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Autore: MargaretMadison    17/05/2015    3 recensioni
«Dov’è il tuo anello?» chiede improvvisamente prendendo la sua mano piccola nella sua grande e callosa.
Cara sposta lo sguardo sul suo anulare dove vede una sottile variazione di colore nel punto dove aveva tenuto l’anello in quegli ultimi cinque anni di matrimonio e poi si scosta subito, come se l’avesse scottata.
«Forse dovremmo parlare del perché siamo qui, non trovi?»
Luke annuisce «Riguardo al di… div…»
«Divorzio, sì» conclude Cara bruscamente.
(mini-long)
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Luke Hemmings, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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(1)




Il letto è freddo, il lavandino continua a perdere acqua e domani deve assolutamente ricordarsi di passare dal meccanico e ritirare la macchina, pagare la riparazione dei fanali - duecento dollari, ma siamo pazzi?- e andare a prendere Dalia all'asilo.
Cara si rigira nel letto, osserva il lato destro vuoto e sospira.
Non l'ha chiamata, ancora.
E ok, Luke la sera ha i concerti, la mattina, se non ha delle interviste o degli incorri con le fans, è a registrare le nuove canzoni oppure si riprendere dal jet leg.
Cara lo capisce, ma non lo giustifica.
Non lo giustifica perché ha venticinque anni e una famiglia a cui badare. Una famiglia che lui, il giorno della prima ecografia di Dalia, disse «Viene prima di tutto il resto.»
Ma le cose sono cambiate, poi. Luke tornava a casa sempre più tardi reduce da qualche giro di locali col resto della band o da una festa di qualche riccone. E questo non è lavorare, questo Cara lo sa bene.
Ed ora eccola lì a osservare il cellulare sperando in una chiamata, le sembra di essere tornata adolescente quando Luke era il ragazzo che spiava di nascosto nei corridoi e che salutava all'ora di pranzo. Ma ora sono entrambi adulti, con delle responsabilità, una casa da sistemare e una figlia di tre anni che ha bisogno di un padre.
Cara deve accompagnare Lex, il loro Golden Retriver, dal veterinario, passare in posta e in ufficio ha un turno in più perché la collega si è ammalata e non si è ancora decisa a fare quel dannatissimo test di gravidanza che la guarda dal comodino.
Perché è fin troppo incasinata e sola per avere un altro figlio.
Si passa una mano tra i capelli castani coi riflessi rossicci che la sua parrucchiera le aveva vivamente consigliato e sbadiglia.
L'orologio segna le tre del mattino quando Cara decide di spegnere il cellulare, convinta che Luke non la chiamerà nemmeno quella sera.










