Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: Evee    10/05/2015    3 recensioni
-Winterfell is your home.-
-Not any more.-
-Always. You're a Stark.-

[Oneshot ispirata alle puntate 5x03 e 5x04 || Creepyshipping || Partecipante al contest “L'amore, il laccio che unisce musica e parole” indetto da Erika8304 sul Forum di EFP]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Petyr Baelish, Sansa Stark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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DISCLAIMER - Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di George R.R. Martin, nella rivisitazione che di essi ne ha offerto per il piccolo schermo l'accoppiata Benioff & Weiss. Questa storia è stata scritta senza scopo di lucro, pensata dopo aver visto le puntate 5x03 e 5x04, intervallata da lyrics tutte tratte da “Frozen” di Madonna, la canzone assegnatami come da consegna ai fini del contest “L'amore, il laccio che unisce musica e parole”, indetto da Erika8304 sul Forum di EFP. L'immagine iniziale altro non è che uno screenshot modificato da me medesima, mentre il titolo vuole essere la citazione di una frase che Littlefinger rivolge ad un'ancora ingenua Sansa in uno dei loro primissimi dialoghi... Perché nell'aggiungere che “someday you may learn that, to your own sorrow” non avrebbe davvero potuto avere una ragione più lungimirante.


 

{Life is not a song, sweetling}

 

 

 

You only see what your eyes want to see
How can life be what you want it to be

You're frozen
When your heart's not open

 

Così a lungo, aveva desiderato rivedere le alte mura che circondavano protettive quel castello. Tornare finalmente a casa, riabbracciare collettivamente la propria famiglia, rifugiarsi presso l'accoglienza del suo amato focolare.

Una fantasia che la cullava nelle ore più buie trascorse nella capitale del regno, che la scaldava mentre ne riedificava i fasti tra le prime nevi scese ad imbiancare le cime dell'Eyre.

Un sogno da cui è stata bruscamente risvegliata dal susseguirsi inarrestabile degli eventi, che l'hanno obbligata ad accettarne l'inattuabile realizzazione. Che l'hanno costretta ad aprire occhi che si rifiutavano di rassegnarsi alla realtà dei fatti.

Eppure, per quanto la sua mente l'avesse già prefigurata e si fosse ben preparata ad essa, quella che le si palesa è una vista che le giunge al cuore insostenibile.

Di quel poco che attorno a sé ancora potrebbe riconoscere, sono rimaste solo le spoglie della devastazione. Ambienti spettrali gremiti da sconosciuti e dalla nebbia sulfurea che paiono aver traslocato assieme ai propri averi, nell'abbandonare il loro precedente presidio al Moat Cailin. Spazi recintati da pietre millenarie distrutte ed annerite dalle fiamme, sotto il frettoloso rifacimento delle stesse mani che ne hanno determinato il crollo.

Il loro ritmico battere le martella sordo nel petto a cadenzarle il passo di una marcia forzata. A sprazzi echeggia il gracchiare dei corvi, discesi dalle torri più diroccate per banchettare con trofei putrescenti esposti ovunque al pubblico ludibrio.

Evita agghiacciata di affiancarli, ugualmente ne avverte la presenza dal fetore prepotente che la nausea e la perseguita, anche dopo averli superati di misura, allungando la falcata. Tormentandosi le mani con un fare convulso, compulsivo, che l'ha presa e tenuta impegnata da quando ha messo piede in un luogo ancora definito con un'identità ormai estinta, dalle tetre fattezze. Quelle mani con cui avrebbe voluto colpire il volto artefatto di Lord Bolton, quale risposta ad una accoglienza in una dimora entro cui non dovrebbe aver bisogno di alcun permesso per risiedere, su cui dovrebbe essere il suo vessillo a sventolare e dettar legge. Quelle mani che avrebbe voluto scuoiare con le sue stesse unghie, dopo esser state contaminate dalle viscide labbra del bastardo che presto dovrà ricevere nel proprio talamo.

