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Autore: marmelade    13/05/2015    4 recensioni
Un venerdì sera, un appartamento al terzo piano, un gatto che miagola e tre amiche, ognuna con una paura diversa, nascoste dietro sorrisi tremanti e colli di birre.
C'è Vanessa, che ha paura di perdere Luke.
C'è Jade, che ha paura dei suoi sentimenti nei confronti di Michael.
C'è Mary, che ha paura di soffrire ancora una volta per Ashton.
Un venerdì notte, sigarette spente malamente in bicchieri di plastica, qualche lacrima amara, un gatto che dorme beato e tre amiche, che si ritroveranno ad affrontare le loro uniche e sole paure.
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin, Luke Hemmings, Michael Clifford
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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You can always count on me, for sure 
That's what friends are for 
For good times and bad times 
I'll be on your side forever more 


~
Venerdì da tradizione, chiacchiere e sigarette.

 
Lappartamento di Vanessa non può essere più perfetto di così.
La cucina è in ordine, i mobili sono stati sistemati, puliti e lucidati accuratamente proprio quello stesso pomeriggio e il tavolo è già tutto pronto, pieno zeppo di cose da mangiare.
Roba d’asporto, ovviamente, un po’ perché lei non ha avuto il tempo di cucinare e un po’ perché, quella volta a settimana, possono permetterselo.
Sta accendendo la stecca d’incenso – quello che Jade le ha portato dal suo ultimo viaggio in Egitto - quando il citofono suona improvvisamente e la fa sobbalzare di scatto.
Maledice quel vecchio accendino, prima di fiondarsi verso quell’apparecchio spacca timpani e premere l’ultimo pulsante per far si che il cancelletto si apra. Non ha bisogno di chiedere chi sia, perché lei sa già chi è venuta a trovarla, sa già con chi passerà la serata, sa già con chi riderà a crepapelle per tutto il tempo di cose che, magari, non faranno nemmeno tanto ridere ai comuni mortali, ma a loro sì.
E infatti, quando il campanello della porta suona, lei la apre senza esitare, un sorriso felice e sincero sulle labbra ad accogliere quelle due figure appena materializzate di fronte ai suoi occhi.
«Ho portato le birre!» è la prima cosa che esclama Jade, alzando una scatola di cartone che, all’apparenza, può sembrare pesante, ma per lei è come tenere in mano una piuma perché, quando si tratta di birre, Jade riesce a fare tutto.
«Mi sa che stasera qualcuno ha voglia di festeggiare» osserva Mary da dietro la testa rossa di Jade, ridacchiando appena.
Jade si volta di poco verso l’amica, facendole un occhiolino. «Io ho sempre voglia di festeggiare, ormai dovresti saperlo. E vedrai come mi ringrazierai, a fine serata... ti ho portato delle rosse che sono la fine del mondo!» esclama, per poi entrare in casa di Vanessa, non prima di averle lasciato due baci sulle guance.
Vanessa chiude la porta dell’appartamento dietro le spalle di Mary, salutandola con un abbraccio, mentre Jade si fionda in cucina per aprire il frigo e posarne le birre.
Si appoggia di poco alla porta con la schiena, e sorride: ormai, come ogni venerdì, le sue amiche irrompono in casa sua per passare una delle loro solite serate in compagnia, anche solo per non dirsi nulla e per stare insieme.
Ormai, pensa Vanessa, è tradizione.
Che poi loro non avranno mai nulla da dirsi, questa è sicuramente una gran cazzata.
Sono come un’associazione a delinquere, quelle tre, Calum lo dice sempre.
Quando ci si mettono, possono essere anche meglio di Saw l’enigmista. Sono tre menti geniali ed in continua elaborazione, ne hanno da dire sempre una più del diavolo e non risparmiano nessuno.
Ecco perché, durante quei venerdì, nessuno dev’essere d’intralcio in quella casa, eccetto Charlie, il gatto di Vanessa, che è praticamente diventato il loro complice più fidato, le uniche orecchie autorizzate a sentire quei loro discorsi pieni di paroline taglienti e fiumi di risate.
Si siedono a tavola, perché tutte e tre stanno morendo di fame – d’altronde sono già le nove e mezza – e, se aspettano che le birre si raffreddino un po’, “possiamo anche farci il giro dell’Alaska a piedi!”, dice saggiamente Jade, prendendo posto a tavola, sempre il solito, quello di fronte a Mary, che è già seduta alla sinistra di Vanessa, che invece sta a capotavola.
Senza alcun tipo di complimento, le tre si riempiono i piatti mentre le loro bocche iniziano già a prendere vita ed emettere le prime chiacchiere, che saranno le protagoniste di tutta la serata.
Parlano di tutto, arrivando a fare legami logici anche per gli argomenti più distanti e disparati tra loro: parlano, parlano tanto. Parlano del nuovo paio di scarpe che ha comprato Vanessa, che adesso tiene chiuso ancora nella scatola perché non è sicura che le piacciano al cento per cento, quindi forse si troverà a cambiarle al negozio; parlano del nuovo locale che ha appena aperto in centro, al quale Jade ha già fatto visita nella serata di inaugurazione, definendolo non tutto ‘sto granché, asserendo con certezza che c’è di meglio in giro, con cocktail migliori e a meno prezzo; parlano del nuovo libro acquistato da Mary che ha iniziato a leggere oggi sul treno, vista la grossa curiosità di iniziarlo.
Parlano davvero tanto, forse troppo, e la sigaretta di Jade si accende e i loro piatti sono definitivamente vuoti. Le chiacchiere non si sono disperse nell’aria e continuano a mischiarsi al fumo della sigaretta appena accesa e dell’incenso che, ormai, è a metà del suo lavoro.
Vanessa guarda le sue due amiche, che adesso stanno ridendo di chissà cosa – o di chissà chi – e si perde un attimo nei suoi pensieri.
Hanno parlato di tutto, quella sera, proprio di tutto, così come fanno ogni venerdì... ma c’è qualcosa che lei non ha ancora detto, una cosa che non potrà tenersi dentro troppo a lungo.
Le guarda intensamente, e un po’ sorride: Mary ha appena chiesto a Jade di farle fare un tiro, e la rossa ha riso, perché sa che la mora si strozzerà col fumo, proprio non ci riesce a fare un tiro decente, non è da lei. Sorride, Vanessa, e pensa che deve proprio dirlo almeno a loro due, perché tenerselo dentro è inutile, questa è una notizia che andrebbe condivisa col mondo intero, eppure lei ha paura.
