Serie TV > Arrow
Segui la storia  |       
Autore: vannagio    16/05/2015    2 recensioni
Tre coppie, tre risvegli, tre missioni.
[Spoiler degli episodi 3x15 e 3x23]
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Dinah 'Laurel' Lance, Felicity Smoak, Oliver Queen
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
ATTENZIONE: spoiler della 3x23. Fanghèrl avvisata, mezza salvata!







Risvegli




Domani (è un altro giorno)


Aprì gli occhi e per un istante non riconobbe il luogo in cui si trovava. Il materasso ondeggiava molto più di quanto avrebbe dovuto ondeggiare un materasso normale e dalla parete di fronte al letto la gigantografia di Elvis lo fissava con intensità. Poi vide la giacchetta da donna appesa all’appendiabiti a forma di chitarra elettrica e gli tornò in mente tutto. Fosse stato per lui avrebbero preso una stanza in un lussuoso hotel a cinque stelle, ma Felicity era stata categorica: non si può fare un viaggio on the road e non fermarsi almeno una volta in uno squallido motel a tema Elvis, è la prima regola delle fughe romantiche in auto.
Nel tentativo di ignorare lo sguardo penetrante di Mr Tutti Frutti, Oliver si guardò intorno e trovò l’altra metà del letto vuota. Quando era uscita? Com’era possibile che non l’avesse sentita? Incredibile ma vero, aveva dormito come un sasso per la prima volta da… sempre, probabilmente. La porta della stanza si aprì proprio mentre lui tentava di mettersi seduto. Desistette subito, però, quando l’ondeggiare del materasso rischiò di fargli venire il mal di mare.
«Odio questo posto».
Felicity ridacchiò.
«A me piace, invece. Mi ricorda Las Vegas».
«Io, Las Vegas, me la ricordo diversa…».
«Be’, agli occhi di un ricco figlio di papà, Las Vegas è sempre diversa». Felicity scalciò via le scarpe e si sedette sul materasso accanto a lui. L’onda d’urto per poco non lo fece ruzzolare sul pavimento. «Sono andata a procacciarmi del cibo. Hamburger con patatine». Passò a Oliver un sacchetto unto, che odorava di olio fritto. «E direttamente dal distributore automatico, una bottiglia di fragolino che, se siamo fortunati, conterrà lo zero virgola zero zero zero zero zero uno per cento di fragolino e il novantanove virgola nove nove nove nove nove nove per cento di colorante alimentare E 120. Be’, non sarà come quel Lafite Rothschild 1982 che mi hai regalato una volta, ma… che ne dici di un brindisi?».
Oliver la fulminò con un’occhiataccia e lei mise su la migliore finta espressione innocente del suo repertorio.
«Che c’è?».
«C’è che non accetterò mai più alcol in un bicchiere porto dalla tua mano dopo che è stata pronunciata la parola brindisi».
«Oh, andiamo, non avevi detto che mi amavi ancora di più per quello che avevo fatto? E poi le mie intenzioni erano buone, lo sai».
«La strada per l’inferno è lastricata di buone intenzioni, Felicity».
«Ah ah». Lei scosse la testa. «Non ti conviene giocare a questo gioco con me, perché tu ci hai asfaltato un’intera autostrada con le buone intenzioni».
La risata di Oliver segnò la sua resa, ma Felicity mise via il fragolino con espressione improvvisamente seria.
«A proposito… credo che, prima di intraprendere sul serio questo viaggio insieme, sia meglio chiarire alcune cosette. Sai, voglio godermi questa cosa senza fraintendimenti».
Oliver sbuffò e si lasciò cadere sul materasso.
«Felicity, per la milionesima volta, non credo che un matrimonio a Nanda Parbat abbia valore legale nel resto del mondo. E sono sicuro che Ra’s non abbia avuto il tempo di mandare i documenti a Starling City».
Si beccò un scappellotto sulla fronte.
«Ehi, ahi!».
Felicity aveva incrociato le braccia al petto.
«Non mi riferivo a quello, scemo. Stavo parlando del… dopo. Quali sono i tuoi programmi per il futuro?».
