EDUCAZIONE SAYAN
Pianeta
Crimson. Anno 735.
Il sole era fermo in un punto
oltre le vetrate del tempio ormai diroccato. Persisteva, come l’aura di fede di
coloro che speravano ancora di salvarsi.
L’eco di quelle preghiere era invece giunta a uno dei distruttori che,
richiamato via dal vorace campo di battaglia, varcò la soglia sacra del
mausoleo di dio.
Aveva tanti inverni quante le punte del tridente raffigurato sulla sua corazza: un
bambino! Ma era davvero solo un bambino, chi incedeva, coperto di sabbia, tra i
ciottoli del creato una volta dipinto sul soffitto?
-Chi sei, tu?
Chiese il
sacerdote, dall’altare imbrunito da ombre colorate. Indossava sul capo una
pesante corona dorata, lunghe dita bianche stringevano il bastone che puntava
sull’intruso.
-Sono Vegeta,
il principe dei Sayan.
Non si levarono bisbigli nel silenzio, solo gli occhi viola dei presenti
ruotarono timorosi sul sedicente principe. Poi, tornò la voce del sacerdote,
nella cui mente si formava una speranza più palpabile, forse, meno vana di
quella rappresentata dalla sua istituzione.
Sei qui, ti ho trovato. Ma perché esiti? Temi forse il giudizio di un dio che
anche oggi non salverà nessuno? Scommetto ti ha detto finirai tra le fiamme
dell’inferno. Ebbene, guardati intorno. Non senti come la terra trema alla
nostra vittoria? Dove credi che sia, adesso, questo tuo sacerdote banditore di
virtu’, se non all’inferno? Il fato ce l’ha portato e a discapito di ogni sua
buona azione o fervido ideale. Non importa. Lascia stare. Anche noi non abbiamo
che fiamme ad avvolgere i nostri corpi mortali. Accettale, mio caro cucciolo e,
piuttosto, impara a scaldartici le ossa nei giorni di pioggia; quando un vento
freddo sferzerà tra i tuoi capelli sudati e la risacca del tempo avrà già
dimenticato l’esistenza di coloro che avrai appena ucciso. Tu, allora, sarai
vivo!
Non lasciarti
confondere dalle sue parole, dunque, perché vedi, egli parla sapendosi morto e
se un dio esiste non ti punirà per averti creato sayan. Cercare giustificazioni
alla tua natura sarebbe vano, tanto quanto spiegare i colori ad un cieco. Non
puoi, vero?
Gli altri sono
solo alieni alle nostre convinzioni, alla nostra storia e alle tradizioni del
nostro popolo. Sì, noi pure abbiamo un popolo! E sentilo forte questo, nel tuo
cuore, nel sangue, e sii parte di esso. Riconosciti nella tua orgogliosa gente e solo in
essa tramonta i tuoi pensieri.
Hai capito, cucciolo?
Bravo. Ora,
uccidili tutti.
La regina uscì dal tempio seguita dal figlio. Guardò il suo sposo, il re, un vero dio
nel tramonto rosso come il sangue versato. Dei due, solo lei sorrise e, con lo
stesso sorriso sulle labbra sottili, si accasciò a terra, morta, trafitta alle
spalle da un superstite col bastone sacerdotale. Nemmeno l’alieno visse a lungo
per gustarsi la vendetta: colpito da un raggio di energia, sparì anche lui dal
mondo dei vivi.
Il sovrano non scese al suolo, né scompose la sua espressione dura. Richiamò Vegeta
alla partenza. La sua lezione sarebbe stata più succinta, essenziale: non
abbassare mai la guardia o la tua morte sarà meritata.
FINE
Spero questa breve storia sia stata di vostro gradimento, se volete lasciatemi un commento. Per chi segue l'altra mia storia, non tema il ritardo dell'aggiornamento: ho intenzione di pubblicare un nuovo capitolo per sabato prossimo, impegni permettendo. Grazie della pazienza.This work is licensed under a Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivatives 4.0 International License.