Attraversa il cortile ed ogni stanza, nel vano tentativo di riappropriarsi di spazi che mai più le riapparterranno. Eppure, anche se non potrà vedersi restituita la casa di un tempo, né considerare di nuovo amici i pochi volti noti che le sono sopravvissuti, ancora ritrova in essa l'imperituro clima di una stagione rigida, che sempre le ha fatto da monito e ne ha disciplinato il vissuto.

Quell'inverno ormai prossimo, che già l'ha innevata e le alberga dentro.

Ne ha la conferma, di quella venuta, quando riesce ad ultimare il suo percorso a testa alta, indifferente all'orrore che la circonda. Ad ignorare la prospettiva degli incubi che l'attendono nei giorni a venire, che un tempo sarebbe bastata a mandare in lacrime la giovane Sansa Stark fino a farla annegare.

Ma ha cessato di essere una Stark da troppo, ormai. Sin già da quando ha sciaguratamente scelto di colludere con quegli stessi leoni che, quasi per contrappasso, hanno poi ordinato la morte del suo adorato metalupo. E l'aver appena riottenuto il diritto all'uso del proprio nome non potrà mai farle scordare il prezzo pagato per quel privilegio, un conto che verosimilmente continuerà a saldare per tutto il resto della sua vita.

Tuttavia, prima di accomiatarsi da lei un'anziana septa le si appella ancora in quel modo, e le rammenta il vero motto della sua famiglia. Che ora più che mai sente di condividere, e si determina ad onorare fin nel profondo.

Se il Nord non dimentica, lei non perdona.

 

You're so consumed with how much you get
You waste your time with hate and regret

You're broken
When your heart's not open

 

Osservi dall'alto l'incedere ignaro della tua fanciulla, che erra tra gli spazi del maniero in cerca di uno scorcio dei suoi ricordi infantili, del conforto di memorie andate perdute ormai tra le macerie.

Difficilmente ne troverà qualcuno, ma nei recessi del suo animo già è consapevole che quella intrapresa mai potrà rivelarsi una visita di piacere. Seguirà ammantata di scuro una lenta ed obbligata processione funebre, a passo solenne, con espressione grave.

Dolente nella sua struggente bellezza.

La sua, d'altronde, è una perfezione esteriore ostentata al preciso scopo di occultare un animo tormentato, per proteggere quella fragilità spezzata che solo tu puoi scorgere. L'hai ricomposta con i suoi cocci più taglienti, continuamente affilata e rinsaldata con la tua ambizione e spirito di rivalsa. Dunque, ne conosci appieno tutte le potenzialità latenti ed i suoi intoccabili punti di rottura, che mai ti stanchi di rimirare soddisfatto, con penetrante perversione.

Accanto a te, gli occhi del giovane Bolton altro non notano che l'aggraziata figura della sua promessa sposa, che l'incantarlo e gli strappano un sentito apprezzamento.

Le labbra ti si piegano senza fatica in un sorriso, per quanto nulla sul tuo volto riesca anche solo a suffragarne sinceramente l'apparenza. E, quando si schiudono, il suono lezioso delle parole cui danno voce non è meno artefatto.

Perché anziché raccontare accorate di un sentimento indomato che brucia e consuma, narrano del tiepido e paterno affetto in cui gli avversi venti del Nord l'hanno costretto e soffocato.

Perché mentre comunicano preoccupazioni e speranze per le future sorti della tua protetta, lanciano sottili e velenose minacce a non osare arrecarle la benché minima sofferenza.

La prima allusione non viene colta, ma il secondo ammonimento è stato recepito in tutta la sua interezza. Lo comprendi dalla pronta rassicurazione che ti giunge in risposta. Troppo sollecita, come quella di un bugiardo incapace di mentire ed ansioso di dissipare i sospetti su di sé rannuvolati. Troppo puntuale, come un oracolo che sopravanza le richieste e carica il suo responso d'infauste profezie.

