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Autore: Lady Moon    16/05/2015    4 recensioni
Hermione cambia improvvisamente comportamento nei confronti di Ron, ignorandolo, facendo finta di non vederlo quando l'incontra, per cercare di assestare ciò che prova per lui.
Ron per questo rimarrà confuso, non accetta volentieri questa scelta, e vuole parlarle - nonostante fosse sorpreso di se stesso di questa decisione - . Hermione gli rivelerà la verità, qualcosa infine cambierà tra i due.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Don't forget me.

 
In quel giorno nel cielo tante nuvole proibivano alla luce del sole di esalare su di Hogwarts, la notte precedente aveva piovuto, non si poteva far altro che aspettare se si voleva rivedere un cielo limpido e sereno.

Hermione Granger se ne stava seduta, nel suo dormitorio, a rileggere alcune riviste che le piacevano e cercava di non pensare ad altro. Era da un po' che non vedeva i suoi amici, nemmeno Ron.

:"Uffffaaaa... fa freschetto oggi! Che ingiustizia." - esordì Ginny Weasley sul divano del dormitorio, vicino a lei c'era il fratello.

:"Se consideri questo ingiusto... vedrai, troverai che nella vita ci saranno cose molto più ingiuste di questa." - le rispose Ron, noncurante.

:"Oh, ci siam messi a fare i poeti?" - disse scherzosamente Ginny.

:"No. E' solo la verità." - ribattè Ron.

:"No... è... è... solo la verità!" - ripetè Ginny, con sarcasmo.

Dopo un po', Ginny lasciò il dormitorio pensando bene di poter colloquiare con qualcuno di più loquace altrove. 
Hermione scese giù, e trovò - per sua sorpresa - Ron da solo sul divano a contemplare il nulla cosmico. Lui la notò, ma lei non volle dare segno di averlo notato, lasciò il dormitorio a sua volta senza rivolgergli la parola. Ron ne rimase basito, c'era qualcosa che forse non andava? Era per davvero Hermione, quella? E se fosse, perché non l'aveva nemmeno guardato in faccia? 
Cercò in tutti i modi di assestare quei pensieri, non voleva affaccendarsi per lei, fino a qualche giorno fa l'aveva salutato, gli aveva rivolto la parola, e ora non c'era motivo di preoccuparsi se l'aveva totalmente ignorato.
Hermione frattanto raggiunse la biblioteca per anticiparsi alcuni compiti. Lì c'era anche Luna Lovegood, la quale vedendola la raggiunse.

:"Ciao, Hermione! Come vanno le cose?" - le domandò, cortese.

:"Luna, che piacere vederti! Vanno più o meno bene. A dire il vero, preferirei che andassero un po' meglio ma sai com'è, non si può volere tutto dalla vita. E a te?" - rispose Hermione, accennando un sorriso.

:"Non mi lamento. Hai ragione, a volte le cose sembrano che vadano bene, ma poi vanno male. Altre volte accade il contrario, è così strano, non trovi? ... Oh... ci sono Ron ed Harry!" - enunciò Luna.

:"Cosa? Ah, sì, capito." - rispose Hermione, frettolosamente. All'udire quei nomi le piombò il cuore in gola, bensì la vera ragione per ciò era per un solo nome.

Ron guardò nuovamente Hermione, un po' più lontana da lui stavolta. Lei non potè fare a meno di ricambiare quello sguardo, ma non appena realizzò che anch'egli l'aveva notata, voltò il capo altrove. Evidentemente, secondo lei, sul divano stava aspettando Harry, e si sono avviati in biblioteca subito dopo.

"Non voglio vederlo. Non voglio vederlo. Non dev'essere qui. Non deve sapere la verità. No, basta... perché è qui? Non per me, non per me..." - pensò Hermione, estremamente concitata, ma con l'intenzione d'apparire agli occhi di tutti impassibile e posata. 

:"Ti saluto, Hermione, ci vediamo volentieri dopo, e sta' attenta ai nargilli... ultimamente sono abbastaza irrequieti, più del solito, intendo. A presto!" - disse Luna, spigliata. Hermione ricambiò il saluto dando tuttavia poco credito alle sue parole. Era tanto impegnata a cercare di capire Ron cosa stesse pensando di lei, dimenticando quasi che non pensarci affatto a lui sarebbe stato l'ideale.

:"Che hai?" - domandò Harry a Ron, ponderandolo.

