l’Araldo dai capelli bruciati di notti insonni.
Gli resta un solo occhio opaco, diradato…
una brezza di foresta che si disperde nell’attesa di sere
antiche ed ignote …
Gli resta un palpito di autunnale estate tra le ciglia
che battono un ritmo d’ali di corvi assetati.
sono vette indistruttibili corazzate d’una camicia
sgualcita da venti di corse vulnerabili.
No…non teme la
luce…
L’Araldo….
Non teme di cantare cose ridicole…
che si finge figlia di Marte.
È felice mentre la guarda
e non gli importa quanto lei sia triste
nell’ elevarsi al cielo con un’armatura di gelida
gloria.
“ Il tuo sorriso è
così luminoso come se accentrasse tutta la luce del mondo
“
Assisa su un fragile sedile, ascolta la
fanciulla-soldato
reggendo un pallido calice svuotato…
Il moro Scudiero seguita l’elegia seviziando
le palpebre
dell’occhio
malato,
poiché il suo sogno è troppo alato.
“ Anche la corona
d’alloro che porti sui tuoi
meravigliosi capelli
biondi s’accende di luce viva”
S’angoscia dentro sé la donna di luce morente
che non possiede alcun diadema d’alloro fiorente.
Ode musica di
fantasia e lacrima conscia che nulla è menzogna .
“ Ma vedo una rosa
bianca, due rose bianche, un’infinità di rose
bianche”
Compaiono boccioli candidi e lei si vede finalmente ridente,
col capo cinto di foglie e uno spensierato mantello di rosso
ardente…
“ Non dimenticherò mai
la bellezza che traspira da
questo quadro,
come mai dimenticherò
la tua vera bellezza”
Sono luce morente
che ti ama.
Nessuno mi trascina
nelle
valli della Normandia…
Nella nostra infanzia, azzurrità che sussurra tra noi
oceanica.
Il sole cala lentamente nel suo pozzo
con una corda di scintillante malinconia…
S’inoltra nelle profondità delle stelle ancora
sommerse
rammaricandosi di ciò che non è riuscito a
scaldare
nei lampi dei silenzi speranzosi del domani…
Cosa si spegnerà?
il volo delle api che abbandonano i fiori…
Il rumore delle carrozze che non potranno remigare
nelle fiamme pericolanti di una città a pezzi.
i passi dei servi, i candelabri che sciolgono i loro
cappelli gialli…
e dirai che la Morte è un cumulo d’ossa che si
polverizza
sotterrato da immensi prati.
uno a uno mettendoli in bocca,
sprofondandoli nel profumo della tua gola…
Io, luce morente…
ombra del tuo cuore splendente.
Avevo
lasciato languire questa poesia per quasi otto mesi e
alla l’ho modificata e portata a termine…ho
desiderato riprendere una delle mie
scene preferite dell'anime…una delle più dolci e
significative: la parte
dell’episodio trentasette in cui André, non riuscendo a vedere
più bene, s’inventa
un ritratto di Oscar tutto suo…un
ritratto che sebbene sia fantasia è una realtà
più vera dell’effettiva tela
dipinta dal pittore di famiglia.
Ho adoperato all’inizio la terza persona come se la
protagonista guardasse da fuori la situazione, cercando di estraniarsi
dalla
propria sofferenza…successivamente sono passata alla prima
per entrare nel vivo
del cuore di Oscar che si apre e arde.