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Autore: missimissisipi    15/05/2015    2 recensioni
La figura della bambina che ha contestato prima si pone dinanzi ai suoi occhi, di spalle, in aggiunta: tutto ciò che vede è un corpo sinuoso, pelle particolarmente olivastra e capelli lucenti che farebbero concorrenza a quelli di Stefan, pensandoci.
Non collega subito al fatto che sia lei, che sia lì—rimane come un impalato a fare il maschio alfa guardandole il corpo, non prestando nemmeno attenzione a quella voce morbida che diventa più acuta quando deve rimproverare una certa Caroline.
Sabato non è stata la giornata nazionale della vista perspicace, realizza: avrebbe visto oltre quella ragazzina che gli gettava liquidi bollenti addosso e si proponeva, con gentilezza calpestata, di dargli una mano ed essergli amica. Avrebbe intravisto oltre, superficialmente parlando, e avrebbe trovato, senza nemmeno pensarci troppo, un modo per farla tacere. Più modi per farla tacere. Giura di non guardare le sue gambe quando si focalizza anche su ciò che sta dicendo (“Ammaliante è il termine che stai cercando, credo… Caroline, non tutti i bei visi devono solo portarti a letto”). Ma prima regola che si apprende quando si vuole sbloccare il livello quattro: Damon mente.
College!AU
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bonnie Bennett, Caroline/Stefan, Damon Salvatore, Elena Gilbert, Un po' tutti | Coppie: Damon/Elena
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: nessuno
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http://www.polyvore.com/knockin_on_heavens_door/set?id=158110482

piccola nota di ambientazione: il capitolo ha luogo durante il quarto giorno del giro del mondo

http://i60.tinypic.com/1687xh2.gif
 

4. Knocking on heaven’s door

 

A quel punto io ho pensato: perché mettere da parte soldi per delle stupide scarpe per una stupida festa di Tyler? Tyler dà decine di feste al mese! E si da il caso che fra un po’ sia il mio compleanno—10 ottobre, hai presente? Quindi mi comprerà qualcosa—ed io potrò venire davvero per il ringraziamento!”

“Strabiliante, credi di potercela fare con lo studio?”

“Stai parlando con me, Elena: a nove anni associavo ad ogni giorno un’acconciatura diversa… ponytail, trecce, lisci, ghirlanda, boccoli… pensi davvero che non possa organizzarmi?”

“Evidentemente no” – Elena sbuffa mentre osserva attentamente i vestiti nel suo cassettone, cercando di trovare quelli da portare in lavanderia al più presto – “Senti, devo lasciarti perché fra venti minuti devo vedermi con il nostro RA… possiamo sentirci più tardi, in giornata? Ho bisogno di un po’ di Carolena

All’udire quelle parole, Caroline scatta in avanti facendo cadere il suo quaderno degli appunti per terra, tutti i fogli che accarezzano la superficie in marmo chiaro.

“Che c’è, Bonnie non è abbastanza di compagnia?”chiede stizzita, più per provocare che per semplice curiosità. “Non è la migliore amica che credevi di avere?”

Elena ignora la sua ultima domanda, alzando le spalle pur essendo cosciente che Care non possa vederla: “E’ distante, come se mi stesse nascondendo qualcosa…”

“Forse mi hai fraintesa: non ho esattamente voglia di aiutarti a riappacificarti con lei…” – schiocca la lingua sul palato, mettendo tutti gli appunti nel suo raccoglitore – “Non hai le altre sorelle, comunque? Non sei effettivamente sola”

“Hai ragione” conviene Elena, dopo aver messo il cellulare in vivavoce e cambiandosi vestiti. Non ha voglia di litigare con lei per una questione così banale e irrisoria: d’accordo, Bonnie e Caroline, benché siano due delle sue migliori amiche, non hanno un rapporto suggellato, sono semplicemente… conoscenti. Si sono viste due volte, una via Skype durante il primo semestre del freshman year, mentre l’altra durante lo spring break dell’anno sempre precedente e non si sono amate a prima vista; vi è un divario enorme fra loro, non soltanto perché di età differente, ma anche poiché rivali, in contesa per un qualcosa di illogico agli occhi di Elena. Nemmeno fosse una preda e loro due gli animali feroci pronti a contendersela.

“Ovviamente”

“Ti richiamo io, un bacio!”

