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Autore: spluccica    12/05/2015    4 recensioni
Pillole ( da cui il titolo) di incontri mai raccontati tra Sesshoumaru e Kagome.
"Vide il suo sguardo gelido trafiggerla e passarle attraverso come se non esistesse, come se la sua presenza fosse uno spreco d'aria e di spazio e la più infima creatura strisciante valesse più di lei. "
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Kagome, Sesshoumaru | Coppie: Kagome/Sesshoumaru
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Avevo capito fin dall’inizio che sarebbe finita così, fin da quando avevo visto i lunghi corpi eterei degli spiriti raccoglitori di anime fluttuare nell’aria, diretti verso la loro padrona con un prezioso carico di anime. Chissà se Kikyo li faceva passare abbastanza vicino a noi perché li potessimo vedere, simili ad un suadente invito a raggiungerla, al quale Inuyasha difficilmente poteva resistere.

L’affetto antico e profondo che li legava pretendeva questi incontri, la loro storia tragica cercava redenzione nella rispettiva voglia di potersi vedere, un’ ultima volta. Anche io avevo provato quello stesso sentimento, ne capivo la potenza, comprendevo perché Inuyasha non potesse sottrarsi.
Eppure ogni volta mi ritrovavo a vagare da sola, il più lontano possibile da Inuyasha e Kikyo, trattenendo a stento le lacrime, soffrendo disperatamente e inutilmente. Niente sarebbe cambiato per me. Questa stessa situazione poteva solo continuare a ripetersi, all’infinito. Da tempo avevo accettato questo destino, e mi allontanavo dagli altri per cercare sollievo nel silenzio e nella solitudine, dove Sango non poteva chiedermi se stessi bene e Miroku e Shippo non potevano guardarmi preoccupati.

Per quanto mi fosse chiaro che era solo preoccupazione e sincero affetto nei miei confronti a guidare le loro azioni, ero troppo fragile e instabile per accettare le loro premure. Per non rischiare di ferirli, dovevo camminare, camminare fino a che le gambe mi avessero sorretta.

Per fortuna le foreste dell’epoca Sengoku erano ancora impregnate di energia spirituale, camminando tra gli alberi, accarezzando le cortecce infestate dai rampicanti e godendo del chiacchiericcio delle fronde riuscivo in parte a tranquillizzare il  mio animo inquieto.  Il dolore che mi schiacciava il petto si affievoliva ad ogni passo, e riuscivo finalmente a respirare più liberamente.

Ad un tratto vidi tra gli alberi ondeggiare una luce, inizialmente mi spaventai e mi nascosi dietro ad un albero, temendo che fosse un demone, ma poi sentii una fievole voce nell’oscurità, una voce che conoscevo.  Uscii dal mio nascondiglio, sollevata e incuriosita.
Mi avvicinai silenziosamente alla luce, capì dal modo che aveva di guizzare e dal calore che sprigionava che si trattava di un fuoco, e ringraziai mentalmente la mia buona sorte che fosse così, perché camminando senza meta la sera era scesa sulla foresta e cominciavo ad avvertire il freddo pungente della notte.

:- Uffa, chissà quando tornerà il Signor Sesshomaru!- si lamentò rumorosamente Rin.
:- Smetti di lamentarti Rin, e mangia!- la rimproverò Jaken con voce gracchiante.

La piccola Rin sospirò infelice e addentò controvoglia il pesce arrosto infilzato in un rametto, a quella vista il mio stomaco vuoto protestò rumorosamente e io agghiacciaì sperando che non mi avessero sentita. Tenendo una mano poggiata sopra al mio ventre, come per calmare una bestia feroce osservai le loro reazioni e notai con sollievo che non si erano accorti di me.
In ogni caso, se Rin e Jaken si trovavano da quelle parti, Sesshoumaru non poteva essere molto lontano, decisi quindi che sarebbe stato più saggio tornare indietro.
Mi voltai decisa ad allontanarmi in fretta da lì ma quando mi voltai vidi nell’ombra qualcosa che mi osservava, dall’oscurità emerse la sontuosa figura di Sesshoumaru, i cui occhi mi scrutavano infidi.

Sorpresa e imbarazzata cercai’ di tranquillizzarlo riguardo le mie intenzioni, perciò alzai le mani in segno di non aggressività e abbozzai un sorriso mesto.
:- Che ci fai qui- chiese senza preamboli, la voce abbastanza bassa perché Rin e Jaken non lo sentissero.
:- Niente, niente io stavo solo camminando e ho trovato questo luogo per caso-  mi difesi.
:- Dove sono i tuoi compagni?- il suo sguardo s’indurì.
:- Oh -  rimasi interdetta dalla domanda, non avrei voluto dirgli il motivo per cui girovagavo  da sola per i boschi perciò distolsi lo sguardo e replicai in modo vago :- sono venuta a fare un giro per conto mio, loro sono lontani da qui.- sperai che capisse abbastanza da evitare di pormi altre domande. Sembrò funzionare perché dopo avermi squadrato un’ultima volta silenziosamente mi venne incontro.

