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Autore: imperfectjosie    12/05/2015    2 recensioni
« Scusami » cominciò lo sconosciuto, soffocando un'altra risata, prima di ricomporsi e tornare vagamente serio « Mi chiamo William, prometti che non urli se decido di farmi vedere? »
Il tono sembrava instabile, sicuramente alcolico. Kat rimase in silenzio per un po', incrociando le gambe sulla sedia e spiluccando un po' di patatine nel sacchetto accanto al notebook.
Quella richiesta le sembrò talmente strana, da farla sghignazzare.
« Perché dovrei urlare? Hai tre occhi? » azzardò incuriosita.

| Alex/Kat |
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alex Gaskarth, Jack Barakat, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Fandom: All Time Low
Rating: Yellow (per il linguaggio)
Pairing: Alex/Kat (nuovo personaggio) - A dire il vero non ha un reale pairing questa storia, però se proprio gliene vogliamo dare uno...!
Note: Omegle. Un bel sito, su cui si possono fare strani incontri notturni. Kat lo sa bene, anzi, lo scoprirà una sera di Luglio.
Josie's corner:
Heeewlllaa.
Scusate, non so cosa dire AHAH
A dire il vero sono immersa nella scrittura di un'altra fanfiction, un regalo per una personcina davvero speciale (che mi strozzerà a breve, ma va tutto bene. Julie tvb) Però ho trovato questa piccola perla nell'hard disk, scritta l'anno scorso. Rileggendola, credo di non averla voluta pubblicare perché sostanzialmente è solo un sogno ad occhi aperti. Qualcosa che maimaimaimai capiterà, senza inizio né fine. Diciamo che è "incompiuta". Però mi sembra abbastanza carina. Senza pretese, piuttosto corta, insomma, l'idea è quella di leggerla se non sapete cosa fare e volete sprecare dieci minuti di vita! #wastinglife 
Josie è un vulcano di idee spento ultimamente, volevo pubblicare anche una vecchia Jalex che ho trovato, ma per ora ve la risparmio AHAHA Devo riuscire a chiudere tutte le vecchie long.
PS: Molti di voi mi hanno chiesto quando avrò intenzione di continuare "Somewhere in Neverland" nel fandom dei Simpson! Una bella domanda, purtroppo al momento sono in pausa sui vecchi lavori e credo che ne abbandonerò qualcuno per strada. Non temete, quella Bart/Lisa ho intenzione di terminarla, perché ci sono affezionata.
Che altro dire?
Enjoy the read, luv y'all 
Josie.
 


Therapy


 

Era una notte afosa di Luglio, una di quelle in cui non sapevi mai cosa fare. Dormire sembrava impossibile, nonostante la stanchezza che le avvolgeva i muscoli delle gambe.
Era rimasta in piedi tutto il giorno, girando come una forsennata per il locale con il solito vassoio in mano. Certo, lavorare in un pub poteva anche avere i suoi vantaggi! Sicuramente, si disse, non avrebbe sopportato un impiego statale chiusa in qualche ufficio a stampare fogli A4.
Kat si definiva una ragazza piuttosto dinamica. Iscritta in piscina fin da quando era piccola, manteneva le sue giornate sempre attive, spesso rimettendoci la salute.
Troppo stress poteva seriamente compromettere il sistema immunitario e il padre non mancava mai di farglielo notare, creandole non pochi disagi quando intorno al tavolo della cena domenicale si aggiungevano pure i suoi cugini.
Con la più grande di loro, Faith, Kat aveva un rapporto d'amore/odio, sbocciato in quella che sua madre definiva “instabilità adolescenziale”. Sempre in competizione, su qualsiasi cosa. E, ripensando a come era cominciata l'ultima sfida, la ragazza lanciò con stizza il resto dei vestiti sulla sedia girevole della scrivania.
Quella pazza bionda aveva deciso di farla impazzire! Sapendo perfettamente della sua passione per gli All Time Low, si era decisa ad iscriversi al gruppo degli hustlers, nonostante nei fatti non conoscesse neppure un pezzo della band. Ma poco importava, il fine era farla morire d'invidia. Piano andato in fumo, almeno finché la stronza non aveva vinto un meet&greet, mandandole poi su WhatsApp i vari selfie con Alex e Jack.