Sarà come togliersi un cerotto: facile e veloce” pensa, cercando di darsi un po’ di coraggio, mentre le mani – congiunte tra loro e poste sul ventre – iniziano già a tremarle.
Aspetta che Mary finisca di fare il suo tiro – questa volta senza strozzarsi – e cacci il fumo dalla bocca, quando le labbra di Vanessa interrompono le loro risate, provocando un enorme silenzio, quando lei pronuncia:
«Sono incinta».
 
Se Vanessa potesse definirsi con un colore, risponderebbe di getto: giallo.
Giallo perché è il suo colore preferito, giallo perché la sua vita è sempre stata gialla nonostante gli alti e bassi, giallo perché è il colore dei suoi capelli (biondo Malfoy, ci tiene sempre a specificare), giallo perché il giallo è vita, è gioia, e lei ha sempre avuto un punto debole per la felicità.
Quello che Vanessa non sa – o, almeno, finge di non sapere – è che lei ha anche una punta di blu, dentro di sé.
Blu perché è il colore dei suoi occhi, blu perché è uno dei pochi colori che Charlie riesce a distinguere perfettamente e quando lei  indossa qualcosa di blu è sempre una festa, blu come il cielo durante quelle belle giornate che lei tanto ama, blu come gli occhi di Luke.
Blu come Luke.
Se Vanessa potesse definire Luke con un colore, probabilmente risponderebbe che Luke è un arcobaleno, un’esplosione di colori che non fanno contrasto tra loro ma che, anzi, creano uno spettacolo meraviglioso.
Perché è così che Luke appare ai suoi occhi: uno spettacolo meraviglioso, uno di quelli che ti lascia senza fiato e senza respiro, uno di quelli che ti blocca il cuore in una morsa stretta tra le mani e poi te lo lascia, facendo si che continui a battere, ma in un modo diverso, in un modo speciale.
Luke le fa battere il cuore in questo modo così speciale, un modo che lei non saprebbe nemmeno descrivere a parole, ma che continua a provare giorno per giorno.
Chi l’avrebbe mai detto che quel ragazzetto di tre anni più piccolo di lei potesse farle provare tanto?
Lei, che ha sempre cercato l’amore nei posti più disparati, l’ha trovato una sera di Giugno di quattro anni prima, in un locale in cui Jade aveva trascinato lei e Mary per passare una serata tra amiche e senza rotture.
Luke aveva diciannove anni, all’epoca, e lei ne aveva ventuno.
Lei si sarebbe laureata a breve, pochi mesi dopo, mentre lui lavorava come barista di notte commesso in un negozio di dischi di giorno per mantenersi da solo, mettendo da parte quei soldi per pagarsi i suoi futuri studi all’Università.
Lei, che con una punta di vergogna, aveva scansato quella marea di gente di fronte a sé e si era avvicinata al bancone per ordinare da bere, e lui, che aveva alzato lo sguardo blu e l’aveva puntato nei suoi occhi.
Occhi contro occhi, blu contro blu, l’arcobaleno contro il giallo.
Ed entrambi avevano sorriso, un po’ imbarazzati, perché finalmente si erano trovati.
 
~
 

«Wow»
«Cazzo»
«Sei incinta?»
«Sul serio? Cioè, nel senso... hai fatto il test?»
«Delle analisi?»
«...o sei semplicemente in ritardo?».
«Non siete contente?».
La voce di Vanessa risulta un po’ tremante e il tono di voce è nettamente superiore a quello che ha di solito.
La sigaretta – ancora tra le dita di Mary – si sta ritraendo pian piano, lasciando posto solo alla cenere, che è già in segno di cedimento.
Rimangono in silenzio per un po’, tutte e tre a guardare in posti diversi che non siano i loro occhi, e quella è la prima vera volta che, forse, non sanno cosa dire. Ed è strano, per loro, rimanere senza parole.
Vanessa sospira. Forse non avrebbe dovuto lanciare quella bomba così, all’improvviso, senza un minimo di preambolo. Forse avrebbe dovuto avvertirle che, quella sera, ci sarebbe stata una sorpresa, una novità, avrebbe dovuto dire a Jade che forse avrebbe fatto meglio a portare qualche birra in più per festeggiare, in modo tale che sarebbero arrivate preparate, almeno un minimo.
Chissà se le reazioni sarebbero state diverse.
Le guarda in viso, cercando di comprendere le loro emozioni: sono neutre, hanno gli occhi bassi e posati sulle loro scarpe; Mary ha posato la sigaretta in un bicchiere di carta pieno d’acqua e adesso si tortura le mani, mentre Jade tamburella nervosamente le dita sul tavolo, smorzando di poco quel silenzio che si è creato.
Poi una risatina.
Vanessa si distoglie dai suoi pensieri e posa lo sguardo su Mary, che ha ancora lo sguardo basso sulle sue scarpe, ma gli angoli delle labbra sono rivolti all’insù e le spalle si muovono ritmicamente.
Anche Jade alza lo sguardo, portandolo prima su Vanessa e guardandola interrogativa, poi lo posa su Mary, la quale alza finalmente il capo e si apre in un sorriso, rivolgendolo alla bionda.
«Mio Dio... sto per diventare zia e me lo dici così, come se nulla fosse?!» esclama eccitata, per poi alzarsi dalla sedia e fiondarsi sull’amica per abbracciarla.
«Correggiti, Mary, stiamo per diventare zie» la riprende Jade, anche lei pronta a fiondarsi su Vanessa, stringendosi in quell’abbraccio a tre che la fa quasi soffocare, ma la rende felice e piena di un calore che le mancava da tempo.
Si abbracciano forte e si tengono strette, emettendo risolini eccitati e versetti felici che fanno ridere Vanessa, sommersa dai baci delle amiche, che proprio non ne vogliono sapere di staccarsi.
«Okay, va bene abbracciarsi, ma qui sotto inizia a far caldo!» esclama Vanessa con la voce ovattata, facendo ridere le due amiche che, prima di staccarsi da lei, le lasciano entrambe dei sonori baci sulle guance in sincrono, come se fossero organizzate.
«E Luke come l’ha presa?» domanda Jade, sedendosi di nuovo al suo posto, sventolandosi con una mano.
Vanessa serra le labbra, portando nuovamente le mani sul ventre e lo sguardo a guardarsi le scarpe.
«Non gliel’ho ancora detto» confessa di getto, mordendosi l’interno della guancia come fosse pentita.
