Anime & Manga > Kuroko no Basket
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Autore: Agapanto Blu    17/05/2015    3 recensioni
Partecipante al Contest "Progetto Ripopola Fandom - Seconda Edizione" indetto da __Bad Apple__ sul Forum EFP.
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Parings: AKAKURO - MayuMibu - MidoTaka - AoKise - AlexMomo.
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Dal prologo: Che cosa doveva fare?! Una parte di lui voleva chiamare Akashi e dirgli tutto, ma la sua mente gli urlava che in quella storia Seijuro non aveva proprio colpa. Era solo lui che aveva deciso di tenergli segreto quel piccolo particolare della sua vita quando si erano messi insieme per la prima volta alle medie, e poi di non dirglielo nemmeno alle superiori nonostante fossero una coppia ormai da due anni; il rosso non meritava di essere tirato in mezzo per la sua sola stupidità.
“Kami-sama, ti prego…” scivolò fuori dalle sue labbra prima che potesse fermarsi, “Ti prego…!”

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Dal primo capitolo: Kuroko pianse ininterrottamente per i successivi tre giorni, con le mani saldamente strette al suo ventre lievemente arrotondato, ma non venne meno alla sua decisione.
Akashi non richiamò.

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ATTENZIONE: M-PREG! e Transgender!Character. Non piace, non leggete. v.v
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai, Yaoi | Personaggi: Nuovo personaggio, Seijuro Akashi, Tetsuya Kuroko, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Gender Bender, Mpreg
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Ehilà!
Yep, sono io, quella orribile personcina che insulterete dall'inizio alla fine di questa storia e il cui nome appare accanto alla dicitura "Autore" per una mera coincidenza di nefaste cause dovute al fatto che avete versato il succo di mirtillo sul mantello preferito della Sfiga e lei ora si sta vendicando. 
A parte gli scherzi, che voi sapete mi riescono bene, probabilmente -se avete già letto qualcosa di mio- vi starete chiedendo "Ma che cosa ci fa lei qui, all'inizio? Di solito non lascia le sue note irritanti solo in fondo ai capitoli?" Sì, è vero, di solito lo faccio, ma questa storia è un po' particolare e quindi mi sono sentita in dovere di parlarvi un attimo prima. Secondo me, il motivo di queste note lo avete già capito, se avete letto l'introduzione alla storia:
M-Preg e Gender Bender.
Esatto.
Entrambi gli avvertimenti sono particolari ed estremamente delicati e l'unica cosa che mi sento di dire è che ho cercato di renderli come ho sempre fatto con tutte le realtà più particolari e delicate che ho trattato: con rispetto e serietà. Potrei aver "fallito".
Non lo dico per scherzare né per lavarmene le mani, semplicemente non sono un'esperta in materia e per quanto abbia cercato di informarmi, alcune cose ancora non le ho capite bene adesso. Per questo, alcuni punti di questa fic sono trattati in modo un po' vago, soprattutto quelli riguardanti il cambiamento di sesso, solo perché preferisco non descrivere una cosa piuttosto che descriverla scrivendo idiozie.
Non mi è mai capitato su questo sito, ma di recente su Tumblr ho avuto la spiacevole esperienza di scovare persone così limitate celebralemente da aver attaccato questo genere di cose - omosessualità, gravidanze inattese, genitori adolescenti, operazioni per il cambiamento di sesso etc...- in modo alquanto disgustoso e vergognoso e la cosa mi ha davvero delusa. Giudicare gli altri è sempre un po' troppo facile, ma a cercare le pagliuzze nei loro occhi rischiamo di vedere la trave nei nostri, come si suol dire.
Nulla, finita qui la nota seria e pesante che voleva dare una motivazione al mio spuntare dal nulla con questo bel mattoncino. Ovviamente, le note più irritanti e leggere saranno in fondo alla pagina.
A sotto.






Sei pronto?
 