:"Perché? Nulla. Cosa dovrei avere?" - rispose Ron, confuso.

:"È stata tua l'idea di anticiparci i compiti, ti è passata la voglia? Ancora non hai aperto un libro. Oppure ti dà noia qualche altra cosa?" - fece notare Harry.

:"Cerca di calmarti. Ora li apro tutti. Va bene?" - rispose Ron, infastidito.

:"Sei nervoso?" - chiese ancora, Harry.

:"Mai stato meglio." - disse Ron, severo. Harry non era convinto per niente di quella risposta, ciò nonostante evitò di insistere, giacché conoscendolo, non sarebbe stato facile farlo parlare subito ed apertamente se non voleva.

Passarono molte ore, e ora si presentava alle porte un pomeriggio non tanto più gradevole della mattina passata.

Hermione pensava a Ron, seduta dove l'aveva incontrato per la prima volta in quella giornata. Pensava ai perché, ai se, ai ma... Era giusto ignorarlo e dissimulare? Il bene che provava per lui così poteva essere cancellato? Non sarebbe stata solo un'illusione, quella di riuscire a sgretolare quella catena d'acciaio che la legava incessantemente e caparbiamente a lui, come se fosse l'unica ragione dei suoi sorrisi, per cui il suo cuore batteva? 
Perché? Perché era dannatamente forte e veemente quel sentimento quando si ribellava alla sua indifferenza? Con che coraggio poteva ignorare quel calore che emanava il suo cuore e quella felicità pazzoide che si susseguiva quando lui era con lei, quando i suoi occhi puntavano quelli di Hermione, quando sapeva di poter contare su di lui perché teneva a lei e non le avrebbe voluto mai far del male, quando l'ascoltava, quando voleva sentirla con piacere e lo dimostrava? Era importante questo per lei. Troppo da poter nasconderlo al mondo, non essendo in grado di celarlo a se stessa. Sarebbe stata contenta, sì, se Ron si fosse accorto del suo "cambiamento" nei suoi riguardi, ciò avrebbe significato che non gli avrebbe fatto poi così piacere, ergo, gli sarebbe dispiaciuto, infondo. Lo sperava. 

Ron, Ron, Ron, Ron... era un nome penetrato nella sua testa, lo stesso che non aveva mai avuto la libertá d'uscirci, era sempre lì, retto da qualcosa di più grande di lei. E non importava quello che succedeva a causa sua, non sarebbe bastato.


:"Hermione..." - una voce, quella voce, le fece salire i brividi lungo la schiena, ci fu un gelo nello stomaco, non voleva crederci.


:"Tu..." - disse con voce rauca Hermione, voltando il capo.


:"Non voglio disturbarti. Ma come mai da questa mattina mi... cioè... fingi quasi che io non esista?" - le domandò Ron, anche lui un po' incredulo e a disagio. Tanto valeva, secondo lui, domandarglielo adesso che poteva. Non voleva accettarlo, Ron non l'avrebbe fatto facilmente, che il comportamento di Hermione non gli andava a genio.


:"Non posso crederci..." - rispose Hermione, spostando gli occhi in basso.


:"Nemmeno io..." - aggiunse Ron, senza avere però la minima intenzione di parlare.


:"Sono io, vero? Sono io che faccio finta che tu non esista, o che tu non sia nel posto in cui ci sono anch'io, o che non m'importa..." - esplicitò Hermione, accigliandosi e alzandosi.


:"Che intendi... che intendi dire?" - domandò Ron, sbigottito.


:"Come ci si sente, Ron? Non ti fa piacere che voglio... voglio... " - disse Hermione, interrompendosi.


:"Vuoi? Cosa? Cosa vuoi?" - soggiunse Ron, impaziente.


:"Che voglio dimenticarmi di te... che non voglio pensarti più, a te viene facile non farlo, beh, con me la cosa funziona in modo diverso, è così... non posso farci nulla. Sarai contento, immagino." - propalò Hermione, fremente, oramai sapeva di non poter tirarsi indietro, doveva dirglielo, doveva parlare con lui. Fu con la speranza che la risposta di Ron non confermasse la sua teoria. 


:"Ma... io, basta. Io non ho mai detto questo. Quand'è che ti ho detto che... è vero, a volte mi comporto in maniera da farti credere che m'importi poco, o che sia più importante qualsiasi altra cosa, che preferisco stare con Harry che con te, ma non vuol dire che sia veramente così. Non è vero, Hermione, non è vero..." - le rispose Ron, sinceramente e captando tutto il dispiacere negli occhi grandi di Hermione. Preferiva rinunciare a guardarli - per quanto fosse tentato - al vedere come per causa sua, erano diventati.


