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Autore: reigisaseirin    14/05/2015    1 recensioni
[Reigisa]
Era incredibile come la stessa persona che anni prima aveva stravolto completamente la sua vita, rendendola irrazionale e fuori da qualsiasi schema, fosse capace di tranquillizzarlo con dei gesti spontanei o semplicemente con la sua presenza.
Prima che se ne accorgessero erano già in alta quota, e Rei si sentiva decisamente più tranquillo.
“Visto? Nulla di così traumatico. Siamo già fra le nuvole e neanche te ne sei accorto!”
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Nagisa Hazuki, Rei Ryugazaki
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Visto che amo troppo i miei bambini bellissimi sentivo troppo il bisogno di scrivere qualcosa su di loro, nonostante sia piena di cose da studiare fino al collo ;A;
E' una cosina breve senza pretese, ma spero possa piacervi! Reigisa is love, Reigisa is live (forever and ever) *si eclissa*




“Papà, papà! Possiamo andare a Disneyland? Ti prego! Fra poco è il mio compleanno” esclamò la piccola Natsu, tirando la manica della camicia del padre per richiamare la sua attenzione.
“Natsu, non penso sia una buona idea, specialmente ora che comincia a far freddo! Potremmo rischiare di restare bloccati lì per la neve, e poi come facciamo?”
Nagisa guardò quello che ora poteva chiamare suo marito con un'espressione tanto imbronciata quanto quella della figlia “Eddai, Rei-chan! Non metterti sempre a calcolare ogni cosa! Come fai a resistere a quei due occhioni che ti supplicano in quel modo?” disse indicando la figlia, sperando che cedesse quanto prima alla richiesta della piccola.
Non era mai stato a Disneyland e, come Natsu, moriva dalla voglia di andarci.
Rei sorrise dolcemente, guardando le facce adorabili e buffe dei due, che non gli staccavano gli occhi di dosso neanche per sbattere le palpebre.
Nagisa, poi, aveva in volto quell'espressione a cui non era mai riuscito a resistere, che era sempre stata capace di farlo cedere e di fargli smettere di formulare qualsiasi ragionamento e di portare tutta la concentrazione sul biondo e su quegli occhi color magenta che lo ipnotizzavano come il più dolce dei flauti.
E anche stavolta non sarebbe stato capace di dirgli di no. “E va bene, credo si possa fare!”
I due gli saltarono subito al collo, ridendo “Grazie, papà! Non vedo l'ora di andarci!” disse Natsu stringendolo forte “Grazie, grazie, grazie!” dissero poi padre e figlia in coro, strappando una risata a Rei,.
Alle volte si chiedeva chi fra Nagisa e Natsu fosse il vero bambino, ma era proprio questo suo essere così allegro e questo suo emozionarsi per qualsiasi cosa che lo avevano fatto innamorare del biondino.
“Sarà meglio andare a prenotare tutto, o rischiamo di non trovare più posto!”

Rei non lo avrebbe mai ammesso di fronte a nessuno, ma il solo pensiero di salire su un aereo lo terrorizzava a morte.
Li aveva sempre trovati affascinanti, con le loro forme armoniose e la loro struttura complessa, ma non aveva trovato altrettanto allettante l'idea di salirci sopra. Erano belli da vedere, ma solo con i piedi saldi sulla terraferma.
Eppure, mentre questi pensieri attraversavano la sua mente, era seduto su un volo diretto dall'altra parte del mondo, con due biondini esagitati come compagni di viaggio.
Mentre le hostess spiegavano le varie norme di sicurezza, strinse di più la presa sui braccioli del sedile. Sentire tutte quelle cose non lo rendevano affatto tranquillo, anzi lo rendevano ancora più agitato di quanto non fosse già.
Nagisa, voltandosi verso di lui, vide la preoccupazione nei suoi occhi e gli strinse la mano “Tranquillo, Rei-chan. Sono solo ipotesi, non c'è nulla di cui aver paura!”
“M-ma io non ho paura, affatto! Sono tranquillo, tranquillissimo. Non si vede?” disse, ma il tono della sua voce lo tradì subito, smascherando le sue ansie. Nagisa sorrise amorevolmente, carezzando  il volto di Rei, mentre continuava a stringere la sua mano nella sua.
L'aereo cominciò a fare la manovra di decollo e, se possibile, Rei strinse ancora di più la presa sui braccioli del sedile, facendo diventare le nocche praticamente bianche e pregando sotto voce tutti gli dei che conosceva affinché quella tortura (che neanche era iniziata) finisse al più presto.
Nagisa allora prese il volto dell'altro fra le mani e unì le labbra con le sue, baciandolo dolcemente.
Rei, inizialmente sorpreso dal gesto totalmente inaspettato del ragazzo, staccò la presa dal sedile per  avvicinare di più a sé il biondo, e approfondì il bacio, chiudendo gli occhi per potersi concentrare solo sull'altro e nient'altro.
Ringraziò mentalmente il fatto che l'aereo fosse mezzo vuoto e che la maggior parte dei passeggeri, figlia inclusa, stessero dormendo, perché così non dovette opporre resistenza a quello che era un chiaro tentativo di Nagisa di distrarlo e tranquillizzarlo.
Era incredibile come la stessa persona che anni prima aveva stravolto completamente la sua vita, rendendola irrazionale e fuori da qualsiasi schema, fosse capace di tranquillizzarlo con dei gesti spontanei o semplicemente con la sua presenza.