In uno scatto, ti volti a fronteggiare il tuo interlocutore. Ogni traccia di cordialità svanita, lasci cadere un silenzio gelido, tagliente quanto il tuo sguardo, che si stringe non dissimile a quello di un serpente nell'atto di studiare la propria preda prima d'assalirla.

Tuttavia, lui neppure tentenna, e lo sostiene indifferente col fare apatico che unicamente un vero Bolton potrebbe ostentare con altrettanta veemenza. Un cognome di cui si è fregiato solo da poco, e a cui non ha ancora avuto occasione di dar lustro.

Cionondimeno, per quanto alle tue orecchie non sia pervenuto alcun resoconto sulle memorabili gesta ed invidiabili virtù di lui in quanto lord, ben ti son giunte le voci che mormorano degli abominevoli passatempi e delle sadiche perversioni di Ramsay Snow. Si crede d'altro canto che nelle vene di un bastardo sia sempre il sangue più nobile a prevalere, che per assurdo siano proprio i figli illegittimi a meglio veicolare i tratti predominanti di un casato. E pare che non ci sia uomo in tutta Westeros votato quanto lui al compito di perpetrarne l'antica tradizione di torturare e scuoiare i prigionieri, per proprio diletto più che per ulteriori fini. Inoltre, che un tale abominio sia nato dallo stupro suffraga e giustifica appieno la sua maggiore, personalissima passione per insani battute di caccia all'inseguimento di ragazze da catturare, violare, gettare in pasto ai propri cani.

E, purtroppo, non c'è alcun modo efficace d'intimidire un predatore così esperto.

Ma, d'altra parte, soltanto uno stolto può illudersi di riuscire a cacciare una giovane in cui ribolle il sangue del metalupo.

 

Now there's no point in placing the blame
And you should know I suffer the same

If I lose you
My heart will be broken

 

In quel luogo soltanto, il tempo pare non essere mai trascorso. E' rimasto sospeso, perennemente interrotto là dove le tempeste infuriate dagli scontri tra i cinque re hanno abbattuto alle radici una dinastia millenaria.

Paradossalmente, la Winterfell dei morti è riuscita a preservarsi dal sacco di quella dei vivi, irriducibile. Scavata nel cuore della terra fino in profondità, per resistere alle ere. Diramata in centinaia di cunicoli ben più estesi della fortezza sotto cui si moltiplicano, per poter accogliere tutte le generazioni di un casato le cui origini si perdono nei recessi della storia, e le cui discendenze si auspicava perdurassero a guida del Nord ancora, almeno finché il ciclico susseguirsi degli inverni ne avesse richiesto la salda protezione.

Ed invece, le spoglie dei suoi ultimi esponenti mai andranno ad abitare i simulacri che gli sarebbero destinati. Impossibilitati dal corso degli eventi, condannati dalle loro stesse decisioni.

Suo padre, di certo, avrebbe disdegnato il beneficio di una degna sepoltura conservato al prezzo dell'onore. Potendo scegliere, avrebbe comunque voluto essere impiccato ed esposto sui rostri di King's Landing, per difenderlo da defunto con lo stesso irremovibile ardore che l'ha animato fino all'ultimo dei suoi respiri.

Sua madre, invece, sospettava che neppure aspirasse a trovarvi una collocazione. Il suo vero posto era a Riverrun, ed è una amara consolazione sapere che il suo corpo straziato è stato quantomeno accolto tra quelle correnti, che ha potuto riunirsi alle acque da lei in gioventù tanto amate.

Robb, poi, non avrebbe proprio potuto ricevere una morte più rassomigliante alle sue aspirazioni. Combattendo con la spada in pugno, in difesa della propria gente, versando sangue che i cantori avrebbero santificato fino alla fine dei tempi.