Insopportabile. Dal nervoso, Kat non aveva toccato cibo per tutto il giorno, tentando di distrarsi con scarso successo e aiutando il suo capo a riordinare i Menù del locale, controllando che non ci fossero errori di battitura.
Tutto sommato, però, la sua vita scorreva tranquilla. Le piaceva. Amava il suo lavoro, amava il fatto di potersi prendere alcuni giorni liberi per raggiungere i concerti a cui sperava di andare e, soprattutto, il non doversi mettere una divisa per lavorare!
Quella sera afosa, dopo aver riordinato un po' la stanza, si sistemò davanti al computer, indecisa se aprire la pagina di EFP, oppure chiudere tutto e godersi un bel film. Optando per la prima opzione, si legò i capelli in una coda di cavallo, strizzando un po' gli occhi azzurri per abituarsi al fascio di luce dello schermo e lisciandosi la canottiera bianca di cotone.
Faceva un caldo tremendo, nonostante fosse mezzanotte passata, eppure non aveva granché sonno. Sperava che con la lettura Morfeo la andasse a trovare, perciò cominciò a scorrere i vari fandom trovando quello che cercava. Si imbatté in una Jalex abbastanza breve, ma curiosa.
Aprì la pagina, cominciando a leggere.
Dopo il primo capitolo - in cui Alex abbandonava la band dopo un furioso litigio avuto con Jack - il piano della scrivania prese a vibrare. Sbuffando, si sporse per raccogliere il suo iPhone osservando lampeggiare l'ultimo messaggio ricevuto sul gruppo di WhatsApp. Quel gruppo che racchiudeva una ventina di persone come lei, amanti della solitudine e della musica.
Un gruppo per gli All Time Low, per riunire gli hustlers. Si accorse che Josh aveva scritto una delle sue solite stronzate, ma scorrendo più in basso, trovò il messaggio in questione.
Meg le chiedeva se alla fine era riuscita ad andare su Omegle.
Kat arricciò il naso, digitando un paio di lettere sulla tastiera e abbandonando il telefono da qualche parte sopra alla scrivania.
La sua amica le aveva spiegato quanto Alex e Jack amassero cazzeggiare su quel sito e che, con un po' di fortuna, avrebbe potuto fare una videochiamata con loro, ma non solo Kat era scettica, l'idea la rendeva nervosa.
Non che la cosa le dispiacesse! Tuttavia era convinta che non sarebbe riuscita a sostenere una discussione con quei due neanche provandoci per dei mesi! Un po' per il suo essere incredibilmente timida ed introversa, un po' perché dubitava che la fortuna l'avrebbe assistita in ogni caso!
Terminò la fanfiction, lasciando una breve recensione di apprezzamento e spostando la freccetta del mouse sull'icona di spegnimento. Rimase lì per qualche secondo, mordendosi un labbro prima di aprire una nuova finestra.
« Ma che diavolo sto facendo? » domandò al nulla, sbuffando quando per l'ennesima volta si ritrovò a sbagliare il nome del sito.
New York sapeva essere crudele. Fuori dalla finestra, il rumore di un'ambulanza in corsa la costrinse a chiudere la tapparella, lasciando del poco spiraglio d'aria solo un mero ricordo.
Tornò a sedersi, avviando il motore di ricerca fino a riuscire nel proprio intento. Il sito in questione appariva piuttosto scarno, ci mise un paio di secondi prima di riuscire a capire come funzionasse. Saltò almeno due o tre imbecilli con l'uccello al vento, ricordandosi del motivo che l'aveva spinta ad abolire qualsiasi sito fosse analogo a Chatroulette.
Il quinto era un ragazzo piuttosto carino, sulla ventina. Portava una maglia dei blink-182, un piercing al sopracciglio e un bel sorriso contagioso.
Kat rispose ad alcune sue domande sul come fosse la vita a New York, scoprendo in seguito che lui era italiano e complimentandosi per il suo Paese. Amava l'Italia, adorava la pizza. Sarebbe potuta morire felice in quel posto!
Quando il ragazzo dovette uscire e spegnere il PC, Kat salutò un po' dispiaciuta i suoi occhi scuri, passando al prossimo “partner”.