Caroline Forbes getta tutto nella borsa, quaderni, fogli e cellulare compreso, la poggia delicatamente su una spalla e si incammina verso quello che sembra essere il punto di ritrovo di tanti alumni fra una lezione e l’altra. Le sue iniziano fra due ore, ma si sta preparando per un test di Calcolo necessario per ottenere il credito di metà semestre sperato. Passa l’indice sul naso per alzare la montatura degli occhiali da riposo che indossa, e non perde tempo nemmeno a sbuffare quando scende di pochi millimetri rendendo la sua azione pressoché vana.

E’ Tyler quello che le ruba del tempo, la distrae e cattura la sua attenzione svariati minuti dopo: si presenta all’improvviso, il solito sorriso sornione stampato sul volto e una di quelle maglie grigie che Care ama indossare nei loro momenti di coppia sdolcinata che gli cade perfettamente sul corpo tonico. Non la saluta direttamente—non pronuncia nessuna parola, si avvicina e annuncia la sua presenza per via del profumo che indossa da sempre, le lascia un umido bacio sulla guancia, facendole sgranare gli occhi chiari per poi vederla sorridere, un qualcosa di genuino e spontaneo che solo lui ha il privilegio di causare.

E’ unicamente dopo questo che le loro voci intervengono in quell’interazione muta: “Ceniamo insieme, oggi?” soffia Tyler sulla pelle diafana della guancia della sua ragazza.

“Certo” – assicura lei, le labbra increspate nello stesso sorriso di prima, le lenti ormai appannate – “Prenoto lo stesso tavolo del Grill?”

“Mhm” scuote la testa, poi alza le spalle, “Pensavo che avremmo potuto cambiare un po’ la nostra routine”

Alza un sopracciglio, scettica e presa alla sprovvista di fronte a un cambio di programma affatto presente nei suoi piani. “Ma davvero?”

Lui ride, poggiandosi sul bordo della panchina che la sua ragazza occupa. “Ci andiamo da quando ci siamo conosciuti” – ammette con una punta di quella che sembra quasi amarezza dovuta alla loro… monotonia, alla piega sicura e affidabile che la loro relazione sembra aver preso. Caroline gli da ragione annuendo lentamente – “Da più di un anno, quindi”
“Un anno e tre mesi”

“Esatto” – conviene – “Che ne dici di vederci con Matt e Sarah nel pub fuori al campus?”

“Matt e—Sarah? Chi è Sarah?”

“La ragazza che non ti piace” Caroline inclina il capo in segno di ammonizione, “Hai storpiato il suo nome lo scorso weekend, quando siamo usciti insieme”

“Non è vero!”

Savannah? Sahara? Sara senz’acca?” Tyler imita la voce chiara e limpida di Care ottenendo solo una gomitata in cambio. “Dico sul serio, potresti provare ad essere più gentile”

“Da quando siamo suoi amici? Da quando sei tu suo amico?”

La piega della loro conversazione non gli piace affatto e non perde occasione per mostrarglielo: sbuffa facendo vibrare le labbra rumorosamente, al che Caroline serra le gambe e si aggiusta la montatura sul naso.

Dai, Care? Lo faccio per Matt—siamo suoi amici, e gli amici si aiutano a vicenda. Si da il caso che questa ragazza gli piaccia. Molto, anche”

Passano poche decine di secondi prima che lei si lasci andare, (Tyler nota anche come il suo corpo si rilassi in modo evidente) e allora sorride, annuisce, lui le bacia una tempia, un tacito saluto e invito allo studio.

L’effetto che ha su di lei la stupisce tutt’ora, Elena non può capirlo ma lei lo sente, ne è quasi soggiogata e allora si dice che è questo l’amore, che è questo il sottostare ad una relazione. E sì, si ritiene anche piuttosto fortunata.

 

“…Parker?”

“Chi mi cerca?”

Elena muove qualche passo in direzione del RA ma si blocca nella frazione di secondo in cui lui si volta a cercare con lo sguardo la persona che ha pronunciato con un po’ di incertezza il suo cognome. Gli occhi scuri del ragazzo si immobilizzano sulla figura magra ma slanciata di Elena, i lunghi capelli color del cioccolato lasciati sciolti sulle spalle ancora un po’ abbronzate (a sua discolpa, può sottolineare come non ci sia nulla di bello da fare in una città come Boston in estate, quando non può raggiungere i suoi amici a Mystic Falls ed i suoi nonni non sono il massimo della simpatia: gli event garden con fiumi di champagne e sole crudites da ingerire sono anche la migliore occasione per colorare quella carnagione olivastra ma a tratti pallida e candida che si ritrova ad avere).