Trattenni il respiro ma lui mi superò senza degnarmi di uno sguardo e andò verso i suoi compagni.
:- Signor Sesshoumaru! Siete tornato!- trillò Rin recuperando il suo smalto.
:- Padron Sesshoumaru!- gracchiò Jaken adorante.

Avrei dovuto andarmene? Non volevo tornarmene sola al buio dagli altri, sapendo perfettamente che non avrei trovato Inuyasha ad aspettarmi. Il tepore accogliente del fuoco mi tentava quasi quanto il delizioso odore del pesce arrosto.  Deglutii cercando di farmi forza e lo feci.
Scostai un cespuglio e lasciaì che la luce del fuoco mi illuminasse  mostrandomi chiaramente a tutti loro, mi guardai attorno e vidi che Jaken mi fissava a bocca aperta, Rin all’inizio sospettosa quando mi riconobbe cominciò a sorridere, Sesshoumaru si rifiutava categoricamete di guardarmi.

:- Signorina Kagome!- esultò Rin.
:- Eeeh ma tu sei la femmina che si accompagna all’odiato Inuyasha! – Mi indicò Jaken sulla difensiva.
:- Scusate l’intrusione, avevo freddo- mi giustificai avvicinando le mani al fuoco per scaldarle, cercando di non guardare Sesshoumaru.
:- Signorina Kagome non si preoccupi!- mi tranquillizzò Rin porgendomi metà della sua porzione di pesce arrosto.
:- Oh no Rin, non posso accettare- cercai di declinare per educazione.
:- Mangia- ordinò Sesshoumaru senza guardarmi, con un tono che non ammetteva repliche.
Imbarazzata pensai che probabilmente aveva sentito il mio stomaco ribellarsi quando mi osservava nel buio.
:- Visto? Lo dice anche il Signor Sesshoumaru!-
:- Va bene, allora ehm, grazie mille- accettai il pesce imbarazzata.
Rin mi sorrise, Jaken sbuffò. Sesshoumaru impassibile guardava nel vuoto ignorandomi.

Il dolore sordo che provavo al cuore pensando a Inuyasha e Kikyo diminuì, ascoltavo Rin che mi raccontava come aveva preso il pesce che stavo mangiando , interrotta continuamente da Jaken che ribadiva il suo ruolo fondamentale nella cattura della cena. Gradualmente incominciaì ad ambientarmi, ridacchiavo quando Rin prendeva in giro Jaken, e a mia volta punzecchiavo il demonietto facendolo infuriare in modo comico. Talvolta non riuscivo a non pensare a Inuyasha e allora il cuore pulsava con ferocia, le voci di Rin e Jaken sparivano e tornavo silenziosa e malinconica. Rin se ne accorgeva perché prontamente cercava di distrarmi e farmi ridere usando come escamotage il povero Jaken.
Sesshoumaru silenziosamente riposava con la schiena poggiata ad un albero, vigilando sulla scena, zittendo Jaken ad ogni sua esagerazione e invocando la quiete quando Rin si faceva troppo rumorosa.

Ad un tratto, durante uno dei momenti in cui mi perdevo nella tristezza, mi accorsi che era calato un completo silenzio nell’accampamento improvvisato, mi riscossi dai miei pensieri e guardandomi attorno vidi che la piccola Rin era crollata e dormiva serenamente, Jaken sdraiato in maniera scomposta a terra russava sommessamente.  Guardai Sesshoumaru e vidi che lui a sua volta osservava me.