Inarcò un sopracciglio alla vista della cam completamente nera, provando a muovere il cavo d'alimentazione e il jack audio, convinta che fosse un problema del suo computer, ma si accorse che il tutto era dovuto all'idiota oltre la web, notando un pollice sobbalzare al suono di una risata sottovoce.
« Hai finito? » domandò ironica, corrugando la fronte.
Era convinta fosse un ragazzo, la mano davanti al suo viso sembrava troppo grossa per essere femminile, perciò andò sul sicuro quando gli diede dell'idiota all'ennesimo tentativo di copertura dell'immagine!
« Scusami » cominciò lo sconosciuto, soffocando un'altra risata, prima di ricomporsi e tornare vagamente serio « Mi chiamo William, prometti che non urli se decido di farmi vedere? »
Il tono sembrava instabile, sicuramente alcolico. Kat rimase in silenzio per un po', incrociando le gambe sulla sedia e spiluccando un po' di patatine nel sacchetto accanto al notebook.
Quella richiesta le sembrò talmente strana, da farla sghignazzare.
« Perché dovrei urlare? Hai tre occhi? » azzardò incuriosita.
L'altro rise, confondendola ancora di più. Quel suono le sembrava di conoscerlo e quando la mano lasciò spazio al volto di Alex Gaskarth, il respiro le morì in gola.
« È morta Lex, bel colpo! » commentò una voce divertita di sottofondo, accompagnata dalla figura ciondolante di Jack Barakat che nel frattempo si era avvicinato, prendendo il suo posto nello schermo del portatile.
« Piantala di fare il coglione e levati dal cazzo, è il mio turno stasera! » fu la risposta poco carina del cantante. Jack non sembrava comunque intenzionato ad ubbidire.
Mosse la mano su e giù, in quello che a Kat sembrava un tentativo di farla rinvenire. Funzionò, stranamente. La ragazza sbatté le palpebre più volte, avvicinandosi allo schermo.
« S-Sono viva, più o meno, ma... voi che ci fate qui? »
Poi si diede della stupida.
Poteva uscirle domanda più inutile e insensata?
Alex ridacchiò e Kat si perse a guardarlo. Portava i capelli un po' più corti, una maglietta smanicata bianca con una scritta che non riusciva a leggere completamente e aveva il solito sorriso abbozzato che tanto faceva sospirare le sue fans! Per una frazione di secondo, Jack non esisteva più.
« La noia, dolcezza! E tu? » rispose il leader, addentando un biscotto al cioccolato grosso quanto la sua testa!
La ragazza ridacchiò, cominciando a credere di stare sognando, dunque si comportò come se si trattasse di uno scherzo del suo subconscio. Si rilassò, semplicemente, trattandoli entrambi da amici. O meglio, da persone completamente normali.
Alex se ne stupì quando la sentì lamentarsi della cugina, del lavoro che non le lasciava neppure il tempo per andare a pisciare e del suo sogno di visitare Baltimora.
« Baltimora è interessante da girare, soprattutto la sera! » commentò il cantante, spostando il portatile per inquadrare la stanza.
Era una camera d'albergo ampia e pulita. Il letto sembrava comodo. Kat si morse un labbro per non uscirsene con una battuta poco casta. Poggiato contro il muro, intravide Jack - che nel frattempo si era allontanato - smanettare con il telefono, almeno finché Alex non riportò l'attenzione su di sé.
« Posso chiederti cosa ci fai in casa il fine settimana? » 
« Io lavoro in un pub. Ormai l'idea di uscire e ubriacarmi non è più così allettante! » rispose ironica, cercando con il braccio la bottiglia d'acqua fresca.
Alex le sorrise, facendola arrossire d'imbarazzo. Pregò che non se ne accorgesse, contando sui pochi pixel del monitor e sentendosi l'ultima delle cretine.
Che diavolo le prendeva? Dopotutto sembrava un ragazzo normalissimo. Prese un lento respiro, tornando a fissare il monitor. Alex stava armeggiando con qualcosa che non riusciva a vedere, ma non glielo chiese, si limitò ad ascoltarlo.
Aveva la solita voce calda, un po' assonnata.