- PROLOGO
 
“Sei pronto?”
“S-Sei-kun…”
“Shhh, fai piano, Tetsuya…” La risata bassa, sottile, di Akashi al suo orecchio è come la prima di un bambino: tintinnante come argento e fresca come il ghiaccio di una limonata. È dolce e gli fa il solletico mentre le dita delle sue mani si occupano dei suoi fianchi con altrettanta gentilezza. “Non vorrai mica che gli altri ci sentano, vero?”
“Se Sei-kun non fosse un pervertito, non ci sarebbe problema.” borbotta il fantasma, distogliendo lo sguardo per nascondere quel minimo di rossore sfuggito al suo controllo per fiorire sulle sue guance come papaveri in un campo, “Aspettare che tornassimo a casa era troppo, per sua maestà.”
“Sorvolerò su questo atteggiamento solo perché devo ammettere che hai ragione.” Ma Akashi ride ancora e la minaccia vale molto poco, specialmente con la punta del suo naso che si strofina contro il lobo dell’azzurro. “Tuttavia, ti prego di cercare di capirmi, Tetsuya. Sono quasi due settimane che siamo qui, da soli, in un bosco in mezzo alle montagne, con te che continui a passarmi davanti tutto sudato e ansimante e…”
“Non siamo soli, Sei-kun.” ricorda Kuroko, voltando tuttavia la testa per far combaciare i loro nasi, “Ci sono entrambe le nostre squadre. E questo è un ritiro sportivo, per forza sudo e ansimo.”
“Irrilevante.” Akashi scrolla le spalle, sollevandosi un po’ dalla sua posizione a quattro zampe su Tetsuya per ammirare quest’ultimo sdraiato sul suo futon. Kagami ha capito l’antifona e si è dileguato pur di non incappare nelle loro effusioni quindi, almeno per questa notte, hanno la camera tutta per loro. E dopo dieci giorni di astinenza con ancora cinque di fronte, Seijuro è determinato a fare tesoro di quelle ore. “Devi prenderti le tue responsabilità.”
Kuroko sbuffa, offeso, e il rosso sorride perché sa che solo con lui l’azzurro è così aperto, solo a lui mostra così tante sfumature del proprio viso.
Si baciano. Prima piano, delicatamente, con la mano di Seijuro che scivola piano sulla guancia di Tetsuya e nulla più, ma poi il fantasma avvolge le braccia al collo del rosso e le lingue iniziano a farsi più audaci, il calore a salire, i corpi a sudare finché, a corto d’aria, Akashi si stacca per portare la bocca all’orecchio dell’amante.
“Avrei una richiesta…” mormora.
Tetsuya sa solo che in questo momento gli darebbe anche la luna, se il suo fidanzato gliela chiedesse.
 
Kuroko gemette, scrollando la testa per scacciare quella memoria dalla mente. Il senso di colpa e la paura pulsavano nel suo petto con sempre più forza ad ogni secondo di quella notte che riviveva ed ogni gemito che gli era sfuggito era come una sferzata sulla schiena nuda, umiliante e doloroso.
Il telefono nella sua mano vibrò di nuovo – Kagami, per la terza volta – ma Kuroko lo ignorò ancora e riprese a fare avanti e indietro nel parcheggio del piccolo rifugio montano dove la Seirin e il Rakuzan si sono recati per il ritiro invernale congiunto. Controllò nervosamente la strada, ma ancora nulla e quindi sbirciò il cellulare solo per vedere l’orologio digitale far scattare i minuti una cifra più avanti, un metro più in fondo al burrone. Tetsuya sapeva che per certe cose la precisione non contava, che poteva essere davvero già troppo tardi come mancare ancora una vita, ma la sua testa aveva bisogno di aggrapparsi a qualcosa o sarebbe impazzito.
Non riusciva a credere di aver fatto ciò che aveva fatto, di aver acconsentito ad Akashi così idiotamente, superbo nella sua certezza di sapere esattamente come mettere a posto le cose dopo. Sentiva le lacrime cercare di salirgli agli occhi per l’ansia e la paura, ma cinque anni con addosso la maschera di un fantasma gli permettevano ancora di trattenerle.
Come aveva potuto essere così incosciente?!
Gemette di nuovo, senza sapere cosa fare per fermarsi, e si guardò di nuovo intorno. Già quarantacinque cifre di troppo erano trascorse.
Se solo non avesse dormito così tanto, se solo avesse pensato prima di dire di sì, se solo in quel maledettissimo posto dimenticato da dio ci fosse stata una maledetta farmacia come si deve e non solo una cosetta minuscola dall’inventario ridotto!
Si lasciò cadere seduto sul muretto del parcheggio e si prese la testa tra le mani mentre il suo telefono vibrava di nuovo, questa volta per un messaggio dalla coach che lo costrinse, illuminando lo schermo, a vedere un altro granello aggiungersi al lato sbagliato della sua clessidra.
Che cosa doveva fare?! Una parte di lui voleva chiamare Akashi e dirgli tutto, ma la sua mente gli urlava che in quella storia Seijuro non aveva proprio colpa. Era solo lui che aveva deciso di tenergli segreto quel piccolo particolare della sua vita quando si erano messi insieme per la prima volta alle medie, e poi di non dirglielo nemmeno alle superiori nonostante fossero una coppia ormai da due anni; il rosso non meritava di essere tirato in mezzo per la sua sola stupidità.
Kami-sama, ti prego…” scivolò fuori dalle sue labbra prima che potesse fermarsi, “Ti prego…!
La sua voce, rotta da un singhiozzo a malapena trattenuto, era ridotta ad un sussurro tanto basso che il ragazzo poté udire l’avvicinarsi di un’auto almeno quindici secondi prima che questa entrasse nel parcheggio e il suo corpo, istintivamente, saltò in piedi.
Quando la sagoma della macchina di sua madre si palesò, Kuroko sentì un infantile sollievo prendergli il petto, come se la sola presenza della donna potesse mettere tutto a posto. Strinse il cellulare nella mano con tanta forza da far sbiancare le proprie nocche e pregò che quarantasei minuti non fossero abbastanza, pregò di starsi facendo male per niente, pregò che tutto andasse a posto.
Ma appena la sagoma alta e longilinea, fine come un giunco, di Sakura Kuroko uscì dalla portiera, Kuroko sentì solo il peso di quei minuti schiacciarlo urlandogli tutti nella testa la stessa frase.
“È troppo tardi…” mormorò, senza sapere perché lo stesse ripetendo ma continuando a dirlo fino a che sua madre non gli fu in fronte e non lo ebbe stretto in un abbraccio, “È troppo tardi…”
 
