Capitolo 2
POV SELINA
Odiavo molte cose nella mia vita, di solito
quando qualcuno mi mentiva, mi tradiva o mi diceva di non arrabbiarmi. Poi
c’erano le cose che mi lasciavano indifferente o solo un poco indispettita,
come la folla della metro di New York, i viaggi in auto in mezzo al nulla o la
pioggia in autunno. Infine c’erano le cose che mi facevano sentire viva, come il
sole estivo, una battaglia o gli allenamenti sfiancanti che facevo al Campo.
Se c’era una cosa che mi rendeva particolarmente
indispettita, era l’essere seguita in modo neppure molto furtivo, soprattutto mentre
con Bucephalus tentavo di difendermi dallo spirito dell’East River, che era a
forma di foca gigante.
-Che cavolo…?- esalò Tony Stark, fissando me,
Karen e Xander alle prese con il potamus
e le dracene.
-Ti trascinerò nel fiume! Ti affogherò per questa
tua arroganza, semidea!- prometteva East, mentre gli pungolavo il muso di foca
con il pugnale.
-Certo, magari un’altra volta. Ora ho fretta!-
esclamai, lanciandomi sul dio con il mio cavallo, che lo centrò in pieno petto
con gli zoccoli e lo rispedì nel fiume.
Nello stesso istante un’esplosione fece tremare
l’asfalto, e numerose dracene si gettarono in acqua in preda al panico.
-Evvai!- gridò Xander in direzione di Karen, la
quale stava ritta in mezzo alla strada con l’indice puntato nella direzione da
cui provenivano i mostri. La rossa aveva un’espressione un po’ scioccata, come
se quella fosse la prima volta che usava un certo incantesimo, ma sorrideva
lievemente.
Il semidio scoccò una freccia verso l’ultima
donna-serpente rimasta, centrandola proprio in mezzo agli occhi. Quella si
dissolse nel vento.
Ancora una volta il gruppetto di persone rimase
dietro di noi, stavolta per vedere lo scempio che la maga aveva compiuto nei
confronti del Queensboro Bridge, che ora cadeva a pezzi come una vecchia
baracca.
-Era la prima volta che usavo l’incantesimo ha-di- spiegò un’imbarazzatissima Karen.
Nessuno oltre a me e Xander capì che cosa fosse, ma io annuii.
-Devi fare ancora un po’ di pratica, per
indirizzare meglio l’energia dell’esplosione, ma per il resto sei andata
benissimo- la lodai.
-Benissimo? Il ponte è mezzo distrutto!- protestò
Capitan America.
-Meglio il ponte che tutta New York, non credi?-
replicò Xander, lanciandogli un’occhiataccia. Quello chiuse la bocca e mise il
broncio.
-In effetti…- sussurrò
-Vi siete bevuti il cervello assieme alla
merenda? Ma non vedete che sono pericolosi?- sbraitò Iron Man.
-Pericolosi? Vi abbiamo salvato il culo dalle
dracene e poi siamo noi quelli pericolosi?- sibilò Karen.
-Vi ringraziamo per il vostro aiuto, ma se
potessimo saperne di più, ecco, potremmo risolvere il problema di questi
mostri- si offrì Thor.
-Senti, bell’imbusto, grazie per l’offerta, ma i
mostri sono in circolazione da tanto quanto gli dei, quindi circa tremila anni.
È un problema che non si risolverà mai, a meno che gli dei non smettano di
figliare. Ma poi chi dice a Zeus che deve tenerselo nei pantaloni?- chiesi,
retorica, con un ghigno stampato in faccia. Il semidio romano accanto a me
nascose il viso tra le mani, come se così potesse non essere fulminato sul
posto dal re degli dei. Oppure per evitare di far capire che stava
ridacchiando, non si poteva mai sapere con lui.
In compenso mi beccai una gomitata da Karen, che
elargì con gentilezza anche un’occhiataccia al mio indirizzo. Il mio ghigno si
allargò.
Un tuono scosse il cielo, evidentemente il padre
degli dei non aveva gradito la battuta, ma non m’importava poi così tanto. Era
dalla guerra contro Gea che andavo incontro ad ogni tipo di pericolo. Un
fulmine lanciato da Zeus era poca cosa in confronto all’Antica Grecia.
-Quindi- ripresi. –Davvero, è un’offerta generosa
che potrebbe giovarci molto, ma saresti disposto a passare l’eternità a
combattere mostri che nemmeno fanno parte del tuo pantheon?- chiesi, con un
tono più dolce. Stavo utilizzando ogni arma a mia disposizione. A quanto avevo
capito, solo il tizio moro vestito tutto di nero, verde e oro era un mago,
quindi solamente lui avrebbe potuto comprendere che stavo usando un incantesimo
ammaliatore per mandare via tutta questa gente.
