Fanfic su artisti musicali > Ed Sheeran
Ricorda la storia  |      
Autore: MaryS5    10/05/2015    3 recensioni
Questa è una piccola One shot su Ed.
Dal testo: "Osservava con apparente attenzione le sue scarpe da ginnastica colorate che scricchiolavano al contatto con la strada sterrata."
Per favore fatemi sapere che ne pensate. ;)
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ed Sheeran
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Era una piacevole mattina, Ed stava passeggiando per le vie di Londra con la sua inseparabile chitarra legata dietro la schiena. Il sole picchiava sopra la sua testa, decorata dai capelli rosso intenso. 

La fronte era imperlata di sudore per via della lunga e stancante passeggiata, sorprendentemente piacevole.
Anche la t-shirt azzurra era leggermente bagnata, ma lui sembrava non prestarci molta attenzione.
Procedeva con lo sguardo incollato ai piedi, ignorando la gente che lo fissava per qualche secondo, piena di stupore, ma con sua grande meraviglia, non lo interrompevano nel suo momento di relax.
Osservava con apparente attenzione le sue scarpe da ginnastica colorate che scricchiolavano al contatto con la strada sterrata.

Si fermò un attimo alzando gli occhi al cielo che si illuminarono immediatamente alla vista del sole brillante.


Gli piaceva tantissimo prestare attenzione alle cose che lo circondavano, gli alberi, il cielo, gli uccelli, le foglie, le persone, qualsiasi cosa attirasse la sua curiosità.
Abbassò le palpebre, cercando di godersi al meglio quel fugace momento di tranquillità e lasciandosi colpire dai violenti raggi del sole, mentre ascoltava attentamente il dolce suono del vento.

Con un respiro profondo si passò la mano destra tra i capelli scombinati per poi tornare a guardare davanti a se.
Si lasciò sfuggire un sorriso compiaciuto, per via di tutta quella tranquillità che lo circondava.

Appena ebbe ripreso fiato ricominciò a muoversi con lentezza, incurante degli sguardi gravosi della gente che, fortunatamente, continuava a procedere senza prestargli troppa attenzione.
Arrivò davanti ad un piccolo e gradevole ponticello, che si specchiava su un fiume leggiadro.
Le piastrelle candide riflettevano nitidamente la sua immagine.

A metà strada, nel posto più elevato del ponte, si fermò appoggiandosi delicatamente al parapetto di pietra e facendo scivolare lo strumento dalle sue spalle, per poi poggiarlo sul pavimento chiaro.

Volse lo sguardo verso un vecchio arbusto con le foglie verde acceso, mentre dava le spalle all’acqua brillante che rispecchiava la luce del sole.
In un certo senso, in quel momento, si sentiva come lui, estraneo a tutta quella gente che correva avanti e indietro, incurante di ciò che aveva intorno e preoccupandosi solamente delle proprie commissioni.

Una folata di vento colpì improvvisamente chiunque si trovasse sotto il suo bersaglio.

Magicamente, dalle foglie dell’albero fuoriuscirono dolci petali bianchi che si librarono nell’aria compiendo capovolte, rigirandosi e fluttuando leggeri.

I petali, che si erano staccati dai fiori nascosti dalle foglie dell’albero attorcigliato di rami, investirono con leggerezza le persone intorno a loro, compreso Ed che si lasciò trasportare in una risata liberatoria.
Guardò velocemente i passanti vicino a lui, curioso di vedere la loro reazione, ma con delusione li vide sbracciarsi nervosamente, mentre cercavano di ripulirsi i vestiti.
Ancora con i capelli pieni di petali che operavano un forte contrasto provò un certo fastidio verso di loro e in quel momento si sentii veramente in simbiosi con il vecchio arbusto, infondo anche lui adesso era ricoperto di fiori.

Come facevano a non rimanere colpiti per uno spettacolo così meraviglioso ed elegante?

Irritato, impugnò senza pensare il manico della sua chitarra, se la portò al petto e si avvolse la cinghia, che la sosteneva, intorno alle spalle.

Cominciò a pizzicare morbidamente le corde, rilassandosi automaticamente, come se fosse stato sotto l’effetto di un sedativo potentissimo.