Sakura aveva lunghi capelli azzurri, come il figlio, e gli stessi occhi grandi e color fiordaliso; la stessa pelle pallida su tratti sottili e femminei, ma aveva le labbra un po’ più carnose e rosse ed era alta, slanciata verso il cielo cui sembrava aver rubato i colori. Il suo viso, bello come quello d’una bambola, era rigido in un’espressione preoccupata mentre stringeva tra le mani tre sottili tubicini bianchi, eppure era ancora affettuoso e gentile. Quell’assoluta devozione fece vergognare Tetsuya ancora di più.
“Mi dispiace…” si ritrovò a singhiozzare, seduto con le ginocchia al petto, sul pavimento del bagno comune del rifugio, improvvisamente incapace di trattenersi dal piangere, “Mi dispiace!”
Sakura si inginocchiò davanti a lui e gli mise le mani sulle spalle, cercando i suoi occhi con i propri e tentando di mascherare la sua stessa ansia.
“Shhh, Tetsuya, calmati, ti prego…” mormorò, a voce bassa ma ferma, “Ascoltami, Tecchan, per favore.” La presa delle sue mani su di lui era lieve, ma Kuroko la sentiva rovente, come volesse sciogliergli la carne sulle ossa. “Ascolta, gli ermafroditi raramente sono fertili; la pillola era solo…una precauzione, va bene? Così come la pastiglia del giorno dopo. Sono tutte cose in più, per essere sicuri, ma se non hai…se non le hai prese non vuol dire nulla, d’accordo? Non preoccuparti…”
Ma le lacrime sul volto di Tetsuya non smisero di scendere; si limitarono solo a cambiare appena il loro corso quando lui scosse la testa con forza.
“Mamma…” gemette quel nome come una preghiera, una supplica così disperata da far spezzare qualcosa dentro Sakura. “Io… Io lo sento, mamma…” Era folle, non aveva senso, come poteva saperlo lui? Tetsuya non ne aveva idea ma era lì, al centro del suo stesso essere, come un puntino di luce all’interno di un buio eterno, e pulsava e faceva sì che tutto gli girasse attorno e… Cielo, come faceva a spiegarlo quando lui era il primo a non capire?! “Non so dire come o perché, ma…lo sento. Lo sento.” Tetsuya cercò gli occhi di sua madre al di là del muro di lacrime e sentì il petto stretto da un dolore assurdo, una vergogna che sembrava averlo marchiato a fuoco, ma aveva bisogno di farle capire, aveva bisogno di una risposta, una sola, perché così non poteva farcela. “Io lo so che è folle, però…” tentò di dire, ma la sveglia del cellulare di sua madre lo fece sobbalzare e gli strozzò le parole in gola con un guaito.
Sakura sapeva cosa suo figlio stava cercando di dire, ma si affrettò a controllare i test senza aiutarlo a spiegarsi.
I risultati davanti ai suoi occhi erano unanimi, ma lei avrebbe dato un braccio perché fosse diversamente.
Diamine, Tetsuya aveva compiuto diciotto anni solo tre giorni prima! Seijuro ne aveva fatti diciassette a malapena il mese precedente!
Chiuse gli occhi per un attimo, ma poi si voltò verso il figlio e quello sguardo terrorizzato, smarrito, così ferito e umiliato da far male, la costrinse ad afferrare quel corpo ancora mingherlino tra le braccia e a stringerselo al petto come fosse un bambino. Anche se, purtroppo, non era affatto più un bambino; anzi.
Kuroko era sul punto di chiedere una risposta, quando le parole di sua madre gli scivolarono nelle orecchie.
“Non è folle, Tecchan…” mormorava e, anche senza vederle, lui poteva sentire le lacrime nella sua voce, “Solo che…ci sono cose che una madre sa e basta.”
Tetsuya chiuse gli occhi mentre quelle parole lo spezzavano, lo scioglievano in forti e sonori singhiozzi come forse solo un bambino di cinque anni, lo spingevano a nascondere il viso contro il seno di sua madre e a stringerle la maglia con le mani con tanta forza da pensare vi avrebbe lasciato un buco.
Che cosa devo fare?!
Continuò a piangere per ore, senza riuscire a darsi una risposta.
 