Sui suoi fratelli minori, infine, preferisce non indugiare. Non avrebbero mai dovuto conoscere gli orrori della guerra, esser recisi in così tenera età dalle sporche mani di un traditore. Solo quella ribelle inselvatichita di Arya, forse, avrebbe accettato di buon grado quell'alloggio sotterraneo. Visceralmente attratta dalle sue macabre atmosfere, ma ancor più allettata dall'opportunità di evadervi nottetempo, per infestare vendicativa ogni meandro di castello occupato dagli invasori.

Nella cattiva sorte, le loro anime sono dunque tutte riuscite a trovare una loro pace. Lei stessa, d'altronde, desidera mantenere ogni membro della sua famiglia ancora in vita, come parte di sé. Inoltre, se anche le loro ceneri fossero state presenti, non sarebbe mai riuscita a radunare abbastanza coraggio per visitarne le tombe. La sua coscienza non ne avrebbe retto l'insostenibile peso del biasimo, le sue colpe ne avrebbero trasformato l'omaggio in un imperdonabile affronto. Ha mischiato il proprio sangue a quello dei Lannister per costrizione, e si è resa complice dell'omicidio di sua zia in via del tutto inconsapevole. Ma offrirsi in sposa al bastardo di Bolton, legittimarne il dominio sulla loro passata dimora, concedersi a lui per perpetrarne l'immonda progenie, è una scelta infamante ed incondivisibile. Perché c'è un fine egoistico che l'ha mossa e contaminata in questa determinazione, e la motivazione della ritorsione non fa che rendere i mezzi con cui intende perseguirla ancora più riprovevoli ed imperdonabili.

Oltrepassati i cancelli che presidiano l'ingresso di quella dimensione rarefatta, si addentra nelle viscere della terra. Ben presto, i soli rumori udibili sono quelli amplificati dei suoi stessi passi, del suo respiro, delle gocce d'acqua che penetrano nella roccia. Persino i pensieri vengono sedati, troppo rumorosi e profani per turbare quell'eterna quiete che vuole invece custodire intatta, in cui sta cercando rifugio.

Fa scorrere la punta delle dita lungo le pareti in muratura, riassaporando il tocco dei suoi antenati lì dove le hanno levigate, ove hanno per sempre impresso le tracce del proprio passaggio. Coppie di colonne intervallano i vari loculi nella penombra, pietre miliari che cadenzano il percorso attraverso il corridoio lungo e stretto della cripta. Solo la fioca luce che filtra dall'esterno permette di scorgere le fattezze sui volti degli antichi lord, eternamente seduti sui loro troni. Delle spade li sigillano, impediscono ai loro spiriti di divagare irrequieti, mentre dei metalupi rimangono fedeli ai loro piedi, ne vegliano l'estremo riposo.

Lei ancora può riconoscerne le statue una ad una. Quelle, adesso, la ricambiano scrutandola con diffidenza.

Si avvicina alla prima di esse, ed incomincia a riaccenderne il lume.

Per ricostruire un edificio in rovina, non si può che partire dalle fondamenta.

 

Love is a bird, she needs to fly
Let all the hurt inside of you die

You're frozen
When your heart's not open

 

Il figlio ha ceduto il posto al padre, negli scambi ormai ostici della conversazione.

Il volto di Lord Bolton è sbiancato dal freddo, quasi cristallizzato dall'aria che sibila sferzante sui torrioni di Winterfell. Segnato dalle venature bluastre che troppi, insensati salassi gli hanno disegnato attorno alle palpebre, mai così evidenti. I suoi occhi acquosi ti fissano immoti, saldi ed eppure dispersi nel vuoto che separa i vostri sguardi.

Qualcuno più timorato di te, l'accosterebbe ad una di quelle creature che si narra vaghino ancora al di là della Barriera.

Dal tuo punto di vista, l'uomo che hai di fronte merita d'esser temuto ben più di qualsiasi leggenda.

