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Autore: HttpMoloko    19/05/2015    1 recensioni
Trip lava Aoba; una delle cose più retoriche che potevo scrivere .-.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Aoba Seragaki, Trip
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Scusate se ci sono degli errori di battitura, sto provando a correggerli, ma questo affare non prende le modifiche ...






Trip è poggiato allo stipite della porta, si arrotolerà i polsini delle maniche  finché non saranno regolari. E’ un tetro quadro. La camicia incollata alla pelle lo rende ancora più stanco. 




.
Incespica per raggiungermi. Fa un saltello aggraziato per rimettersi in piedi, si muove sulla sinistra guardando a terra, soffia tra i denti  mentre aspira l’aria. Ha un andatura precisa, una bella camminata, il rumore delle scarpe quando le muove sul pavimento è un suono che ricordo in continuazione. Mette le mani  sulle mie braccia, le appoggia appena, non me ne rendo conto nemmeno. Compie l’arco di una caduta perfetta, si abbandona  alla gravità stringendosi un fianco ferito da un dardo nemico. Morente.  Mi avvolge con il suo corpo, prima la sua ombra, poi lui, integro, sul mio corpo. In realtà non  c’è nessun dardo. I nostri nasi si sfiorano, sono umidi di vapore acqueo. Lui ha la faccia affossata nella mia spalla, socchiude le labbra, chiude gli occhi. Stringe le mie scapole con dita screpolate e lunghe. Io non vedo più niente nitidamente da ore. Trascina il suo viso sul mio. Boccheggia. Morente. Stringe con più forza, non credo lo faccia apposta, cerca di non scivolare, ci sto provando anche io. Muovo le mani a scatti, dipende se lui me le lascia muovere. Ora non me le lascia muovere. Le sta tenendo.  Scivoliamo entrambi, ci trasciniamo.

Mi sento schiacciato, è soffocante. Le nostre impronte lasciano buchi nitidi sulle piastrelle quando ci muoviamo, dopo poco vengono richiusi dalla condensa lasciata dall’umidità, le prime sono quasi del tutto sparite. Sento il peso di entrambi che ci trascina in basso, sento la sua vita che schiaccia la mia.
La nausea mi riempie, devasta e colpisce, non c’è tentativo di riprendere stabilità. Tengo gli occhi chiusi, traballo nell’oscurità che c’è dietro le palpebre, respiro fino a quando posso farlo, poi li riapro, giusto poco per far entrare la luce,  fortissima e accecante.
Sento il ginocchio scrocchiare, in bocca ho lo stesso sapore che avevo quando mi si ruppero tre denti di fila, e la stessa confusione che provai quando li vidi a terra, sul pavimento del Platinum j.,
Crollerai a terra, mi dico,
Crollerai. Aoba. Ti romperai il naso su queste piastrelle.
Invece barcollo ancora, sorprendentemente. Queste inconsistenti articolazioni sembra ci reggano entrambi. Stringo  le braccia al torace, scorro le vertebre con le sue mani incastrate sopra. Dondolo nello stesso modo in cui tremo. Irrigidisco in continuazione.
Trip stringe la presa sul polso,  sfiora il bacino, gemo. Siamo due forze precarie. Non mi strattona, non mi colpisce, non emetto un suono. Il suo alito è più caldo dell’intera stanza, è ovunque, è una catasta di fogli di carta velina incollati fra di loro, è infiniti  suicidi iperbolici. Non emetto un suono.

Urto contro un carrello di metallo, delle fialette di profumo cadono a terra, cade anche una spazzola. Non si rompe niente, c’è un gran casino e io ancora, non emetto un suono.

Lo stomaco è la parte più viva di me, in preda alle sue incessanti contrazioni da vomito precoce, è ciò che oggi mi tiene sveglio e assuefatto.  Sento la bile salire e scendere, salire e poi scendere.

Un asciugamano mi si lega al piede, provo a sfilarlo e per troppo tempo mi sembra una delle forze maggiori in questa stanza, Trip mi sta talmente addosso da non poter nemmeno cadere e nascondermi.
Mi fanno male i denti, stridono, è la rabbia, penso. Poi.. è l’istinto affine all’oppressione, sentenzio. La sua testa è passata all’altro lato del collo, si è trascinata sulle scapole, che sono sporgenti e nude e appiccicose,; tiro via l’aria debolmente. Non sto bene, tutto è imbrigliato e lento. E’ pauroso, particolare e denso di fumo. Vedo i ciuffi dei suoi capelli agitarsi poco sotto il mento, compiono una traiettoria imprevedibile, la nausea aumenta. La mano continua a premermi sullo stomaco.  Non sento più la testa sul collo, mi assesta un calcio malfermo all’inguine. Provo a chiudere le dita a pugno. Faccio quello che il mio corpo vuole fare, agisco come lui vuole che agisca, agisco nel modo più facile per tutti. Cado sulle ginocchia, mi accascio sul suo braccio. Non ne seguono altri. Una calda gabbia.
La stoffa della sua camicia è una calda gabbia. 

Non smetterà mai di arrotolarsi i polsini, non abbasserà mai quel ginocchio piegato che teneva  in equilibrio sul cornicione della porta. Non smetterà mai. 
Rimarrà così.. per sempre. Con una gamba a terra e l’altra piegata, una a terra e l’altra flessa sul cornicione. Lui dentro, il cornicione. A riempirlo. Ad ornarlo. A scorticarlo.

E
Sarà bellissimo. Così. Bellissimo. Per sempre.



