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Autore: killer_joe    12/05/2015    3 recensioni
In una città in cui le formalità valgono più dei sentimenti, cinque ragazzi, amici da sempre, prenderanno strade diverse lasciandosi alle spalle i precedenti legami e, per qualcuno, l'amore.
Pochi anni dopo, una notizia lascerà le loro coscienze in subbuglio, invadendoli di dubbi. "La Fazione prima del sangue" è quello che è stato loro insegnato. Ma può essere una Fazione più importante della loro amicizia?
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La storia è un cross-over tra One Piece e Divergent, ma si sviluppa in modo completamente diverso da entrambe le opere. Per chi non avesse letto Divergent non c'è pericolo, basta l'introduzione inizale per capire la storia.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Monkey D. Rufy, Nami, Roronoa Zoro, Sanji, Un po' tutti | Coppie: Franky/Nico Robin, Nami/Zoro
Note: AU, Cross-over, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Introduzione:

Chicago. Gli abitanti di questa città sono gli unici umani rimasti al mondo. Per proteggersi da minacce esterne hanno costruito una recinzione che corre tutt'intorno alla città. La popolazione si divide in cinque fazioni e ognuna di esse svolge un ruolo nella società.

I Candidi, che ritengono che la colpa della guerra sia l'ipocrisia, non mentono mai. Sono i rappresentanti della legge.

I Pacifici, reputando la malvagità la maggiore causa della guerra, rigettano l'aggressività. Sono assistenti sociali, consulenti e coltivatori di terre.

Gli Eruditi, secondo cui la guerra è conseguenza dell'ignoranza, seguono la via della conoscenza e dedicano la vita alla cultura. Sono insegnanti, scienziati o ricercatori.

Gli Abneganti, che sono convinti sia l'egoismo il motivo principale della guerra, sono al servizio degli altri per tutta la loro vita. E’ stato loro affidato il governo.

Gli Intrepidi, che credono che la guerra sia causata dalla codardia, sono coraggiosi e forti. Vengono spesso giudicati pazzi, ma mantengono l'ordine all'interno della città.

Esiste un altro gruppo che vive all'interno della città: gli Esclusi. Sono persone che vivono al di fuori della società mendicando, poiché non sono riusciti a superare l'iniziazione ad una fazione, o ne sono usciti dopo averne fatto parte. Vivono nei sobborghi della città, nella più totale povertà.

E poi esistono i Divergenti.  Quegli individui che non hanno una sola inclinazione naturale e che, per questo, sono più forti mentalmente di ogni rappresentante delle cinque fazioni. I Divergenti, se scoperti, vengono uccisi. Non sono controllabili e diventano un pericolo per la stabilità della società.

 

 
Capitolo primo

 

Anno 14013 – Fazione Abneganti

Sdraiato su un tetto a guardare il cielo. Avrebbe desiderato rimanere così per sempre, ad osservare come le nuvole cambiassero forma e lasciassero intravedere l’azzurro del cielo. Avrebbe desiderato che il sole continuasse a baciargli il volto, scaldandogli la pelle e facendogli dimenticare le sue incertezze.
Ma il momento di pace passò in fretta. Troppo in fretta.

“Marimo! Muoviti, o arriveremo in ritardo…”

Zoro scese agilmente dal tetto, atterrando davanti ad un incazzatissimo Sanji. Il biondo lo guardò severo, cercando di darsi un’aria da duro. Nel profondo, però, anche lui era inquieto.

“Avanti, muoviamoci. Il test attitudinale comincia tra poco.”

Zoro e Sanji erano Abneganti. O meglio, lo erano fino a quel momento, allo scoccare dei loro sedici anni. Quell’anno fatidico era arrivato e adesso era il momento di scegliere. E, per quanto entrambi fossero certi che la loro Fazione di provenienza non fosse quella adatta alla loro natura, non riuscivano a calmare l’ansia. La paura dell’ignoto in cui si sarebbero gettati era forte solo quanto la paura di perdere tutto ciò che avevano. E l’angoscia li stava logorando.

“Zoro! Sanji! RAGAZZI!”