Grazie agli dei, era troppo annoiato per mettere
l’altro norreno al corrente della mia magia, così, improvvisamente, Thor si
trovò parecchio d’accordo con me.
-Ok, allora qui avete tutto sotto controllo. Noi
andiamo da qualche altra parte- ripetè, lo sguardo vitreo e la voce assente.
Sorrisi, intimamente felice che il mio piccolo
piano fosse andato a buon fine. Purtroppo dovevo saperlo, non dovevo mai essere
troppo contenta di ciò che pianificavo, perché puntualmente andava a rotoli.
Il cosplayer moro, Loki, decise proprio in quel
momento che la mia influenza su Thor doveva finire. Sentii la sua energia
interiore – un misto tra il verde bosco, il nero e il dorato, con una punta di
azzurro – insinuarsi tra la mia striata di verde chiaro e nero, e spezzare il
filo che congiungeva me con il biondone, rompendo così l’incantesimo.
Rimasi con il fiato sospeso nel vedere il
“Possessore di Mjöllnir” sbattere confusamente le palpebre e assumere
un’espressione sbigottita. Deglutii e feci un passo indietro, finendo addosso a
Xander.
Poi sollevò il martello ed io mi preparai a
venire fulminata sul posto. Nel giro di qualche secondo sarei diventata un
mucchietto di cenere su un ponte che collega Manhattan con il Queens. Quale
onore.
-Thor, dato che mi hai trascinato qui senza un
minimo di riguardo verso colui che chiami ancora fratello anche se è palese che non lo sia, vorrei che
evitassi di sballottarmi di qua e di là ogni volta che devi salvare qualcuno-
esclamò Loki, riuscendo così ad avere tutta l’attenzione del dio, che lo guardò
confuso.
Pericolo scampato, almeno per ora. Anche se,
sinceramente, ero confusa pure io.
-Oh, alla diva non piace viaggiare!- ridacchiò
Stark, guadagnandosi una bella occhiata di fuoco da parte del corvino.
-La diva ti spezza tutte le ossa che hai in
corpo, una ad una- ringhiò lui in risposta. Iron Man si limitò a ghignare, per
nulla intimorito.
-Che hai, il jet lag?- esclamai, non riuscendo a
frenare la mia lingua.
-Il Bifrost lag, vorrai dire!- scherzò di nuovo
Stark. Aggrottai le sopracciglia. L’avevo già sentita questa parola prima, ma
dove?
-Cosa c’è?- domandò Karen nella mia direzione, ed
io mi limitai a scuotere la testa sotto gli sguardi straniti dei presenti. Ero
entrata in modalità “Ricerca pazza di quella cosa che mi serve” che faceva
spaventare sempre tutti.
-Bifrost, Bifrost, Bifrost. Dove l’ho già
sentita? Sono piuttosto sicura che l’abbia detta Annabeth, ma in che contesto?-
borbottai tra me e me. Xander spinse in fuori il labbro inferiore, anche lui
concentrato.
-Credo che sia stato durante una lezione che
Annabeth e Reyna hanno tenuto una volta da voi, quella sugli dei nordici-
azzardò lui, attirando la mia attenzione.
-Ma sì! Hanno detto che si spostavano tra e nei
mondi tramite l’arcobaleno. Sul momento mi è sembrata una cavolata pazzesca, ma
ora…- e gettai un’occhiata a “Thor” e a “Loki”.
-Se sono davvero loro…- mormorò il figlio di
Cupido.
-Siamo in mezzo e probabilmente la causa di un
incidente intermitologico e, da quello che ho capito, interplanetario- finì la
maga della Casa della Vita.
-Come a dire che siamo nella merda- riassunsi io.
Grandioso.
POV XANDER
-…Si! Annabeth, perché dovrei mentirti? Sai che
ora sono a posto… certo, li ho qui davanti a me! Ehm, ok. Va bene, ho capito: bocca
chiusa. Ma per chi mi hai preso? So tenere un segreto! Ok, ciao-
Fu più o meno questa la mezza conversazione che Selina
ebbe con Annabeth Chase, di Atena. Di norma, nessun semidio dovrebbe avere un
cellulare, ma
Vidi la semidea stringere convulsamente
l’apparecchio, per poi rilassarsi e riporlo in una delle sacche appese alla
sella di Bucephalus. Non avevo mai capito perché una greca avesse dato al suo
cavallo un nome latino, ma, d’altronde, un suo fratello aveva una spada d’oro
imperiale, per cui non ho mai fatto domande a tal proposito.
-Annabeth ha detto che ne parlerà con Chirone e
gli altri capi, poi mi farà sapere- mormorò.
-Più o meno è la stessa cosa che ha detto Carter,
solo che ne deve discutere con suo zio Amos e con il Ventunesimo- sospirò
Karen.
