. Poi però, quando lui aveva dodici anni e l’altro quattordici, furono costretti a separarsi, per non doversi mai più rivedere. Stava tornando a casa per mostrare a tutti il buon voto che aveva ricevuto a latino, quando vide il castano venire scortato altrove da un tipo con le gambe di una capra, mentre lui venne invece preso da un lupo.
Durante il tragitto, il lupo, che stranamente parlava la sua lingua, gli spiegò chi era veramente… un semidio; un semidio romano per l’esattezza, e in più gli disse che sarebbe stato messo alla prova da Lupa, e se lei lo avesse ritenuto degno sarebbe stato spedito ad un certo Campo Giove. Quando gli chiese dell’altro bambino, il lupo scosse la testa, dicendogli con una nota di amarezza che non lo avrebbe mai più rivisto. Quella notte, mentre il suo compagno era in uno stato di dormiveglia, lui si accasciò a terra ed abbracciò le sue ginocchia, piangendo silenziosamente.
Qualche giorno dopo, quando arrivarono a destinazione, lui rimase a bocca aperta. Non tanto per la bellezza del posto, il ghiaccio  intorno alla caverna in qui si trovavano, la bianca e candida neve che scricchiolava sotto i suoi piedi o la stazza di questa famosa Lupa. Ciò che gli causò una simile reazione era una persona che si trovava lì con lui, una ragazza dai lunghi capelli neri, all’incirca della sua età, che mulinava una spada con grazia e maestria. Quando finalmente lui riuscì a riprendere il controllo della mandibola, sia Lupa che la ragazza lo stavano guardando, il che gli fece comprendere di avere appena fatto una figuraccia. Il lupo che lo aveva accompagnato lo presentò alle signore, mentre lui apprese che il nome della ragazza era Reyna. Nonostante la brutta figura, mentre si addestravano sotto Lupa, i due divennero buoni amici, tanto che tra di loro non esisteva più alcun genere di segreto, mentre scoprivano i loro talenti, punti di forza e il loro difetto fatale. Quello di Reyna era sempre stato un mistero per lui, ma dal suo modo di fare poteva comprendere che era la fedeltà… non sapeva come lo aveva effettivamente scoperto, forse perché ultimamente si era ritrovato a prestarle più attenzione del normale, lo sapeva e basta. Mentre il suo era alquanto singolare, a detta di Lupa… cioè una serie di intricati complessi di inferiorità, che si manifestavano casualmente in qualsiasi momento. Spesso si ritrovava a sminuirsi senza motivo, a deprimersi per un paio d’ore per poi tornare normale, e la cosa stava iniziando a dargli davvero MOLTO fastidio.
Durante alcune delle sue sessioni di… studio su Reyna, lui comprese gli alti e i bassi della mora in combattimento. Lei aveva una discreta forza fisica per la sua età, uno stile di combattimento tecnico ed organizzato, i suoi occhi sempre pronti a cogliere ogni minima falla nella strategia avversaria e a prevedere ogni sua successiva mossa. Lui aveva uno stile molto diverso, talmente tanto che si spesso si sorprendeva del fatto che avessero avuto lo stesso insegnante. Innanzitutto teneva la spada al rovescio, con il dorso della lama contro la sua schiena, era estremamente rapido, veloce ed agile, la sua velocità in corsa era ineguagliabile e riusciva a spiccare dei balzi talmente spettacolari da lasciare di stucco i lupi, oltre che era un esperto nell’arte del Parkour. Reyna spesso lo applaudiva, ma i suoi complessi si intromettevano sempre, che lo portavano a schermirsi. La mora gli dava sempre un pugno sulla spalla ridendo, e lui si univa alla ragazza nella risata.