Chiuse gli occhi lasciandosi portare dalle note che uscivano casualmente dallo strumento, ma che coincidevano come pezzi di un puzzle.

Purtroppo quel momento tranquillo terminò in breve tempo.
Tutto d’un tratto si sentì insolitamente irrequieto. Si bloccò osservandosi velocemente intorno. Niente, non c’era nessuno che lo stesse disturbano.

Continuò a concentrarsi sulla sua canzone improvvisata, ma quella sensazione non si allontanava, lo tormentava ancora.

Non sapendo come farla sparire, chiuse forzatamente gli occhi, imponendo alla sua mente di prestare attenzione a ciò che stava facendo.Ma ciò non lo aiutò.

La chitarra cominciò ad emettere dei rumori fastidiosi e sgradevoli, invogliata dalle mani del ragazzo.

Strinse con forza il manico dello strumento serrando ancora gli occhi.
L’ansia non passava nemmeno in quel modo.

Spalancò gli occhi, ormai stanco di sforzarsi e si guardò nuovamente intorno.

Tutto sembrò farsi più scuro, i rami dell’albero che gli erano piaciuti tanto, adesso erano ingarbugliati e bui.
Le foglie erano diventate verde scuro, quelle fronde sembravano quasi minacciose.
Il vento si era fatto più forte, ma non infondeva più la stessa tranquillità.
Le persone, che si stringevano tra i cappotti pesanti, adesso non lo guardavano più, lo ignoravano completamente, sembravano fredde, distaccate, arrabbiate, chiunque gli rivolgesse un piccolo sguardo lo faceva con disprezzo e lui non riusciva a capirne il motivo.
Nemmeno il sole lo riscaldava con i suoi raggi, le nuvole grigie lo avevano nascosto completamente, diffondendo un’aria cupa, quasi macabra e soffocante.

Si sfilò la chitarra spaventato, non sapeva perché fosse tanto agitato.
Posò senza attenzione lo strumento sulle mattonelle che erano diventate sfocate, sembravano sporche e, la chitarra, cadde pesantemente a terra producendo un grande frastuono.
Non si preoccupò di rialzarla e controllarne le condizioni, come avrebbe fatto di solito.

Fece qualche passo incerto verso i passanti, ma se ne pentì subito indietreggiando velocemente. Riuscì a scorgere una figura oscura che lo fissava nascosta dietro al tronco dell’albero.

Percepì il sudore scorrergli pesantemente sulle tempie e appoggiò i palmi delle mani nel parapetto dietro di se.

Continuava a vagare con lo sguardo, confuso, tra la folla di persone che si stava facendo sempre più prorompente, ritornando poi alla strana figura.
La vide compiere un movimento lento e indietreggiò fino a quando gli fosse possibile. Sentiva il cuore battere velocemente, le pupille dilatate non smettevano di muoversi.

Riuscì a scorgere la figura che tentava di gettarsi sopra di lui in un movimento quasi inumano. Estremamente terrorizzato si spinse indietro, impigliandosi goffamente i piedi tra la cinghia della chitarra.
Quel movimento lo fece sporgere ancora indietro, più di quanto gli fosse consentito, riuscendo a sfuggire a quella “cosa”, ma superando il parapetto e cadendo con un urlo lacerante tra le acque scure del fiume.

Annaspando cercò di urlare, di chiedere aiuto, ma non riusciva a farlo. Non uscivano le parole dalla bocca.

Le onde, mosse dal vento, cominciarono a sbatterlo violentemente nell’acqua da cui cercava di sfuggire.
Gli sembrava essere stato legato a qualcosa di pesante che lo spingeva infondo.
Provò a muovere le braccia con forza, cercando di far somigliare i suoi movimenti, il più possibile, ad un’azione di nuoto.
 Sembrava tutto inutile.

Le mani scivolavano nell’acqua senza produrre nessuna reazione di galleggiamento.
Più si muoveva, più andava giù.

Rivolgendo la testa verso l’alto, per poter respirare, continuava a dimenarsi con foga.