Imbarazzata cominciai a scusarmi per essermi trattenuta tanto a lungo, feci per alzarmi ma lui mi interruppe.
:- Che cosa è successo?-  chiese senza gentilezza.
:-in che senso?- domandai d’istinto, il suo sguardo si fece più profondo e fastidiosamente penetrante.
:- Che cosa ti tiene lontana dal monaco e dalla sterminatrice? Che cosa ti tiene lontana dal Mezzodemone?- calcò l’ultima parola con disgusto, guardandomi intensamente.
Incapace di rispondere, tacqui e abbassai lo sguardo, fingendo di osservare assorta le palme delle mie mani.
:- è a causa della sacerdotessa morta cinquant’anni fa- mormorò cupo, ma non era una domanda.
Era un’affermazione, incuriosita lo scrutai e notai che osservava un punto imprecisato nella direzione dalla quale ero arrivata io.
:- Ho seguito alcuni demoni raccoglitori di anime- cominciò imperturbabile :- e ho trovato quella donna, la sacerdotessa, insieme a Inuyasha- si voltò di nuovo verso di me per osservare la mia reazione.
:- Ma tu lo sapevi già giusto? Per questo ti sei allontanata dai tuoi compagni-
Senza che potessi trattenermi due lacrime solcarono le mie guance, annuii e mi asciugaì il viso con le maniche dell’uniforme, riaquistai un contegno e sorridendogli sinceramente dissi.
:- Sesshoumaru, non potrò mai ringraziarvi abbastanza per avermi permesso di stare qui con voi stasera-
ero sincera – Poter scherzare con Rin, non essere trattata come un vaso fragile che sta per cadere in frantumi mi ha fatto stare meglio almeno per un po’-. Sospirai, stremata dalle emozioni.
:- So tutto di Inuyasha e Kikyo, ho accettato volontariamente questa situazione e ho deciso di restare al fianco di Inuyasha nonostante tutto- ammisi infelice.
:- Ma?- chiese calmo.
Lo guardai intensamente prima di rispondere :- Ma io sono umana, e soffro lo stesso, mi dispero e vorrei che… che Inuyasha capisse come mi sento, che lo capisse davvero, anche solo per una volta-altre lacrime sleali mi rigarono il viso, e la mia voce si incrinò.
Mi sentii così misera e stupida.
:- Però, davvero, domani mattina ringrazia tanto Rin da parte mia se puoi!- Insistei cercando di far tornare il discorso su un argomento meno pesante e che mi mettesse meno in difficoltà :- Con la sua vivacità è davvero riuscita a farmi sentire meglio- Gli sorrisi e con uno sguardo d’intesa sussurai :- Rin è davvero speciale,  per me stasera è stata come un balsamo- appoggiaì una mano sul petto e continuai :- anche se adesso devo tornare ad affrontare la realtà, mi ha dato sollievo poterle stare vicino.-
:- Vuoi davvero che Inuyasha sappia come ti senti?- chiese guardandomi concentrato.
Il sorriso scomparve dal mio viso :- vorrei che capisse il dolore che provo- cominciai :- ma non vorrei che Inuyasha soffrisse-
:- Vieni qui.- mi impose imperioso, io lo guardai disorientata e  chiesi :- Eh?-.
Con uno sguardo profondo ed eloquente mi chiarì che non scherzava, dovevo fare come diceva.
Guardandolo sospettosa mi avvicinai facendo attenzione a non svegliare Rin,  e  mi sedetti ad un metro circa da lui, al che altero mi ordinò di avvicinarmi ancora.
:- Sesshoumaru, ma cosa?- chiesi avvicinandomi ancora.

Senza distogliere i suoi occhi dai miei mi passò il suo unico braccio attorno alla vita, avvicinandomi a lui. Io mi puntellai contro la sua spalla per cercare di bloccarlo, ma lui era molto più forte di me.
Mi trovai imprigionata in un improbabile tentativo di abbraccio, ma era talmente distaccato e algido che non ero sicura di cosa stesse esattamente succedendo.
:- Così dovrebbe bastare- mormorò e sciolse l’abbraccio, io prontamente mi drizzai in piedi e lo guardai sbalordita e arrabbiata, stavo per chiedergli che cosa credeva di fare ma mi indicò Rin serenamente addormentata poco lontano da noi e mi trattenni.
:- Adesso vai- disse sgarbato,  ci guardammo un’ultima volta e mi parve di vedere i suoi occhi indugiare su di me, prima che tornassero a puntare lontano e l’espressione di gelida indifferenza si riappropriasse dei suoi lineamenti.
Confusa e imbarazzata mi allontanai senza dire nient’altro. Riuscivo a malapena a pensare, Sesshoumaru mi aveva abbracciato, a modo suo. E poi che significava “ così dovrebbe bastare”?
E quello strano sguardo fisso, in qualche modo triste, in qualche modo simile al mio.

Dopo quella che era sembrata un’eternità, riuscì finalmente a tornare dai miei compagni, bizzarro, rifletteì, come la strada all’andata fosse sembrata più corta e rapida.Le ultime lingue di fuoco lambivano ceppi semicarbonizzati, il fuoco morente e fumoso illuminava i visi di Sango, Miroku e Shippo che dormivano placidamente.
Poco lontano vidi Inuyasha seduto su una roccia a guardare il cielo notturno punteggiato di stelle, felice di vederlo insieme agli altri andai verso di lui.

:-Inuyasha?- lo chiamai con la voce più gentile e dolce di cui ero capace.
Lui si voltò e guardandomi colpevole,  mormorò il mio nome, abbassò lo sguardo mesto, ma subito dopo tornò a guardarmi con un’espressione turbata.
Con un balzo mi fu vicino e allora incominciò ad annusarmi con insistenza, la sua espressione si incupì ancora di più :- Kagome…perché hai addosso l’odore di Sesshoumaru?- ringhiò tetro.

 “Così dovrebbe bastare”

Continua…
  
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