«Perché no?» domanda lecitamente Mary, afferrando il collo della bottiglia di birra, portandola alle labbra.
«Ho paura» ammette la bionda, alzando lo sguardo e guardando le amiche.
Perché è vero: Vanessa non ha mai avuto più paura di così, più paura di quel momento.
Lo sa già da una settimana di essere incinta di ben cinque settimane, eppure il primo pensiero che è le passato per la mente non è stato di dirlo subito a Luke, bensì come dirlo a Luke.
E lei, a distanza di una settimana, ancora non sa bene come porre quell’argomento, che tono di voce usare, che parole dire... perché Vanessa ha paura di dirlo a Luke, è questa la verità.
«Di cosa hai paura, Vane?» domanda Jade, sporgendosi di più verso di lei.
E allora Vanessa non può che sospirare nuovamente, mentre sente le lacrime pizzicarle gli occhi, un po’ per la vergogna, e un po’ perché sono gli ormoni sballati della gravidanza che la rendono già così sensibile.
«Io... io...» balbetta lentamente, mordendosi il labbro inferiore. Rotea gli occhi al cielo, sentendoli bruciare, poi sospira ancora, cercando di prendere coraggio per ammettere ad alta voce quale sia la sua vera paura.
«Io ho paura che Luke vada via».
Altro silenzio si insinua tra di loro, lasciando che qualche lacrima triste e vergognosa scenda sugli zigomi rosati di Vanessa e qualche singhiozzo prenda il posto dei precedenti sospiri.
«Vane...» inizia Mary, allungandosi verso di lei per prenderle una mano. «Come puoi pensare una cosa del gen...?».
«Luke ha ventitré anni» la interrompe, singhiozzando ancora. «A ventitré anni non vuoi avere un figlio, è l’ultima delle cose che vorresti. Nemmeno io ci pensavo, a ventitré anni».
«Ancora con questa paranoia dell’età?!» sospira Jade, scuotendo il capo. Poi si alza e gira la sedia completamente verso di lei, per guardarla meglio negli occhi blu che, adesso, sono velati dalla tristezza.
«Luke ti ama, Vane. E non importa l’età, non importano i soldi... Luke non vuole solo un figlio da te, ne vuole dieci, cento, mill...?»
«Non esagerare, adesso» ridacchia Vanessa, interrompendola. Poi un singhiozzo le smorza la risata, e Mary le stringe ancora di più la mano.
«Quello che Jade sta cercando di dirti è che Luke ti ama più di qualsiasi altra cosa al mondo» riprende la mora, e Vanessa lancia uno sguardo a Jade, che annuisce.
«Non ti lascerebbe mai, figurarsi adesso che sei incinta!» esclama la rossa che, involontariamente, si apre in un enorme sorriso felice.
«E tu devi dirglielo, Vane» consiglia Mary, facendole un altro sorriso «non lasciare che questa tua – scusa se mi permetto – stupida paura, ti impedisca di dire a Luke che aspettate il vostro bambino».
E a quel punto Vanessa si lascia alle spalle tutte quelle stupide paure che la stanno affliggendo da ormai troppo tempo ed asciuga le ultime lacrime cadute sulle sue guance, per poi rivolgere un mezzo sorriso alle sue amiche ed annuire lentamente col capo.
«Glielo dirò non appena tornerà a casa» dice finalmente, facendo nascere altri sorrisi sulle labbra delle sue amiche, che adesso possono dirsi pienamente felici di tutta quella storia.
Perché è vero: è il loro bambino, suo e di Luke, e lui la ama più di qualsiasi altra cosa al mondo.
A quel punto Mary e Jade si divertono a fantasticare sul sesso del bambino e su come potranno coccolarlo e viziarlo come solo due zie che si rispettino possono fare, facendo ridere Vanessa, che ha ormai dimenticato le sue paure riguardo a Luke e a come possa prenderla.
Perché lei questo bambino lo vuole, perché è parte di sé stessa ed è parte di Luke, che è l’unico ragazzo che lei abbia mai amato con ogni parte del suo corpo, perché Luke è Luke, e non esiste nessuno come lui.
E insieme a tutte quelle risate, insieme a tutte quelle fantasie e all’odore dell’incenso che aleggia per casa, Jade si accende un’altra sigaretta, perché è da quando Vanessa ha confessato di essere incinta che ci pensa, o forse da quando Mary è passata a prenderla sotto casa che quel pensiero non si scolla dalla sua mente e non ne vuole sapere proprio di muoversi.
Perché Jade è da giorni che è distratta, che è concentrata solo su un unico pensiero, e quasi si sente strana.
E quale serata migliore del venerdì di tradizione per parlarne, per far si che quel pensiero si trasformi in parole?
Parole anche complicate per lei, ma sicuramente non più pensieri.
«Siccome sembra essere serata di annunci e novità, ho qualcosa da dire anche io».
E la sua voce interrompe le varie proposte di nomi che Vanessa e Mary si divertono ad immaginare per il nascituro, facendo voltare le sue amiche verso di lei, che tiene la sigaretta tra le labbra e aspira altra nicotina.
Mary assottiglia gli occhi ed allunga il collo. «Non dirmi che sei incinta anche tu, perché non ci credo».
Jade ridacchia, scuotendo il capo, lasciando che una nuvola di fumo abbandoni le sue labbra e si disperda tra quelle chiacchiere. Le amiche continuano a guardarla curiose, mentre un senso di stranezza prende possesso della rossa perché per lei, quelle parole, sono più difficili della fisica quantistica.
«Credo di essermi innamorata di Michael».
 
Se c’è una cosa che Jade ha sempre visto con occhi negativi, quello, è sempre stato l’amore.
Ha sempre creduto – da quando, a tredici anni, ha avuto la sua prima piccola esperienza – che lei non fosse fatta per le storie d’amore e per tutte quelle romanticherie che ti propinano le commedie americane.
Non ha mai avuto un ragazzo serio, uno che durasse più di tre settimane, perché lei proprio non ce la fa a vedersi con un ragazzo al suo fianco per il resto della vita. Ha già avvertito sua madre di non aspettarsi alcun tipo di nipotino da parte sua, provocando lo stupore dell’intera famiglia.
Del matrimonio, poi, neanche a parlarne: per lei sarebbe un suicidio psicofisico.
A Jade piace divertirsi, piace andare nei locali e ballare in discoteca fino all’alba e – perché no? – le piace anche ubriacarsi, quando sa che non deve guidare. Certe volte le piace perdere i freni inibitori e lasciarsi andare completamente, per lei è come raggiungere la pace dei sensi, il nirvana buddhista.