Eventualmente, quando l’addestramento venne portato a termine, Lupa ritenne entrambi degni e lui sperò che i suoi complessi non si facessero vivi proprio in quel momento. Quella volta fu fortunato, perché partirono e lui non aveva fatto figuracce… non ancora almeno. Mentre erano in cammino per il Campo Giove, lui scoprì di avere davvero un pessimo senso dell’orientamento, tanto che a malapena sapeva dove stessero andando. Fortunatamente era Reyna a guidare il gruppo, e lui non poté fare a meno di pensare di aver fatto la famosa figuraccia. Dopo qualche giorno di viaggio, i due si imbatterono in un altro ragazzo, anche lui da poco addestrato da Lupa, che si presentò con il nome di Jason Grace. Riuscì subito a vedere il feeling tra Reyna ed il nuovo arrivato, tanto che finì per considerarsi la terza ruota del carro. Non potendo più sopportare di essere lasciato da parte, ed avendo non si sa come riconosciuto la sua posizione, una notte prese tutti i suoi averi e lasciò il gruppo senza dire una parola, mentre gli altri due dormivano.
Non molto tempo dopo trovò l’ingresso al Campo Giove, dove si unì alla dodicesima legione, venne marchiato e quella sera stessa riconosciuto di persona da suo padre… il dio della guerra Marte. Fu questione di qualche giorno prima che Reyna e Jason arrivassero al campo. Sapendo che erano arrivati, lui si era nascosto a Nuova Roma, seduto su una panchina con una bibita in mano con la cannuccia. Non aveva idea del perché se ne era andato… forse perché era stufo di essere la terza ruota. Sorseggiando tranquillamente la sua bibita, prese dalla tasca un ciondolo che gli aveva regalato il padre, che mostrava la foto del ragazzo castano, e sotto la foto il nome del tipo… Felix.
Il ciondolo era diviso a metà, probabilmente Felix aveva la seconda metà, e secondo suo padre rappresentava la promessa che un giorno lontano si sarebbero rivisti. Si era sempre domandato il motivo di quel dono… forse significava che Marte non era cattivo e bastardo come tutti lo consideravano? Non ne aveva idea… ed in quel momento nemmeno gli interessava; la cosa più importante è che ora avrebbe sempre potuto portarsi Felix con sé, per dargli coraggio.  Sorrise, mentre una singola lacrima si faceva strada sulla sua guancia e cadeva a terra con un leggero ”plic.”
Improvvisamente però sentì degli urli, riusciva a riconoscere la voce autoritaria di Reyna, il tono sereno di Jason, le urla di rimprovero di Jack e i tentativi di flirt di Darren, i due pretori. Le voci di questi ultimi e del biondo restavano dove erano, mentre sentiva dei passi tuonare nella sua direzione, la voce della mora urlare il suo nome, e lui non poté fare a meno di deglutire, abbassare la testa ed accettare il suo destino. Pochi minuti più tardi la vide, bella come sempre, ma con il viso contorto dalla rabbia, ma non ce l’aveva con lui stranamente… o almeno, non SOLO con lui… forse Darren l’aveva fatta irritare, quel tipo era un donnaiolo nato… o forse aveva tentato di sedurre Jason. Già… è dura quando uno dei due pretori è un pervertito sia con i ragazzi che con le ragazze: però, dopo averci rimesso un paio di costole, aveva velocemente imparato a tenere le mani al suo posto con i figli di Marte. Si alzò per andarle incontro, quando lei lo vide. Immediatamente la rabbia sparì dal suo viso ed entrambi tirarono un sospiro di sollievo, e lui sperò di essersi salvato… beh, si sbagliava. Infatti, talmente tanto veloce che lui non lo notò neanche, Reyna tirò un pugno sulla bocca del suo stomaco, facendogli mancare l’aria nei polmoni, e per il resto della giornata venne continuamente rimproverato.
Passarono così vari anni, tornando così al punto di partenza. Terminata la corrente di ricordi il biondo riaprì gli occhi, sorridendo leggermente, mentre qualcuno lo chiamava dalla distanza. Si girò e riconobbe subito Jason e Reyna. Quel giorno quei due sarebbero diventati i nuovi pretori, e lui non poteva non essere contento, ignorando la stretta che provava al cuore sapendo quello che normalmente succedeva tra due pretori di sesso opposto… esclusi Darren e Jack. Si sforzò di sorridere, mentre si avviavano verso il senato. Il biondo però dovette restare indietro per… bisogni fisiologici, comunemente chiamati  “andare in bagno”; quando una voce misteriosa gli disse che era stato convocato, per poi venire inghiottito da una forte luce.
