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Autore: ItsGiuliayall    15/05/2015    1 recensioni
"«Mi sono accorto di essere solo un piccolo frammento di ciò che sono, quando sto con te. Ma tutto ciò che ho detto... Ti prego, guardami. Pensavo sul serio tutte le cose che ho detto.»"
Song-fic che ho scritto ispirandomi a Pieces dei Sum 41.
Per tutti coloro che non hanno ancora imparato ad accettarsi e per chi cerca di essere diverso per qualcuno che ama.
Genere: Slice of life, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Song-fic ispirata dalla musica e dal testo di Pieces (tradotto è: frammenti) dei Sum 41. Le parti che nel testo troverete in corsivo sono parte del lyrics della canzone, quindi, un mio particolare consiglio è quello di leggere questa one-shot con Pieces di sottofondo.
Buona lettura.
- Giulia.
 
 
 
Pieces
 
Mi trovai a girovagare per le strade deserte, quella sera.
E ringraziai di vivere in una cittadina tanto piccola quanto dispersa, perché per la prima volta dopo tempo riuscii a restare solo.
Camminai tutta notte, e spesso mi ritrovai nelle stesse vie, davanti agli stessi negozi e di fronte alle stesse case.
Passai davanti alla sua per cinque volte, prima di decidermi. Mi arrampicai fino alla sua finestra e, nel farlo, pensai che quella sarebbe stata l’ultima volta.
Bussai delicatamente e la vidi agitarsi nel sonno. Quando mi focalizzò, la vidi tirare un respiro di sollievo. Si avvicinò alla finestra e l’aprì, permettendomi di entrare.
La città intera dormiva, probabilmente solo noi due eravamo svegli a quell’ora.
«Sono le quattro di mattina…» sussurrò con voce assonnata.
«E’ successo qualcosa?» domandò, studiando la mia espressione.
Scossi la testa, non più sicuro di cosa dire. Quando alzai di nuovo lo sguardo su di lei, parlai.
«Mi dispiace» mormorai, guardandola negli occhi.
«Non importa. Se hai bisogno di parlare…» cominciò lei, appoggiando una mano sul mio braccio, con fare rassicurante. La presi tra le mie e me la portai alla bocca, baciandole delicatamente il dorso. La sentii sorridere.
«Non è per questo che sono dispiaciuto, ma per quello che sto per dire.»
Quando i nostri sguardi si intrecciarono nuovamente, potei quasi sentire il campanello d’allarme risuonarle in testa.
«Non capisco…»
La zittii nuovamente, baciandola. Quando mi staccai, lei si sedette sul bordo del letto, frastornata. Io mi inginocchiai di fronte a lei.
«Non ti bacerò mai più» dissi.
«Cosa?»
«Né ti toccherò più come ho fatto in questi ultimi due mesi.»
«Deryck…»
«Ho provato ad essere perfetto…» cominciai, «…ma niente lo meritava. Nemmeno tu lo meriti.»
Quando pronunciai quelle ultime parole, la vidi accigliarsi: «Come scusa?» chiese stizzita. Abbassò la voce, attenta a non svegliare i suoi genitori.
«Non lo meriti, non perché non meriti me, ma perché hai bisogno di qualcuno che ti stia accanto esattamente per quello che è.»
«E tu non sei te stesso con me?» domandò confusa.
«Ho cercato di essere diverso per te. Non sono quel tipo di ragazzo a cui piace andare in spiaggia, bere attorno ad un falò e gareggiare con i tuoi amici per mostrarsi migliore ai tuoi occhi. Non credo che tutto questo mi renda vero» risposi, concitato. 
«Io non ti ho mai costretto a…»
«Lo so. Ti sto dicendo che la tua vita, i tuoi amici… E’ qualcosa a cui non riesco ad adattarmi, perché non è parte di me. Perché non è così che sono.»
Respirai a fondo prima di continuare a parlare: «Pensavo sarebbe stato semplice, ma nessuno mi crede. Tutti si sono accorti del fatto che stessi fingendo di essere qualcuno che non sono. Mi chiedo come tu possa non essertene accorta.»
«Stai incolpando me?» chiese sulla difensiva.
«Ti prego, non pensare che voglia dare la colpa a te, per poter stare meglio con me stesso. Tutto ciò che ho fatto per te e quel poco che ti ho mostrato di me stesso, l’ho voluto davvero. E’ solo che mi sono accorto di essere solo un piccolo frammento di ciò che sono, quando sto con te. Ma tutto ciò che ho detto... Ti prego, guardami. Pensavo sul serio tutte le cose che ho detto
«E allora perché mi stai lasciando?»
Ed in quel momento potei chiaramente sentire la sua voce tremare e vidi i suoi occhi farsi lucidi. Deglutii, cercando di mandare giù il nodo che mi si era formato in gola, per mantenere la lucidità sufficiente che mi permetteva di appellarmi alla facoltà di ribellarmi contro quella parte di me che mi implorava di smettere di parlare e di chiederle di dimenticare qualsiasi cosa le avessi detto fino a quel momento.
«Se credi che tutto ciò che sto facendo e che ti sto dicendo faccia parte della mia anima, ti dirò e farò uso di tutte le parole che conosco soltanto per vedere se posso farti capire ciò che sto cercando di farti capire: non sei tu, sono io. Ed io, da solo, sono meglio.»
Mi guardò per quello che sembrò un attimo interminabile. Un lacrima scivolò sul suo viso. Se l’asciugò prepotentemente, abbassando lo sguardo. La conoscevo abbastanza da sapere quanto odiasse mostrarsi vulnerabile.
Per questo, quando la vidi tornare a fissarmi, in lacrime, capii che in quel momento non le interessava il fatto che la vedessi così indifesa.
«Perché?» chiese in un sussurro. «Perché non permetti che ti faccia capire che tu mi piaci così come sei?»
«Perché non è vero.»
Lei sbuffò alla mia ultima risposta. Mi prese il viso tra le mani, stampando le sue labbra sulle mie. Cercai di allontanarla con dolcezza, ma la sua presa era ferrea. Quando si staccò, piangeva ancora.
«Credi sia semplice per me?» le chiesi.
«Credo che sia più semplice per te» rispose, spostando le sue mani dal mio viso.
«Non lo è.»
«Deryck, mi stai lasciando tu. Non mi stai nemmeno dando la possibilità di farti cambiare idea…»
«Non posso stare qui» sussurrai.
«Come?»
«Qui… In questo posto. Mi hai parlato dei tuoi sogni… Vorresti avere un corpo perfetto, un matrimonio perfetto, una famiglia perfetta, una vacanza perfetta, una vita perfetta. Non posso darti nulla di tutto ciò, perché non è quello a cui aspiro io. Capisci? Ogni posto, persino questo, mi sembra cosìvuoto. Sto cercando ancora di capire chi voglio essere. Ho bisogno di girare, di conoscere, di crescere…»
Presi le sue mani tra le mie, prima di proseguire: «I pensieri di quella parte di me che non vuole lasciarti andare, mi tentano. Ma non posso negare che così non sono felice. Non so come mai sia andata maleA volte è tutto così folle, ed io mi sento così folle, come se nulla mi potesse salvare. Ma me stesso è tutto ciò che ho.»
«Ora capisco…» mormorò, con un sorriso amaro. «Potevi dirlo prima» aggiunse.
«Non sei tu che non voglio, ma…»
«Deryck, se mi volessi davvero, vorresti una vita con me. Vuoi che ti dica cosa penso realmente? Che ancora non sei pronto per pensare a qualcosa di definitivo. E questo vuol dire che non sono quella giusta per te.»
«Ti giuro che ho provato ad essere perfetto, solo che non ne è valsa la pena.»
«Nulla può essere più sbagliato che cercare di essere qualcuno che non si è» mi disse, accarezzandomi la guancia col dorso della mano che le avevo da poco baciato.
«So che può sembrare una bugia, ma ti ho amata davvero» dichiarai, guardandola negli occhi. Lei sorrise: «Mi risulta un po’ difficile crederlo, ora come ora.»
Annuii, affranto. «Lo so. E’ difficile credermi, non è mai facile. Credo di averlo sempre saputo
Mi alzai, dirigendomi verso la finestra.
«Deryck?» chiamò col fiato corto.
Mi voltai e lei si avvicinò: «Ho sempre creduto che ogni cosa che hai detto o fatto venisse dalla tua anima. Spero solo che, un giorno, lascerai che sia il tuo cuore a decidere per te.»
Le sorrisi e lei fece lo stesso. Poi me ne andai, conscio che in quella camera non ci avrei più messo piede, ma contento di essere stato, per la prima volta, sincero con lei e, soprattutto, con me stesso.
 
