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Autore: crisalide    02/01/2009    1 recensioni
Il bardo, signore delle menti della sua corte, mettendosi comodo, cinge con un braccio il ragazzo accoccolato al suo fianco, e guarda il nuovo arrivato con intensità. “Molto bene. Si metta comodo, prenda un caffè ed un dolce, perché fra poco inizierò la mia storia.”
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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                                                             Café

 

 

La notte scura e piovosa questa sera, è più che uno splendido scenario.
La luce dei lampioni si perde e viene soffocata, mentre la pioggia, indifferente, scaccia dalle strade le persone indesiderate.
Solo i relitti si muovono, questa sera. Solo i dannati, i caduti.
I muri di tenebra sono sorti all’orizzonte per coprire il tramonto, e la luna e le stelle gli hanno lasciato il loro posto. Per splendere da qualche altra parte, in un’altra notte.

 Questa notte insonne avanza, verso un posto luminoso. Questa, è una notte pericolosa.

 Attenti umani, attenti a non perdervi.
“Non ritornerete più indietro.
Non vedrete più la vostra casa.”

È il sussurro di una voce che sembra cantare.
La pioggia, lava via le vostre tracce. La vostra immagine. La vostra vita. Perché la pioggia, dopotutto, non è che abbia mai portato via il dolore. Solo la sporcizia.
Complice pericolosa di questo teatro dannato.

“A cielo aperto.”

È proprio una canzoncina, un avvertimento soffocato dalla pioggia.
Non avete timore di tutto ciò, attori inconsapevoli?
Non sentite l’ansia crescere nei vostri corpi  fino a farvi correre, una corsa disperata e senza ragione? Poiché questa non è la vostra ansia, bensì ansia passiva: e come accade nel mondo, questo vuol dire che sarà sempre, peggiore dell’originale.
E allora correte, correte urlando nella vostra anima.
Rifugiatevi nei bar, attori.
Vi stiamo aspettando.
“Vi stiamo aspettando.”
Una canzone che si è elevata ad una promessa.

 “Mi scusi, potrei stare sotto l’ombrello con voi?” Una figura, avvolta in un cappotto nero più della notte malata si ferma e guarda il ragazzo che l’ha fermato sotto la pioggia. Non discrimina, porge volentieri l’ombrello per dare spazio alla figura bagnata che con tanta cortesia gli aveva posto una domanda così semplice, così cortese. Cantando.
Osserva la figura bagnata del ragazzo, eclettica: i suoi capelli bianchi sono appiccicati al volto pallido, in rivoli d’acqua che lo sporcano. Un cilindro in bilico sulla testa, sembra stia per cadere. Pare appena uscito da un teatro, ed il sorriso cortese ora somiglia quasi ad un ghigno.Un personaggio complesso, composito.
Che strani incontri si possono fare, in notti come queste.
Insieme l’uomo e il ragazzo passeggiano sotto l’ombrello, e intorno a loro la pioggia cade e nasconde, nasconde i passi degli scomparsi.
“ Dove deve andare? Non gliel’ho chiesto, quando l’ho incontrata.” Il ragazzo eclettico riprende la parola con voce suadente, sensuale. “ Per la verità avevo in mente di rifugiarmi in qualsiasi posto caldo che avessi incontrato, se mi avesse ispirato.” È vero, la figura avvolta nel cappotto quella sera era uscito per piacere, piacere portato dalla nebbia e dalla pioggia. Lo strano incontro con quel ragazzo in realtà lo faceva gioire. “ Se le cose stanno così, mi permetta di guidarla. Conosco un café che di certo catturerà la sua ispirazione”. Il ragazzo lo guarda sorridendo, cortese, nello sguardo la sicurezza che la sua proposta verrà accettata.
Fiducioso l’uomo segue il ragazzo, e all’eroinomane all’angolo sembrano quasi un cane e il suo padrone che lo tiene al guinzaglio. Il ragazzo con il cilindro sembra esser nato, da questa notte. Sembra esserne il figlio.
Finalmente, i due giungono ad un bar, con la vetrina caldamente illuminata dalle luci all’interno, ed il vetro appannato.
Entrano, il cane ed il padrone, facendo tintinnare la porta al loro ingresso. I pochi avventori voltano lo sguardo vacuo. Che strano, pensa l’uomo. Sembrano tutti vuoti.
Ma intanto la presenza calda e assuefacente del ragazzo lo porta più avanti, verso il fondo del locale con le pareti coperte dai pannelli di legno pregiato, dai tavoli alti. Sulla parete più lontana, dove si stanno dirigendo, c’è un camino acceso.
Che riempie il piccolo locale di calore e luce soffusa.
Seduto ad un tavolo accanto al camino acceso, un uomo sembra aspettare, e intorno a lui l’aria calda del cafè si trasforma nella pesante presenza dell’anima della nebbia e della notte. Posa lo sguardo sui due arrivati e immediatamente l’ultimo arrivato cade, in quello sguardo.
“ Ha appena preso la strada per giungere all’inferno, signore.” Il ragazzo sorride e si siede contro l’uomo seduto, sfregandosi contro il suo corpo e facendo quasi le fusa.
L’uomo misterioso, invece, non sembra accorgersene. “ La invito a sedersi alla nostra tavola, prego.” Fa un gesto ampio con il braccio, e lo straniero si siede subito, togliendosi il cappotto.
Costui guarda l’uomo che gli ha appena parlato, anacronistico. L’uomo davanti a lui sembra totalmente sorto da un’altra era, come se vivesse contemporaneamente in due realtà diverse.
“ Lo abbiamo tolto alla notte, quest’ oggi. Dal suo cupo grembo l’abbiamo strappato, per farlo morire nel mondo: ha seguito il mio servitore che lo ha portato da me, in questo piccolo café. Il café dei perduti, lo chiamano. Ora che è qui, il sole non sorgerà più nelle sue giornate, sa? Il tempo stesso, non avrà più significato. Si guardi intorno. Ognuna delle persone qui presenti appartengono ad un’era differente, e sono stai tutti portati qua da noi. Ora che per l’eternità farà parte di questa corte, non vuole sentire una storia?”
L’uomo si sente perduto, strappato alla sua vita.
( Quale vita?)
La sua miseria rende ogni giornata della sua VECCHIA vita uguale alla precedente. Squallida e vuota. Essere lì, in quello strano posto, rappresenta per lui una caduta e una rinascita. Rappresenta l’errore del sistema.
“Ogni sera, il nostro signore racconta della malizia e della miseria di questo ed altri mondi, di questa ed altre realtà. Le vuole sentire insieme a noi? Si sposterà con questo teatro itinerante?”  Il ragazzo pallido parla con sarcasmo, la risposta è già chiara per lui, fantasma giullare della corte rubata. L’uomo annuisce e si prepara al racconto.
Il bardo, signore delle menti della sua corte, mettendosi comodo, cinge con un braccio il ragazzo accoccolato al suo fianco, e guarda il nuovo arrivato con intensità. “Molto bene. Si metta comodo, prenda un caffè ed un dolce, perché fra poco inizierò la mia storia.”

   
 
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