                           
                                                                    Campo Mezzosangue
Felix, quel giorno, iniziò male la mattina. La causa del male? La sua semi-sorella, nonché capocasa, Clarisse la Rue. Le voleva bene… forse anche troppo bene per i suoi gusti, ma alle volte la detestava con tutto il cuore… come quella mattina. Quel giorno non aveva particolarmente fame, quindi aveva in programma di dormire un pochino di più, ma ovviamente qualcuno doveva assolutamente sconvolgergli i piani, e fortunatamente per la ragazza lui non aveva costante sete di sangue e distruzione come gli altri figli di Ares. Dormiva ancora, con tutta la tranquillità del mondo, ma quando avvertì due mani femminili afferrargli la caviglia, sapeva di essere fregato. In meno di un secondo si ritrovò con il sedere a terra.
“Sei sordo Terra?! Ti ho detto di ALZARTI!!” urlò Clarisse, quasi spaccandogli un timpano.
Felix si alzò, lanciando un’ occhiataccia all’indirizzo di Clarisse: “ D’accordo mi alzo! Miei dei quanto sei irritante a volte…”.
Clarisse gli rivolse un sorrisetto bastardo, per poi girarsi e condurre il resto della Casa di Ares al padiglione per la colazione, ma mentre stava per uscire un barattolo di vernice le cadde sulla testa, mentre i suoi fratelli scoppiavano a ridere sonoramente. Mentre si teneva lo stomaco per le troppe risate, Felix riuscì ad intravedere le teste brune di Travis e Connor Stoll sul terreno, che ridevano talmente tanto forte che sembrava avessero intenzione di sputare l’anima, mentre riprendevano la scena con una telecamera. Felix rise ancora per un po’, per poi avvicinarsi alla sorella e darle due affettuose pacche sulla spalla.
“Si chiama Karma sorellina adorata” le disse, rivolgendole lo stesso sorriso che lei gli aveva lanciato qualche secondo prima. Clarisse lanciò un grugnito, più rassomigliante ad un mostro che ad un umano, ed in quel momento i due figli di Hermes capirono di essere morti. Mentre i tre giocavano al gatto e i topi, Chris Rodríguez e Felix portavano le due Case al padiglione. Chirone lanciò ad entrambi degli sguardi interrogativi ed il castano fece segno al centauro che ne avrebbero parlato più avanti. Dopo la colazione, il solito “discorso” mattutino del signor D, e dopo una piuttosto imbarazzante spiegazione al direttore del campo, i campeggiatori iniziarono le loro attività.
Felix era piuttosto intenzionato a continuare il suo pisolino interrotto, quando una ragazza bionda si parò davanti a lui.
“Ciao Annabeth… è successo qualcosa?”
“Si… hai visto Testa d’Alghe? Oggi a colazione non c’era…”
Felix alzò un sopracciglio, con aria divertita.
“Cosa, credi che stia con un’altra ragazza?” le chiese in tono provocatorio.
Annabeth arrossì e gli diede un pugno sulla spalla.
“Idiota…” e con quello fece dietrofront e si allontanò.
Il figlio di Ares non poté fare a meno di ridacchiare divertito, per poi allontanarsi per riprendere quel famoso sonnellino. Arrivato alla cabina, Felix tirò fuori dalla tasca il ciondolo che il padre gli aveva regalato il giorno in cui era stato riconosciuto. Aveva una foto, una foto di un ragazzo biondo di circa due anni in meno di lui e con due occhi talmente tanto azzurri che sarebbe potuto benissimo passare per un figlio di Zeus. Sotto la foto un nome, un nome che da bambino non si stancava mai di sentire, il nome del suo fratellino romano… Isaac.
Prima che qualcuno potesse vederlo, Felix rimise il ciondolo nella tasca, e mentre stava per addormentarsi una voce risuonava nella sua testa.
“Sei stato convocato in un futuro lontano…”
Per poi venire avvolto dalla stessa luce che aveva inghiottito Isaac.       
  
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