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Autore: x Audrey x    13/05/2015    1 recensioni
Brilla.
[RoyEd]
Ispirato alla prima serie dell' anime e al film.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Edward Elric, Riza Hawkeye, Roy Mustang, Un po' tutti | Coppie: Roy/Ed
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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«Light of my life, fire of my loins. My sin, my soul.»

 

 

 

 

 

Oro

 



La neve cade, il sole muore, il cielo trema.

È meglio se torna dentro al più presto. Ormai le sue ossa sono diventate ghiaccio, ma questo non è un buon motivo per passare la sera sommerso da una massa lucente di bianco.
Lascia goffe impronte sulla neve che scricchiola, quando cammina, la neve che gli arriva fino alle ginocchia. E lui non è basso, eh. 
Si getta sulla piccola porta di legno di noce, che, si chiede, come possa non sgretolarsi, con tutti i tarli che vi hanno trovato dimora. 
Ma ormai ha rinunciato a cercare anche solo un misero straccio di logica, in quel posto dimenticato da Dio. Anzi, ora che ci pensa, ha rinunciato di trovare un misero straccio di logica, anche in quel mondo dimenticato da Dio. 
Cade stancamente a terra, e, giura, sarebbe in grado di rimanere così fino alla fine dei tempi. Ma alla fine si rassegna, e si alza. Richiude la porta e piano piano, riempie d’ acqua la pentola. Forse un buon tè (per quanto quattro foglie rinsecchite possano definirsi tale), può fargli, anche solo per un momento, dimenticare tutto quel vento che inizia a battere contro i balconi. Sta gridando tutta la sua insofferenza, tra i mille spifferi, annunciando in grande stile l’arrivo di una tempesta di neve piena di vita.
È una di quelle situazioni, in cui non si può fare altro che chiudere le porte a doppia mandata, e pregare Dio che quella scombinata casupola regga.
Ma lui non crede in Dio …
Cristo Santo, quanto odia quel posto.
Quanto odia tutto quel bianco, che gli inonda gli occhi, che gli offusca la mente. Bianco il cielo, bianchi gli alberi, bianca la terra, bianco il sole e bianca la luna. E le stelle- ah beh, quelle proprio neanche ci sono. 
Perfino la sua pelle sta diventando sempre più bianca.
E il bianco diventa grigio. Quello del rumore degli zoccoli dei cavalli sul lastricato, del rombo di una Mercedes che sfreccia vivace. Quello degli edifici fuligginosi di fumo, quello dell’ odore della pioggia, quello della sicurezza. Quello del sorriso del suo Tenente. Perché il suo Tenente ha un sorriso grigio?

 

