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Autore: MissHoney    19/05/2015    3 recensioni
La guerra è finita da alcuni anni e un unico re, senza rivali, siede sul trono di spade.
Arya ha 17 anni, e ormai da tempo ha abbandonato definitivamente gli Uomini Senza Volto, ritrovando se stessa. Crescendo però ha imparato che, proprio come le diceva suo padre, bisogna scendere a compromessi, e che a volte anche un lupo deve indossare gli abiti di una lady. Fortunatamente ha sempre suo fratello Jon, ancora Lord Comandante dei Guardiani della Notte, pronto a consigliarla e sostenerla.
Ma se un segreto, custodito a lungo, arrivasse a cambiare per sempre il loro rapporto?
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Arya Stark, Jon Snow
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Incest
Capitoli:
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Old Gods, forgive me
 
1. The Lady Wolf
 

<< Posso entrare? >>

Arya alzò lo sguardo dal corpetto dell'abito e, dallo specchio, scorse il volto di Jon fare capolino dalla porta. Sorrise immediatamente, grata che gli antichi dei avessero ascoltato i suoi pensieri. Quel giorno, Jon Snow era l'unica persona che desiderava vedere, e aveva temuto non facesse in tempo.

<<  Lord Comandante... Ben arrivato. Accomodati. >> rispose, fingendo un tono formale. 

<< Lady Arya >>

Jon Snow si esibì in un doppio inchino, uno per lei ed uno per la sua ancella. 

<< Questa è Jalin. >> disse la ragazza, occupandosi delle dovute presentazioni << Jalin, lui è mio fratello Jon. >>

Impegnata ad osservare l'ancella che, con suo sommo fastidio, arrossiva vistosamente, non s'accorse che il ragazzo, anche se per un brevissimo istante, aveva cambiato espressione.

<< Piacere di conoscerla, lord comandante. Lady Arya parla sempre tanto bene di lei. >>

<< Davvero? >> ribatté Jon, divertito.

<< Jalin >> Arya assunse un tono sbrigativo << lasciaci soli, per favore >>

<< Ma, lady Arya, è quasi ora... >>

<< Sarà ora quando lo dirò io >>

Nessuno osò ribattere. 

Arya attese che la porta si chiudesse alle spalle dell'ancella, e poi si gettò tra le braccia di Jon. Inspirò il suo profumo e godette del tocco delle sue mani mentre le accarezzava i capelli.

<< Quanto mi sei mancato, Jon >>

<< Anche tu... sorellina >>

Non l'aveva detto nel solito tono. Era parso quasi... titubante, e questo impensierì Arya, ma sapeva che non poteva preoccuparsene, non in quel momento, non quel giorno.

"Sono tesa, ma non posso vedere stranezze ovunque."

<< Temevo che non venissi più... >> continuò.

Arya non ammetteva mai a voce alta di aver paura di qualcosa. "La paura ferisce più della spada." Ma, quando era con lui, non provava alcuna vergogna, perché Jon non rideva delle sue debolezze, anzi le insegnava come nasconderle. Era così da sempre e, nonostante gli anni trascorsi e le strade divisesi, il loro legame non era mutato. C'era sempre un castello in cui rincontrarsi, una promessa da mantenere, una verità da raccontarsi.

<< Credevi davvero che ti avrei lasciata sola oggi? >> le sussurrò all'orecchio. Arya non rispose. Jon sciolse l'abbraccio per guardarla negli occhi. 

<< Ci siam persi troppe cose l'uno dell'altra, sorellina. Non mancherò  più quando avrai bisogno di me. Mai. >>

Lei sorrise, un sorriso che era un ringraziamento, non solo per quelle parole, ma per il fatto stesso di esistere.

La guerra, in un modo o nell'altro, le aveva portato via troppe persone, ma sapeva di doversi ritenere fortunata, perché aveva ancora Rickon, Sansa e, soprattutto, Jon. 

I conflitti erano cessati ormai da anni, ma le ferite non si erano mai rimarginate davvero, e Arya sperava solo che quel percorso che stava per intraprendere non gliene procurasse altre. Sapeva che crescere significava anche giungere a compromessi, sapeva che, prima o poi, quel giorno sarebbe arrivato, come suo padre le aveva detto tanti anni prima, ma non poteva ignorare che tutto questo non era da lei, e Arya, che più di ogni altro aveva sperimentato quanto è terribile perdere se stessi, era sempre angosciata all'idea di discostarsi, anche minimamente, dalla sua natura.

