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Autore: Khaleesi_2013    17/05/2015    0 recensioni
Sarah è delusa dall'amore. E'stata tradita e vuole ricominciare da zero.
Daniel è un tipo malinconico e sembra essere piombato dal periodo romantico.
Una biblioteca e una Penelope angelo custode.
Prima storia. La definirei di prova. Non divoratemi.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Sarah era stanca. Stanca. Si chiedeva spesso, in quei giorni di delusione e sofferenza, “perché proprio io?”. L’aveva amato. Più di quanto fosse possibile. Gli aveva dedicato 7 lunghi anni della sua vita e aveva lasciato andare un pò di se stessa per tenersi stretto lui. Lui che, invece, non aveva esitato a buttarsi nelle braccia di un’altra alla prima occasione. Era il 3 Febbraio. Aveva preparato tutto nei minimi particolari. Cena a lume di candela, vestito elegante, sorriso a 32 denti e cuore a mille. Era il loro anniversario e lei sperava che da un momento all’altro arrivasse anche la proposta di matrimonio. Il suo entusiasmo era incontenibile e neanche il fatto che lui tardava ad arrivare poteva in qualche modo frenarlo. Poi lui arrivò. Testa bassa, occhi che fuggivano, corpo e pensieri altrove. L’aveva guardata, aveva guardato la tavola imbandita, le luci soffuse, la loro canzone a riscaldare l’aria fredda della sera. Poi gli occhi si erano di nuovo fermati a contemplare la sua figura e Sarah aveva capito che qualcosa non andava.
“Ti devo parlare”. La voce un sibilo appena percepibile.
“Buon anniversario.” Gli rispose lei, conscia che qualcosa di brutto stava per accadere.
All’udire quelle parole, lui aveva fatto un passo indietro quasi a voler fuggire da quella casa, da quella situazione, da lei. Aveva preso un bel respiro e poi aveva deciso che la condanna non era più rimandabile, che era meglio farsi odiare ora e renderlo un qualcosa di memorabile, un qualcosa che Sarah avrebbe potuto raccontare alle amiche in preda alle lacrime e poi in preda alla furia e poi quasi ironica e rassegnata.
“Mi sono innamorato di un altra.” Questa volta la sua voce era uscita fuori chiara, forte. Aveva scandito bene le parole per non lasciarle il margine del dubbio, per evitare la solfa del “nonhocapitobenepuoiripeterescusa”.
Le parole le arrivarono amplificate fino alle orecchie. Fu come se le avesse urlate, come quando sai che sta per arrivare uno schiaffo ma non sai quale sia il momento e poi ti arriva addosso quando meno te l’aspetti.
“ Me lo dici ora? Così?!”. Avrebbe voluto mostrarsi fredda, razionale, ma le lacrime erano già lì, sulle sue guancie e i singhiozzi si susseguivano incontenibili, senza possibilità di fermarli, di darsi un contegno.
“Mi dispiace”. Le aveva riposto, ma non provava dispiacere per lei, perché altrimenti non l’avrebbe fatto, non avrebbe buttato tutto nel cesso per una donna appena incontrata. Mi sono innamorato di un’altra. 7 anni, 7 anni insieme, gioie, dolori. Vivere pensando di aver trovato l’uomo giusto, tuo marito, il padre dei tuoi figli. Cercò di ribattere Sarah, ma ormai era tutto inutile, le cose non sarebbero cambiate. Magari una volta uscito da quella casa, sarebbe andato da lei. Come in quelle serie tv americane che le piacevano tanto, dove lui correva da lei e, con occhi pieni d’amore e voce tremante le diceva: “L’ho lasciata”. Poi erano solo baci e carezze, festeggiamenti alle spalle della povera sfigata che stava soffrendo come un cane. Lei non voleva essere così. Allora si pulì le lacrime, cercò di ridarsi un po di contegno e parlò:
“ Bene. Ti auguro tutta la felicità del mondo. Fa un cosa ora, va da lei e dille che mi hai lasciato. Diglielo e poi fate l’amore tutta la notte. Almeno per qualcuno l’anniversario di fidanzamento sarà indimenticabile. Vattene adesso.”