Ha un accenno di barba sul volto ben delineato ed Elena si mette persino, per qualche secondo, a contemplare la mascella ed il sorriso abbozzato ma divertito che ha—non passa in rassegna la tshirt grigia ma aderente con il simbolo della Brown che indossa, né i pinocchietto color cachi che fasciano le gambe atletiche, nope.

(E’ semplicemente il suo RA, dannazione.)

“Io, suppongo” – gli porge una mano facendo oscillare la cascata di capelli in avanti, andando a coprire quella parte di pelle ambrata scoperta dal top in pizzo blu che indossa – “Elena. Elena Gilbert”

Lui corruga per un attimo le sopracciglia ma annuisce e sporge il corpo in avanti per ricambiare la stretta: “Omega Psi Delta?”

I suoi occhi devono illuminarsi prima che possa controllare i suoi gesti, perché lui si lascia andare ad un’espressione visibilmente rilassata mentre sorride compiaciuta.

“In realtà è proprio per questo che sono qui: stiamo organizzando la serata di iniziazione e c’è bisogno della tua firma sul documento del verbale. Burocrazia e tutto”

“Mhm” – prende il foglio che Elena gli porge non degnandolo di uno sguardo e tenendo gli occhi scuri fissi in quelli della sophomore – “Quindi ci saranno in giro delle sorelle” abbassa lo sguardo prolungando la e finale “da queste parti, nel fine settimana”

Lei annuisce ed inclina il viso mentre continua a parlare: “La struttura delle Omega è in fase di ristrutturazione perché abbiamo scelto di anticipare i lavori così da organizzare lì le feste del semestre, quindi la scelta del posto si è focalizzata sulla camera più spaziosa, la mia”

“Interessante”

Stringe gli occhi fino a formare due fessure ma tenta comunque di camuffare la sua espressione di curiosità con la miglior poker face che abbia, anche se crede di fallire. Come dire… lui le regala un ampio sorriso e allora Elena sa di non esserci riuscita. Lo sguardo scuro e penetrante che lui si ritrova ad avere la mette però in difficoltà, la scruta ed è come se capisse e questo le fa tingere le guance di un rosso pallido.

Rimangono così per una decina di secondi, finché un rumore nella camera del RA li distrae e dissolve l’atmosfera di pensieri galleggianti che aleggiava fino a poco fa: lui stringe il foglio e prende la parola, osservando un’Elena sempre più ammaliata da un je ne sais quoi che non capirà mai, probabilmente.

“Devo firmare—vuoi seguirmi? Ci vorrà un attimo”

Elena annuisce ed il profumo alla mela caramellata dei capelli di lei deve colpirlo—trattiene il respiro per tre, quattro secondi prima di darle le spalle e accoglierla silenziosamente nella camera più mascolina che la sophomore abbia mai visto.

Gli occhi da cerbiatta curiosi si muovono rapidamente per la stanza ampia e così Brown che lui occupa: foto, vestiti più o meno sparsi sul letto e svariati fogli sulla scrivania occupata, da un lato, da libri spessi di Legge e Giurisprudenza che Elena conosce bene (i suoi nonni hanno una libreria piuttosto ampia nell’attico di Boston che occupano più spesso, dove Elena si ritrova a trascorrere l’estate autodefinendosi la miglior esemplare di società medio alta e di età inferiore ai ventun’anni che possa incarnare Nick del Grande Gatsby a casa di Jay. Versione femminile, ovviamente)

Trova tutto estremamente piacevole ed accogliente, ogni cosa al suo posto anche se, effettivamente, fuoriposto…

Infila le mani nelle tasche posteriori dei pantaloncini in denim chiari a vita alta che ha rubato da un membro della sua famiglia tempo addietro, sorridendo appena a qualcosa di indefinito nella camera del suo RA.

“Ecco fatto” – biascica con voce bassa mentre firma due volte su quel foglio un po’ stropicciato – “Elena, giusto?”

“Yep”

Sorride sghembo porgendole il foglio, che afferra dopo aver spostato, con una scrollata di spalle, i capelli dietro la schiena. “Perfetto” mormora più a lei che a Parker.

