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Autore: _Ery1999_    17/05/2015    0 recensioni
I crespi capelli corvini parvero rizzarlesi sulla nuca e sugli occhi le calò un velo nero. Sembrava sul punto di esplodere quando udì ancora quel Bum! Bum! Bum!, calci alla porta, e Sbam! Sbam! Sbam!, pugni sul muro...
Genere: Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mele di sangue


 


L’appartamento era semibuio. Esuli sprazzi di luce sgomitavano tra le fessure delle persiane, rendendo visibile la polvere che turbinava dalla moquette.
Emily era raggomitolata a terra, fissava con occhi vitrei i giornali accatastati sul mobilio, sul pavimento, e i piatti sporchi impilati nel lavabo. Quella casa era disgustosa, disordinata, un po’ come lei, come il suo stupido mondo colorato. Emily era un'artista. La pittura incarnava tutta la sua vita: ai muri erano appesi quadri uno più bello dell’altro, eppure quel rosso e giallo e verde stonavano terribilmente con la desolazione che li circondava.

Bum! Bum! Bum!


I tonfi alla porta continuavano, incessanti, e più quel rumore infernale imperversava sul silenzio smorto del condominio, più Emily si rannicchiava su se stessa, accartocciandosi come un insulso foglio di carta.
- Ehi! Apri! Ti prego, apri! – e quella voce, implorante, diabolica, le intasava le orecchie facendole venir voglia di strapparsele dal cranio, per non sentire più niente.
Josh all’inizio le era sembrato così bello, con quei capelli biondi e morbidi, così composto – incolore –, così giusto per lei, che non riusciva ad organizzare la propria vita, che aveva terribilmente bisogno di qualcuno a cui aggrapparsi per non crollare.
Se n’era innamorata subito, perdutamente. Aveva tentato di accontentarlo, di essere una perfetta donna di casa, di cucinare impeccabilmente, di lavare e spolverare e lucidare. Ma dopo mesi di convivenza, Emily aveva dovuto rassegnarsi al fatto che la vita che Josh voleva, pretendeva e meritava, lei non avrebbe mai potuto offrirgliela.
Lo aveva lasciato al telefono, sentendo la cornetta tintinnare contro le proprie labbra balbettanti, perché dirgli addio faccia a faccia sarebbe stato impossibile per lei, per una codarda.
Da allora, lui la tormentava, presentandosi alla sua porta senza preavviso e cercando di contattarla giorno e notte. Emily aveva smesso di uscire per paura di incontrarlo in strada, per il terrore di scorgerlo anche solo da lontano. Rimaneva chiusa in casa, nel proprio luridume, e sopravviveva di ciò che le portava la vicina del piano di sopra, Anna. Quell’anziana donna era così allegra: indossava sempre vestiti vivaci e cappellini estivi, e il suo sorriso materno era sempre fonte di conforto e rassicurazione, le sue parole, dolci portatrici di vecchie storie di bambini. Capitava che non si vedessero per giorni, e allora Emily sprofondava nella convinzione che a nessuno importasse di lei, sentendosi inutile e vuota.
Quando i colpi finalmente si esaurirono, lasciandola respirare, Emily si alzò e si diresse verso il frigorifero, scoprendolo vuoto. La fame le corrodeva lo stomaco e si arrampicava dolorosamente fino all’esofago. Stanca e agitata, calcolò mentalmente che Anna non le portava la spesa da quasi una settimana, e che non era neppure mai passata a salutarla. Possibile che si fosse trasferita senza dirle niente? Una rabbia cieca le montò in petto, divampando da cellula a cellula, da fibra a fibra. I crespi capelli corvini parvero rizzarlesi sulla nuca e sugli occhi le calò un velo nero. Sembrava sul punto di esplodere quando udì ancora quel Bum! Bum! Bum!, calci alla porta, e Sbam! Sbam! Sbam!, pugni sul muro. E di nuovo quella voce demoniaca che le ordinava di aprire, che la insultava, la pregava. In quel preciso istante, Emily ne ebbe abbastanza di quella vita che non scorreva mai di pari passo a lei e che nemmeno una volta le era appartenuta. Con foga aprì un cassetto ingombro di attrezzi da cucina e ne sfilò un coltello affilato, lungo, perfeto. Marciò a passo spedito verso l’ingresso e, spalancatolo, guardò gli occhi di Josh, furiosi, le sue labbra sottili che continuavano a maledirla, le gridavano contro spruzzandole il viso di saliva. Non si curò di chi potesse sentire o vedere cosa stava per fare. Impugnò il manico duro del coltello e glielo conficcò nel petto, rigirandolo una, due, tre volte. Si dispiacque di non scorgere paura nelle iridi scure di lui, si infuriò del fatto di non riuscire a domarlo, persino ora che aveva la sua vita in pugno. Continuò ad affondare la lama, nelle braccia, nell’addome, nel collo, chiedendosi come fosse possibile tanta resistenza in un essere umano, come fosse concepibile che Josh trovasse ancora la forza di gridare e imprecare. Alla fine, dopo un ultimo colpo al cuore, quella voce tacque d’improvviso, e il silenzio tornò a ergersi tra le pareti del condominio. Emily, ormai sazia e imbrattata di sangue, rimase immobile con un sorriso folle sul volto, mentre il corpo esanime di Anna si accasciava lentamente in terra.
Il cappellino rosa le scivolò dal capo, e alcune mele rotolarono inesorabilmente sul legno del pianerottolo.    




Angolo Autrice

Salveee! La mia prima fic thriller, scritta mesi fa per un concorso scolastico caduto nel dimenticatoio xD Spero vi piaccia, fatemi sapere se sono incline al genere o se è meglio lasciar perdere. Un bacione a tutte,

_Ery1999_

  
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