Oliver aggrottò la fronte.
«Pensavo di sistemarmi in una casetta in riva al mare. Magari alle Hawaii».
Felicity scoppiò a ridere.
«E con quali soldi? Da quel che mi risulta, sei ancora uno squattrinato».
Oliver fece spallucce.
«I tuoi soldi, naturalmente. Da quel che mi risulta, i vice-presidenti di una azienda guadagnano un bel po’».
«Quindi è questo il tuo programma? Fare il mantenuto a mie spese?».
«Perché no? Ha funzionato praticamente per tutti i primi trent’anni della mia vita. Squadra che vince non si cambia. Ma potrei anche trovarmi un lavoretto… come custode della villa che comprerai, ad esempio». Si sporse verso di lei, facendo leva sui gomiti, e soffiò a un centimetro dalla sua bocca: «Accetto pagamenti in natura».
Felicity stava trattenendo il fiato, gli occhi grossi come palle da biliardo. Oliver sapeva di averla in pugno, le loro bocche si stavano già sfiorando. Le mise una mano sulla nuca per trattenerla, ma così facendo dovette sbilanciarsi in avanti.
Il materasso ad acqua fece il resto.
Oliver capitombolò addosso a Felicity, che andò a sbattere la testa contro la testata del letto.
«Oh, cazzo. Scusa, ti sei fatta molto male?».
Cercò di tirarsi su per soccorrerla, ma era come tentare di stare in piedi su una tavola da surf mentre il mare è agitato, perciò cadde sul fianco ancora una volta. Felicity si teneva il capo e cercava a stento di trattenere le risate.
«Mi sa che come playboy sciupafemmine sei un po’ arrugginito».
Attese che il materasso sotto di loro smettesse di ondeggiare e poi probabilmente rimase in silenzio ancora un po’ per dare il tempo a Oliver di raccogliere i cocci del suo ego, infine tornò seduta e seria.
«Oliver… lo sai, vero, che non durerà? Intendo…», frullò le dita come a indicare la stanza, «…tutto questo. Noi, la fuga romantica».
«Non capisco, Felicity, mi sembra di essere stato chiaro. Ho detto che…».
«So bene cosa hai detto. E ti ho assecondato perché, dopo tutto quello che hai passato, una pausa te la meriti. Ma sappiamo entrambi che presto o tardi succederà qualcosa che ti farà sentire in dovere di tornare a Starling City. Sarai pure diventato qualcos’altro… ma rimani pur sempre un eroe. Un domani Starling City avrò bisogno di te e tu vorrai correre da lei. Be’, voglio che tu sappia che quel domani io sarò al tuo fianco, perché non ti ho mai chiesto di scegliere tra essere Oliver ed essere Arrow. Tre anni fa non mi sono unita alla tua crociata per il tuo bel faccino. Non che il tuo faccino non sia bello, eh? Hai un faccino delizioso e quelle rare volte che sorridi…». Felicity scosse la testa, come per resettare il cervello. «Mi sono unita alla tua crociata perché volevo essere di aiuto anche io. Mi è sempre piaciuto fare quel che ho fatto con te fin ora. Okay, nella mia testa suonava meno ambiguo di come suona a voce alta, ma…».
Oliver bloccò il fiume di parole accarezzandole la guancia.
«Lo so».
Felicity abbozzò un sorriso.
«Quindi un domani…».
«Domani è un altro giorno. Concentriamoci sul presente, okay?».
Felicity annuì e Oliver sorrise.
«Se riuscissi a capire come muovermi senza fare la figura della pera cotta che casca dall’albero, in questo momento ti bacerei».
Lei gli diede un buffetto sulla testa.
«Che fai? Mi rubi le battute?».
Poi ci pensò lei a colmare le distanze. A quanto pareva, a differenza sua, Felicity non era nuova ai materassi ad acqua. E sapeva esattamente come muoversi.
Grazie al cielo.







__________________







Note autore:
Tanto lo sappiamo che a ottobre Oliver sarà costretto a tornare a Starling City da qualcosa o qualcuno, no?
A presto!
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Arrow / Vai alla pagina dell'autore: vannagio