L'espressione statica e la piatta intonazione della voce ne rendono imperscrutabili i pensieri, e la sua mente è troppo acuta per potersi manipolare con dei comuni raggiri. Refrattario alle mondanità di corte quanto all'arte dell'intrigo, il signore di Dreadfort evita con cura di ritrovarsi avviluppato nelle altrui trame ed intesse di proprio pugno, celato nell'ombra e nel silenzio, i complotti e le cospirazioni che più gli convengono. Il suo attuale potere, lo detiene in quanto è stato abbastanza avveduto da mantenersi padrone di se stesso, anziché cedere parte del proprio controllo in contropartita. A partecipare in prima linea al gioco dei troni senza lasciarsi trasformare in una pedina, ma arrivando a manovrare di persona gli svariati pezzi trovati disposti sulla scacchiera.

In questo, rinvieni un'indubbia affinità ed un'indole meritevole d'apprezzamento. Tuttavia, tra voi due permane un'essenziale differenza, quella per cui vanti nei suoi confronti un consistente vantaggio strategico. Perché mentre la sua posizione lo costringe ad esporsi, tu puoi permetterti di studiare il gioco altrui e dirigerlo da dietro le quinte.

Pertanto, ti lasci senza alcun dispiacere condurre dal suo passo. Cedendogli l'illusione d'esser nel pieno dominio di una conversazione di cui sei comunque tu, a tirare le fila. Se ti sei piegato a seguirlo come un cane, non è che per meglio poterlo pugnalare alle spalle.

Dunque, discorri imperturbato. Apertamente confidenziale, intimamente distaccato quale tuo uso e costume. Quello che ti sei cucito addosso sui modelli più in voga nella capitale, e rifinito negli anni al punto da vestirti quasi come una seconda pelle. E l'hai indossato così di frequente, ormai, che neppure ti poni il minimo scrupolo a mercanteggiare la virtù dell'erede di casa Stark in termini non troppo differenti da quanto faresti con una delle tue prostitute, nel garantirne le doti ad una clientela più esigente e sospettosa del consueto.

Non che alla mente fredda e calcolatrice dell'uomo che ti precede importi davvero, se la giovane abbia o meno preservato i petali del proprio fiore intatti. Acconsentirebbe all'unione del figlio anche con la più compassata delle meretrici, pur di consolidare il proprio governo sul Nord e assicurarsi la fedeltà dei suoi vassalli.

Ed infatti, non tarda ad interromperti per comunicartelo senza mezzi termini. Per mostrarsi sprezzante dell'ipocrisia, ed ancor più superiore a qualunque tuo tentativo d'inganno. Non si fida di te per nulla, né si sforza di nasconderti le riserve che nutre sulla tua persona.

E fa bene, ad averne. Tremendamente bene.

Cionondimeno, non riuscirà mai a scoprire le tue reali intenzioni se non quando per lui sarà ormai troppo tardi. Al momento può forse intuirle, di certo non prevenirle. Può allontanarti da sé con un pretesto, frapporre tra voi centinaia di miglia ed un'infinità d'incombenze, ma non arriverà mai ad ostacolarti per davvero. Anzi, il tempo è per te solo un alleato: ti permetterà di far ritorno nel clima più propizio, il cui arrivo stai ancora attendendo.

Inoltre, c'è un altro aspetto del vostro accordo da te opportunamente taciuto, e che mai potrà sospettare. Perché l'innocenza del tenero pettirosso che gli vai offrendo è in realtà già stata strappata via. Per la precisione, nel giorno non troppo lontano, eppur così remoto in prospettiva, durante il quale l'hai sorpreso a svolazzare ingenuo sulla neve. Hai interrotto il suo gioco infantile calpestando invasivo le impronte che vi aveva lasciato, strappato definitivamente le ali dei suoi sogni, e l'hai fatta tua. Resa tua. Legata a te nell'unica unione capace di durare per sempre, quella intangibile e indissolubile dei vostri spiriti.

Ed è proprio grazie a questo filo invisibile, se nessun uomo potrà mai realmente dividerti dalla tua Sansa.