“Sono a tua completa disposizione per qualsiasi cosa, sai… da autorità ad autorità”

E’ certa di arrossire, anche se una parte di lei è graziosamente divertita da quell’intervento con significato subliminale che lei ha colto—dopotutto, è amica di Caroline, e ha visto (sentito) cose riguardanti Katherine che vorrebbe dimenticare.

Annuisce mordendosi il labbro inferiore, per poi salutare il suo RA con un gesto rapido della mano e dargli le spalle, tornando verso la sua stanza.

 

Non è chiaro a nessuno il perché abbia cacciati tutti dalla sua stanza, trascinando fuori dalla porta persino il takeaway cinese che lui ama profondamente—c’erano giorni, nell’anno precedente, in cui si sedeva su quel divano rosso accendendo la tv che due membri onorari come loro potevano avere in camera: Stefan era felice all’idea di trascorrere tempo con suo fratello, in totale tranquillità e mangiando cinese. A Damon mancava la sicurezza che ora sono gli OC, ed era più scontroso di così, aveva meno Alaric anche se, ripensandoci, la cosa, anche adesso, lo manda in bestia comunque.

Si passa una mano sulla fronte, solo, nella stanza: Enzo è a lezione mentre di Stefan nemmeno l’ombra, lui ha cose a cui pensare eppure non può far altro che rimanere lì, immobile. C’è Alaric, c’è lo studio, c’è l’essere presidente ed un fratello, deve semplicemente scaricare la frustrazione e nervosismo che lo riempiono fino al collo e c’è persino Elena—Cristo, quando è diventata un casino la sua vita?

Ha la vaga tentazione di accendersi qualcosa (forse anche l’intera stanza) ma opta per quella che è l’azione migliore: è un cazzo di fottuto genio.

Ecco perché, duecentosettantré passi dopo, tre chili fra le mani e due sigarette nella tasca posteriore dei jeans, insieme a fogli stropicciati ed una matita mangiucchiata, è nella lavanderia del piano superiore a quello in cui alloggia. Ci sono almeno quindici lavatrici enormi, e l’immancabile profumo di detersivo che –può negarlo fino alla morte- adora con tutto se stesso. Che idea grandiosa: lavarsi le mani – o maniche, in questo caso – per togliersi di dosso quel marciume che alcune persone gli gettano addosso. Alaric, per alcuni versi, Enzo il cazzone per altri, una bambina che crede di saperla lunga, chiaramente, mezzo campus, fra l’altro.

Si siede su una panca a ridosso del muro bianco impregnato di detergente, con l’intento di compilare quei dannati fogliacci; la cosa va gonfie vele, pensa addirittura alle prove di iniziazione con cui sottoporre le matricole OC wannabe—se Rick lo vedesse sarebbe fiero di lui: la cosa non può che farlo incazzare, però.

“No, era come se—Caroline, dannazione”

La figura della bambina che ha contestato prima si pone dinanzi ai suoi occhi, di spalle, in aggiunta: tutto ciò che vede è un corpo sinuoso, pelle particolarmente olivastra e capelli lucenti che farebbero concorrenza a quelli di Stefan, pensandoci.

Non collega subito al fatto che sia lei, che sia lì—rimane come un impalato a fare il maschio alfa guardandole il corpo, non prestando nemmeno attenzione a quella voce morbida che diventa più acuta quando deve rimproverare una certa Caroline.

Sabato non è stata la giornata nazionale della vista perspicace, realizza: avrebbe visto oltre quella ragazzina che gli gettava liquidi bollenti addosso e si proponeva, con gentilezza calpestata, di dargli una mano ed essergli amica. Avrebbe intravisto oltre, superficialmente parlando, e avrebbe trovato, senza nemmeno pensarci troppo, un modo per farla tacere. Più modi per farla tacere. Giura di non guardare le sue gambe quando si focalizza anche su ciò che sta dicendo (“Ammaliante è il termine che stai cercando, credo… Caroline, non tutti i bei visi devono solo portarti a letto”). Ma prima regola che si apprende quando si vuole sbloccare il livello quattro: Damon mente.

Poggia il cellulare sulla lavatrice, mettendolo in vivavoce: “Dico solo che potresti usufruire della sua offerta… potresti aver bisogno di firme? Fogli? Carta igienica? Un appuntamento?”