Con espressione quasi rassegnata, tornò a guardarsi allo specchio. L'abito che Sansa aveva cucito per lei era bellissimo, elegante ma non sfarzoso, perfetto per una lady del nord. Era grigio, come i suoi occhi, come gli occhi di suo padre, come gli occhi di sua zia Lyanna, che tutti dicevano lei ricordava. Avrebbe voluto conoscerla. Se fosse stata ancora viva, forse tante cose sarebbero andate diversamente. Se fosse stata ancora viva, forse lei non si sarebbe trovata in quella situazione. 

<< Sei... >> cominciò Jon, alla sue spalle, distraendola dai suoi pensieri.

<< ... ridicola? >>

<< Bellissima. >>

Lo disse con assoluta serietà, l'espressione quasi di venerazione, ma Arya scoppiò ugualmente a ridere. << È solo perché non mi hai mai vista prima con un vestito, fratello. >>

<< E scommetto che non ti vedrò più, dopo oggi... Vero? >>

Arya si girò di nuovo per guardare il suo viso, e non il suo riflesso.

<< Ovviamente no. Non credi che sia già scesa sufficientemente a compromessi, conciandomi così? >> 

Jon scoppiò a ridere. La sua era una risata pura, genuina, che coinvolgeva gli occhi, quegli occhi così simili ai suoi, leggermente più scuri. 

<< Io credo... >> disse, scostandole dal viso una ciocca ribelle << che l'abito sia stato solo un piccolo sacrificio. Pensa che ti stai sposando a Grande Inverno. So che il re avrebbe preferito avvenisse tutto al sud, e sappiamo quanto il re sia testardo. >>

<< Sansa si è sposata a Grande Inverno! Era il minimo che potessi sposarmi qui anch'io! >> ribattè, e per un istante la sua voce sembrò quella della giovane bambina che era stata anni addietro, arrabbiata perché la stavano costringendo a lasciare la sua casa.

<< E da quando ti fa piacere imitare Sansa? >>

<< A me non fa piacere imitare Sansa. >> rispose, facendogli una smorfia. Sapeva che Jon stava solo giocando, per distrarla.

<< Grande Inverno è casa mia. Casa nostra. >> proseguì, con tono nostalgico, chiedendosi cosa sua madre avrebbe pensato nel vedere che, finalmente, anche la figlia ribelle aveva deciso di comportarsi da lady.

<< Grande Inverno non è realmente casa mia. Non lo è mai stata. >>

<< Già, ed io non sono tua sorella. >> rispose Arya, avvicinandosi alla sedia su cui era posato il suo mantello, il mantello con lo stemma degli Stark.

<< Cosa... Cosa vuoi dire? >>

Il tono di Jon era parso di nuovo strano, ma ancora cercò di non pensarci, continuando come se nulla fosse.

<< Bhe, se non consideri Grande Inverno casa tua, se non ti consideri uno Stark, allora non dovresti neanche considerarmi tua sorella, o sbaglio? >>

<< Lo sai che non è vero. >>

Jon prese il mantello dalle sue mani e, facendola voltare ancora verso lo specchio, glielo pose sulle spalle. << Quello che noi abbiamo... >>

Le diede una carezza sul collo, armeggiando con la spilla per fissare la stoffa. Arya chiuse gli occhi, godendosi quel momento di assoluta tranquillità, tra le braccia di uno dei pochi uomini di cui si fosse mai fidata. <<. .. è indistruttibile, e non dipende dai nostri nomi. Non sono legato a te perché sei la figlia di Ned Stark. Sono legato a te perché tu mi hai sempre considerato semplicemente Jon. Non Jon Snow, non Jon Stark, non Jon qualsiasi cognome, solo Jon. >>

Arya pose la mano sulla sua, mentre una lacrima solitaria le solcava la guancia. Non sapeva esattamente per cosa stesse piangendo, ma percepiva che c'era qualcosa di sbagliato in quello che stava per fare.

<< Ho paura, Jon >> ammise, tornando a guardarlo negli occhi.

<< Hai paura che ti faccia del male? Perché io... >>

<< No. >> si affrettò ad interromperlo Arya. << Non è questo. Mi fido di lui. C'è stato quando per me non c'era nessun altro. >>

Capì all'istante che quelle parole lo avevano ferito, quindi tentò di rimediare. << Voglio dire... ci siamo incontrati quando il mio incubo era appena iniziato. Ci siamo incontrati e sarei dovuta arrivare da te. La sua presenza in qualche modo mi faceva stare meglio, forse proprio perché ti somigliava, in un certo senso.

