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Autore: lillilola    12/05/2015    3 recensioni
Camille è semplicemente bella, Daphne invece, è semplicemente sua sorella; le due hanno una cosa in comune oltre al sangue, il fatto che non si sopportano.
La guerra fredda in casa Shane dura da anni, e come tutte le guerre è destinata a finire prima o poi, e forse, se non fosse stato a causa di una caviglia storta nel momento sbagliato, le conseguenze non sarebbero state così dolorose, ma la teoria del caos è semplicemente questa: quella che a causa di un errore fa credere Daphne di essere la seconda scelta di tutti e come conseguenza fa credere a Camille di poter rubare il cuore a chiunque con il suo sguardo blu.
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E' stata un scena epocale, soprattutto perché continuava a vantarsi di avere vinto la possibilità di poter parlare con il suo idolo, per poi inciampare su uno dei vestiti che avevo lasciato per sbaglio sulle scale, e ruzzolare come un pesce lesso giù per tutta la rampa.
E indovinate chi ha visto tutta la scena? Io.
Indovinate chi ha potuto riprendere tutta la scena? Purtroppo nessuno.
-Camille Shane? – mi chiede la receptionist distraendomi.
Annuisco e mi giro.
-Carta d’identità per favore –.
Spero solo non si accorga che non sono io.
Genere: Commedia, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin, Calum Hood, Luke Hemmings, Michael Clifford, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO UNO : ON TOP OF THE WORLD.
 
Cause I’m on top of the world, ‘ay
I’m on top of the world, ‘ay
Waiting on this for a while now
Paying my dues to the dirt
I’ve been waiting to smile, ‘ay
Been holding it in for a while, ‘ay
Take it with me if I can
Been dreaming of this since a child
I’m on top of the world.”
 
Giuro che non ho la più pallida idea di come io sia finita qui… no okay, in realtà sì, sono una persona piuttosto corruttibile, ma d’altronde sarei disposta perfino a versarmi addosso litri di fango canticchiando “ava come lava”, per avere due biglietti in platea all’unico concerto degli Imagine Dragons in Australia.
Mi guardo attorno sperando che qualche bodyguard mi faccia un qualche cenno amichevole, anche se ora che ci penso è più probabile che un bodyguard mi riempi di botte invece che farmi un cenno gentile.
Aspetto in silenzio davanti alla reception dell’hotel ripassando le domande che mi sono scritta sul braccio.
Mia sorella mi ha costretto a fare una specie di giuramento su ciò che non posso dire a quel tale A… cazzo non ricordo nemmeno il suo nome.
Ascard? Asfalt? As qualcosa.
Sbuffo ripensando a cos’altro non devo fare oltre a non dover dire cose come: “Ehi ciao io sono la sorella di quella che doveva venire qui oggi, ma che purtroppo si è astutamente rotta una gamba questa mattina cadendo dalle scale”.
Posso assicurare che è stata un scena epocale, soprattutto perché continuava a vantarsi di avere vinto la possibilità di poter parlare dieci minuti con il suo idolo, appunto tale As-qualcosa, per poi inciampare su uno dei vestiti che avevo lasciato per sbaglio sulle scale, e ruzzolare come un pesce lesso giù per tutta la rampa.
E indovinate chi ha visto tutta la scena? Io.
Indovinate chi ha potuto riprendere tutta la scena? Purtroppo nessuno.
Sono dell’idea che sia stato il karma per punirla per tutto quello che fa oltre che a rendermi la vita meno facile di quanto potrebbe essere.
Credo ce l’abbia ancora con me, da quando a sette anni ho tagliato i capelli a tutte le sue bambole, insomma chi lo sapeva che dopo i capelli non ricrescevano? Io no di certo.
 - Camille Shane? – mi chiede la receptionist distraendomi dalle mie questioni filosofiche sulla vita.
Annuisco e mi giro.
 - Carta d’identità per favore –
Le do la carta dove c’è la foto di mia sorella, credo che mia sorella sia l’unica persona a venire bene nelle foto per i documenti.
La receptionist guarda il documento e poi guarda me, spero non si accorga che la foto è favolosa mentre io no.
 - Okay, seguimi -.
Sono un ninja.
Non sospettano nulla, forse dipende dal fatto che io e mia sorella in teoria siamo uguali, ma in realtà io sono decisamente molto più simpatica di lei, mentre lei è solamente più bella, intelligente, cheerleader, popolare e perfetta di me, ma ripeto, io sono molto più simpatica, è quello che conta.