Prima che se ne accorgessero erano già in alta quota, e Rei si sentiva decisamente più tranquillo.
“Visto? Nulla di così traumatico. Siamo già fra le nuvole e neanche te ne sei accorto!” sussurrò il biondo piano al suo orecchio per non svegliare Natsu che era ormai tra le braccia di Orfeo da un bel po'.
 “Se avessi saputo che avrei ricevuto un trattamento del genere avrei preso l'aereo molto prima” rispose l'altro sorridendo, baciandogli la punta del naso. Nagisa sbadigliò e poggiò la testa sulla spalla di Rei, che a sua volta poggiò la testa su quella del biondo.
“Mi dispiace, ma questa era un'esclusiva, Rei-chan. Dovrai cavartela da solo, la prossima volta” disse fra uno sbadiglio e l'altro, prima di chiudere gli occhi e addormentarsi.
Rei strinse nuovamente la mano in quella del compagno, e pensò a quanto fosse fortunato ad aver incontrato Nagisa quel giorno, e a quanto era stato contento quando aveva accettato la sua proposta di matrimonio.
Ai tempi del liceo mai avrebbe calcolato un'eventualità simile, eppure da quando il biondo era entrato nella sua vita non era più stato in grado di farlo uscire, aveva avuto occhi solo per lui e per nessun altro.
“Ti amo, Nagisa-chan” sussurrò più a se stesso che ad altri, e si addormentò con il sorriso sulle labbra.



Rei si svegliò di soprassalto, guardò l'orologio e si rese conto che era tardi, tardissimo.
Se non si fosse sbrigato avrebbe fatto tardi agli allenamenti, e non poteva permetterselo con le Regionali alle porte.
Mentre si infilava la divisa della scuola continuava a ripensare al suo sogno.
Cosa voleva dire? Amava forse Nagisa-kun?
Una cosa del genere non era affatto possibile. Erano due ragazzi, e inoltre lui non credeva in qualcosa di così irrazionale come l'amore.
E allora perché era così contento su quell'aereo? Perché il pensiero di baciare Nagisa non era così spiacevole come sarebbe dovuto essere?
Nel ripensare nuovamente a quella parte del sogno il battito del suo cuore accellerò, e sentì un dolce terpore scaldargli il petto.
“No, non è possibile...” Più cercava di convincersi di non essere interessato in quel modo all'amico, più si accorgeva del contrario.
Prima di incontrarlo non avrebbe mai concesso ad una persona tutte le libertà che il biondo si prendeva con lui (tipo aggiungere quel “-chan” al suo nome, che prima gli avrebbe dato fastidio, mentre ora lo trovava adorabile), né avrebbe pensato di poter finire in una squadra di nuoto, ma Nagisa, coinvolgendolo con la sua personalità vivace come un uragano lo aveva completamente stravolto, ed era diventato presto parte integrante della sua vita.
Il pensiero di vivere senza di lui, della sua vita prima di incontrarlo lo rendeva profondamente triste, come una giornata piovosa dopo settimane di sole.

Ecco cos'era Nagisa: un Sole attorno al quale Rei aveva scoperto vertere la sua felicità.
Un fuoco vivo che bruciava in lui e che illuminava la sua vita monotona.
E, in quello stesso momento, decise di non voler più vivere nell'oscurità.
Avrebbe parlato con l'amico, fatto chiarezza su i suoi sentimenti, anche a costo di dover rinunciare per sempre a lui.

Rei non sapeva che, dieci anni più tardi, quello stesso sogno che gli aveva aperto gli occhi sarebbe diventato realtà.
   
 
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