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Autore: CourtneyK    17/05/2015    0 recensioni
Successo. L'emozione che non avrei mai creduto di provare veramente. Il successo: il traguardo che ho appena raggiunto. Sono passati sette mesi da quando sono fuggita da New York, dai miei genitori, per inseguire i miei sogni d'artista nella capitale italiana ed oggi sono qui in una delle gallerie più importanti di Roma per presentare i miei dipinti.
Sono al settimo cielo e non saprei descrivere quanta soddisfazione ho dentro per aver raggiunto tutto questo senza l'aiuto di nessuno, solamente del mio talento, che io ho sempre definito come un'espressione, forse, dei sentimenti.
Vengo distratta dai miei pensieri da una voce che mi chiama
“Courtney, è il momento del tuo discorso.”
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: PWP | Contesto: Contesto generale/vago
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Successo. L'emozione che non avrei mai creduto di provare veramente. Il successo: il traguardo che ho appena raggiunto. Sono passati sette mesi da quando sono fuggita da New York, dai miei genitori, per inseguire i miei sogni d'artista nella capitale italiana ed oggi sono qui in una delle gallerie più importanti di Roma per presentare i miei dipinti.

Sono al settimo cielo e non saprei descrivere quanta soddisfazione ho dentro per aver raggiunto tutto questo senza l'aiuto di nessuno, solamente del mio talento, che io ho sempre definito come un'espressione, forse, dei sentimenti.

Vengo distratta dai miei pensieri da una voce che mi chiama

“Courtney, è il momento del tuo discorso.” è Alessandro Sgarbi, colui che passeggiando a Central Park mi ha scoperta vedendomi dipingere nel bel mezzo del parco.

Sono nervosissima. Abbiamo organizzato questa esposizione alcuni mesi dopo il mio arrivo e da quel giorno non faccio che scrivere e riscrivere il mio discorso di presentazione, ma arrivati a questo giorno, credo di essermi dimenticata tutto.

“Signori e signore ed ecco a voi Courtney Kingstone, la protagonista della serata.”

“Grazie a tutti i presenti per essere qui questa sera.” leggeri applausi e continuo “Sapete ogni volta che mi sentivo giù di morale, l'unica cosa che riusciva a calmarmi era l'arte, e poco tempo fa è stato così. Ho passato momenti difficili, dove non avevo nessuno accanto, e così ho sfogato i miei sentimenti sull'arte. Perchè l'arte è molto più di un hobby o di un lavoro, ma è una forma di espressione. Quindi vi invito a tutti a scoprire cosa significhi la mia arte. Grazia ancora, buona serata.” continui applausi, rivolgo un sorriso a tutti, godendomi questo momento di gloria quando una voce mi richiama.

“Court, tesoro.” mia madre, con la sua pettinatura perfetta e il vestito elegante. L'ho sempre ammirata come donna, ma non sono mai voluta diventare come lei e non ho mai avuto stretti legami con mia madre, in particolar modo negli ultimi sette mesi, ovvero da quando con fuggita da casa.

“Mamma” esce dalla mia bocca.

“Complimenti, ho fatto un giro della galleria e trovo che i tuoi dipinti siano spettacolari.” sono talmente stupita dalle parole che hanno appena lasciato le sue labbra che quasi l'abbraccio, ma mi contengo e la ringrazio.

Poi continua “Bene ora che hai risolto questo tuo capriccio quand'è che avrai intenzione di tornare a New York? Sai io e tuo padre dopo il divorz-

“Ci stavo quasi cascando! Ma non lo capisci, mamma!? Si stanno realizzando tutti i miei sogni e tu fai di tutto per distruggerli? Perché non mi appoggi come farebbe qualsiasi madre?” dopo essere scoppiata davanti a mia madre esco dalla galleria, entro in macchina e guido fino a quando non mi fermo ed entro davanti ad un Bar.