Mi porta nella suite del cantante, che ora che ci penso non so nemmeno se sia un cantante, un attore, un fotografo o un barbone a caso.
Per essere una suite è piuttosto triste, insomma io mi aspettavo fiumi di champagne, modelle mezze nude, caviale che cola da tutte le pareti, e invece c’è un misero cartone della pizza sul tavolo, vuoto per di più.
Per sopportare tutto questo ho bisogno di cibo, o meglio, di alcool. Forse ha la mini bottiglietta di vodka nel frigo bar... o magari nel frigo bar tiene la testa di un morto; meglio non andare a controllare e soprattutto è meglio che io smetta di guardare tutti quei CSI, ora sono inconsciamente convinta che in ogni luogo io possa trovare un morto.
Mi siedo e guardo il braccio con tutto il mio discorso; noto che il mio lavoro di amanuense sul braccio è completamente andato via.
Ho un braccio pieno di inchiostro verde, che ci tengo a sottolineare essere tossico, quindi mi sto intossicando un braccio che dovranno amputarmi e non ho nemmeno il mio discorso.
Sono fregata, ora non so più cosa devo dire, e improvvisare non è mai stato il mio forte. Inizio a temere per i miei biglietti.
 - Ehi. Scusa per il ritardo – sento la porta aprirsi e vedo un ragazzo venire verso di me.
Le cose che posso fare sono due: restare muta che magari mi avrebbe portato a fare una bella figura, o provare a dire qualcosa.
Cerco di sorridere mentre tento invano di ricordarmi il nome di quel tipo, e di sperare che sia effettivamente lui quello con cui devo parlare.
Avrei dovuto informarmi, maledizione!
 - Non preoccuparti – gli porgo la mano e lui mi guarda confuso.
Non si dà la mano alle star?
Mi guarda la mano per controllare che non ci sia nulla di strano, se cerca qualcosa di strano ho il braccio sinistro verde. Potrei trasformarmi in un brabapapà da un momento all’altro.
 - Voi cantanti non vi date la mano? Avete un qualche saluto speciale? – abbasso il braccio – tipo batti il bugno come i rapper? - .
Questo poveretto è sempre più confuso, e io avrei dovuto starmene zitta.
 - Sei un maniaco dell’igiene e non vuoi darmi la mano perché credi sia piena di germi. Giusto? –
A quel punto scoppia a ridere.
Forse è un cocainomane, per questo ha quelle occhiaie sospette. Molto sospette.
Penso un attimo a ciò che avevo scritto sul braccio, e sono quasi certa che non potessi fare domande come “Ehi ma ti fai di droga?
 - Credevo mi saltassi addosso sinceramente – dice continuando a ridere.
 - Come un koala? –
 - Si all’incirca -.
 - Mi stai dando dell’animale per caso? –gli lancio un’occhiataccia, star o no, se qualcuno mi dà dell’animale avrebbe ricevuto una scarpa in faccia.
Nonostante gli avessi appena rivolto uno sguardo non molto simpatico, lui continua a ridere…deve essere buona la roba che prende.
Faccio mente locale, e no, non mi sembra che il mio discorso contemplasse la domanda: “Condividi la tua polvere magica con me?”. Purtroppo.
 - Tu sei la ragazza che ha vinto la possibilità di passare una giornata con me? – dice riprendendosi.
 - Aspetta… come giornata? – lo guardo confusa – io credevo fossero dieci minuti e poi tutta a casa – io non ci voglio stare una giornata con lui, ho cose più importanti da fare, come giocare al computer e guardare Doctor Who.
 - Tu non vorresti passare la giornata con me? – chiede quasi offeso.
A questo punto scoppio a ridere.
 - Per l’amor di dio, no. Ho cose più importanti da fare e… -
 - Come hai cose più importanti da fare? – okay, credo di averlo offeso.
Ho scalfito il suo egocentrismo da star, il che mi fa ricordare che sarei dovuta stare zitta.
Avrei dovuto ricordarlo prima.
 - Si… devo … devo – devo trovare qualcosa per non offenderlo ancora di più, visto che i miei biglietti sono sul filo del rasoio – devo studiare latino–
 - Oh … e perché? – chiede curioso.
Eh bella domanda.
Non so nemmeno io perché la gente studia latino, insomma, è una dannatissima lingua morta visto che le uniche persone con cui potresti parlarlo sono sottoterra da secoli. Probabilmente odiavano pure loro il latino, per questo sono morte, per non doverlo più parlare.
 - Eh un esame… - dico vaga.
 - Per scuola? –
 - No. Per la patente – ma è scemo o fa apposta?