Il ginecologo le sorride felice annunciandole che sì, é incinta di quasi quattro settimane.
Cara vorrebbe piangere, dirgli che non c'è nulla per cui sorridere perché, per quanto ami già quella creaturina dentro di sé, avrebbe preferito rimanere incinta in un altro momento.
Luke non la chiama da due settimane, Dalia continua a chiedere di suo padre e Lex attende ancora Luke davanti alla porta, pronto a saltargli addosso e leccargli la faccia.
Cara prende il telefono dalla sua borsa dopo aver messo la pizza surgelata nel forno e spera che almeno questa volta si degni di risponderle.
«Luke, sono io» dice appena parte la segreteria telefonica «Tua moglie, se non ti ricordi più chi ti aspetta qui a Sidney ogni sera sperando in una chiamata. Dalia ha insistito perché ti chiamassi quindi abbi la decenza di chiamare perché é anche figlia tua»
Attacca la cornetta masticando un'imprecazione e poi chiama sua sorella Monique, chiedendole di cenare da lei.
«Non ti ha ancora chiamata?» Chiede la mora appena mette piede in casa e le basta guardare gli occhi castani della sorella e le profonde occhiaie per capire la risposta.
Si siedono a tavola, Monique le parla del suo lavoro da medico legale facendo rabbrividire Cara e poi passa a raccontare della luna di miele in Egitto con Steve.
E lì ricorda di come sia stato bello andare in Norvegia con Luke, subito dopo il matrimonio, delle notti passate assieme sotto le coperte a riscaldarsi, ad amarsi, cosa che non facevano da tanto, troppo tempo.
«Cara, la devi smettere di stare male per quell'imbecille» dice seria Monique che davvero non può vedere la sorella in quello stato «Pensa a Dalia, lei ha bisogno di un padre, qualcuno che vada a prenderla a scuola e che la porti in spalla per le strade di Sidney, un esempio maschile da cui essere ispirata, un padre che le racconti le storie prima di andare a dormire e che scacci i mostri da sotto il letto. E tu... Tu hai bisogno di qualcuno che ti faccia sentire viva, che ti dica che sei bella e che la sera ti coccoli un po'. Quand'è stata l'ultima volta che Luke ti ha fatto un complimento?»
E a dire il vero Cara non si ricorda nemmeno l'ultima volta che hanno parlato faccia a faccia per più di cinque minuti.
«Io... Non lo so» abbassa lo sguardo.
Dalia è in soggiorno che guarda la TV quando improvvisamente si alza e porta un foglio alla madre.
«Hai fatto un disegno, amore?» Chiede Cara alla piccola, nascondendo quelle poche lacrime che stavano per uscire.
La piccola annuisce, facendo ondeggiare i boccoli biondi, e si gratta il nasino con una mano.
«Dobbiamo fare un disegno della nostra famiglia» spiega prima di consegnare il disegno.
Candice lo apre. Si ritrova vicino a Lex e alla loro casa - che ha disegnato più piccola rispetto al cane - dei fiori, delle nuvole nel cielo e il sole che brilla alto.
«E dov'è papà, amore?» Chiede, la voce inclinata. Monique prende il foglio e sorride intenerita.
Dalia alza le spalle puntando i suoi occhi azzurri, gli stessi di Luke, in quelli della madre «'Ho detto che papà è a lavoro e che tra poco torna».
Quelle parole scuotono Cara che si alza dalla sedia e corre verso il telefono di casa ‘che quelle sono le parole che le ripete in continuazione da quando Luke è partito.
«Dalia, vai a giocare in salotto. La mamma e la zia arrivano subito.»
La piccola obbedisce e appena lascia la stanza, Cara chiude la porta e compone il numero di Luke.
«Lucas, sono stufa di non parlare con la tua segreteria telefonica. Tua figlia ha bisogno di te, io ho bisogno di te. Abbi la decenza di rispondere per una buona volta!»
Lancia il telefono a terra, incurante di averlo rotto.
«Che pensi di fare, Cara?» Monique si avvicina e circonda le spalle della sorella intorno al suo braccio.
«Penso che sia arrivato il momento di chiuderla qui. Crescerò Dalia da sola e darò il mio cognome al bambino che sta dentro di me. Luke ha perso il treno da tempo ormai, sono stanca di aspettare una persona che non arriverà mai.»











Non voleva.
Non lo voleva seriamente.
Ma era l’unica soluzione.
Dopo aver salutato Monique si era stesa a letto e aveva pianto nel cuscino fino ad addormentarsi.
Il fatto è che Cara non sarà la persona migliore del mondo, lo riconosce, ma ha bisogno di qualcuno che la ami, qualcuno che l’aiuti a fare le faccende la domenica e che porti al parco Dalia.
Forse Cara non merita tutte queste attenzioni, ma sua figlia sì.
Una persona che la porti a scuola, che giochi a prendere il tea con lei o al minimo una chiamata da parte del proprio padre.
Quella mattina, prima di raggiungere Monique allo studio legale, Cara abbraccia forte la figlia davanti ai cancelli dell’asilo e le sistema la chioma bionda specchiandosi negli occhi azzurri della piccola, gli stessi occhi che la fecero innamorare di Luke.
«Ti vengo a prendere nel pomeriggio, amore. Fai la brava» sussurrò baciandole la fronte mentre, a pochi passi da lei, un padre stava salutando i propri bambini.
Il suo cuore s’inclinò ancora.










Lascia i fogli sulla scrivania del loro manager. Ha già firmato e contattato le persone giuste grazie alle conoscenze della sorella ed era andata a tutti gli incontri con gli avvocati.
Le tremano le mani quando lascia una copia della lettera sul tavolo del soggiorno e un singhiozzo le sfugge dalle labbra.
Non ha più niente da fare l’, nel cuore di Luke non c’era più spazio per la famiglia e ora lei non ha più spazio per lui.











«Quando torna papà?» chiede Dalia mentre Cara le abbottona il maglioncino.