 
 
 
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Ed eccoci qui.
Ho sempre amato i Sum 41, quindi ho deciso di mettere nero su bianco l’amore incondizionato che provo per la loro musica.
Pieces, uno dei loro tanti capolavori, è sempre stato uno dei loro pezzi che ho amato con un po’ più enfasi. Quindi, il primo (e non ultimo, spero) mio omaggio a loro, è una song-fic che ho scritto ispirandomi al testo e al video di questo singolo.
Le parti che nel testo avete trovato in corsivo, come già anticipato, sono parte del lyrics della canzone.
Se avete visto il video di questa meraviglia, avrete notato che ogni furgoncino rappresenta qualcosa di diverso: una famiglia perfetta, una vacanza perfetta, un corpo perfetto e una notte perfetta. Infine appare Deryck su un furgoncino uguale che ritrae la vita perfetta. Pochi secondi prima della fine del video, la f di life viene cancellata, trasformando la vita perfetta in la bugia perfetta: the perfect li(f)e.
Ho scelto come soggetto Deryck per il semplice fatto che, essendo colui che nel video interpreta la canzone, mi è sembrata la scelta più lecita.
Come avrete notato, la ragazza in questione non ha un nome. Questo per far sì che ogni lettore (uomo o donna che sia) si immedesimi di più in quella parte. Ammetto, comunque, che nello scrivere, mi son trovata molto di più nei pensieri e nelle parole di Deryck. Ahahah.
Bé… Io avrei anche concluso il mio monologo.
Spero di tornare presto con qualcosa dedicato ai Sum 41!
Se vi è piaciuta questa song-fic e vi va di spendere due minuti del vostro tempo, potete lasciare una recensione.
Se no, grazie comunque per avermi dato una chance e aver letto.
A presto!
Un bacio.
-Giulia. 
  
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