La neve cade, il sole muore, il cielo trema.
La pentola sbuffa, sbuffa e ribolle. Com’ è prepotente, sembra quasi lo faccia per ripicca, perché si è dimenticato della sua misera esistenza. L’ acqua fuoriesce, sfrigolando sul fuoco ormai reso ad un filo di fumo.
Prepara l’ infuso in una tazza scheggiata, il povero soldato, e per un infinito secondo fissa le dolci volute che giocano nell’ aria congelata.
Si abbandona su una sedia traballante. Sta ancora stringendo forte il suo tè scheggiato tra le mani, e si lascia andare alla deriva, il più lontano possibile dalla realtà. Il più lontano possibile dalla verità.
E ora, tutto quel bianco nauseante è sfumato. E il cielo è azzurro, il sole è d’ oro, e i fiori sono talmente luccicanti che è costretto a voltare lo sguardo da un’ altra parte. 
E poi c’ è Riza. Riza con i capelli di grano e gli occhi che ridono. Riza con le guance arrossate e il fiato pesante. Riza, con la coda ordinata, il viso ordinato, la divisa ordinata, tutto perfettamente ordinato nel suo ordine. Riza con le occhiaie e il viso nero di polvere da sparo. Riza con i capelli corti, lo sguardo puro e un vestitino più celeste del cielo. Riza ordinata ancora più ordinatamente di prima. Riza con le labbra serrate e il nasino che punge, perché- Riza che ha capito- Riza con il cuore spezzato. 
Colonnello, perché non l’ ha lasciata venire con lei? Lei l’ ha pregata, l’ ha scongiurata, l’ha-l’ha, ha fatto di tutto, ha minacciato la ritirata dall’ esercito, ha-
Glielo dica Colonnello, perché? È stata al suo fianco, sempre. Ha protetto la sua vita prima della sua, l’ ha seguita fino all’ inferno.
Colonnello, una risposta, per favore. Una risposta, per un povero cuore infranto.
Il Colonnello è morto. 
È bruciato, insieme ai suoi candidi guanti e ai suoi ideali di pace. 
Quello che rimane è uno spettro con una benda al posto di un occhio e una stella sulla spalla.
Con un tè ormai freddo in mano che si costringe a bere.
Chissà cosa sta pensando Havoc, con gli occhi allegri e la sigaretta consumata per metà, sempre appiccicata in modo disgustoso alla sua bocca. Aspira, e il fumo pervade l’ aria già soffocante della stanza. Stupido Havoc, lui, e il suo vizio. Ora anche lui ha voglia di fumare una sigaretta. 
Breda invece è accompagnato da una grossa risata, e lo sguardo fedele, seguito da un impacciato Fuery, che si sta ripulendo gli occhiali appannati e che è quasi inciampato sullo stipite della porta, salvato in ultimo da Falmann, quello integro. E poi, dietro di tutti, con espressione decisa e risoluta, c’è- no, no aspetta, è un errore, dietro di tutti c’è-
Ma gli attimi si rincorrono, e dietro di tutti, c’è solo un fiocco di neve, che, spinto da chissà quale curiosità, si adagia sulla sua spalla. 
“Allora, Colonnello, come se la passa quassù? Non poteva chiedere trasferimento per un posto più caldo?”
“E magari più vivo. Da quanto non gira una ragazza da queste parti?”
“E poi, non so se se lo ricorda, ma le minigonne si indossano con il sole, non con le bufere di neve. Anche se, beh-“ 
“Spero che ci sia almeno un po’ di birra, quassù! Colonnello, come fa senza birra?”
Vuole scoppiare a ridere, il Colonnello. Ma dopotutto, la sua squadra è sempre la sua squadra. Non si sarebbe potuto aspettare di meglio. E allora risponde, che, no, a lui il freddo va bene, e che ha cose ben più importanti che pensare alle minigonne, e che Havoc, diavolo, trovati la ragazza e falla finita lì!
Ma non bisogna preoccuparsi, di birra ce n’ è abbastanza, e che ora offrirà loro un bicchiere, un po’ di pazienza. Anche se lui ha sempre preferito lo scotch.
E ad un tratto, vede i loro sguardi affievolirsi, e i loro occhi farsi più grevi. Hanno visto la sua pelle più bianca, e la sua benda nera non la ricordavano così grande. E i suoi guanti, oddio, non ditemi che è serio, perché non ha indosso i suoi guanti?
Ed eccoli che si siedono, pacati, le loro meritate bottiglie in mano. 
“Al comando c’ è ancora il Generale Grumman, per caso? Quassù di telegrammi se ne vedono pochi, figurarsi un giornale.” Chiede, per smorzare tutta quella pacatezza.
Non che davvero gli importi, eh.
Annuiscono all’ unisono, come erano soliti a fare, nel vecchio ufficio della città di East, fatto di carte e documenti.
E ora?
Dovrebbe chiedere del suo Tenente con il sorriso grigio, ora. È ancora un Tenente? No, probabilmente no. E non è neanche più il suo. Riza, con le labbra di pesca e il fucile stretto tra le braccia. 
Che gli comunica che il ragazzino con gli arti d’acciaio è sparito dietro un portale. E che prima era morto. E ora potrebbe essere morto e sparito dietro un portale. O dentro? Ed era un portale? O semplicemente la porta per l’ altro mondo?
Che ne è stato di Edward? L’ avete trovato? Lavetetrovato?lavetetrovatolavetetrovato-
“Come sta Alphonse?”
Un po’ di sorpresa.
Un cenno. È
“È appena stato a Liore, dagli Armstrong-“
Una pausa.
“Sembra, beh, sembra che ci siano stati dei problemi. Alphonse si è ritrovato a dover contrastare, beh, delle armature. Provenienti da un cerchio. Un cerchio molto complesso, dalle descrizioni degli ufficiali.”
Un battito in meno. 
Un battito in meno.
Nella notte, il cielo è azzurro, il sole è d’ oro, e i fiori sono talmente luccicanti che è costretto a distogliere lo sguardo.
E c’ è una figura, c’ è sempre stata una figura. 
I capelli come il sole e le iridi cristalline.
Tutto quell’ oro, che cola su tutto quel bianco.
E non è più Riza. 
La riza-non-più-riza è più bassa. La riza-non-più-riza dice un sacco di parolacce. La riza-non-più-riza ha le spalle larghe, e il viso tondo di un bambino. La riza-non-più-riza è insopportabile e sbuffa e impreca e sbuffa ancora. Ha gli occhi feriti e sinceri. Ma la riza-non-più-riza è brava a nasconderli, è brava a nascondersi.

