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Autore: DarBk Angel    19/05/2015    2 recensioni
DAL TESTO
La gola brucia terribilmente, non resisto e rabbiosamente alla fine ,mi mostro debole. Grido, fino a che non va via la voce, strillo spezzando il silenzio lacerandomi i polmoni , liberando tutte quelle lacrime, quella rabbia soppressa, lo sconforto, la disperazione, la paura che avevo sempre inghiottito giorno dopo giorno, per tutti quegli anni.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Sabaku no Gaara
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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~~  Angolo sclero:
  Salve popolo di EFP, questa è la mia prima ff su Naruto! L’ho scritta in un particolare momento di ispirazione ed è uscito questo   ringrazio tutti coloro che lasceranno un commento ( sono ben graditi) ,mi stimoleranno a scrivere altre storie. L’ho scritta su uno dei miei personaggi preferiti, perché mi rivedo molto in lui. Bene dopo tutte queste parole inutili, vi lascio alla storia. Buona lettura e spero che vi piaccia!
Un bacio DarBk Angel.                   

                               ALONE

“Vattene!”, “Non ti vogliamo!”, “Non meriti di vivere!”, “Stammi lontano!”, “ Scarto della vita!”, “Scherzo della natura!”, “MOSTRO!”…
Dolore, buio, odio. Mai un sorriso, mai un abbraccio, mai gioia.
Ai margini del mondo mi sono sempre nascosto dietro quella muraglia di sabbia dorata, cercando di resistere, stringendo i denti, sudando sangue, tutto per non crollare.  Non capisco. Perché io?  Strizzo gli occhi ma una fitta profonda, lancinante e terribile  al petto mi fa tremare il labbro inferiore. Combattevo un tempo per convincermi di non essere un debole  , ma ormai… “Coraggio” mi sussurro , ma la fredda lacrima perlacea che solca la mia liscia e candida guancia,  seguita da tante altre gemelle, infrange quella falsa convinzione di potercela fare, di resistere anche nella solitudine.  Perché sto perdendo il mio autocontrollo? "Perdente”: è questo che penso di me. Ho perso quella battaglia iniziata contro me stesso, contro i miei sentimenti e contro la mia umanità. I sentimenti possono solo ferire, illudono, ingannano.  Deludono. Questa maschera fatta di odio e indifferenza, quanto potrà durare ancora?
Nessuno mi ha mai accettato per quello che ero, …quindi che senso aveva restare lo stesso?
Sono cosciente che alla fine mi sono arreso, non sopportando più l’essere allontanato, odiato, discriminato, temuto, deriso.  Odiato perché diverso, odiato perché ‘mostro’. Faceva male, fa ancora tanto male. Ero solo un bambino dopotutto, quando tutto ha avuto inizio…che colpe avevo allora?
“Debole”. Perché mostri ancora i tuoi sentimenti? Perché piangi? Che cosa ho? Non ho cominciato io a ferire… sconforto, confusione, alzo e abbasso il petto angosciosamente, sudo freddo, tremo: ‘non mollare, non farlo, resisti, non liberare ciò che provi’.
 La gola brucia terribilmente, non resisto e rabbiosamente alla fine ,mi mostro debole. Grido, fino a che non va via la voce, strillo spezzando il silenzio e lacerandomi i polmoni , liberando tutte quelle lacrime, quella rabbia soppressa, lo sconforto, la disperazione, la paura che avevo sempre inghiottito giorno dopo giorno, per tutti quegli anni.  Su questo tetto ,dal quale vedo il deserto infinito e la luna rotonda, vomito i sentimenti calpestati da troppo tempo. Squarcio il cielo nero puntinato di stelle , con le mie urla di frustrazione.  Sento ancora quel dolore che mi fa tanto paura, stringo la casacca in alto sul petto a sinistra: non sanguina, ma sta divorando la mia anima, inarrestabile, flemmatico, è un bruciore e una lenta agonia che si diffonde lentamente nel mio cuore.
“Inutile”. La mia esistenza è inutile a me stesso e agli altri. Crescendo ho capito che la vita è sofferenza, e ora ho un solo desiderio: smettere di soffrire. Il passo è breve. L’odio bollente che mi è stato rovesciato addosso sin da bambino è lo stesso odio che ora scorre nelle mie vene e alimenta ogni singolo istante della mia vita. Ma, per quanto ancora funzionerà? Ciò che provo è così malsano, l’odio è diventata l’unica mia ragione di vita, si è trasformato nella mia scusa  per aggrapparmi alla vita. Sono un codardo, che non ha nemmeno il coraggio di farla finita.