Mi siedo al bancone ordinando al barista un Cosmopolitan. Dopo averlo finito ne ordino un secondo, quando lo finisco pago e corro in bagno. Non c'è nessuno quando arrivo. Mi guardo allo specchio e mi ripeto che non diventerò come lei, mai. Asciugo le lacrime che non sapevo neanche di avere sul viso. Esco nel retro del locale, prendo il pacchetto di sigarette, ne sto per accendere una quando mi accorgo di non averla. Non sono una grande fumatrice. Anzi, non fumo quasi mai, solo ogni tanto quando sono nervosa e stressata, o quando semplicemente ne ho voglio. Ma non sono una drogata di fumo. Ma ora ne ho bisogno, sono arrabbiata, no “arrabbiata” non è il termine giusto, sono decisamente incazzata ed ora lo sono di più. I miei pensieri sono interrotti da una nuvola di fumo vista in lontananza. Raggiungo il ragazzo che fuma barcollando, credo di essere ubrica, e con una voce un po' eccentrica chiedo

“Hey bel ragazzo!” esclamo richiamando la sua attenzione, in effetti non era male, riccio, alto bel fisico “non è che avresti d'accendere” facendogli vedere la sigaretta nelle mie mani.

“ Sì certo” devo aver parlato in americano perché che il ragazzo mi risponde in inglese.

“Quindi sei inglese eh?” chiedo dopo aver acceso la sigaretta.

“A quanto pare sì. Ma sai chi sono?” mi dice con tomo piuttosto confuso.

“Ci stai provando eh? Beh se lo vuoi sapere io sono una grande pittrice, io sono Courtney Kingstone, piacere. E tu chi saresti bel faccino?”

Passano alcuni secondi, come se non si ricordasse il suo nome.

“Edward, si solo Edward”

“Beh Edward lasciatelo dire sei moooolto carino.” dico avvicinandomi a lui.

Lo vedo sorridere scuotendo la testa e non riesco a distogliere gli occhi da quei denti perfetti ed il sorriso che ti fa impazzire. I miei pensieri vengono fermati da luci scattanti, come i flash delle fotocamere, e da urla del nome “HARRY, UNA FOTO”

“Maledizione, entriamo su forza.” mi spinge a rientrare nel bar e chiude la porta “senti hai una macchina poco appariscente?”

“Si ma non posso guidare, cioè posso ma non voglio, sarebbe da disgraziati.” prendo le chiavi dalla mia tracolla, gliele sventolo in faccia e le prende"

“Sapresti indicarmi dov'è?”

“Ovviamente, ma promettimi di non rubarmela?” avvolgo le mani intorno al suo braccio.

“Va bene andiamo”.

Usciamo dal bar e raggiungiamo l'auto di fretta, quasi come a volersi nascondere. Inizia a guidare.

“Ho bisogno di un posto dove nascondermi.”

“Puoi andare a casa mi, sei sempre il benvenuto.”

***

Entriamo nell'appartamento mentre Ed mi regge. Gli do le indicazione per arrivare in camera mia. Casa mia non è grandissima, ma ci avrebbe comunque messo troppo per trovare la mia stanza. Non riesco più a sentire le gambe e non so se sto volando o se Ed mi abbia preso in braccio. Mi sento stendere sul letto e credo che stiano uscendo delle parole dalla mia bocca del tipo “Ed rimani qui.” Così si stende sulla parte libera del letto, o almeno questo è quello che sento dopo aver chiuso gli occhi, ma poi vengono riaperti da leggere carezze sui miei capelli. Mi sta guardando con i suoi occhi verdi che prima non sono riuscita a notare. Non mi accorgo che siamo troppo vicini fino a quando non sento le sue labbra sulle mie. Sono morbide, morbidissime, e la sua lingua calda che piano piano sta entrando nella mia bocca, mi sta facendo andare a fuoco. Gli tiro il colletto della sua camicia per attirarlo più vicino, lui fa la stessa cosa prendendomi per i fianchi. La mia mano inizia a sbottonargli la camicia. So che quello che sta per succedere non porterà a niente di buono, ma sono fottutamente ubriaca e non riesco a controllarmi. Ho sbottonato tutta la camicia, la sua bocca si sposta sul mio collo ed inizia a succhiare leggermente, mandandomi in fiamme. Si sposta sopra di me e sento i suoi muscoli con la mia mano appoggiata al suo petto scoperto, mentre con l'altra sto cercando di slacciargli i pantaloni quando improvvisamente la sua mano mi blocca. E' steso sopra di me e quasi mi schiaccia col suo corpo caldo. Si avvicina ed inizia a sussurrarmi, quasi come un soffio. "Non posso approfittarmi di te, non in questo stato." e mi saluta dandomi un bacio sotto l'orecchio.
   
 
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