I due si voltarono, per veder arrivare i loro amici. I ragazzi con cui avevano passato l’infanzia, i compagni con cui avevano riso e pianto, con cui si erano sfogati, con cui avevano passato i migliori momenti della loro vita. Pensare di perderli per sempre era semplicemente spaventoso, una botta al cuore. E il cuore di Zoro perse un battito al vedere lei.
Nami si gettò su di loro, stringendoli in un abbraccio e infossando il viso tra le loro spalle, subito ricambiata da entrambi, che la strinsero leggermente. Poi vennero travolti dalla furia di Rufy, che saltò sulla schiena di Nami. Tutti e quattro persero l’equilibrio e caddero indietro con un tonfo, tra le risate divertite di Usopp. Nami fu la prima a rialzarsi e a riempire Rufy di pugni. ‘Tutto nella normalità’ pensò Zoro, unendosi alle risate degli amici; ‘una normalità che potrebbe sparire per sempre’.
La rossa si perse in mille raccomandazioni.
“Ragazzi, non fate rissa con quelli delle altre fazioni. Non perdete la calma, probabilmente vi prenderanno in giro perché siete abneganti, ma non deve importarvi. Cercate di essere gentili” scoccò un’occhiata truce a Zoro, che fece spallucce, “e fate tutto quello che vi viene richiesto. E siate prudenti…”.
 Sanji, volteggiandole attorno come una trottola e sparando complimenti, cercò di tranquillizzarla.
“In fondo, è solo il test attitudinale. Non serve che a fare un po’ di chiarezza, ma non pregiudica nulla e non vincola nessuno” concluse il biondo, con un sorriso forzato.
“Torneremo stasera. Se non con la risposta, speriamo almeno con meno dubbi” dichiarò Zoro, dando le spalle alla compagnia. Si allontanò, seguito da Sanji. Dovevano cominciare subito a costruire un muro tra loro, altrimenti la separazione li avrebbe lasciati distrutti. E Zoro sapeva già che, se il muro non fosse stato abbastanza spesso, avrebbe dovuto raccogliere i frammenti del suo cuore.

 
I due ragazzi arrivarono davanti ai portoni principali e si misero in coda, nella sezione degli Abneganti. Accanto a loro sfilavano gli Eruditi, impettiti come pavoni, che lanciavano a chiunque sguardi di sufficienza.
“Ecco i frigidi! Mi spiegate che avete contro gli specchi?”. Una ragazza della loro fazione tentò di rispondere, subito presa in giro doppiamente dai ragazzi in abito blu. Sanji, già coinvolto, si stava per lanciare a proteggere la fanciulla indifesa ma venne fermato da Zoro.
“Niente risse…” disse laconico. Il biondo non rispose nulla, si limitò ad incenerire gli Eruditi con lo sguardo.
Mentre cercava di non pensare a niente, cosa che, secondo Sanji, non gli era mai risultata difficile, gli occhi di Zoro si posarono su una nube nera all’orizzonte. La nuvola si faceva sempre più vicina, fino a divenire nitida e a mostrare quello che era realmente: arrivavano gli Intrepidi.

Gli Intrepidi erano la Fazione dei guerrieri. Avevano il compito di proteggere la città e i suoi abitanti, ma in realtà erano sempre pronti a sfidare la sorte, ponendosi obiettivi ambiziosi e cercando di superare i propri limiti. Era la fazione degli audaci, di chi guardava in faccia il pericolo. Era la fazione di chi sceglieva la libertà.

Zoro era così perso nel guardarli che non aveva sentito il banditore annunciare il suo nome. Fu Sanji a risvegliarlo dalla trance, con un’amorevole gomitata nel costato.
“Idiota di una testa d’alga! Hanno chiamato te!” sibilò furioso il biondino.
“Non t’azzardare a darmi dell’idiota, sopracciglio a ricciolo” ringhiò di rimando, avviandosi verso il portone. Forse, si disse, gli sarebbero mancati anche questi momenti con il cretino. Ma solo forse.

Zoro entrò nella stanza. Una donna lo aspettava, in piedi accanto ad una poltrona. Davanti a lei, un monitor acceso.
“Bene bene… un abnegante. Di solito non cambiate mai Fazione, a prescindere dal risultato del test”.
Zoro non rispose nulla, cogliendo il tono ironico della donna. Si limitò a guardarsi attorno.
“Devo sedermi lì?” chiese con aria apatica. La donna annuì, prendendo una siringa. Appena Zoro ebbe preso posto, gli fece indossare un copricapo con tre rilevatori.
“Adesso ti inietterò una soluzione che ti porterà in una realtà alternativa. Comportati istintivamente davanti alle situazioni che appariranno, solo in questo modo il computer rileverà la tua inclinazione e ti assegnerà, secondo probabilità, alla tua Fazione di appartenenza. Tutto chiaro?”. Zoro annuì; se c’era da usare l’istinto, non avrebbe avuto problemi. Lui agiva sempre secondo istinto.