Non sono pronto.




 
E voi avete creduto davvero che vi regalassi un prologo con tanto di più? Tsk, siete già fortunati, all'inizio volevo chiuderlo con ...eh...come dire?..."il concepimento!" e basta, ma poi ho pensato che non si sarebbe capito niente di quello di cui volevo trattare... v.v
Scherzi a parte, se avete saltato le note in alto LEGGETELE perché per me è importante, okay?
Questa storia, come già detto, tratterà di una gravidanza maschile, quella di Kuroko, ma anche -seppur più lievemente perché legata ad un personaggio più marginale- di un cambiamento di sesso da maschile a femminile -non vi dico chi ma, tranquilli, non castrerò Akashi, mi serve ancora v.v- quindi posso capire se qualcuno di voi non vuole leggerla.

Una nota:
ERMAFRODITA è la parola usata da Sakura per descrivere Kuroko. Letteralmente è la commistione dei nomi HERMES e AFRODITE perché era il nome di un antico dio greco che possedeva sia gli organi sessuali maschili che quelli femminili. NON si tratta di mitologia: sebbene il nome derivi dalla tradizione classica, è un fenomeno reale e individui con questa particolarità esistono davvero anche se, come dicono i personaggi, raramente sono fertili -anzi, solitamente sono sterili completamente-. È una caratteristica abbastanza frequente nel mondo animale, tra l'altro.

Basta, ho finito :) Mi resta solo da dirvi che la sottoscritta si è solo lievemente modernizzata e adesso ha un account Tumblr dal nome VivaLaFantasia Agapanto Blu dove posta le sue storie in inglese e da dove ACCETTA PROMPT anche se tra poco chiuderò l'AskBox per un mesetto circa, causa esami. Se siete interessati, da lì spero di riuscire a tenermi meglio in contatto con voi, soprattutto ora che io ed EFP ci vediamo giusto tre minuti quando devo aggiornare e fine -.-

Aggiornare! Giusto!
Questa storia, sono orgogliosa di dirvi, è COMPLETA anche perché partecipa al contest indicato nell'introduzione quindi non potrebbe essere altrimenti e perciò gli aggiornamenti saranno SETTIMANALI (alias: prossima Domenica, prossimo capitolo) e si tratterà di un totale di sette capitoli -prologo ed epilogo compresi- quindi durerà poco :)

'Stavolta ho finito davvero e vi lascio :)
A presto!


Agapanto Blu


P.S. All'ultimo capitolo cercherò di mettere il banner xD

 
  
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