“Daccapo” – ripete lei evidentemente a disagio dalla piega che sta prendendo quella conversazione – “Non gli chiederò di uscire… è un bel faccino, sì, ma non ho voglia di iniziare una qualche relazione, Care—e no, prima che tu lo dica: non uscirò per andarci a letto, grazie tante, e se mai avrò bisogno di aiuto su quel fronte sarai la prima a saperlo”

La prima a saperlo? Devi dirmi qualcosa, ninfomane?”

Damon lo chiamerebbe origliare ed è per questo che ha una vaga intenzione di tossire per farle rendere conto della sua presenza—ma lei squittisce rapida prima che possa darsi una mossa: “No! Non intendevo suonare così disperata—e no, Care, non era un’avance, non sono ancora passata dall’altra sponda—“

“Cristo, dovresti proprio prenderti una serata e divertirti con la tua amica squilibrata e piena di alcool… risorse, intendevo dire risorse”

“Mi assicurerò di chiamarti nel bel mezzo della sbornia per farti sentire così tanto in colpa che non potrai riagganciare sino a che qualcuno non mi avrà portata a vomitare”

“Mhm, ottimo piano! Io devo prepararmi per uscire con Tyler, e cercherò di fare quello che tu desideri tanto disperatamente— vuoi il resoconto domani mattina?”

“No, a meno che non includa tutti i meravigliosi attributi di Sarah”

“Non c’è nulla di male nell’essere lesbi—“

La ragazzina ha riattaccato. Damon ne è quasi stupito. Chiusa la telefonata, però, si sente in imbarazzo e non è sicuro nemmeno del perché: insomma, non è che abbia origliato di proposito e in fondo la buona educazione (o vista, cosa che comunque lui non ha avuto sabato) presuppone il controllare che non ci sia nessuno a cui tali conversazioni origliate potrebbero dare fastidio. O, sempre nel suo caso, solleticare la sua attenzione. Non che la vita sessuale della bambina gli interessi, è una bambina e rimarrà tale anche durante il suo senior e quando avrà un lavoro e bambini come lei. Punto e basta.

Damon non è noto per essere perspicace, quando ha la testa fuori posto. Tantomeno sveglio o non idiota o non coglione—ecco perché potrebbe chiedersi anche fra dieci anni il motivo di tanta sua stupidità. Lei è intenta a far la lavatrice quando lui lo fa, prima si schiarisce quasi silenziosamente la voce, la fa sobbalzare per poi immobilizzare e “Ciao”, soffia, le mani sulle ginocchia che stringono i fogli degli OC.

Le lunghe gambe di Elena ruotano pian piano per rivolgersi verso la voce parlante (qualcosa gli dice che ha compreso chi lui sia) e potrebbe ricevere cento punti solo per aver finto totale indifferenza: gli occhi non si sgranano, non salta di paura, finge di non aver mai avuto una conversazione a cui lui ha sicuramente assistito.

“Ehi”

La cosa sembra finire lì: lei torna ai suoi vestiti, lui con lo sguardo incollato alla schiena della bambina che adesso lo percepisce. Quando è diventato così cretino, davvero? Vuole battersi una mano sulla fronte ma è troppo impegnato ad essere deficiente, i fogli che diventano quasi sudati fra i suoi palmi e lo sguardo sempre fisso e attratto—rettifica, attirato da qualcosa che non può avere nemmeno residenza nella sua testa.

Si volta di scatto, poggiando le mani ai bordi della lavatrice e disponendo i gomiti nella sua direzione.

Damon apre la bocca e non la chiude, dimostrando quanto sia cretino.

“Dimmi se ti do fastidio” – muove mento e occhi in direzione dei poveri pezzi di carta – “Con il rumore della lavatrice e tutto”

“Mhm” si schiarisce la gola, muove la mascella e sbatte le ciglia. “No, in fondo—tecnicamente non è il mio posto, questo”

“Posto sbagliato al momento sbagliato, duh?” la bambina si pente all’istante di quanto detto, ma lui la batte sul tempo.