Sospira «Papà non tornerà per un po’» e riesce a percepire la tristezza negli occhi di sua figlia.
«Come mai?»
È una domanda semplicissima eppure Cara sente un groppo in gola che non le permette di parlare.
«Papà è molto impegnato e non tornerà per un po’»
Dalia abbassa lo sguardo sulle sue scarpine e tira su col naso «Mi manca papà»
Manca tanto anche a lei e sente il suo cuore perdere un battito.
«Anche a me, ma ci sono io con te, ora. E la mamma non ti abbandonerà mai, non ti lascerà mai sola come ha fatto papà»
Cara le asciuga le poche lacrime che sono sfuggite dagli occhi della figlia e le sorride teneramente sebbene vedere così la propria bambina la fa stare terribilmente male.
«Promesso?» chiede alzando il mignolo aspettando che la mamma faccia lo stesso.
«Promesso»










Luke torna a casa e rimane sorpreso nel vedere gli scaffali del soggiorno semi vuoti. Lascia la valigia nella hall e inizia ad aprire tutti gli armadi del salotto.
Vuoti.
Esamina ogni stanza della casa mentre dentro di sé si apre una voragine.
Chiude con uno scatto l’anta dell’armadio e scende frettolosamente le scale alla ricerca del telefono ma, appena mette piede in soggiorno, dei fogli sul tavolo catturano la sua attenzione.
Si avvicina cauto, come se quei fogli possano ferirlo. Li prende in mano ed inizia ad esaminarli.
Divorzio.
Rilegge più e più volte i fogli perché proprio non capisce.
Le mani gli tremano e il pavimento sotto di lui sembra sparire mentre le gambe iniziano a tremargli, non più capaci di reggerlo in piedi.
Si passa le mani tra i capelli mentre piange silenziosamente.
«Non può essere vero» si ripete e con un calcio fa cadere una sedia davanti a lui.
Ora che è solo inizia a capire quello che ha fatto e inizia a cercare il numero di Cara nella sua rubrica del cellulare.
La chiama una, due, tre volte ma Cara continua a non rispondere.
Lascia passare un quarto d’ora dove si mette a distruggere quel poco che è rimasto in casa.









Cara è rimasta a casa quel giorno, il marito di Monique è stato gentilissimo ad offrirle il suo vecchio bilocale per qualche mese mentre cercava una casa più grande dove trasferirsi con figli. E, tra l'altro, aveva anche deciso di ospitare Lex da loro perchè in una casa così piccola avrebbe fatto danni solo scodinzolando
È al primo mese di gravidanza e non si sente affatto bene. Per di più sa che oggi Luke torna a casa e non vuole immaginare la reazione del ragazzo una volta letti i fogli.
Il telefono squilla per le quarta volta e, a fatica, Cara si alza dal divano per raggiungerlo.
Non ha nemmeno di leggere il nome sul dispaly ‘che già sa chi è.
«Dimmi che è uno scherzo»
Cara cerca di rimanere ferma perché l’ansia e il nervosismo non fanno bene al bambino ma sa che è sul punto di esplodere.
«Sembra che io stia ridendo, Luke? Sinceramente non ricordo nemmeno l’ultima volta che ho riso assieme a te»
Silenzio.
Cara riesce a sentire il respiro irregolare del (ex) marito dall’altra parte del telefono.
«Torna a casa»
«Sono sempre stata a casa» alza la voce di un’ottava «Io ero sempre lì per te e t non te ne sei mai accorto e pensa un po’, ho trovato una nuova casa»
Luke rimane ancora in silenzio, inabile di parlare.
L’unica cosa che riesce a fare è lanciare il cellulare contro lo schermo del televisore al plasma.
Deve intervenire, si dice.
Non avrebbe firmato le carte.
Non avrebbe buttato tutto all’aria senza combattere.
Non avrebbe lasciato andare via Cara dalla sua vita con tutta quella facilità.






















MY LITTLE TALK
Ok, dovrei darmi una regolata perché qui sto pubblicando troppe cose e sto intasando il fandom con la mia cacca (?)
Ma questa storia la stavo scrivendo da tempo e mai mi soddisfava (anche ora é così) e mi è venuta troppo lunga così ho deciso di dividerla in due parti, sperando che vi piaccia.
vi lascio i ling delle mie altre storie sperando che vi possano interessare :)
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3105743&i=1
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3110492&i=1
bacissimi
Megghy

E BUONA DOMENICAAAAAA

  
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