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Autore: Luce92    12/05/2015    1 recensioni
Ti ritrovi a scrivere il suo nome ovunque, lo scrivi sulla tavoletta fantasma del bagno del terzo piano anche se la tua classe è a pian terreno, non ti importa, tu sali le scale entri e lo scrivi lì, con il pennarello indelebile a caratteri cubitali così che tutti possano leggerlo. Lo scrivi sulle porte, sul banco, sullo schienale della sedia del povero malcapitato seduto davanti a te. Il tuo diario diventa un murales su carta, non sai più dove scrivere i compiti perché è tutto occupato. Frasi di canzoni, dei baci Perugina, frasi ovunque ma non ti rendi conto di aver toccato veramente il fondo finchè non inizi a citare Federico Moccia.
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non ho mai scritto nulla del genere. Questo è un misero tentativo di portare alla memoria vecchi ricordi che di solito noi donne abbiamo in comune.  L’adolescenza è stato forse il periodo più tragico della mia vita e finalmente adesso ho trovato il coraggio di riderci su. Spero vi piaccia e spero riporti alla vostra mente qualche vecchio ricordo, se così non fosse probabilmente sono l’unica sfigata di questa terra! XD
 
ADOLESCENZA PARTE I
Acne.
 
Da piccola ti insegnano ad amare le fiabe, principi che galoppano in un bosco incantato in sella ad un bianco destriero, fate e polverine magiche che ti fanno innamorare all’istante, tramonti incantati che fanno da sfondo a baci interminabili. Il punto è che chi si ostina a propinarci questo mare di stronzate non mette mai in preventivo che tutto ciò a te non potrà MAI accadere. Chi sei tu, misera mortale, per meritare tanta fortuna? Nessuno. NESSUNO. NES-SU-NO. A ventitre anni suonati ti ritrovi a guardarti indietro e cercare di dare un senso almeno apparente a tutto ciò che a caratterizzato la tua vita fino a quel momento.
Tutto inizia quando entri in quell’assurda fascia d’età comunemente detta adolescenza, quando la mattina ti svegli ricoperta di acne come se avessi immerso la faccia in un barattolo di marmellata di fragole. Da un giorno all’altro ti guardi allo specchio e non ti riconosci. Il giorno prima infilavi le arance nel reggiseno di tua madre mentendo persino a te stessa sul fatto che prima o poi ti sarebbero cresciute le tette, il giorno dopo sei lì a fasciartele perché la tua maglia preferita, quella comprata al mercatino del paese, pagata con la paghetta settimanale, non ti entra più e allora inizi a sentirti inadeguata, goffa, tonda come una palla da bowling e pesante il doppio. Giustamente tua madre è sempre lì come un falco pronta a fartelo notare. Non mettere le mutande strette che ti vengono i cuscinetti sui fianchi, metti il reggiseno giusto altrimenti a vent’anni te le ritrovi sotto le ginocchia, lavati ogni cinque secondi perché sudi come una scrofa in calore e tu sei lì che piangi disperata su quel corpo che cambia, matura, cresce senza che tu possa fare niente per fermarlo, per farlo rallentare, non hai neanche il tempo di infilarti dei pantaloni in fibra modellante sperando che possano farti da stampino. Non hai tempo. Non hai tempo per fare nulla, a parte andare dal dentista per cercare di sistemarti quello spazio abnorme che ti si è creato tra i denti scegliendo le stelline dello stesso colore degli occhiali per dare un briciolo di continuità alla tua faccia e proprio quando inizi ad abituarti a tutto questo, a questo turbine di cambiamenti che ti stanno fracassando l’intera esistenza arriva lui. Solitamente biondo con l’occhio azzurro e un po’ furbetto, gioca nella squadra di calcio della scuola, ha tutti quattro in pagella e riesce a fare due tiri di sigaretta senza morire asfissiato.  Fa la terza media e a te sembra già un uomo in carriera  che il sabato sera va a cena con Totti e Del Piero e nello stesso momento in cui formuli quel pensiero ti rendi conto che non hai la più pallida idea di chi siano Totti e Del Piero ma comunque non importa, l’importante è che lui abbia messo tanta di quella gelatina tra i capelli che nulla possono il sudore e la fatica di un’ora di educazione fisica con quel professore che odi così tanto da inventarti un mal di pancia e un mal di testa a giorni alterni. Disperata chiedi alla tua migliore amica strafiga se lo conosce, che domande! Ovviamente lo conosce e puntualmente, quasi sempre, come fosse scritto nel destino di tutte noi povere sfigate, ingobbite, puzzolenti, occhialute, con una madre snaturata, scopri che è  FIDANZATO. A questo punto la tua vita subisce una svolta, lui diventa l’amore platonico che farà da sfondo a tutti e tre i tuoi anni di studentessa delle medie. Ti ritrovi a scrivere il suo nome ovunque, lo scrivi sulla tavoletta fantasma del bagno del terzo piano anche se la tua classe è a pian terreno, non ti importa, tu sali le scale entri e lo scrivi lì, con il pennarello indelebile a caratteri cubitali così che tutti possano leggerlo. Lo scrivi sulle porte, sul banco, sullo schienale della sedia del povero malcapitato seduto davanti a te. Il tuo diario diventa un murales su carta, non sai più dove scrivere i compiti perché è tutto occupato. Frasi di canzoni, dei baci Perugina, frasi ovunque ma non ti rendi conto di aver toccato veramente il fondo finchè non inizi a citare Federico Moccia, quello è il segnale della tua disfatta.
  
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