Lui non se l’era fatto ripetere due volte, aveva afferrato la sua ancora di saggezza, la maniglia della porta e, si era lanciato fuori, lontano da lei, che era rimasta lì in piedi a guardare un punto indefinito,inebetita, completamente spossata dal dolore.
 
Erano passati 4 mesi da quella sera, e lei voleva andare avanti. Allora aveva deciso di cambiare casa, perché non poteva più vivere nel luogo in cui era stata con lui per ben 7 anni, aveva tagliato i suoi lunghi capelli, aveva comprato vestiti nuovi e lasciato il suo vecchio lavoro per trovarne uno nuovo. Quando aveva detto al suo capo che voleva andarsene, lui era rimasto esterrefatto e aveva cercato di dissuaderla in tutti i modi, promettendole un aumento se lei fosse rimasta. Ma lei era rimasta ferma nelle sue decisioni e quando aveva lasciato lo studio, si sentiva già un po’ più libera di prima. Ora bisognava trovarne un altro. Un giorno, per caso, si imbattè nei pressi di una biblioteca che cercava personale. Pensò che gli sarebbe piaciuto vivere trai libri. Leggere era una sua grande passione. Quando leggeva si estraniava dal mondo e sognava, immaginava posti e volti sempre diversi. Allora entrò e vide dinnanzi a lei una vecchia signora. A dir la verità, l’unico sintomo che evidenziava l’avanzamento con gli anni erano i capelli bianchi. Quella donna presentava uno stile giovane, era tutto un tripudio di giallo e verde, dagli orecchini, alle scarpe, al fermaglio per capelli. Quando la vide le sorrise amabilmente e le chiese cosa desiderasse.
“Ho letto che cercate personale. Sarei interessata.” Le rispose col sorriso sulle labbra.
La signora l’aveva guardata a lungo e le aveva risposto:
“ Si. Mi servirebbe qualcuno che si occupasse degli scaffali. Classificare libri, cercarli per chi viene a visitare la biblioteca. Ma soprattutto qualcuno che li ami. Vede, posseggo questa biblioteca da 35 anni. E’ la mia vita, il mio porto sicuro. Capisce che non possa darla in mano ad uno qualunque. Comunque, il mio nome è Penelope. Piacere…?”
“Io mi chiamo Sarah. Penelope mi sembra un nome adatto per qualcuno che ha pazientemente curato questo posto per tutto questo tempo. Comunque può fidarsi di me. Mi farebbe piacere occuparmi della biblioteca. Ho fatto la segretaria fino ad oggi. E’ un mondo freddo, affari e scartoffie. Vorrei poter vivere nel sentimento. E i libri sono la cosa più adatta. Sa, ultimamente la passione e l’amore si è dimenticato di me.”
Penelope parve colpita da quella ragazza. Innanzitutto il riferimento letterario a Penelope, la moglie di Ulisse, l’aveva colpita positivamente. Ma ciò che l’aveva colpita ancor di più erano gli occhi di quella giovane donna. Sarah si chiamava. Il suo nome significava “principessa, signora”. Quando l’aveva vista entrare, quella era stata la sensazione. Era magra, aveva gambe lunghe e flessuose, camminava ben eretta e aveva un collo da cigno. La sua pelle sembrava di porcellana, i suoi capelli erano biondi e avevo un sorriso pronunciato, come di chi talvolta è stata costretta a fingerlo e ormai fingerlo gli viene quasi meglio che farlo per davvero. Ma gli occhi brillavano. Erano un misto di castano chiaro e verde, e brillavano. Erano stanchi, abbattuti ma brillavano. Come se la speranza avesse subito troppi colpi per poter essere di nuovo praticata, ma comunque non molla a mostrarsi.
“Sei presa, Sarah. Mi piaci”. Le ripose, e le piaceva davvero come non capitava da tempo con chi si presentava da lei per cercare occupazione.
“La ringrazio, Penelope. Mi dica quando posso cominciare.” Era felice e all’orizzonte vedeva qualche segno di miglioramento nella sua vita di delusione e solitudine.
“Vieni già da domani. Ti aspetto”.
  
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