Se neppure la cerchi, e già sai dove raggiungerla.

 

If I could melt your heart

We'd never be apart

 

Il presentimento l'aveva invero sfiorata, non dissimile dalla lieve carezza di quella piuma poco prima da terra rinvenuta e raccolta. Un oscuro presagio, rafforzato dalla sollecitudine con cui lui ha voluto ritrovarla, dalla premura con cui ha scelto di rivolgersi a lei.

Eppure, una volta in sua presenza lo vede titubare. Dilatare all'inverosimile il momento della verità. La giovane, però, ormai lo conosce abbastanza da poter leggere tra le sue righe. Non si lascia distrarre dai suoi racconti, e l'indovina comunque.

Nell'attimo in cui raggiunge quella certezza, comprende appieno anche le ragioni di tanta esitazione. Sono le medesime per cui si sente perduta, all'annuncio della sua partenza imminente. E quelle difese che finora era riuscita a mantenere salde si sgretolano subito, private del loro intimo supporto. Neppure se n'era accorta di quanto le fosse divenuto essenziale, l'unico baluardo a lei rimasto a sostenerla nel vuoto della solitudine e a proteggerla da sorti altrimenti, inevitabilmente infauste.

Ma a nulla valgono le sue proteste, se non a spezzarle la voce e a spingerla ancor più sull'orlo del crollo. Non lo trattengono che per poco, costringendolo a fermarsi e a rinsaldarla con alcune parole. Anche se non sono quelle, a rincuorarla. E' semmai la prospettiva da cui lui gliele rivolge, quelle di un futuro in cui crede così fermamente da aver convinto anche lei, sciocca disillusa, della sua possibile venuta. Ed è la maniera con cui la guarda, colma delle promesse di un'immagine appena tratteggiata, che l'avvince e l'attrae come mai le era successo prima.

Non il ritratto in cui un tempo aveva sognato di essere ritratta, in un ruolo passivo e perennemente in secondo piano, ma un dipinto in cui è lei a governare al centro della scena. In cui non sarà più costretta a trattenersi e a subire, potendo semmai giudicare e decidere della propria vita come di quella altrui. Ma in cui potrà più di tutto ritrovare la dignità perduta, e un nuovo orgoglio nel disporre davvero della facoltà di scegliere.

E per quanto ancora non sappia bene quali scelte andrà a compiere da quella posizione così insperata, c'è una volontà che già la anima. Una persona con cui desidera riempire quel quadro, nel posto in cui più ha bisogno di averla. Accanto a lei, sempre. A rinfocolare quella determinazione e quell'amore di sé che le è vitale per non ridursi in cenere. Quella sola fiamma in grado d'infonderle coraggio, e di accenderle dentro un calore che nessun altro uomo è mai riuscito a trasmetterle, ma solo a spegnerle sul nascere.

Per questo, non si sottrae quando lui le poggia una mano sulla guancia, e trattiene il fiato al suo tocco ormai tanto familiare. Liscio come il palmo della sua nobile mano, che tuttavia non scivola affatto via naturalmente, in una lieve carezza cortese. Quella che le riserva è una presa possessiva, che le afferra il viso e glielo trattiene, per rubarle il respiro ed il permesso di un bacio. Lo capisce, in quell'interminabile attimo fugace in cui sposta incerto gli occhi dai suoi fino a poggiarlo sulle sue labbra, per poi risalire di nuovo alle sue iridi azzure.

Lei non fa nulla, non dice nulla. Eppure, risponde a quello sguardo, e nel rispondergli acconsente. E tacitamente ricambia il bacio ricevuto nel momento stesso in cui socchiude gli occhi, accetta che quelle labbra increspate s'imprimano sulle sue.

La sensazione è ruvida, quasi sgradevole. Perché è un bacio che sa d'incesto, compiuto con un uomo che non solo è suo zio per parentela, ma quasi un padre d'adozione. Che deturpa dissacrante l'ambiente votivo in cui si trovano, ed infrange adultero il voto nuziale da cui è avvinta, a cui lui stesso l'ha legata.