 

La neve cade, il sole muore, il cielo trema.
Guizzanti fiamme si contorcono, come in preda al dolore, e lui le guarda, le ammira, le sfiora con la punta delle dita. Gli tengono compagnia, e lui si lascerebbe volentieri annegare accanto a loro, nella tinozza in cui si sta lavando il viso. Le sue fiamme, sempre amiche. E lui, alla fine, le ha ripudiate. 
Si lascia rapire ancora una volta dalle loro eleganti piroette, prima di gettarvi sopra violentemente l’ acqua divenuta ormai fredda.
Mi dispiace, sussurra.
Fissa vacuamente il mucchietto di cenere che rimane di tutta quella bellezza, ma poi sorride.
Un bambino appoggiato ad una sedia, le lenzuola nivee per nascondere la sua turpe colpa. Il viso fissa le crepe del pavimento di legno, immobile. Ma non sta morendo, no, lui l’ ha visto. Ed è proprio questo che l’ ha colpito. 
Un bambino non merita tutto questo. Forse è così che ha voluto dare una scelta, a lui, e al suo fratellino, a cui rimane ben poco del dolce vezzeggiativo. Una scelta, per non doversi ritrovare abbandonati in un mondo di egoisti. 
E il bambino cresce, ed è più intelligente di quello che pensava. Beh, forse anche troppo. Ed è anche schietto, e particolarmente sveglio. 
Stupido ragazzino, te la sei andata a cercare. Perché non l’ hai ascoltato, perché non ti sei fidato?
Rivede i suoi occhi perduti, quel giorno, alle rapide. Aveva davvero creduto che l’ avesse cercato tutto quel tempo, per riportarlo davanti agli algidi ufficiali di Central? Dopo tutto quello per cui si è prodigato?
Ma alla fine, non è riuscito a salvare un ragazzino con la metà dei suoi anni, come poteva aspettarsi di poter salvare un’ intero Paese? Forse se lo merita. 
Un soldatino di piombo, con una benda al posto di un occhio e una stella sulla spalla. Si merita tutto. È già tanto che quel soldatino non si sia ritrovato davanti al plotone con i fucili sporchi di sangue.

 

La neve cade, il sole muore, il cielo trema.
Pozze d’ oro gli colmano gli occhi, come contrastano con il suo sguardo di carbone. 
Imprime avidi baci sul suo collo sottile, e le sue mani scivolano lentamente lungo i suoi fianchi.
Un ghigno si dipinge sul suo volto, come per prenderlo in giro, per la sua debolezza. 
Ma a lui non interessa, non in quel momento. 
Alla fine, avrà tutto il tempo che vuole per ridere della sua miserabile statura.
Maledizione, perché non ti sei fidato?
Si mette a cercare l’ altra divisa, quella buona, ancora di un blu accecante. Vicino, vi trova anche un paio di guanti, immacolati. Un po’ esitante, prende una boccetta di inchiostro. È secco, nota con disappunto. Lascia cadere qualche goccia d’ acqua, e con il pennino, mescola quella specie di cosa che si è andata a formare. Studia per qualche attimo il pezzo di tessuto, prima di gettarsi nell’ impresa. E compaiono linee rette, piccoli ponti, qualche lettera, un cerchio, l’ abbozzo di una fiamma. 
Forse, può giocare a fare il Colonnello per un ultima volta.

 

E rivede la sua città grigia, piena di grida, piena di polvere. Dio, non può starsene lontano per un po’, che già scoppia l’ inferno. Edifici distrutti, civili uccisi. Il destino ha deciso che troppa pace non va bene per lui. 
Sono tutti così felici di vederlo, il Maggiore e i suoi muscoli ancora più muscolosi di prima, Havoc e quella sua disgustosa sigaretta ancora consumata a metà. Il suo Tenente, con i lucidi occhi d’ ambra. 
È qui, dicono, è tornato, e c’ è anche il fratello.
È qui, è tornato. È tornato. E sembra anche essere la fonte dei guai. 
Non si sarebbe potuto aspettare altro. 
Riprende il controllo, dà ordini a destra e a manca, e poi ci sono fiamme, fiamme dappertutto. Dio, è diventato pazzo, ma si sente così bene, così bene. Ancora fiamme, fiamme dappertutto. 
Ordina di costruire una mongolfiera ai suoi superiori e Havoc lo prende in giro, e il Maggiore sarebbe in grado di stringerlo tra le lacrime di scena. E il suo Tenente fa un sospiro di sollievo. Non ha ancora perso del tutto la ragione il suo Colonnello, pensa. È felice- no, non è felice. È solo sollevata. E combattono, fianco a fianco, come ai vecchi tempi. 
Ma lui l’ abbandona presto, come ai vecchi tempi, e si lascia accompagnare dalle folate di vento, che lo portano sempre più in alto, sempre più in alto, mentre sente le disperate grida del suo disperato Tenente che lo chiamano. Come ai vecchi tempi.
E finalmente arriva, alla tanto desiderata meta. 