Perché Jade proprio non ce la fa ad impegnarsi seriamente, a guardare con occhi innamorati il ragazzo che le sta di fianco, per lei è come avere il diabete a mille, come avere il corpo coperto di miele e zucchero.
E lei odia il miele.
Lei è quel tipo di persona che chiede ai ragazzi di frequentarsi, ma senza alcun tipo di impegno, perché Jade ama essere libera, ama divertirsi senza doversi sentire in colpa per qualcuno che l’aspetta e che la ama.  
Ma è da quando ha incontrato Michael, un anno fa, che Jade si sente completamente diversa e vulnerabile.
Perché Michael – lei ne è convinta – le ha fatto qualcosa che ancora non sa spiegarsi, da quando si sono incontrati quella sera, fuori quella discoteca.
Entrambi stavano fumando una sigaretta, chiusi in un giubbino di jeans così simile che Michael aveva ridacchiato appena vendendoglielo addosso, su quel vestito nero ed attillato.
Jade aveva notato quello sguardo curioso ed indisponente su di sé, ma aveva continuato a fumare indisturbata, cercando di finire il prima possibile quella maledetta sigaretta, anche perché iniziava a sentire freddo e quel giubbino di jeans non la riparava poi del tutto.
Ma Michael aveva continuato a guardarla, un mezzo sorriso nascosto dietro il filtro della sigaretta, i capelli rossi schiacciati da un cappellino portato al contrario, e Jade non aveva potuto frenare la lingua dal chiedergli cosa avesse da guardare così insistentemente.
«Sei bella» le aveva detto allora Michael, rilasciando una nuvola di fumo.
Jade aveva ridacchiato nervosamente e aveva scosso il capo, trovando quel ragazzo maledettamente sfacciato, ma anche tremendamente sexy. Aveva lanciato il mozzicone di sigaretta ormai finita sull’asfalto, poi gli aveva rivolto un ultimo sguardo ed era rientrata dentro, raggiungendo i suoi amici in pista, con ancora gli occhi di Michael in mente, a fare da protagonisti ai suoi pensieri.
Era stato solo tre bicchieri di vodka lemon dopo, che Michael aveva afferrato il polso di Jade e l’aveva fatta voltare verso di sé, contro i suoi occhi verdi, spingendola contro il suo petto, stringendole i fianchi morbidi.
«Guarda che sei bella davvero» le aveva ripetuto ad alta voce, cercando di farsi sentire sulle note di quella musica alta e rimbombante, poi non ci aveva pensato due volte e, dopo averle fatto un sorriso sghembo, aveva poggiato delicatamente le labbra su quelle di Jade senza nemmeno darle il tempo di controbattere, mordendole il labbro inferiore per poi baciarla passionalmente.
E Jade per la prima volta, grazie alle parole di un perfetto sconosciuto, si era sentita bella.
Bella davvero.
 
~
 
La sigaretta di Jade ormai è spenta da un pezzo, il mozzicone galleggia nell’acqua del bicchiere di carta dove è stata spenta anche l’altra sua gemella, e lo sguardo incredulo di Mary e Vanessa è ancora posato sugli occhi verdi di Jade.
«Ti sei innamorata?!» esclama incredula Vanessa, con gli occhi sbarrati. «Tu?!».
«E’ ancora tutto da definire, non prendermi sul serio!» risponde Jade, alzando le mani come per discolparsi da quello che ha appena detto.
Mary scoppia a ridere, mentre Vanessa scuote il capo in segno di rassegnazione. Jade incrocia le braccia al petto, imbronciando leggermente le labbra come fosse una bambina.
 «Ho detto che credo, non che ne sono sicura» ribatte brontolando, sovrastando la risata di Mary, che cerca intanto di riprendersi dalle risate.
«Jade, ma proprio non te ne rendi conto?!» esclama quest’ultima, asciugandosi alcune lacrime divertite sfuggite dalle sue iridi con il palmo della mano destra.
«Di cosa dovrei essermi resa conto?» domanda la rossa, leggermente infastidita, stravaccandosi completamente sulla sedia.
Mary sospira, alzando gli occhi al cielo. «Tu sei sempre stata innamorata di Michael! Come te lo spieghi il fatto che andate a letto insieme da più di un anno e ancora non ti sei stufata di lui?!».
E Jade sente qualcosa nello stomaco, quasi fosse un pugno diretto, e un po’ quelle parole le sembrano assurde - tanto assurde - ma la maggior parte di sé stessa sa che è vero, eppure ha paura ad ammetterlo.
Perché lei non si è innamorata, lei non sa cos’è l’amore e forse si è confusa, forse quello che prova per Michael è solo semplice affetto, nutrito dal fatto che è più di un anno che vanno a letto insieme senza impegnarsi, senza essere realmente una coppia.
«Guarda che Mary ha ragione, Jade» s’inserisce Vanessa «Michael è il primo ragazzo con cui hai un rapporto che abbia superato le tre settimane» poi storce il naso «anche se all’interno delle lenzuola».
«Ma non è possibile!» esclama la rossa «io non posso essere innamorata di Michael da sempre. Insomma... sono io! E’ di me che stiamo parlando! E se non l’ho saputo io fino ad adesso, come fate a saperlo voi?!».
«Jade, tu non ammetteresti di essere innamorata nemmeno sotto tortura» la rimbecca Mary, inclinando leggermente il capo.
Vanessa annuisce. «E noi ti conosciamo troppo bene per dirti che tu sei sempre stata profondamente e terribilmente innamorata di Michael».
«E lo è anche lui di te» riprende Mary con un sorriso. «E’ irrimediabilmente innamorato di te».
E Jade non può fare a meno che sorridere a quelle parole, mordendosi il labbro inferiore cercando di nascondere quel movimento e quel rossore che le si è appena creato sulle gote.
«Beh, sì... lui... lui effettivamente lo è» balbetta imbarazzata, dandosi mentalmente della cretina perché quando mai lei ha balbettato per l’imbarazzo?
«Mel’haconfessatoqualchegiornofa» dice di getto e velocemente, quasi come se non volesse farlo capire alle sue amiche, ma loro, allenate come sono, hanno afferrato immediatamente il messaggio di Jade, guardandola con gli occhi ancor più sgranati e sbalorditi.
«Ti ha detto di essersi innamorato di te?!»
«Quando?»
«Come?»
«E perché non ce l’hai detto subito?!».