« Sei single, ragazza? » domandò a bruciapelo, sollevando la testa per poterla guardare meglio. Doveva essere arrossita parecchio, visto il mezzo sorriso divertito del chitarrista. Kat si mosse a disagio sulla sedia, torturandosi una ciocca con le dita e decidendo di stare al suo gioco.
« Per adesso sì. Con Lisa come va? »
Una risata riempì le cuffie. Dovette abbassare il volume per non farsi saltare un timpano! Alex aveva preso a ridere, con gli occhi rivolti al soffitto e non accennava a smettere. Sentì distintamente anche l'ilarità di Jack in sottofondo, ma non le diede troppo peso, aspettava con ansia una risposta.
La frase doveva uscire ironica, eppure tradiva una vena di sincera curiosità.
Quando il ragazzo si ricompose, le regalò uno dei sorrisi più belli che Kat avesse mai visto, dolce e malinconico.
« Diciamo che non ero l'unico ad amarla » 
Gli occhi di Kat si spensero. Capiva perfettamente quella sensazione e l'idea che Alex avesse sofferto come lei, un po' la intristiva. Sapeva quanto teneva a Lisa, stare insieme fin dai tempi della scuola era un grosso impegno e lui ce la stava mettendo tutta... per cosa, in fondo?
« Le persone non si meritano niente » sussurrò, dando un filo di voce al primo pensiero che riuscì a formulare.
Un suono atono, colmo di dolore e rimpianti. Alex inarcò un sopracciglio sorpreso, prima di avvicinarsi alla webcam e richiamare la sua attenzione.
« Hey, non essere triste! Dove vivi? » incalzò euforico, pregustando il momento in cui l'avrebbe vista. Magari ad un concerto, magari sarebbe stato proprio lui a regalarle i biglietti e anche un pass.
Il viso della ragazza si illuminò appena. Gli sorrise, sistemandosi una spallina della canottiera.
« New York! »
« Sembra perfetto, sai? Saremo lì tra due settimane esatte per il tour » commentò entusiasta, sorridendole.
Kat rispose a quel sorriso con la stessa speranza, mostrando al ragazzo la fascia del loro ultimo concerto.
« Wow! »
« Aspettavo di vedervi ancora dal vivo, grazie Alex » ribattè, moderando il tono di voce e lasciando scivolare sulle corde vocali una lieve vibrazione d'imbarazzo ed emozione.
Alex sembrava sinceramente colpito da quella ragazza. Non urlava, non lo tempestava di domande, né gli chiedeva foto o pass o qualsiasi altra cosa normale per una fan. Semplicemente rimaneva lì, ad ascoltarlo, trattandolo come una persona qualsiasi.
Il suo ego urlava, ma ciò che era rimasto dell'adolescente inglese gliene era profondamente grato! Soffiò una mezza risatina, tenendosi la guancia destra con il palmo della mano. Stava per risponderle, quando il testone di Jack lo anticipò, prendendosi gran parte dello schermo.
Kat sobbalzò alla vista di quel naso, ridendo quando si accorse che il moro era a petto nudo, eccezione fatta per un reggiseno rosa shocking, davvero fuori luogo!
« Ti sei fatto una nuova groupie, Lex? Piacere, io sono quello figo della band! » cinguettò, ancheggiando con i fianchi abbastanza da dar fastidio all'amico, che dietro di lui continuava a spostargli il culo verso destra, maledicendo il giorno in cui aveva deciso di sedersi al suo stesso tavolo in mensa e dargli corda!
« Levati dalle palle, Bassam, stiamo parlando di cose serie qui! » lo apostrofò, spintonandolo così forte, da farlo cadere con il culo per terra. E al suono di un “Vaffanculo Gaskarth” appena udibile, Kat rise fino alle lacrime, asciugandosi una guancia e godendosi la compagnia della risata di Alex.
« È sempre così? » si informò, ancora divertita quando sentì Barakat lanciare imprecazioni all'indirizzo del compagno.
« Ma pure peggio! » ribatté il chitarrista, sgranando gli occhi all'ingenuità della ragazza.
Davvero pensava che quello fosse il livello più basso di Jack Barakat? Aveva molto da imparare!
« Ti farò avere quei biglietti, comunque! E un altro regalo un po' più esclusivo » disse infine, tornando vagamente serio.