 

Non ci crede- non ci crede- non ci crede- non ci crede.
Dopo tutto questo tempo-
Dopo tutto questo tempo ... 
Non porta più la treccia ora, ma una coda che lo fa assomigliare tanto a suo padre. Anche il viso è diventato più ovale. I lineamenti sono più marcati, e gli occhi, oh Dio gli occhi. Sono un abisso di amarezza, di dolore, di disincanto. Ma c’ è speranza, e determinazione, e questo basta, e fa brillare l’oro come fosse il sole.
Ed è più alto, si accorge ora.
Questo lo fa ridere un poco, e si ricorda di come se la prendeva tutte le volte, quando si entrava in argomento. 
Chissà se anche questo Edward se la prende così tanto.
Colonnello”
E lo guarda, dritto nelle iridi dorate. Lui risponde con un mesto sorriso, mentre si stringe lievemente nella spalle, in tutta la sua risolutezza. 
È cresciuto, quasi, quasi un adulto.
Anche gli abiti che porta, sono da adulto.
Alla fine, ha quasi vent’ anni, ora.
Ho l’ impressione che questa seccatura sia arrivata con te, Acciaio.”
Simpatico come sempre. Beh, sappi che quella benda all’ occhio non le dona affatto.”
Alphonse ridacchia un po’ nervoso.
Lo perdoni.”
Scoppierebbe a ridere. È esattamente come ai vecchi tempi. E giusto ora, non potrebbe chiedere di meglio. 
E adesso ancora fiamme, e lo intima di darsi una mossa e fare qualcosa. Con uno scatto, Acciaio si alza e corre dentro quella cosa, il fratellino un po’ titubante dietro, con il mantello rosso che svolazza, incurante.
Allora c’ era davvero qualcosa oltre quel portale, oltre quel cielo, oltre quel mondo.
Sorride. 
È ancora vivo.
E ora il Colonnello potrebbe anche morire.
I soldati con le armature sono caduti, e il grigio di Central è salvo.
Ma qualcosa non torna. Acciaio sorride calmo, e si stringe nelle spalle, in tutta la sua rassegnata consapevolezza. 
A niente servono le preghiere del povero fratellino.
Stupido ragazzino testardo, non pensi nemmeno alla ragazza con i capelli di limone?
Ci abbandoni tutti, ancora una volta?
Ma il Colonnello pensa, pensa ad un modo, una via, mentre grosse lacrime scorrono ininterrottamente lungo le guance di Alphonse.
Forse, può fare ancora qualcosa, per quel ragazzino infelice ripudiato dal mondo.

E tutto è sfumato ora, e la neve si sta sciogliendo, e ha perfino due stelle in più sulla spalla.
E l’ oro, oh oro, luccica nella notte, come le costellazioni che non vedrai mai più. Brilla, e fa invidia alle novae che muoiono- Si, ora legge anche libri di astronomia-
Anche tu sei morto, per questo mondo, dopotutto.
Sente la pioggia ostile che batte, esuberante, che striscia serenamente sul suo viso. 
Le gocce iridescenti sbiadiscono tutto, lasciando ricordi con i bordi sgualciti e l’ inchiostro sbavato, ma l’ oro rifulge. 

 

E, giura, è più accecante del paradiso.

 

 

 

 

 

 


Inizio dicendo che shippo RoyAi con tutta me stessa, e che ho sempre preferito il manga e la seconda serie alla prima, dunque, beh, ecco, non so bene come mi sia uscita questa cosa.

Da qui penso si possa capire tutta la mia coerenza.

E poi, non so, Roy Mustang mi dà l' idea di un tipo da scotch. O da whisky. O da quelle cose lì.

È la prima volta che pubblico qualcosa qui, e ogni commento, positivo o negativo che sia, è ben accetto.


Grazie per essere passati.^^

 

Dedicata a Shireen.

 

 

Questi personaggi non mi appartengono, ma sono di proprietà di Hiromu Arakawa. Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

  
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