«Calme, calme!» esclama Jade, ponendo le mani di fronte alle sue amiche, muovendole veemente. «Adesso vi spiego tutto».
Jade sospira, alzando gli occhi al cielo, maledicendosi per aver confessato quella verità, perché adesso le tocca portare fuori quel ricordo, quel pensiero che l’assilla da giorni e che non ne vuole sapere di uscire dalla sua mente.
«Eravamo insieme e avevamo appena finito di... beh, avete capito» si affretta a dire, arrossendo di poco «e nulla... è stata una cosa improvvisa, lui si è voltato su un fianco, mi ha spostato una ciocca di capelli e mi ha detto... sì beh, mi ha detto...».
«Ti ha detto “ti amo”, Jade» esordisce Vanessa, incrociando le braccia al petto. «Puoi dirlo tranquillamente, non è mai morto nessuno dicendolo, sai?».
«La gravidanza ti rende acida, lo sai?!» sbuffa Jade, e Vanessa ridacchia, facendole una linguaccia.
«E tu che gli hai risposto, Jade?» domanda Mary, poggiando il mento sul palmo della mano, il gomito poggiato sulla superficie del tavolo.
Jade morde nuovamente il labbro inferiore perché sa che quello che sta per dire non farà molto piacere alle sue amiche, ma poi pensa che non è colpa sua se la dolcezza non è il suo forte, così come le storie d’amore.
«Gli ho detto che volevo un kebab» afferma, per poi mordersi la lingua e nascondere un sorriso sghembo.
Dopo quelle parole, Vanessa non può fare altro che battersi una mano sulla fronte.
«Jade!» la riprende esasperata, mentre Mary ridacchia e scuote il capo.
«Mi ha presa alla sprovvista, Vane! Cosa dovevo fare?!» esclama la rossa in sua difesa, facendo ridere ancor di più Mary.
Vanessa alza il capo. «Magari dirgli che lo ami anche tu, no?! Dio, Jade!» e rotea gli occhi al cielo, per poi scuotere il capo rassegnata.
«Non è stata la prima cosa che mi è passata per la testa, ad essere sincera» ammette Jade, alzando le spalle «ma non faccio che pensarci da giorni a quello che mi ha detto e a quello che provo per lui. Insomma... cazzo, Michael mi manda in iperventilazione ogni santissima volta che siamo insieme. E no, non intendo solo dal punto di vista sessuale...». Sospira ancora Jade, cercando di trovare il coraggio adatto per ammettere i suoi sentimenti nei confronti di quel ragazzo dai capelli cangianti ogni mese, che lei preferisce rossi, un po’ perché le ricorda il momento in cui si sono conosciuti, un po’ perché pensa che le stiano meglio di qualsiasi altro colore.
«Quindi, Jade?» la richiama Mary, guardandola incuriosita «cosa farai?».
E Jade proprio non sa cosa rispondere a quella domanda. Vorrebbe tanto dire alle sue amiche che correrà da Michael a dirgli che lo ama - magari con tanto di pioggia, che è sempre d’effetto – per poi vivere una meravigliosa storia d’amore, ma proprio non ce la farebbe a mentire, né a loro né a sé stessa. Perché Jade non è così, non lo è mai stata, e non lo sarà nemmeno per Michael, per il quale prova qualcosa che va oltre il semplice affetto, oltre il semplice rapporto basato sul sesso.
Lei Michael lo ama, ormai ne è certa ma, se mai dovesse dirglielo, sarà una vera e propria fatica.
Sospira, chiudendo gli occhi, ritrovandosi di fronte gli occhi verdi di Michael a guardarla e, per la prima volta nella sua vita, crede di sentire le farfalle nello stomaco.
«Io...» apre gli occhi, ritrovandosi gli sguardi speranzosi delle sue amiche di fronte a sé, che attendono con ansia. E Jade lo sa che sta sbagliando a trattenersi, a trattenere quei sentimenti che, forse, per una volta nella sua vita, valgono la pena di essere provati e di essere vissuti appieno.
Sorride, perché proprio non può trattenersi. «Io penso che glielo dirò».
«Finalmente!» esclama Vanessa, battendo i palmi delle mani sulla tavola e facendo spaventare Charlie, appisolato sul divano, per poi far ridere Jade, che già sente il cuore più pieno d’amore.
Afferra il pacchetto di sigarette da sopra la tavola e ne estrae la terza da lì dentro, portandola alle labbra ed accendendola con un sorriso e sempre quella strana sensazione alla bocca dello stomaco, quella sensazione che non ha mai provato, ma che sa essere amore.
Mary, intanto, ha lo sguardo perso nel vuoto, le braccia incrociate sul tavolo e le chiacchiere di Vanessa e Jade che le arrivano ovattate alle orecchie.
Perché Mary ha cercato davvero di non pensare a quello che le è capitato la sera prima, ha provato in tutti i modi a resettare quel pensiero che l’affligge e che le tormenta il cervello, ma quando si tratta di lui proprio non ci riesce. E allora si sente stupida, incorreggibile e profondamente idiota perché, dopo tutto quello che è successo, lei non dovrebbe minimamente pensare a lui e a tutto quello che hanno passato.
Dovrebbe mandarlo a fanculo, dovrebbe smetterla di tormentarsi l’anima per quel paio di occhi, dovrebbe trovarsene un altro e basta, dimenticarsi di lui definitivamente. Eppure lei ci ha provato davvero, ci ha messo l’anima... ma proprio non ci riesce a trovare altri occhi da amare come ama i suoi.
«Jade, mi fai fare un altro tiro?» domanda all’amica, dopo essersi ridestata da quel mini coma che ogni tanto s’impossessa di lei.
«Cos’è tutta questa voglia di fumare stasera, Mary? Hai voglia di affogarti?» la schernisce Jade ridacchiando, per poi lasciare che il fumo abbandoni le sue labbra.
Mary fa una smorfia. «Dai, fammi fare un tiro, ne ho bisogno» la supplica ancora, e Jade non può che roteare gli occhi al cielo.
«Oh, se ti affoghi, sappi che io non voglio responsabilità!» l’avverte, passandole la sigaretta tra le dita.
Le fa una linguaccia prima di afferrare tra le dita tremanti il filtro della sigaretta, ponendole poi tra gli spazi dell’indice e del medio e portandosela alle labbra, tirando di poco e lasciando che il sapore della nicotina le invada la bocca, ancora insaporita dalla birra rossa che Jade le ha portato e che, effettivamente, è stata veramente buona.