Però...

C'è anche altro, che riesce ad avvertire. Un profumo fresco di menta, quella che sempre percepisce quando lui le si avvicina. Intenso e penetrante, che l'avvolge e la trasporta con sé. Con quella parte autentica, genuina che solo a lei osa mostrare, come lui è il solo a cui riesce ad esternare per davvero i suoi sentimenti superstiti. Non per reale fiducia, ma per quella condivisa comprensione che è tra loro sbocciata nel tempo. E poi, il modo in cui unisce le labbra alle sue la fa sentire proprio come lui già la vede e lei tanto si desidera. Come vuole e decide di diventare.

Così, in quel luogo di morte, il suo bacio la riporta alla vita.

Ed il suo cuore, per quell'istante, riprende a battere.

 

Give yourself to me

You hold the key

 

Ognuno ha un proprio vizio segreto, che costantemente cerca di tener nascosto al mondo ed altrettanto periodicamente riemerge prepotente quando ci si espone ad esso. Arrivando a sopraffarci nei momenti di debolezza, in cui più è difficile succedere nel resistere ai suoi sussurri tentatori.

Il tuo, è il dolce sapore di quelle labbra carminie.

Quale sia la ragione autentica per cui tanto ti hanno ossessionato, ti è impossibile spiegarlo e giustificarlo a te stesso in un'unica, esaustiva motivazione. Sin dalla prima volta che le hai incontrate ti hanno fatalmente colpito per la loro incredibile rassomiglianza a quelle di cui ti eri perdutamente innamorato, e ne hanno riacceso il sentimento e la speranza. Ti rendevano di nuovo un ragazzo nello spirito, ti restituivano la possibilità perduta di esser da loro corrisposto. Le sognasti fino alla compulsione, le desiderasti fino a violarle con impeto.

Eppure, ben netta era la linea di distinguo tra la presente immagine di lei e l'irripetibile, insostituibile ritratto di sua madre.

Il turbinio delle tue emozioni ti aveva tratto in inganno, offuscato fino a farti cadere in errore. Ma, avendolo già commesso, l'hai riconosciuto per tempo. Non ti sei lasciato distrarre oltre da quell'illusione, ne hai disperso il miraggio con ritrovata lucidità e ti sei concentrato su quanto realmente avevi tra le tue mani, potevi effettivamente conseguire.

Tuttavia, per quanto tu l'abbia fatto con una tale puntualità e precisione da esser giunto ormai prossimo alla tua meta, è nel frattempo avvenuto qualcosa d'imprevisto. Qualcuno d'inatteso, che non si è limitato a farsi plagiare e lasciarsi condurre com'era nei tuoi piani. Quella giovane che ha saputo stupirti e camminare al tuo fianco da pari, non più fantasma di vite passate, ma riflesso ideale di quelle presenti.

Così, ti sei innamorato di lei per davvero. Non del ricordo del giovane che eri e che neppure rimpiangi, ma di colei che ha saputo far breccia nell'uomo che sei e che aspiravi diventare.

Per questo, ambisci ancora alle sue labbra. Che già hai assaporato, ma di cui comunque non conosci l'attuale gusto. Chiedi prima loro il consenso, per evitare che possa rivelarsi troppo amaro nel ferirti con un rifiuto. Le ricerchi quindi con un bacio, per far tua quella dolcezza inedita e di cui avverti all'improvviso tutto il bisogno.