Non riuscì a vedere più il cielo cupo e il ponte sospeso sopra di se.
Ormai si presentavano solo come ombre nell’acqua buia.

L’aria non gli arrivava più ai polmoni.
Provava ripetutamente a risalire a galla, ma senza alcun risultato.

Ogni suo tentativo di prendere aria veniva smorzato dall’acqua che, al contrario, lo circondava. Si dibatteva ancora. Non voleva mollare.Non doveva mollare.

Non riusciva più a respirare.
L’acqua lo soffocava, insinuandosi nella sua bocca e scendendogli nei polmoni ormai annacquati.

Disperato si chiese perché nessuno facesse niente.
Possibile che non l’avessero visto cadere?! Non poteva farcela da solo.

Le forze lo stavano abbandonando, mentre continuava a scendere sempre più in basso dove il buio si faceva più intenso.

I vestiti che, al suo contrario, galleggiavano verso l’alto impedivano ancora di più i suoi movimenti già frenati dall’acqua che si faceva più pesante e gravava su di lui. La vista gli si fece appannata.
Ogni movimento era diventato estremamente faticoso e il bisogno d’aria era presente più di ogni altra cosa.

Ad un certo punto gli sembrò che anche l’acqua cominciasse a muoversi a suo piacimento.
Stava .. evaporando?
Era circondato da piccole bollicine che lo confondevano più di quanto già non fosse.
Sembrava fosse immerso dentro una bottiglia d’acqua frizzante che veniva sballottata con forza.
Non riusciva a salire. Non riusciva a muoversi. Non riusciva a respirare.

Tutto gli sembrava paurosamente confuso.

Istintivamente apriva la bocca, desiderando, più di ogni altra cosa, aria, ma sapeva perfettamente di non poterla avere.

In quel momento l’aria gli sembrava il bene più prezioso del mondo, avrebbe fatto qualunque cosa per averne un po’.

Quelle strane bollicine continuarono ad avvolgerlo, con più potenza di prima, arrivando a fargli toccare quasi il fondo, che sembrava non giungere mai.

Preso da un isterico panico serrò gli occhi, la bocca e strinse le braccia e le gambe intorno al suo corpo.

Aprendo violentemente le palpebre urlò più forte di quanto avesse mai potuto fare.

Si guardò intorno confuso e respirando affannosamente.
Era nella sua camera, seduto sul suo letto, non infondo ad un fiume spaventoso.

Era stato solo un incubo. Le gocce di sudore, che aveva sulla fronte, scivolarono velocemente sul viso, contornando delicatamente il suo profilo.

Si passò entrambe le mani nella faccia, in uno graziato tentativo di risvegliarsi e, allo stesso tempo, ripulirsi dal sudore.

Guardò ancora la stanza cercando di mettere a fuoco gli oggetti che lo circondavano.
Le lenzuola del suo letto erano in disordine, scomposte ed erano avvolte intorno alle sue gambe, immobilizzandole.

Le scostò rapidamente, per poi alzarsi con foga.

Guardò distrattamente fuori dalla finestra accanto al letto. Era l’alba.

Prese la chitarra, che portava sempre con se, con il tentativo di tranquillizzarsi e si accomodò sul cornicione della finestra, osservando la sua amatissima città.

Come faceva migliaia di volte cominciò a pizzicare le corde, mentre osservava i pochissimi passanti coraggiosi che si preparavano ad affrontare una dura giornata di lavoro.

Cominciò ad intonare una canzone, sorridendo e socchiudendo gli occhi azzurri.
Non avrebbe desiderato di meglio per riprendersi da un brutto sogno.
La sua città, la sua casa, la sua chitarra e la sua vita, che amava tantissimo e da cui traeva ispirazione in ogni momento.



FINE
Angolo dell'autrice: salve a tutti! questa è la mia prima ff su Ed, quindi per favore ditemi cosa ne pensate. ho passato un pomeriggio intero per pubblicarla, quindi, vi prego non rendete i miei sforzi vani. :'( grazie a tutti quelli che recensiranno oppure che leggono fino alla fine!  
  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Ed Sheeran / Vai alla pagina dell'autore: MaryS5