“Avrei dovuto fare un cenno, un qualcosa—posso dimenticare quando sentito”

Lei inclina il capo e schiude appena le labbra, per poi stringerle in una linea sottile. “Non è un problema, non credo che tu sia il tipo da…” – fa un cenno con la mano – “diffondere notizie in giro. Non che ci sia qualcosa da diffondere”

“Cristallino”

Annuisce e la parvenza di un sorriso sembra impossessarsi delle sue labbra. Damon risponde con altrettanta fugacità e tornano in un batter d’occhio a far quello a cui avrebbero dovuto dedicarsi dall’inizio.

Un attimo dopo sono ancora al punto di partenza.

“E’ stato… imbarazzante

“Ho già dimenticato il nome della tua amica” espone i palmi nella sua direzione ed Elena Gilbert è la persona più sollevata dell’intero campus.

“Non intendevo suonare patetica. O disperata. O entrambe le opzioni. E’ che Caroline mi fa così infuriare”

Damon annuisce, “Comprensibile”

“E la verità è che questo continua ad imbarazzarmi” – lo indica distrattamente – “Magari è imbarazzante anche per te, ma non potresti riderci su? Dirlo a qualcuno? Avere una reazione? Ignorare la vicenda?”

“Hai conosciuto qualcuno, forse vorresti andarci a letto, farlo non è la tua priorità… sono cose che capitano” annuisce seppure non riesca, adesso, a trattenere un sorriso più ampio “…Credo”

Elena arrossisce e Damon pensa che la sua pelle faccia un incredibile contrasto con la canotta in pizzo blu.

La sophomore non fa che sentirsi osservata quando il deficiente stesso, l’altro giorno, non l’ha degnata minimamente di uno sguardo così… intenso. Dannata Caroline, quella telefonata e gli ormoni. Dannazione.

Annuiscono entrambi a qualcosa di tacito e insensato e tornano ai loro obiettivi per i successivi quarantacinque minuti, in un silenzio che non ha più il sapore di tensione di alcun tipo, nonostante Elena si irrigidisca al ricordo, forse, di quanto successo e Damon le scocchi comunque occhiate attente

Fino a che lei non si lega i capelli in una coda alta che mette in evidenza il collo affascinante e porta via i vestiti umidi.

Damon allora prende un profondo sospiro ma deve bloccarsi perché il volto a cuore e gli occhi scuri della bambina fanno capolino nella stanza ampia: “Se quei fogli sono quello che penso siano… sappi che c’è un co-presidente il cui compito è proprio quello”

Elena gli ha sorriso.

 

Rebekah si aggiusta distrattamente la gonna, abbassandola di qualche centimetro, azione dovuta al movimento veloce delle sue gambe dirette verso la stanza del gemello. E’ forse una delle giornate peggiori della loro intera vita. Scuote la testa e infila nella toppa le chiavi che ha chiesto, in modo del tutto illecito, al compagno di stanza di Kol. Non è esattamente nei suoi piani bussare—quattro secondi dopo ha la mano destra a coprire la bocca e si rimprovera mentalmente.

Il fondoschiena di suo fratello che si muove rapidamente non è quello che avrebbe voluto vedere di lui e Rebekah vorrebbe subito essere ingenua e non collegare la nudità evidente di Kol vicino al davanzale della finestra semichiusa con i conseguenti movimenti, ciò che sente e la mora con la testa all’indietro i cui vestiti sono sparsi per terra.

Ha la mezza idea di scappare a gambe levate, ma pensa che così facendo lascerebbe la porta aperta e dio solo sa quanto non se lo possano permettere.

E’ così immobilizzata da far paura ed il bello (brutto) è che i due non si rendono conto della sua presenza ed urlano in preda al piacere, in più non vuole davvero pensare a suo fratello che grugnisce e nasconde il viso nell’incavo del collo della ragazza di turno. Gli occhi di quest’ultima si sgranano a tal punto che lei urla, e tutto ciò a cui Rebekah può pensare è quanto sia orrendo dover raggiungere un orgasmo così.

(Lei è sua sorella e vorrebbe essere più ingenua)

Tutto ciò deve sembrare normale a Kol, il quale afferra l’occasione per baciare il collo della ragazza, schifosamente continuando a muoversi.

Questa, però, muove le mani dalla schiena nuda di suo fratello sino alle spalle, che tenta di scuotere per catturare la sua attenzione. Cosa che succede tipo due minuti dopo, quando Bex è ancora immobile di fronte alla porta chiusa alle sue spalle.

