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Autore: Karliah    10/05/2015    0 recensioni
Accadde un giorno, se di giorno si può parlare in questo luogo, che una goccia di umidità si staccò dalla punta di una foglia posta sulla cima di un albero. La minuscola goccia precipitò per infiniti attimi, fino a cadere con un lieve tintinnio in uno di questi stagni dalle acque nere. Era l’inizio di un prodigio...
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Abdul, il mercante di cavalli, andava un giorno lungo la Via Maestra, diretto verso la splendida città di Yarna dei Fiumi. Stanco per il lungo viaggio,decise di far riposare i suoi 50 magnifici stalloni in una radura in mezzo al bosco. Il baccano provocato da quegli splendidi animali però, attirò l’attenzione di un abitante della foresta.
Senza briglie né catene, linfa arborea gli scorre nelle vene, chioma color di prato, dal suo popolo Deuphos è chiamato. Orecchie appuntite, ali di brina vestite, neri i suoi occhi d’inchiostro, egli è un folletto del bosco.
Osservato quello strano essere con curiosità, decise di giocare un brutto tiro a quel disturbatore che apparteneva alla razza degli uomini. Con un sorriso e uno schiocco di dita, il folletto si trasformò in un cavallo e raggiunse l’ignaro Abdul. Gli diede un colpetto sulla spalla -Ehi tu!- esclamò facendolo voltare -ti credi tanto furbo, non è vero?-. Il poveretto, alla vista di un cavallo che gli parlava a quel modo, si sentì mancare. Indietreggiando terrorizzato, inciampò in un sasso e ruzzolò nel ricordino di uno dei suoi cavalli.                            
-Cosa…come…cosa dici?- riuscì a balbettare infine.
–Ti credi tanto furbo, vero?- ripeté Deuphos.
-Io…io non…io non capisco-
-Questo perché non solo tu non sei furbo, ma sei pure stupido: vai in città sperando di vendere questi ronzini!-
-Ma…non…di che stai parlando?-
-Lenti a capire, eh? Sto parlando di questi cavalli malaticci: ma guardali! La gente non li prenderebbe nemmeno se fossero regalati!-.
Compresa e accettata la bizzarra natura della situazione, il mercante Abdul si riebbe del tutto: -Ma che vai dicendo? I miei cavalli sono i migliori del regno: il re in persona ha detto di volermeli comprare per cinque mila monete d’oro a testa!- ululò con voce stridula. –Si vede che non li ha ancora visti. Io non darei un soldo bucato. Ascolta me, che sono un cavallo magico, se andrai nella capitale con questi avanzi equini sta certo che tutti ti rideranno dietro e che la tua carriera sarà bella che finita-.
Deuphos sapeva essere convincente e Abdul era un uomo particolarmente stupido,di quelli che credono a tutto ciò che gli si dice. Non c’è da stupirsi quindi se si preoccupò tanto e subito piagnucolò –Ma io devo riuscire a vendere i miei cavalli! Cosa mi consigli di fare?-. Il folletto finse di meditare un piano ideato già da un pezzo. –Portami in città e lascia qui tutti i cavalli. Ho immensi poteri e tra questi c’è anche quello di poter apparire bello quanto un angelo agli occhi dei passanti. Di sicuro tra la folla ci saranno anche i soldati del re inviati a comprare da te. Se farai come ti dico, riuscirai a vendermi a una cifra astronomica, sarai tanto ricco da non dover più lavorare per almeno 10 vite-. Ma il mercante tentennava e Deuphos decise di insistere –Vuoi essere ricordato come colui che portò vacche travestite da cavalli in città o come l’uomo che vendette al re il cavallo più bello? A te la scelta-. Convinto di ogni singola parola, il mercante subito abbandonò i suoi cavalli e si incamminò accompagnato dal folletto.
 
Arrivati in città, raggiunsero il quartiere del mercato. Abdul salì su una cassa e prese ad arringare una folla di curiosi: -Ammirate la bellezza, la grazia, la magnificenza di questa creatura celestiale! Di origini antiche e purissime, un animale splendido che gli stessi dei desiderano! Per voi alla modesta somma di centocinquanta mila monete d’oro!-. Ma tutti scoppiarono a ridere di gusto, pensando che si trattasse di un comico più che di un vero mercante. Abdul si voltò confuso e vide che il cavallo era sparito. Al suo posto c’era il maiale più brutto e schifoso che si fosse mai visto. Il grugno era lungo e sporco di fango, scarti e pattumiera varia lo ricoprivano ed emanava un tale fetore da far svenire, e il re in persona mandò i suoi soldati a lamentarsi della puzza che da lì era arrivata fino al suo palazzo. Mentre Abdul cercava di balbettare spiegazioni, il maiale si volatilizzò e Deuphos si avvicinò al mercante. Con voce limpida e un poco canzonatoria disse –Per cosa sarai ricordato dunque, mio buon mercante? La risposta è nell’aria-
Come nell’aria era la risata che accompagnò il ritorno di Deuphos nel bosco.
   
 
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