Appena la soluzione fu in circolo nel suo sangue, Zoro vide la stanza vorticare fino a sparire. Davanti a lui c’erano milioni di specchi, e tutti riflettevano la sua immagine. Si guardò attorno incuriosito, notando due tavolini d’argento con, posati sopra, un coltello e un pezzo di carne. Il primo pensiero di Zoro fu che, se Rufy fosse stato lì, avrebbe probabilmente mandato il test a quel paese provando a mangiarsi la carne. L’idea lo fece ridacchiare tra se e se, ma venne subito interrotto dall’arrivo di un cane. La belva pareva inferocita e lo stava attaccando. Zoro non perse tempo e, senza alcun dubbio, afferrò il coltello e si gettò contro la bestia. Non riuscì a colpirla che la scena cambiò. Zoro, confuso, si guardò attorno, focalizzando lo sguardo su una bambina in lacrime. Decise di avvicinarsi.
“Piccola… che ti succede?” chiese, cercando di essere il più gentile possibile. L’espressione della bambina, da piangente, divenne terrorizzata. Guardò un punto dietro di lui e cominciò a tremare. Zoro si voltò di scatto e rivide il cane che, questa volta, attaccò la bambina. Il ragazzo non ci pensò un istante e si gettò in mezzo ai due tentando di proteggere la bimba. Chiuse gli occhi aspettando l’impatto, che non arrivò mai. Quando riaprì le palpebre, la scena era cambiata di nuovo. Era solo, il cane e la bambina scomparsi. Ad un tratto si avvicinò un uomo, dal volto sfigurato. Senza conoscere il motivo, Zoro sapeva che rispondere
sinceramente all’uomo sarebbe stata una cattiva idea. Indietreggiò cercando di evitarlo, ma questi gli si portò davanti.
“Gentile ragazzo… Devi aiutarmi. Devi rivelarmi il nome dell’assassino che ha squartato la giovane fanciulla. So che lo sai”.
Zoro lo guardò scettico. Sapeva, inconsciamente, di conoscere l’assassino. Eppure… il suo istinto sentiva che di quel tipo non c’era da fidarsi. Mentì.
“Mi dispiace… non lo conosco”. Lo sfregiato non si arrese.
“Credimi, ragazzo mio. La verità può salvare quest’uomo”. Zoro lo guardò meglio… Ma non riusciva a fidarsi.
“Gliel’ho detto… non so chi sia”. Bugia. L’uomo però non sembrò preoccuparsene e fece un ghigno inquietante. Tutto divenne confuso, poi Zoro aprì gli occhi.

Sbatté le palpebre più volte per riuscire a mettere a fuoco la stanza. La donna era accanto a lui e fissava lo schermo. Zoro si voltò a guardarla, e la vide sorridere divertita.
“Però, gran bella prova, abnegante…” gli disse con una risatina sommessa. Fece girare lo schermo per permettergli di vedere il risultato del suo test. C’era una sola scritta, in maiuscolo:

INTREPIDO

Zoro osservò lo schermo. Sulle sue labbra si dipinse un ghigno sghembo.


̴

 Uscì dalla porta secondaria. Lo lasciarono andare da solo, e inevitabilmente si perse due o tre volte. Maledicendo il suo pessimo senso dell’orientamento, Zoro trovò per puro caso la porta giusta e uscì all’aria aperta. Appoggiato al cancello Sanji lo aspettava da un po’, in mano la quarta sigaretta.
“Era ora, idiota. Cos’è, ti hanno dovuto far rifare il test?”
“No. Mi sono perso…”. Sanji alzò gli occhi al cielo.
“Non ci posso credere… Se esistesse la Fazione dei ‘senza cervello’ ti farebbero membro ad honorem”.
“Se esistesse quella delle ‘checche smidollate’, invece, sarebbe il tuo posto ideale…”
“Che hai detto? Prova a ripeterlo!”
“Checca smidollata…”

Continuando a insultarsi e prendendosi a pugni, i due ragazzi si incamminarono verso la loro Fazione. Si stavano per separare al cancello quando Sanji prese l’iniziativa.
“Non ti chiederò cosa sei uscito, nel test… solo una domanda. Hai meno dubbi su cosa fare?”. Zoro annuì.
“Ho avuto delle risposte. Che hanno fatto nascere altre domande. Tu?”. Sanji abbassò lo sguardo.
“Più dubbi di quando sono partito…”.
Zoro sapeva cosa passava nella mente del biondo. L’uomo con cui viveva, Zeff Gambarossa, il miglior cuoco che si fosse mai conosciuto, l’aveva preso con sé quando Sanji non aveva nulla. Il ragazzo si sentiva in debito con il ‘vecchiaccio’, come lo chiamava sempre, e non se la sentiva di abbandonarlo. Non sapendo che, oltre a lui, Zeff non aveva nessuno. Zoro scosse il capo.
“Sanji… Zeff non vuole che sacrifichi la tua vita e la tua felicità per lui. Non è per questo che ti ha salvato”.
Il biondo lo fulminò con lo sguardo.
“Non è questa la questione, Zoro! Io non posso farlo, mi sentirei una merda! A prescindere da quello che vuole o non vuole lui! Che farà senza di me, ah?”. Zoro decise di non replicare, in fondo non stava a lui scegliere. Si separarono, ognuno verso la propria casa.

“Sarà bello, comunque, non vedere più la tua brutta faccia…” sghignazzò Zoro, osservando il biondo da lontano.
“Non vedevo l’ora di liberarmi di te, marimo di merda…” gli rispose per le rime Sanji.

Era il loro modo di comunicare che si sarebbero mancati.

 

 

 

Angolo dell'autore:

Ciao a tutti, grazie per aver letto questo primo capitolo! 
Spero di avervi un pochino incuriosito... Ogni commento e suggerimento è graditissimo!

(non sono certa di poter essere rapida nell'aggiornamento perché ho già un'altra long in corso... ma prometto che farò il possibile!)

A risentirci!

 

   
 
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