Una sola domanda affollava la mente della cameriera: Perché lei? 
Avrebbe potuto scegliere in un gruppo milionario chi, con tutta probabilità, si meritava più del semplice privilegio di assistere ad un loro concerto. Eppure Alex, dopo nemmeno un'ora di videochat, l'aveva scelta. Semplicemente, con la stessa scioltezza che ti spingeva ad invitare un amico al cinema.
« Alex, io- » cominciò, torturandosi le dita e non sapendo bene come dar voce ai suoi dubbi.
Perché ne aveva tanti.
I contatti, anche quello c'era da mettere in conto. Dubitava che avrebbero potuto scambiarsi il numero di telefono, ma era logico pensare ad una e-mail. Non di certo quella personale, la stessa che usavano i vincitori del meet&greet quando dovevano ricevere informazioni.
Trattenne il fiato, poi lo vide sorridere.
« Non lo so... direi che dipende più da te. Sei una strana fan, mi piacerebbe conoscerti di persona » disse infine, spintonando nuovamente la schiena di Jack, che nel frattempo aveva riprovato ad avvicinarsi.
Kat rimase in silenzio per un po', aprendo bocca solo per domandargli una cosa davvero stupida, se ne pentì immediatamente, ormai però era troppo tardi.
« Alex? » 
« Cosa? »    
« Mi suoneresti Therapy? » 
 Serrò le labbra subito dopo, arrossendo di pura vergogna. Ma Alex le sorrise, facendole il gesto di aspettare con un dito e sparendo per qualche secondo.
Lo vide scavalcare Jack, per poi tornare a sedersi davanti a lei, con una acustica in mano.
« Quante volte te l'hanno chiesto? » domandò a bruciapelo, sorridendo mesta.
Alex sbuffò, roteando gli occhi.
« Credo di aver perso il conto! »
« Mi dispiace... non devi farlo per forza se non vuoi » disse, affievolendo il tono di voce e guardando la reazione del chitarrista. Di tutta risposta, lui si pettinò il ciuffo con una mano, adagiando lo strumento sulle gambe e lasciando scivolare due dita su alcune corde.
Osservò euforico il corpo della ragazza avere un leggero brivido. Ma c'era una cosa che Alex non sapeva, e non poteva immaginare: quella canzone le era servita per ricominciare.
Stravolgere tutto ciò che nella sua vita non andava, riscrivere interi capitoli, chiudere porte in faccia a chi non meritava neppure un sorriso e mascherare la tempesta che portava dentro con un'insolita appena accentuata felicità apparente.
Decise che quella sarebbe stata la prima cosa che doveva sapere di lei.
« Tutto bene? Parto? » domandò ansioso, quando la vide perdersi per qualche attimo.
Kat si riscosse, annuendo con vigore. Strinse forte i pugni sulle cosce, mentre le note della canzone partivano, riempiendole le orecchie.
Non c'era nessun inganno, quella che stava ascoltando era proprio la voce di Alex Gaskarth. Lontana dalle urla della folla, dalle distorsioni delle chitarre sul palco. Semplice, pura e pulita. La trovò ancora più bella.
Lo guardava esibirsi davanti ad una webcam e lo invidiò per essere riuscito ad afferrare il suo sogno più grande. Poi si ricordò di quello che albergava in lei e lo ringraziò mentalmente.
Avrebbe passato del tempo insieme a chi, senza neppure rendersene conto, era riuscito a rendere la sua vita più sopportabile, magari conoscendolo come non era stato concesso a nessun'altra fan. L'idea la spaventava, eppure si sentiva in pace. Per la prima volta, provava una serenità del tutto nuova. Il ritornello di Therapy la riportò alla realtà.
Un bel timbro di voce, due occhi castani puntati nei suoi, il braccio che avvolgeva la chitarra e una bella piega delle labbra arricciate ad accompagnare il silenzio tra ogni strofa. Realizzò ciò che la fece sorridere come una bimba davanti alla vetrina dei giocattoli.
Alexander Gaskarth stava cantando solo per lei.
Se quello era uno dei suoi sogni inafferrabili, allora avrebbe pregato che nessuno la svegliasse.



FIN

 
  
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