Completava le mie frasi come facevi tu... Io... Insomma non ho paura di sposare lui, ho paura di sposarmi e basta. Ho paura perché mi sembra di dover essere qualcuno, e, anche se probabilmente lui sarà il migliore tra i mariti che potrei avere, è sempre qualcosa che mi è stato imposto. >>

Adesso che aveva iniziato a dare sfogo a tutti i suoi pensieri, non riusciva più a fermarsi.

<< Cosa succede se, un giorno, mi sveglio e inizio a detestarlo? Cosa succede se ormai sarò intrappolata in quel tipo di vita? Sono stata intrappolata in troppe vite, Jon. Se questa volta non riuscissi ad uscirne? L'ultima volta... >>

Il ricordo di come era tornata ad essere Arya Stark la colpì così forte che le fu impossibile proseguire senza scoppiare a piangere.

Jon, come al solito, intuì cosa stava accadendo dentro di lei, e non esitò a stringerla di nuovo. 

<< Non pensarci >> le sussurrò, carezzandole i capelli << è passato tanto tempo, sorellina >>

Era vero, era passato del tempo, eppure certe volte gli incubi tornavano a torturarla. Incubi di una donna senza voce, senza cuore. Ancora una volta, fu grata di avere Jon nella sua vita. Lui era l'unico a cui aveva svelato il più inconfessabile dei suoi segreti, l'unico che poteva capirla, suggerendole "non dirlo a Sansa", consapevole che, però, in gioco non c'era soltanto una spada che all'età di nove anni non avrebbe dovuto possedere.

<< E poi, se proprio non vuoi sposarti, posso sempre portarti via. >>

Riuscì a farla ridere. << Via dove? Sei il Lord Comandante dei guardiani della notte, non un avventuriero. >>

Continuò ad abbracciarlo mentre parlavano. Non riusciva ad abbandonare quel luogo sicuro, non ancora.

<< Bhe, ti porto alla barriera. Ti vestiamo da maschio e ti facciamo fare il giuramento. Dopo nessuno potrà far nulla. >>

Sorrise a quella prospettiva. Una vita sulla barriera era considerata una punizione dai più, ma lei avrebbe di gran lunga preferito il nero ad essere una lady. E poi avrebbe visto Jon ogni giorno, e non qualche volta l'anno. 

<< Non sarebbe male >> disse, sciogliendo l'abbraccio. Si sentiva un po' più tranquilla, e non voleva che Jon si preoccupasse ulteriormente << ma non vorrei essere decapitata per aver fatto fuori dei confratelli. So che vanno fuori di testa se scorgono anche solo il profilo di una donna. >>

Non che lei si considerasse una vera donna. Insomma, aveva permesso ai capelli di crescere e, con gli anni, era diventata addirittura carina, ma non avrebbe mai, neanche lontanamente, retto il paragone con Sansa. 

<< Ti guarderei le spalle, e non ci sarebbe bisogno di fare fuori i miei uomini. >>

<< Ma sarei anche io un tuo uomo. >>

Scoppiarono a ridere entrambi, poi Arya scosse la testa. << Sarebbe bello, davvero, ma no, Jon, non scapperò. Una parte di me lo vorrebbe così tanto, ma un'altra sa che questo matrimonio avrebbe reso felice anche nostro padre. >>

Era la motivazione più forte a cui poteva attaccarsi. Inoltre anche Sansa aveva fatto la sua parte. Certo, per lei era stato più semplice, perchè, nel profondo, non aveva mai smesso di sognare un lord gentile e un matrimonio felice, ma in ogni caso non si era tirata indietro. 

<< Sei sicura? >>

Non era convinto, non lo sarebbe mai stato, ma, al contempo - Arya lo sapeva - avrebbe accettato qualsiasi sua scelta. 

<< Chiedimelo più tardi. >>

Gli porse il braccio, cercando di rassicurarlo con un sorriso. Era ora di andare.

<< E poi, già una volta è scoppiata una guerra perché un principe aveva rapito una fanciulla del nord. Non vorrai mica un simile peso sulle spalle.. >>

I loro occhi si incrociarono, ed Arya avvertì un brivido insolito lungo la schiena. In quel momento fu come se i loro silenzi valessero più di tutte le parole che si erano scambiati quel giorno.

Jon parve ingaggiare una dura lotta con se stesso, prima di rispondere semplicemente << Io però non sono un principe. >>

<< No, Jon, tu non sei un principe. >>

  
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