-Se ci mettiamo a discutere noi, non finiamo più.
Ho informato i pretori e mi hanno dato carta bianca-
-Nel frattempo che si fa?- domandò la rossa della
Per Ankh.
-Che ne dite di finire quel discorsetto sulle
presentazioni?- propose Capitan America.
-Ed io che pensavo supportasse i bisogni degli
americani- sbuffò la figlia di Ecate.
-Tu sei canadese- le ricordai con un sorriso. Lei
mi rifilò un pugno sul braccio, ma ricambiò lo sguardo divertito.
-E tu sei un idiota- replicò, nascondendosi poi
dietro Karen, la quale alzò gli occhi al cielo, esasperata.
-Muoviamoci, non bisogna mai stare troppo nello
stesso posto- ci esortò la maga, spingendoci verso Bucephalus e Regulus.
-Ma…- protestò Selina.
-Nessun ma, carina. Ci siamo messi nei pasticci,
ora vediamo di rimediare-
La semidea mise definitivamente il broncio. Ed
ora chi ci avrebbe salvato dal non morire lanciati nel Flegetonte?
La semidea rimase in quelle condizioni emotive
per tutto il pomeriggio, anche dopo le mie stentate spiegazioni. Karen, di
riflesso, era muta come le necropoli etrusche e spiccicava qualche parola solo
per spiegare chi fossero i maghi della Casa della Vita.
Gli Avengers – così avevano detto di chiamarsi i
sei idioti stretti in quelle tutine ridicole – avevano iniziato a parlare tutti
insieme, mentre Loki – che avevamo appurato essere il vero dio degli inganni – se ne stava seduto in un angolino della
nuova caffetteria che avevamo trovato, sbuffando annoiato. C’era poca gente in
giro e rimasi sorpreso nel vedere che nessuno sembrava calcolarci minimamente.
Insomma, un tizio in armatura rossa e gialla, un
altro in tuta aderente azzurra e uno scudo circolare, un’assassina, un arciere,
uno scienziato con problemi nel gestire la propria rabbia, il dio del tuono
norreno, il dio nordico del caos, due semidei e uno scriba in armatura, e
nessuno si degnava di gettare uno sguardo. Che cose incredibili che faceva
Invero, ogni figlio o figlia di Ecate era
straordinariamente capace, tutto stava nella creatività del mezzosangue e nella
portata della sua energia.
-Si, ora smettetela, mi fate venire il mal di
testa- sbottò l’interessata, che si stava massaggiando le tempie con aria
sofferente.
-Già abbiamo il rockettaro e Tuonoman che vengono
dalla mitologia, ora voi ci dite che loro non sono i soli? Scusateci, ma non
sembra molto credibile- obiettò Stark. Io alzai gli occhi al cielo.
-Non m’interessa se voi ci credete o meno, a me
interessa capire come sia possibile che dei mortali come voi – senza offesa per
Thor e Loki – siano riusciti a vedere una cosa che normalmente sarebbe stata
oscurata dalla Foschia-
-Foschia? È una cosa magica?- indagò il dio moro,
risvegliatosi improvvisamente da una specie di trance durante la quale aveva
fissato insistentemente il bordo del tavolo come ipnotizzato.
Selina annuì, probabilmente contenta di poter
parlare con un mago che non fosse un suo parente. –È un velo invisibile che
distorce la vista dei mortali in modo tale che vedano qualcosa che loro riescano
a capire invece dei mostri come il Minotauro, che loro non possono concepire
perché non hanno sangue di dio nelle loro vene-
-Allora noi come ci siamo riusciti?- domandò
-Ci sono due ipotesi, entrambe molto improbabili.
Una, siete tutti nati con la capacità di Vedere, ma sarebbe una stranissima coincidenza
il fatto che siete riusciti a riunirvi. La seconda sarebbe che mia madre ha
deciso di elargirvi questo dono, anche se non capisco perché. Ci siamo già noi,
che senso ha fare una cosa simile considerando anche che non potete fare nulla
per fermare i mostri?- considerò. In effetti non aveva tutti i torti.
Poi Selina borbottò che doveva parlare con sua
madre appena fosse stato possibile.
-Contattarla attraverso un sogno?- azzardai,
guadagnandomi un’occhiata di fuoco.
-Non sogno mai la mamma se non lo vuole anche
lei, quindi si può tentare ma non è sicuro che riesca a contattarla in questo
modo. Un messaggio iride è escluso, non si riesce quasi mai a parlare con il
proprio genitore divino in questo modo. Posso provare a chiamare Clovis, della
Capanna Quindici, e vedere se ha un messaggio per me-
-
-Ipno, dio del sonno- risposi. Ormai ci avevo
fatto il callo a questi numeri.