E sarebbe un bacio in astratto anche legittimo, laddove avessi come in passato scelto di posarlo amorevole sulla fronte di lei. Tuttavia, le ragioni che ti hanno spinto ad imprimerlo su quella bocca indifesa nulla hanno a che spartire con le motivazioni che avrebbero dovuto animarti. Poiché non vuole esser dato quale affettuoso commiato, ma come la confessione sofferta di una mancanza che già ti affligge. Né intendi esserle d'ipocrita conforto per i giorni bui che l'attendono, dato che soltanto una nitida e piena consapevolezza le permetterà di sopravvivere ad essi anche in tua assenza. Semmai, desideri rivendicare come tuo quanto fisicamente stai cedendo ad altri. Comunicarle che tieni troppo a lei per esporla ad un pericolo dal quale non possa difendersi, per abbandonarla al nemico senza la riserva mentale di riprendertela.

Non le hai detto nulla, eppure con quel gesto avverti d'aver parlato troppo. Perché anche se l'interrompi non appena te ne rendi conto, anche se tenti di dissimularne l'istinto e smorzarne l'ardore, quella è un'ammissione che più non potrai ritrattare.

E, ancora peggio, è uno sbaglio irrimediabile di cui, in tutta onestà, non ti penti minimamente.

Anzi, vorresti rifarlo ancora.

Indubbiamente, lo compirai di nuovo.

Non sai di preciso quando, però sei certo che avverrà: l'esperienza ti insegna che, una volta assuefatti, è impresa pressoché impossibile liberarsi da una dipendenza così squisitamente dannata. Da una passione che sa levarsi dentro di te in tumulto implacabile, inarrestabile. Lei travolge e conquista ogni tuo dominio, col solo sguardo. Limpidamente disarmante.

Controllo.

Ne hai necessità, te lo imponi, lo riguadagni. Su te stesso, sul discorso, sulle vostre dinamiche. Esaurendo le parole da comunicare ed il tempo da condividere.

Fai per lasciarla con una rassicurazione, quand'ecco che lei ti coglie una volta in più alla sprovvista, ti tranquillizza a sua volta. Per quando tornerai, promette di crescere e diventare. Adulta e matura, sposa e signora.

Dovresti sentirti compiaciuto di questo suo saluto, ed invece avverti il tuo cuore vacillare in pericolo. Perché lo leggi nella fredda determinazione del suo sguardo, che diverrà la donna da te tanto desiderata in breve, e più rapidamente di quanto potrai mai attenderti. Perché lo temi dal gelido tono con cui pronuncia quella frase, che possa realizzarsi in tali vesti al punto da identificarsi con esse, da vestirle e spogliarle anche al tuo cospetto. Puoi cercare di ritardare in lei la coscienza del potere che su di te esercita, tuttavia già sai che, qualora si risolvesse a sfruttarlo, non potrai né vorrai sottrarti ad esso.

E quel giorno, quando arriverà, sarà l'inizio di una perdizione in cui ti smarrirai compiacente, il principio di un trasporto che condurrà alla tua rovina.

 


N/A - H^o^la!
Ebbene, come spero si sia compreso, filo conduttore di questa fic non è solo la canzone che ho scelto come base, ma un sentimento comune ad entrambi i suoi protagonisti. Per Sansa, l'amore perduto per la propria casa e la propria famiglia, che mi ha spinto a scrivere di lei al passato in cui si proietta e nella terza persona in cui si vede vivere. Per Littlefinger, quello cinico per se stesso e l'arte dell'intrigo, che mi ha portato a narrare di lui al presente su cui è focalizzato e nella seconda persona del suo Io più consapevole. Eppure, nonostante le speranze spezzate di lei ed il cuore ormai congelato di lui, mi piace pensare che nell'altro riescano entrambi a ritrovarsi abbastanza da provare di nuovo, in una maniera indubbiamente malsana ma pur sempre autentica, l'essenza di questa emozione. Pertanto, se le prime scene le ho associate ognuna ad una strofa della canzone, gli ultimi due PoV li ho idealmente riuniti sotto i ripartiti versi del suo ritornello. Questa era dunque la mia idea di base, poi sul suo effettivo conseguimento non posso che rimettervi ai vostri giudizi, nel bene o nel male che siano. In ogni caso, grazie di cuore del vostro tempo e della lettura!
XOXO

Evee

   
 
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