Cerca di dimenticare per un secondo, Mary, andando contro quelli che sono i suoi limiti, ma neanche il fumo della sigaretta riesce ad annebbiarle i pensieri rivolti solo ed unicamente a lui.
Caccia fuori il fumo – magicamente senza strozzarsi – e sospira, ritrovandosi involontariamente a fissare il vuoto ancora una volta.
«Mary?» la richiama Vanessa. Lei scrolla le spalle, portando il suo sguardo vacuo su quello dell’amica, che la guarda confusa.
«Che hai? Sei strana» osserva la bionda, incrociando le braccia al petto.
Mary morde di poco il labbro inferiore, poi alza le spalle. «Mi prendo sempre delle pause ogni tanto, lo sai» spiega, facendo un sospiro.
«Stavolta più delle altre volte» osserva Jade, aggrottando la fronte e guardandola di sbieco.
Mary sospira ancora una volta, per poi allungarsi verso Jade. «Non ho nulla ragazze, davvero» dice, passando la sigaretta nelle mani di Jade, che l’afferra prontamente per non farla cadere. «Solo stanchezza».
«Non è vero» riprende Vanessa «non è vero che è solo stanchezza, c’è altro».
«Dai Mary» aggiunge Jade, facendo un altro tiro «sai che a noi puoi dire tutto».
E Mary lo sa, sa che quello che dice Jade è la pura verità, perché è praticamente da quando si conoscono che a loro dice tutto quello che le passa per la testa, ma stasera... stasera è diverso.
Perché Mary ha paura di dire quello a cui sta pensando, quello che è capitato, perché dirlo fa paura prima a sé stessa, anche se forse parlarne con le sue amiche non le farebbe poi così male.
Ed ecco che, con lo sguardo basso e le mani posate sulla superficie del tavolo, Mary prende coraggio e dice solo:
«Ashton è tornato».
 
Se Mary dovesse descrivere la sua vita con un unico aggettivo, sarebbe sicuramente una la parola adatta da utilizzare: sfigata.
Non è mai stata particolarmente fortunata in nessun campo, in nessuna tappa della sua vita.
E’ sempre stata una ragazza anonima che, pur cambiando colore o taglio di capelli, dimagrendo o ingrassando, nessuno ha mai notato troppo.
Ecco perché Mary si è abituata a vivere nell’ombra da sempre, rimanendo in disparte per la maggior parte delle persone, considerata un piccolo puntino minuscolo ed invisibile posto in angolo di una stanza.
Un piccolo puntino irrilevante, la cui presenza è sempre stata indifferente.
Quella situazione un po’ le ha sempre fatto comodo: non è mai stata una ragazza pronta ad apparire, a spiccare, a stare al centro dell’attenzione con i riflettori puntati su di lei. Ecco perché ha sempre evitato le situazioni in cui poteva essere esposta fuori dal suo guscio, tanto erano sempre le sue vecchie amiche ad essere notate per prime, mica lei.
Per Ashton, però, non è mai stato così, perché lui Mary l’ha notata eccome.
Era stato due anni e mezzo prima: Mary non aveva ancora compiuto ventun’anni e Ashton ne aveva ancora ventidue quando si erano incontrati a quella festa di Capodanno, in quella casa in cui lui era un imbucato, amico di Calum, a sua volta amico di un amico del proprietario di casa, il quale era completamente partito dato il troppo alcool nelle vene per accorgersi di quanti imbucati ci fossero alla sua festa.
Ashton aveva perso di vista Calum – probabilmente intento a rollarsi qualche canna – e vagava al centro di quello spazioso salotto con solo un bicchiere di spumante tra le mani in cerca di qualcosa da fare. Cercava volti da studiare, Ashton, volti che magari conosceva un minimo, ma essere l’imbucato di turno di certo non aiutava.
E poi l’aveva vista.
Chiusa in un vestito nero, parlava con un’amica di fronte a lei con un bicchiere quasi pieno tra le mani, mentre con le dita ne torturava il bordo. Parlava, poi ogni tanto si fermava ed ascoltava ciò che l’amica le diceva, per poi aprirsi in un sorriso e continuare a parlare fittamente, mantenendo gli angoli delle labbra rivolti verso l’alto.
Se avesse potuto, Ashton le avrebbe fatto una fotografia per chiudere quel sorriso su un pezzo di carta e portarlo sempre con sé, senza dimenticare mai alcun tipo di particolare racchiuso in esso. Si rese conto di essere rimasto a fissarla per chissà quanto tempo, così aveva deciso di avvicinarsi a lei per guardarla negli occhi, ammirare quel sorriso, studiare quel volto e cercare di capire che segreti nascondesse.
«Ciao» le aveva detto, interrompendo le parole della sua amica, facendo si che Mary si voltasse verso di lui. «Bevi qualcosa?».
Mary allora – dopo un primo momento di silenzio - aveva ridacchiato. «Sì, non si vede?» gli aveva risposto, alzando il bicchiere e sventolandolo sotto il suo naso, aprendosi poi in un sorriso.
Ashton era rimasto senza parole, perché mai aveva ricevuto risposte del genere che gli facessero rimanere l’amaro in bocca, eppure qualcosa dentro di lui gli diceva di persistere, di continuare a parlarle e non lasciar perdere, perché quel sorriso gli aveva trasmesso qualcosa che mai nessuno gli aveva dato.
Era stato così che Mary ed Ashton si erano trovati a parlare per tutta la sera, in un angolo in disparte, come se il resto del mondo non esistesse, e avevano riso di cose che nessuno, a parte loro, avrebbe potuto capire. Poi, d’un tratto, avevano sentito qualcuno urlare ed iniziare a fare il conto alla rovescia, ed entrambi si erano guardati negli occhi, un po’ a disagio, le gote leggermente arrossate dal caldo e dall’imbarazzo.
E Ashton, nonostante il rischio e la paura, le aveva posto quella domanda, anche solo per farla sorridere.
«Me lo concederesti un bacio?» le aveva chiesto, lasciando che i suoi occhi verdi si scontrassero con i suoi.
Mary aveva aggrottato le sopracciglia poi, dopo aver imbronciato le labbra, si era aperta in una risata.
«Stai correndo troppo» gli aveva detto, scuotendo il capo, eppure non sembrava offesa.
«Lo so. Ma tu mi piaci» aveva risposto Ashton, un mezzo sorriso a fare da protagonista sulle sue labbra.  