Mi guarda confuso.
Probabilmente anche lui si sta convincendo che è meglio rimanere dieci minuti insieme e poi andare ognuno a casa propria.
 - Ma quanti anni hai? – mi chiede sedendosi.
 - Diciannove –
 - E non hai ancora fatto la patente? Mio dio, cosa ti ci vuole? Un invito dalla Regina Elisabetta per fare la patente? – dice ridendo.
Saranno dieci minuti molto lunghi.
Mi siedo e sbuffo, e lui si ferma un attimo a guardarmi curioso.
 - Tu non sei la ragazza che doveva venire qui oggi, vero? – chiede gentilmente.
Resto in silenzio a guardarlo. Forse non sono il ninja che credevo di essere.
Annuisco imbarazzata per aver appena fallito l’opportunità di fare il ninja.
 - Sorpresa! – dico imbarazzata – L’hai intuito da…? – chiedo.
Ride.
 - Da tutto – dice ridendo – e poi lo sai di avere un braccio verde? Cosa ti eri scritta? -.
A questo punto credo sia arrivato il momento di dire la verità.
Mi alzo e mi siedo accanto a lui.
 - Senti Ascard – gli metto una mano sulla spalla – io vog…-
 - Ashton – mi corregge.
 - Non è quello il punto. Stai zitto e ascolta – la gentilezza l’ho lasciata sull’autobus per venire qui – io sono la sorella di quella che sarebbe dovuta venire oggi, e l’ho fatto solo perché se io oggi parlavo con te e ti facevo questo stupido discorso che si è cancellato– gli indico il mio braccio verde– non avrò i biglietti per il concerto degli Imagine Dragons, quind…-
 - Ehi aspetta un secondo –
Resto in silenzio ad ascoltarlo.
 - Tu hai la possibilità di avere dei biglietti per quel concerto? –
Oh finalmente qualcuno che capisce che cosa c’è in gioco.
Annuisco quasi con le lacrime.
 - Oh – dice interessato alla questione – facciamo così: tu mi dai un biglietto, e io vengo a casa tua così tua sorella può parlare con me –
Non credevo che le persone famose a volte fossero intelligenti.
Lo abbraccio d’impulso, quasi piangendo.
Quei biglietti saranno miei.
Maledettamente miei.
 - Andremo a quel concerto – dico lasciandolo e iniziando a saltellare per la stanza.
Molto maturo da parte mia devo ammettere.
Si alza e inizia a saltellare anche lui. Giusto per sembrare delle fangirl impazzite iniziamo a canticchiare “On Top Of The World”, e noto che effettivamente siamo delle fangirl impazzite.
 
 
Ho dato il mio indirizzo di casa a quel tipo, e lo so che la mamma dice sempre “Non dare l’indirizzo di casa agli sconosciuti”, ma l’ho fatto per una buona causa.
Guardo la sveglia. Sono le 12:10, è ancora mattina per i miei standard, ma il mio stomaco mi sta dicendo che per i suoi standard, quella è l’ora in cui lo sfamo.
Scendo in cucina per mangiare l’unica cosa che sono in grado di cucinarmi da sola: latte e cereali.
E sono anche bravissima a farmi venire il diabete, vista l’enorme quantità di zucchero che metto i Cheerios.
Mi dirigo in salotto nella speranza che diano le repliche di qualcosa di interessante, ma l’unica cosa interessante che vedo è mia sorella che parla allegramente con due tipi girati di schiena.
Sono finita in un threesome senza saperlo.
Faccio lentamente retro front e mi ritrovo un tipo con i capelli dello stesso colore che aveva il mio braccio un paio di giorni fa: verde barbapapa.
Probabilmente anche lui, come me, ha sbagliato a darsi la tinta. Il mio rosso è quasi un rosa e il suo verde invece fa schifo.
 - Hai messo lo zucchero sopra i Cheerios – mi dice.
 - Buongiorno anche a te signor Barbapapa – rispondo mettendo in bocca una cucchiaiata di cereali.
Mi guarda confuso.
Già, giusto perché questa è casa mia, io non so chi sia lui, che ripeto è in casa mia, ed è giustamente confuso dalla mia presenza.
 - Chi sei? – mi chiede.
 - Chi sei tu vorrai dire –
A questo punto mi viene il dubbio che queste persone siano dei ladri, o dei serial killer, o peggio, potrebbero essere dei testimoni di Geova.
Non sono pronta a un discorso sulla religione di prima mattina.
E se fossero degli assicuratori porta a porta?
Chi diamine ha fatto entrare degli assicuratori in casa mia?