Maledetta sia la sabbia, odio me stesso: tutte le volte che ho provato a ferirmi per farla finita, dal mio braccio o dal petto non sgorgava  quel dolce succo rosso che mi avrebbe donato la libertà sospirata , ma fuoriusciva solo e soltanto quella stupida sabbia.
Mia protettrice e mia carnefice.
“Sbagliato”. Se potessi, tornando indietro, impedirei a mia madre di concepirmi: sono un errore, un essere  malato, posseduto da un mostro ,grazie al quale alla fine io vivo. Dipendo da un essere spregevole. Sia maledetto il giorno in cui io nacqui, perché quel giorno fu per me l’inizio di una vita vuota e  priva di significato, una vita dalla quale non posso uscire facilmente come invece avrei tanto bramato. Vivere…che senso ha per un dannato come me?
 Il mio scopo nella vita è quello di uccidere e far capire agli altri ciò che io ho dovuto sopportare:
Rabbia, dolore, abbandono. Sempre, da sempre, per sempre. Mi tremano le mani, incontrollabili.
Non cambia nulla, più uccido, più rovino vite e più mi sento sbagliato, sporco, insoddisfatto… e…se tutti avessero avuto ragione da sempre? I miei occhi si spalancano sconvolti: no, io non sono così, non è colpa mia… io so che in fondo al cuore, dietro alle spine del dolore e alla muraglia di sabbia, io ci sono ancora, puro,  non sentirei il bisogno di uccidere se…potessi anch’io ricevere un po’ di…
La mia mente sogghigna :“Illuso”.  Prendo la testa tra le mani e socchiudo gli occhi.
Tutto ciò che ho desiderato è un po’ di calore: un sorriso, un abbraccio, una carezza. Un po’ di comprensione. Ho sempre sognato un po’ di affetto. Ho sempre sentito il bisogno di avere un amico sincero ,vero, unico. Da piccolo avevo una persona così, una persona che ci teneva veramente a me, ma io…                                                                                       Il demone dentro di me ghigna e io lancio un grido denso di rimorso. Io l’ho uccisa.
“Mostro”
Quell’ideogramma che porto tatuato sulla fronte sin dalla nascita, sarà il mio tormento eterno, quel desiderio mai soddisfatto ,quel sogno trasformatosi in un terribile incubo, quella speranza infranta. L’Amore trafitto sul nascere, mai sbocciato ,mai conosciuto, mai vissuto.
“Solo”
Non merito l’Amore, non merito di essere amato da nessuno, non merito nessuno. Sono solo, solo con me stesso e il mio male. Solo con la mia mente insana e la mia malata voglia di uccidere. Un’ultima lacrima argentata cade dal mio viso , non una di più e ricompongo la maschera di indifferenza, indecifrabile.  Dentro però sono, come sempre, morto. Spezzato, vuoto, abbandonato alla mia mente.
Devo rassegnarmi definitivamente, ma so che non lo accetterò mai. "Se solo ci fosse qualcuno come me…” Sospiro sconfitto e subito scaccio quel pericoloso pensiero che mi avrebbe soltanto portato all’illusione e alla delusione. Scuoto la testa violentemente :”Non devo illudermi”. Non posso. Non posso scappare da ciò che sono diventato, da ciò che ormai sono.
 Alzo lo sguardo verde acqua cerchiato di nero verso l’orizzonte ,là dove il cielo si fonde col deserto bianco, candido come la mia pelle. “Che cosa sei, tu?”
Un vento leggero fa oscillare nella notte che volge al mattino, la casacca da kazekage che mi appartiene. Respiro profondamente: non vacillerò mai più. MAI PIU’. Non posso permettermelo, non io.
I miei capelli rossi spettinati ondeggiano cauti nella brezza. Sorrido tristemente e ironicamente. E poi mi rispondo.
“Io sono l’odio, io sono la sofferenza, io sono la solitudine. Io sono colui che è l’ombra della sua stessa vita, sono un morto che risucchia la vita agli altri per sopravvivere. Io sono un dannato.
 Il mio nome è avvolto dalla sabbia, dal sangue e dalle lacrime.
Io sono Gaara del Deserto.”

   
 
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