Mary aveva abbassato il capo, imbarazzata, poi Ashton – tre secondi mancanti alla mezzanotte – le aveva chiesto «e domani verresti a prendere una cioccolata calda con me?».
Mary allora aveva alzato lo sguardo, lasciando incrociare i suoi occhi con quelli di Ashton, e si era lasciata trascinare in una strana emozione illogica e senza nome che, proprio allo scoccare della mezzanotte, l’aveva fatta sorridere, per poi rispondergli con un flebile «sì».
Ed era stato un nuovo inizio.
 
~
 
Charlie miagola sotto le carezze materne di Vanessa, che lo tiene fermo sulle sue gambe, mentre il gatto lascia penzolare la sua coda lunga e pelosa, abbandonandosi completamente alle coccole della sua padrona che – Luke lo dice sempre – lo tratta come un principe.
Il silenzio che si è creato dopo le parole di Mary è insopportabile per loro, che sono abituate a parlare a macchinetta senza mai fermarsi. L’unica cosa che lo stronca sono le dita di Jade, che tamburellano nervosamente sulla superficie della tavola e il ticchettio dell’orologio, che segna mezzanotte meno dieci.
Poi, improvvisamente, Jade batte il palmo della mano sulla tavola, facendo sobbalzare tutti, persino Charlie che – dopo quella precedente interruzione – stava cercando di riprendere sonno.
«Questo silenzio è insostenibile, ne siete consapevoli?» esclama la rossa, per poi sbuffare sonoramente.
Rivolge lo sguardo verso Mary, che tiene ancora la testa bassa e le mani chiuse tra loro come in un abbraccio. Non ha il coraggio di alzare lo sguardo, dopo quelle parole appena pronunciate.
«Mary...» la richiama Vanessa dolcemente, continuando ad accarezzare Charlie. Ma lei non alza lo sguardo, si limita solo a sospirare, cercando di trattenere un singhiozzo di tristezza.
«Che intendi dire con “Ashton è tornato”?» domanda allora Jade, cercando di farla parlare.
Di certo, dopo che la bomba è stata sganciata non può essere ritratta dal campo di battaglia.
E Mary sospira ancora, perché sentire o dire quel nome le fa male, le fa male al cuore ancora pieno di cicatrici mai chiuse del tutto. Trattiene il labbro inferiore tra i denti per evitare di scoppiare a piangere e, pian piano, alza lo sguardo, portandolo finalmente sulle sue amiche, che la guardano curiose.
«Lui...» balbetta insicura Mary, stringendo le mani in due pugni. Caccia altra aria dalle labbra perché, al momento, è talmente piena di strane emozioni miste tra loro, che l’unica cosa che può fare è respirare a fondo.
«Lui mi ha mandato un messaggio, ieri sera» confessa flebilmente, gli occhi che le bruciano da morire.
Altro silenzio s’ instaura tra le tre, mentre Charlie miagola.
Vanessa fa un sospiro. «E cosa c’era scritto in questo messaggio?» domanda piano, quasi avesse paura di farle male.
Mary stringe le dita, lasciando che le nocche le diventino quasi bianche dalla stretta troppo forte, poi le allunga, come fa ogni volta che è nervosa.
«Vuole vedermi» dice, abbassando di poco il capo «e vuole parlarmi. A quanto pare ha delle cose importanti da dirmi».
E quelle parole non possono che fare spavento a Mary, così come l’ha spaventata quello stesso messaggio, la sera prima, perché avrebbe potuto aspettarsi chiunque, meno che Ashton. Perché era stato praticamente stabilito da entrambi che quella sarebbe stata l’ultima volta che avrebbero provato a stare insieme come una coppia normale, perché se l’erano urlato tutti e due quell’odio che stavano iniziando a provare l’uno verso l’altra, troppo stanchi di provarci per l’ennesima volta.
E quando una cosa è rotta, difficilmente torna come prima.
«E tu cosa gli hai risposto?» domanda lecitamente Jade, le braccia incrociate sul petto.
«Non gli ho risposto» Mary alza le spalle «non me la sono sentita».
«Perché no?» chiede Vanessa, alzando di poco il tono di voce, interrompendo le coccole a Charlie.
Mary alza lo sguardo, lasciando che qualche lacrima scenda silenziosamente dalle sue iridi scure e si abbatta sulle sue labbra dal rossetto rosso, ormai quasi completamente sfatto.
«Perché ho paura» confessa, la voce che le trema. «Ho paura di caderci di nuovo, e non credo di meritarmelo. Ci abbiamo provato così tante volte, ed è sempre finita male. Non voglio avere di nuovo il cuore a pezzi per colpa sua».
Jade tamburella ancora una volta le dita sulla tavola. «Perdona la domanda Mary, ma a che quota siamo con il tira e molla? Ho perso il conto...».
Mary tira un sospiro, mentre Vanessa rivolge un’occhiataccia a Jade che potrebbe fulminarla all’istante, ma quest’ultima alza le mani in sua discolpa.
«Siamo a quota sei, Jade» risponde Mary, un sorriso amaro sulle labbra. «Penso sia abbastanza, no?».
Jade scrolla le spalle. «Ho sentito di peggio» e si appoggia allo schienale della sedia, e Mary sorride.
«Mary, sai che il sette è uno dei numeri perfetti?».
Vanessa rompe il silenzio con quella strana affermazione posta come una domanda, e Mary volta lo sguardo verso di lei, vedendola sorridere, con Charlie che – finalmente – dorme sulle sue gambe.
Sospira ancora. «Vane...» prova a dire, ma la bionda la interrompe nuovamente.
«Sette sono i vizi capitali, sette sono i giorni della settimana, sette sono le note musicali...»
«Sette sono anche i nani» s’intromette Jade, guardandole ovvia, e Vanessa la guarda un po’ male per aver interrotto quel suo discorso filosofico, ma non può fare a meno di ridere, seguita a ruota anche da Mary.
«Dicevo...» continua, riprendendosi dalle risate. «Sette sembra essere il numero perfetto per qualsiasi cosa. Perché non potrebbe esserlo anche per te ed Ashton?».
Mary si lascia sfuggire ancora qualche altra lacrima senza più alcuna vergogna. E’ con le sue amiche, con le quali ha condiviso qualsiasi cosa, anche le lacrime che, in quegli ultimi due anni e mezzo, sono state più dedicate ad Ashton che ad altri.