D’altronde potrebbero essere dei maniaci in generale.
 - Io son…-
 - NON ME NE FREGA NIENTE DEL TUO DIO! – grido presa alla sprovvista e svuotandogli la ciotola di cereali in faccia e facendolo cadere.
Così un’altra volta si assicura la faccia, maledetti assicuratori.
 - Oh Cristo! Che diamine stai facendo? – mi grida mia sorella.
La guardo mentre zoppica verso di me, purtroppo si è slogata solo la caviglia, e io che credevo avesse una gamba rotta.
 - Hai fatto entrare tu questa gente in casa mia? – chiedo seccata guardando la ciotola vuota.
È il mio cibo quello sparso tra il pavimento e la faccia del tipo.
 - Sono Michael – mi dice pulendosi il viso.
 - Va bene – dico liquidandolo.
Sento qualcuno ridere dietro di me, mentre mia sorella passa tutte le colorazioni della rabbia nel giro di un paio di secondi.
Non può uccidermi se ci sono testimoni.
Vedo le sue mani stringersi a pugno, e passare da un tenero color rosa a un bianco cadaverico a causa di quanto sta stringendo. Probabilmente sta immaginando di avere il mio collo tra le mani.
Mi allontano di un passo da lei, che non sono sicura di avere un vantaggio atletico su di lei nonostante io sia attrezzata di caviglie e gambe aggiustate, al contrario suo.
Il mio istinto di sopravvivenza mi sta gridando che un passo non è abbastanza lontano, quindi ne faccio altri due, giusto il numero di passi che mi permettono di andare a sbattere contro una delle persone in casa mia.
 - Stai attenta, animale – mi dice una voce conosciuta.
Non credo di essere mai stata tanto felice in vita mia, avrò i biglietti del concerto.
Mi giro e vedo Ashton che mi sorride contento, e sorrido anche io perchè un attimo mi sembra quasi di vedere la fangirl impazzita che c’è in lui che mi fa l’occhiolino.
 - Forse non lo sai, ma non mi hai detto come ti chiami – mi dice.
 - Sono Daphne – sorrido cercando di non iniziare a saltellare.
Mia sorella si gira e mi fulmina con lo sguardo.
 - Daphne aiuta Michael, e scusati con lui – mi dice spingendomi verso quello che stava ancora a terra.
Lo guardo e per tutta risposta lui mi guarda e fa un cenno con la mano.
Allungo la mano per fargliela prendere e aiutarlo a tirarsi su, che nemmeno avesse cinquant’anni, ma sembra che di tirarsi su da solo non se ne parli.
Afferra la mano, sta quasi per tirarsi su, quando io scivolo su del latte, che aveva tutta l’intenzione di uccidermi probabilmente, e gli cado addosso, cosa che provoca risate generali dei presenti, ma non mie e della mia povera testa che è andata a sbattere sulla spalla di questo barbapapà.
Rotolo e mi stendo affianco a lui, ora ci dovranno tirare su in due.
 - Ehi Daphne, come va? – mi chiede mentre mi sposto.
 - Nonostante un futuro trauma cranico a causa della tua spalla troppo ossuta.. e dico davvero dovresti mangiare più carne sei pallido cadaverico, se vieni a mangiare da mia nonna riprendi colore che è una mera…- mi ricordo un attimo che sto parlando a vanvera come al solito – sono felice -.
Sorride.
 - Anche se sei caduta sui cereali che volevi mangiare? –
 - Andrò al concerto degli Imagine Dragons -.



Hola ciambelline**
Sono riapprodata in questa sezione, dopo aver girovagato senza metà a forza di one shot venute in mente guardando il frigo. Lo so che siete stanche di me, e lo so che anche EFP è stanco di me, ma per ora mi limito a ignorare la cosa, almeno finché qualcuno non viene sotto casa mia con torce e forconi intimandomi di smetterla di scrivere.
Questo come avrete evidentemente notato è il primo capitolo di questa nuova storia, e sì, fa un po' pena, e fa un po' pena anche il titolo e l'introduzione. Lo so che fa un po' pena tutto, quindi chiedo decisamente perdono per l'enorme errore che sto facendo, quale quello di postare online. 
Prima di venire con torce e forconi sotto casa mia, magari avvisate che potreste non trovare nessuno altrimenti.
Anyway miei dolci muffin, questo è tutto ciò che avevo da dire. Spero non ci siano obrobri alla lingua italiana e spero non vi faccia uscire sangue dagli occhi.

Un bacio, Lily** 
   
 
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