(Si chiede se possa diventare zia)

Una frazione di secondo dopo, delle urla riecheggiano nel campus e potrebbero persino scuotere Caroline, al Whitmore. Eppure c’è chi ride e pensa a cosa sia successo in modo assolutamente pacifico, e quel qualcuno è Alaric, con le gambe incrociate sulla scrivania che cerca a tentoni, con la mano destra, di togliere il doppiofondo del cassetto.


  • RA: Resident Advisor, Resident Assistant - Nel dormitorio universitario, un RA è lo studente leader. Mantengono l'ordine, fungono da punto di informazione per gli studenti, organizzano eventi e generalmente lavorano per mantenere un'atmosfera positiva ed una comunità d'apprendimento. Ad alcuni residenti non piacciono i RA dal momento che sembrano soltanto delle figure di autorità che li fanno finire nei guai perchè violano la linea di condotta. (mia traduzione veloce, rispetto a quanto preso da Urban Dictionary perciò mi scuso per vari errori) Ho inventato quanto detto per i moduli/verbali per le confraternite, non so come avvengano le procedure in America o nei college ma credo che in un'università come la Brown ci tengano a capire perchè ci siano così tante ragazze in una stanza, intente a fare iniziazioni a nuove arrivate, ecco tutto.

bonjouuuuur!

come va? chi mi conosce ha forse notato la mania che ho di voler pubblicare in giorni "speciali", ecco (si pensi a give me love, il primo capitolo di certified, l'epilogo dello strano caso,  the absurd left behind), e per questo decido di pubblicare qualcosa nell'addio sottotitolato del personaggio a cui si deve questa storia, l'ispirazione ed il titolo, ossia Elena Gilbert (non ho visto l'episodio ma mi sono spoilerata da brava buzzkill -almeno per quanto riguarda l'ansia disperazione attesa ai massimi livelli- che sono)!! spero di non piangere (ahahhah) o rimanerne in qualche modo delusa, cosa che invece ha provocato la reazione di Ian a questo episodio... mi chiedo perchè Nina continui a dedicargli foto e a considerarlo ancora come un buono amico quando lui vuole che l'attenzione dei fan si sposti su damon piuttosto che sull'addio dellla PROTAGONISTA. E perchè tenga a sottolineare che Nina non è andata via per colpa sua o di Nikki (se non erro ha pubblicato un tweet con un articolo che parla proprio di questo)... io rimango del parere che abbia fatto del bene a sé stessa, ambiente, costar, ex amiche a parte. E' troppo giovane perchè possa rovinarsi, e l'amore per un qualcuno, un uomo nel suo caso, anche "finito", credo, non definisce chi siamo.
Parentesi chiusa, che ne pensate del capitolo? :)
Il titolo è preso da una canzone di Raign che amo tanto tanto (incolpo la scena bellarke del 2x16), e che vi consiglio! per il resto, si collega a queste porte aperte-chiuse-a cui si bussa o meno che intervengono nel capitolo, inserite anche involontariamente devo dire! ho deciso di aggiungere la digressione iniziale con Caroline (che non doveva essere un personaggio ricorrente, ma) per meglio inquadrarla, miss ordine e amica e ragazza un po' gelosa che è, e per sottolineare il suo legame con Tyler:)))
elena è un po' il centro del capitolo, anche se vediamo daccapo i kolbekah in azione (o solo Kol, in questo caso) o l'entrata in scena di un personaggio che sarà piuttosto OOC dato il suo ruolo in tvd, Kai... spero non vi dia di pazzo maniaco e anzi, vi piaccia come piace a me (sempre quando non sfiora il limite massimo di villain che ricopre... almeno per la prima volta ne vediamo uno che non si può redimere, cosa che è successa con elijah, klaus, katherine, damon, enzo, e tutti gli altri pseduo cattivi)
Elena-Damon!! Cosa ne pensate? sono curiosa di sapere i vostri pareri, perchè questi due testoni erano e sono per certi versi agli antipodi e farli passare dall'odio ad amore mi sembra sempre più difficile ahahha questo intervento però ha fatto diminuire la tensione fra loro:)
non mi dilungo ulteriormente se non dicendo che spero sempre che questa storia piaccia, per me è un esperimento per tante ragioni e due parole possono aiutare nell'intento di aiutarmi (scusate il gioco di parole)... vi lascio, a presto :*
fede

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(chris in the carrie diaries mi ha conquistata, ma dettagli)

  
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