:"Devi credermi." - insistè Ron, lieve.


:"Come faccio a crederti, Ron?" - chiese Hermione, più tremante che mai, dentro il suo cuore in quegli attimi dominava una tempesta.


:"Me lo dici, Ron?" - continuò, facendosi coraggio.


:"Hermione, io..." - 


:"Non ti farebbe piacere se continuassi? Se ancora ti ignorassi, se ancora cercassi di dimenticarti... non definitivamente, sappiamo entrambi che è impossibile, ma almeno sminuirei a poco a poco quello che... che provo? Non... non lo vorresti, insieme a me, questo?" - disse Hermione, lasciando involontariamente che qualche lacrima le bagnasse le gote.

:"Hermione non fare così, dai... non voglio vederti in questo modo, lo capisci?" - implorò Ronald, mesto.


:"Ignorami, Ron, ignorami anche tu se ti dá fastidio... per piacere, però, rispondi." - disse Hermione, levandosi le lacrime velocemente con il palmo della mano.


:"Non lo so, Hermione, io... è quello che vuoi?" - chiese Ron, squadrandole il viso arrossito e poco sicuro di quello che aveva detto. Hermione riscoppiò in lacrime, pensò che quel "non lo so" era stato detto tanto per, ovvero per mascherare l'intento di dire di sì, magari l'avrebbe voluto senza problemi, non gli avrebbe provocato nessun danno.


:"Hermione... cosa devo fare?" - disse Ron, mentre Hermione si apprestava a riasciugarsi le lacrime.


:"Immagina... immagina che io non ci sia. Che non ti parlì più, che non ti sorrida più, che non ti voglio conoscere, che sono sempre impegnata con altre cose, che preferisco gli altri a te, che mi innamori di un'altra persona..." - 


:"Innamori? Tu?..." - le disse Ron, agitato. Incominciò una vocina inconsueta nella sua testa a domandarsi cosa avrebbe fatto se l'avesse vista per davvero con altre persone... no... la sua Hermione...


:"Sì, Ron! Che pensi a qualsivoglia cosa, o chicchessia!" - strepitò Hermione.


:"Io..." -


:"Dimmelo tu..." - aggiunse ancora Hermione.


:"No, Hermione. Non voglio pensare a queste cose, perché dovrei? Hermione... no... non voglio pensarci." - dichiarò Ron, sentendo in cuor suo una tale tristezza.


:"Perché, Ron?" - domandò Hermione, ora di nuovo tenue, fragile.


:"Non voglio che ti dimentichi di me, non voglio che tu pensi ad altro, non voglio che pensi sia un egoista, che non ti cerchi, che non ti pensi. Mi fa male. Tu sei..." - 


:"Cosa sono?" - domandò Hermione, palpitante.


:"Importante... per me." - disse Ron, fissandola, voleva avvicinarsi a lei ancora di più.


:"Anche tu per me..." - disse Hermione, Ron le aveva donato tanta felicitá, il suo stomaco non le dava pace con quei tremolii... lui si avvicinò, fino a sfiorarle il naso, ora vedeva Hermione ancora più bella, sembrava non avere imperfezioni.


:"Non te ne andare via da me, non dimenticarmi." - le disse dolcemente, Hermione fissava i suoi occhi senza esitare un istante, Ron era così vicino, era stato Ron ad avvicinarsi a lei. Impossibile. Come poteva essere vero?


:"Mai, Ron." - Ron, che fino ad allora non avrebbe mai pensato di compiere un gesto simile, la baciò, chinandosi quanto più poteva.


:"Hermione... perdonami." - le disse poi, accarezzandole il viso. Pareva essere appena rinsavito.

:"Di cosa, Ron?" - chiese Hermione, sorridendogli. Ron non rispose, ma ricambiò con un sorriso anche lui, era contento di vederla ridere, e non le avrebbe voluto dire nient'altro, era giusto così. Era giusto che lei a causa sua fosse gioiosa, lo voleva.


Se fino ad allora il tempo era stato cupo e mezzo abbattuto, adesso nel cielo più luminoso s'inalzava una ricca e bella Luna, intanto che il Sole calava e s'allontanava dalle rimanenti misere nuvole.
   
 
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