Prese il cellulare e digitò un messaggio per Annabeth,
dicendole di chiedere a quel Clovis.
-Ok, ora sapete che esistiamo. Che volete fare?-
domandò Karen.
-Non so, dovremmo chiedere a Fury. Il nostro
direttore- aggiunse
-Ok, avete un posto dove possiamo stare? Non
possiamo tornare ai rispettivi Campi almeno fino alla fine del mese- spiegai.
I sei si guardarono, poi gettarono un’occhiata a
Loki, che ricambiò annoiato. Infine guardarono ancora noi.
-Beh, ci sarebbe
Stark sospirò, sconfitto – ma quei due stavano
insieme o cosa?
-Ok, venite con noi-
POV KAREN
-Ora è
“Ovviamente” pensai.
Antares si muoveva a passo d’uomo, stando bene
attento a non pestare Cap, che si trovava davanti a me ed affiancava Xander su
Rigel, il quale dall’altra parte aveva Banner. Selina, invece, era scortata da
Thor e Loki mentre seguiva i movimenti lenti di Bucephalus. Barton e
Ci mettemmo più di un’ora ad arrivare alla Tower,
ed ormai era sera. Il mio stomaco brontolò indecentemente e Stark mi rifilò un
sorrisetto divertito.
-Ok, i cavalli dove li mettiamo?- chiese Selina,
con tono annoiato.
-Non ho una stalla, non puoi creare qualcosa tu
con la tua magia?- ribattè Tony.
-Saresti disposto a cedermi una parte del
parcheggio sotterraneo?-
Lui scrollò le spalle e lei smontò a terra,
seguita da me e Xander. Ci fece segno di avvicinarci e scrisse qualcosa in
Greco Antico sul pavimento con un gessetto colorato. Ovviamente non ci capivo
un’acca, ma ben presto comparvero tre box per cavalli completi di tutto.
Antares, Rigel e Bucephalus li trovarono subito molto accoglienti, tanto che i
tre stalloni si accucciarono a terra e si addormentarono ancora bardati di
tutto punto.
-Devo vedere se ho dei piani ancora liberi, altrimenti
dovrete condividere- borbottò Stark, facendoci salire fino all’ultimo piano.
-Tutto ok?- chiesi. Entrambi i semidei annuirono,
in modo abbastanza convincente.
-Tony!- esclamò una donna dai capelli biondi.
-Ehi, Pepper- sussurrò lui, scoccandole un bacio
a stampo sulle labbra. Mi si formò un sorrisetto compiaciuto, adoravo le coppie
innamorate come la loro. Selina, invece, non le poteva vedere, infatti alzò gli
occhi al cielo.
-Ragazzi! Ce ne avete messo di tempo!- disse poi
la bionda, avvicinandosi al gruppo.
-Beh, vedi Pepper, abbiamo incontrato loro…- si
schermì Cap, indicandoci. Solo allora la suddetta si accorse che eravamo in tre
di più.
-Oh, ciao, io sono Virginia Potts, ma tutti mi
conoscono con il nome di Pepper, quindi potete benissimo chiamarmi così. Sono
la segretaria e la ragazza di Tony. Voi siete?-
Dato che se avessi aspettato i due mezzosangue
avrei fatto notte, mi presentai per prima. –Io sono Karen, e loro sono Xander e
Selina. Non scandalizzarti, ma io sono una maga egizia e loro sono semidei,
figli di dei greci e romani-
La donna rimase di stucco, la mano tesa ancora a
mezz’aria. –Semidei? Altri?- I due annuirono.
-Ok, posso sopportarlo, basta che non mi
distruggete casa. Sapete, è mia per il 12%-
-Ok, abbiamo liberi i piani 63, 64 e 65, decidete
voi-
Stark aveva un pessimo tempismo. Quei testoni di
Xander e Selina iniziarono a litigare, così, seguendo il detto “Tra i due
litiganti, il terzo gode”, mi appropriai del 65°. I due misero il broncio e
discussero anche per il 64°.
“Antico Egitto,
ma questo è un incubo”
Spazietto dell’autrice:
ed ecco qui il capitolo 2, evvai!
Pepper è bionda perché mi riferisco a The
Avengers, che dovrebbe essere almeno dopo Iron Man 2 (non sono brava con le
linee temporali).
Per chi non sapesse nulla riguardo a Percy
Jackson e/o The Kane Chronicles, per favore, mi contatti, posso rispondere a
qualsiasi domanda anche di mattina.
Non so quanti piani ci sono nella Tower, ma ho
presunto sulla settantina. Se sapete il numero esatto, vi prego di farmelo
sapere, grazie.
Recensite, solo per dirmi se devo continuare o se
posso sotterrarmi assieme agli struzzi di Chris Hemsworth (vi prego, ditemi che
l’avete capita).
Baci.
Fire