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Autore: Jiyu_no_yume    10/05/2015    3 recensioni
One-shot dedicata ad un caro amico nonché fidato sostenitore(non ti ringrazierò mai abbastanza per questo^^)
Spero possa piacerti, non è nulla di che però... vabbeh, giudicherai tu per mexD
Ovviamente invito anche voi ad entrare e leggere, magari mi lasciate un commentuccio?xD Solo per sapere che obbrobrio ha macchinato il mio cervellino stavolta^^
Ringrazio coloro che passeranno a leggere e beh... Lore spero che il tuo regalo ti piaccia:3
Jiyu:)
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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One-shot dedicata ad un caro amico. Grazie per tutto:) spero possa piacerti:3
Grazie a voi che leggerete e che recensirete, spero possa piacere anche a voi;)
 
Soli... Assieme
( Dedicata a Kyosuke98aaaaa)

1… 2… 3… 4… 5…
Ce la posso fare. Ce la devo fare.
6… 7… 8… 9…
Ci sono quasi.
10… 11… Plumpf!
Dannazione! Pensò la bionda spostando una ciocca di capelli, ormai bagnati, dalla fronte. Era da quella mattina che cercava di attirare la sua attenzione. Aveva provato di tutto: a fissarlo insistentemente, a chiamarlo più volte, a girarci intorno canticchiando, a tirargli qualche ciocca di capelli o stuzzicarlo tirandogli le guance anche solo per ricevere uno sbuffo spazientito. Ma niente, quello era più morto della sua magia stessa! Era perfino arrivata ad arrampicarsi su un albero per coglier quei succosi frutti dall’aria invitante solo per potarglieli tirare in testa e il risultato era stata un’umiliante caduta in acqua che inevitabilmente, l’aveva bagnata dalla testa ai piedi.                                    
- Basta, ci rinuncio!- aveva urlato cercando di tirarsi su per uscire dal fiume osservando accigliata la figura distesa all’ombra della grande quercia che si ergeva al centro dell’isola. Non si era mosso di un millimetro. Era incredibile. Sbuffando cercò di muovere qualche passo, ma il letto del fiume era molto scivoloso e le pietre che ogni tanto trovava nel suo percorso fino alla riva non l’aiutavano di certo portandola a fare qualche acrobazia per riuscire a toccare la terra ferma. Ci impiegò diversi minuti di barcollamenti prima di raggiungere il suo obbiettivo, e una volta uscita si diresse a passo di marcia verso di lui. Quel giorno l’aveva proprio stancata.                                                                                                                                                                                        
- Mi spieghi perché diamine non vuoi parlarmi?- sbottò rossa in viso per la rabbia che cercava di scaricare attraverso il nervoso movimento del piede che batteva ritmicamente a terra aspettando irritato una riposta che non arrivò. Con uno sbuffo si sedette vicino a lui guardandone il profilo delineato riconoscendo in quegli occhi scuri la sofferenza che da tempo l’aveva caratterizzato, la solitudine che questo ne aveva comportato e l’amarezza del sapere che tutto era inutile affinché tutto finisse lasciandolo libero, sereno e felice di poter finalmente vivere quella vita che per anni gli era stata negata. Si incupì davanti a quegli occhi così diversi dai suoi sempre allegri e spensierati ormai dimentichi delle ingiustizie del suo tempo. I suoi occhi erano vivaci come il colore che li caratterizzava di quel verde brillante, quello smeraldo vivo. I suoi invece erano spenti, oscurati da quell’aura maligna da cui avevano assunto il colore di quel nero opaco come il suo possessore. Non ricordava di averli mai visti brillare quegli occhi d’ebano. Eppure era convinta che lei un giorno ne sarebbe stata capace. Arroganza? No, solo lei sapeva ciò che lui aveva passato, il peso che portava sulle spalle, quella sofferenza che tuttora lo lacerava dall’interno. Ne era sicura, un giorno l’avrebbe liberato da quel tormento, o quanto meno la sua famiglia l’avrebbe fatto. E allora sì, allora avrebbe visto quegli occhi vitrei tornare a “vivere” . Sorrise tra sé, sì. Lei sarebbe stata capace di portagli quella pace che da tempo lui agognava trovare. Dopotutto loro erano le due facce della stessa medaglia. Erano irrimediabilmente legati ed loro compito aiutarsi, supportarsi e stare l’uno accanto all’altro, perché, per quanto non volesse ammetterlo, nonostante la sua famiglia potesse vederla e stare insieme a lei, lei si sentiva completa solo in sua presenza. E dire se questo fosse dovuto al modo in cui il destino li aveva legati o per altro non era possibile. L’importante era averlo accanto e sapere che insieme a lei, lui trovasse quel, anche se piccolo, angolo di paradiso, perché lei lo sapeva che per lui era lo stesso. Quei sorrisi appena accennati, quegli sguardi fugaci, quelle carezze leggere. Sapeva che lui in quei piccoli gesti le dicesse ciò che a parole non poteva essere detto. Con quei pensieri tornò a fissarlo sospirando esausta, non capiva il perché di quel comportamento così freddo e glaciale. Le faceva male il modo in cui la stava trattando, si sentiva soffocare da quella insensata freddezza. Le lacrime iniziarono a pizzicarle gli occhi. Ma non avrebbe pianto, non per una cosa del genere almeno. Nella sua “breve” vita aveva affrontavo cose ben peggiori di trattamenti indifferenti e scostanti. Magari voleva stare da solo… che stupida che era. Era sempre stato solo, tra tutto era sicuramente quello che odiava maggiormente. Un lampo di comprensione le attraversò i grandi occhi verdi, non poteva crederci. Era davvero per quello? Se l’era presa per quello? Un tenero sorriso le increspò le labbra, era davvero una stupida. Si avvicinò a lui pian piano parandosi di fronte alla sua visuale. Era da una mattinata che guardava lo stesso identico punto, e lei era sicura che in realtà non gli avesse neanche prestato tanta attenzione. Si mise proprio davanti a lui, voleva che lui la guardasse in faccia. E non appena il loro sguardo si incontrò gli regalò un dolcissimo sorriso avvicinandosi piano e allacciando le braccia al suo collo lo strinse forte a sé in quell’abbraccio che valeva più di mille parole. Non si stupì quando titubante per paura di farle male, lui ricambiò. E rimasero così per un tempo apparentemente infinito, in quel silenzio carico di quelle parole superflue ma importanti per loro. Solo per loro che avevano vissuto nella solitudine, che avevano affrontato la vita a testa alta fregandosene delle difficoltà che gli hanno ostacolato la via, solo per lui e lei. Solo per Zeref e Mavis.
“Non sarai mai più solo, ci sono io qui con te. Ora e per sempre”.
 
   
 
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