Perché Mary ci ha provato davvero a piangere anche per quei pochi che ha frequentato dopo di lui - con i quali non è finita nel migliore dei modi - ma proprio non ci è riuscita. Era indifferenza pura quella che provava nei confronti di quelle rotture, e quasi si è sentita un mostro senza cuore per quelle lacrime non versate. Ma poi Ashton tornava, ci riprovavano ancora, lei tornava a sorridere... e poi finiva per piangere.
E allora aveva capito che non era un mostro senza cuore. Il fatto era che il cuore le tornava solo quando era con Ashton, l’unico a sapere come farlo partire e come farlo bloccare, quasi fosse uno stupido marchingegno tecnologico del quale solo lui conosceva il funzionamento.
Eppure, nonostante le botte e le cicatrici, Ashton era stato sempre capace di farlo ripartire e di farlo funzionare, anche solo per pochi mesi.
«Pensaci bene, Mary» dice improvvisamente Jade, e la mora alza lo sguardo sulla sua amica, che proprio non si aspettava di sentir parlare. La guarda stranita e sconvolta, e Jade se ne rende conto, roteando gli occhi al cielo. «Okay, lo so che non sono la persona adatta per poter parlare di ciò, vuoi perché non credo nell’amore o, semplicemente, perché Ashton non lo vedo con occhi positivi dopo la vostra terza rottura e, sì, ammetto di aver pensato di fargliela pagare cara e bucargli le ruote, la quinta volta che vi siete lasciati...» e Mary ridacchia, perché sa che Jade lo farebbe davvero; poi la rossa sospira. «Ma so anche che non ami nessun’altro nel modo in cui ami Ashton e che, nonostante tu abbia versato fin troppe lacrime per lui, continueresti a perdonarlo fino alla fine dei tuoi giorni. Forse la settima volta è davvero quella buona...».
Mary volta lo sguardo verso Vanessa come se cercasse l’approvazione anche da parte dei suoi occhi blu: lei, che forse conosce Ashton meglio di chiunque altro in quella stanza, forse anche meglio di Mary stessa.
Vanessa, come se avesse capito, inclina il capo da un lato e la guarda con dolcezza.
«Ne vale la pena avere paura, Mary» le dice, quasi in un sussurro. Poi le sorride. «E lo sai anche tu».
Mary si lascia scappare qualche altra lacrima traditrice, perché sì, Vanessa ha ragione.
Lei sa perfettamente che Ashton ne varrà sempre la pena, che, pur avendo maledetto entrambi il giorno in cui si sono incontrati, quel Capodanno, sanno che non è mai stato così: sanno che potranno lasciarsi e riprendersi anche per il resto della loro vita... rimarranno comunque legati in qualche modo, in un modo talmente stretto che niente potrà scioglierlo o romperlo.
E Mary annuisce lentamente col capo, asciugandosi quelle ultime lacrime sotto lo sguardo dolce ed impaziente delle sue amiche, che attendono solo la sua risposta. Le guarda intensamente, facendo passare il suo sguardo bagnato prima sugli occhi verdi di Jade e poi quelli blu di Vanessa, poi si apre in un mezzo sorriso che, forse, ha riacquistato la forza di riprovare.
«Spero solo che il sette mi porti fortuna» dice, facendo poi ridacchiare le sue amiche. 
Vanessa poggia Charlie – ancora addormentato – sul pavimento, prima di alzarsi dalla sedia e raggiungere Mary accanto a sé, accogliendola in un abbraccio forte, che la mora ricambia allo stesso modo. Nello stesso momento, Jade imita il movimento appena compiuto da Vanessa, avvicinandosi alle sue due amiche per stringerle calorosamente, diventando magicamente una persona sola.
 
Se Vanessa, Jade e Mary dovessero descrivere la loro amicizia con un solo aggettivo, probabilmente affermerebbero che è impossibile racchiudere tutto in una sola parola, perché ci sarebbero tante e tante cose da dire su di loro, tanti aneddoti divertenti da raccontare e troppe risate da cogliere.
Non ci riescono perché sono delle gran chiacchierone e avrebbero troppe cose da dire, quindi rischierebbero di perdersi in parole su parole e dimenticarsi l’obiettivo principale.
Se qualcuno che non fosse loro, però, potesse descrivere quell’amicizia con un solo aggettivo, probabilmente risponderebbe semplicemente con solida.
Perché quelle tre ragazze, dalle storie e dai caratteri diversi, riescono ad essere un punto fermo l’una per l’altra, un faro di luce in mezzo al mare anche quando c’è la tempesta.
Tutte e tre con le loro diversità riescono a formare una persona unica e dalla mente geniale, Calum continua a ripeterlo imperterrito, anche a chi non ci crede.
E, anche quando hanno paura, quando sono spaventate tutte e tre nello stesso momento, riescono a darsi una grande forza, una spinta dolce e veloce che le fa ritornare in alto insieme, come se stessero dondolando su un’altalena.
Perché potranno attraversare altri oceani di problemi, paure su paure e – perché no? – anche altri amori e altri pianti infiniti, ma loro non le spezzi.
Loro rimangono chiuse in quell’abbraccio solido e forte come una roccia.
Loro rimangono lì. 
~
Buuuonsalve a tutti, grandi e piccini! (Cosa sto dicendo non lo so nemmeno io).
Vabbè, tralasciando questo momento di stupidità acuta, eccomi che ritorno ad intasare il fandom con questa storia piccina piccina che conta di solo due capitoli (e meno male, direte voi, perché 'sta pazza chi se la vuole subire? E avete pure ragione, come darvi torto).
Comunque, come se non si fosse capito, due delle protagoniste sono niente poco di meno che *rullo di tamburi, Ashton, grazie*...
Nanek e AndySmile! :D
Beh, come potevo non farlo?! Sono delle amiche meravigliose e non potevo che dedicargli questa mini mini mini long :)
Quiindi, grazie ragazze per essere le mie muse ispiratrici e amiche bellissime (e mi è appena partita Sugar con la riproduzione casuale, capitemi u.u)
E nulla, credo di non dover aggiungere nient'altro, se non che sono ancora sotto shock per il concerto del nove, quindi sembro ancora più cretina hahahah mi scuso per questo, ma quei quattro giovincelli non fanno bene alla mia salute mentale u.u 
Bon, io vado via, che sto straparlando come al solito!
Spero che questa cosina vi piaccia :)
Grazie mille a chi si sia soffermato a leggere, siete taaaanto care 
♡ 
Vi lascio i miei contatti di facebook twitter ed ask per qualsiasi cosa!
Un bacione, 
Mary 

 
  
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