I piedi sono messi a fuoco, le mattonelle no. Le mattonelle sono vivide, le dita dei piedi non più.  Continuo a tenermi  la stoffa della sua camicia schiacciata contro la bocca per fermare la nausea. Muovo l’alluce e lo vedo sfocato, trascino il tallone e i suoi contorni sono talmente delineati da convincermi che l’ho vomitata davvero la cena.




.
Sento degli oggetti che si muovono, vengono agitati e urtano fra di loro. Il rumore sembra sempre più delineato,  una sagoma rosa mi si piazza davanti. Sgrano gli occhi più volte, è sapone, viene messa a fuoco  la mano che lo regge. Il polso è bianchissimo, le vene scintillano sulla pelle bagnata, sembrano volerla bucare ed uscire fuori. Mi intimidiscono. Faccio leva con entrambe le mani per tirarmi su, muovo la testa, non riesco nemmeno a riprendere del tutto l’orientamento. Quando smetto di guardare a terra Trip è accovacciato davanti a me, seduto sui talloni e con una catasta di cianfrusaglie vicino. Sgrana anche lui gli occhi, più volte, si passa una mano fra i capelli e scuote la testa. Guarda un punto fisso fra la pila di cose. Tiene ancora la bottiglia di sapone  in mano, ha le pupille come pozzi neri.
-Mh ? — Gli vibrano le labbra, poi alza il mento. Non so cos’abbia detto.
Schiocca la lingua, si alza, mi prende la testa con una mano e non so più se stia stingendo la bottiglia perché non vedo niente, non sono più in grado di sgranare gli occhi.






.
Di nuovo tutto sembra abbia il sapore del ferro. Anche la ceramica ha il sapore del ferro.
Ho la faccia premuta contro il bordo della vasca. C’è una vasca. Ci sono contro.
Le mani iniziano a formicolare schiacciate dalla posizione che ho assunto, batto i denti e li sento scontrare contro il margine.
Vengo afferrato  per la nuca, sbatto ancora la  bocca sul bordo vasca. C’è sangue. Mi passo la lingua sulle gengive, non capisco più come siano fatti i denti.
La schiena è flessa, la spina dorsale è incandescente.
Penso.
Non riesco a pensare.
Posso essere un cadavere con tante mani a scavare nel bacino, ma di mano per adesso ce n'è una, ferma sulle ossa sporgenti della vita, è il perno che mi tiene inchiodato. Mi tiene premuto. E' come se fra un osso e l'altro ci fosse della colla, o del miele; ingoio saliva acida. Trip agita una mano sulla mia testa. Armeggia con i miei capelli, ci versa sopra qualcosa e c'è troppa schiuma; non importa quanto sbatta e agiti le palpebre, c’è troppa schiuma. Il sapone si fa strada fra le ciglia, la pelle , entra e brucia.
Entra e brucia.
Brucia.
La bile si è addensata in acido e ora striscia sul fondo della bocca. Spontaneamente. Si accumula simultaneamente al tacco della sua scarpa nelle mie costole.
Ansimo. Tossisco. Sto per strozzarmi.
Mi tira su, ho il volto bagnato ed è come se avessero spalancato di colpo tutte le finestre quando invece, è solo la mia faccia che taglia l'aria di un piccolo spostamento e si avvicina alla sua. Agita le mani e quasi non le sento, fa un miscuglio di cheratina e sapone, poi cado all'indietro, risbatto la nuca contro il bordo e tutto viene impastato da un tonfo profondo e lunghissimo.
Quest'uomo sta per tirarmi un calcio al ventre, punta al ventre, mi muovo e finisce per colpirmi le costole. Gemo. Ancora. Torno giù.
Il dolore pulsa alla base del collo come una cassa di legno e pelle elastica. Sputo l'acido, e sembra tutto meno che uno sputo.
Percepisco lo smarrimento e la confusione.
Cosa viene dopo.
Cosa succede adesso.
Deve avermi sentito gemere. Mi agito, dentro.  Mi agito…  ..dentro.
Ho il collo gettato all'indietro, non so quanta acqua stia affogando il mio volto.
Non conosco più la direzione di nulla, non ho più coscienza di nulla, tutto può sembrare ed essere tutto. Non riesco a prepararmi a ricevere calci, ognuno di questi mi sembra nuovo, imprevedibile.
Invece guardo il soffitto, sfoca leggermente, l'attenzione è ferma sulle gocce che traballano dalle ciglia appiccicate in tre morbide mezze lune; non le ho mai viste così. Scollo le labbra l’una dall’altra, aprendole. Una goccia si stacca e non la sento percorre la guancia, che è scavata e mi ricorda un pendio senza fondo. Trip continua a gettarmi addosso sapone rosa e probabilmente ha un ottimo profumo, non percepisco nessun odore a parte il suo, ma sono sicuro abbia un ottimo profumo.
Fiori e bacche.
Mi domando quanto tempo dovrà passare prima che la goccia si schianti.
Sento la testa leggera e pronta ad essere riempita con qualsiasi altra cosa, i pensieri si sono coagulati sulla mia faccia in macchie viola. Hanno preso forma risuscitando sulla mia pelle. Galleggia la nuca e galleggiano anche i miei capelli. Un ventaglio di ciocche blu sul filo dell'acqua, le punte si raggruppano in nodi corposi sul margine dell'altra estremità della vasca, delle barche che vanno a morire sul pendio della spiaggia opposta. Incrostate di sole e sabbia, capelli decorati con alghe, il verde della muffa che inevitabilmente si insinua nelle sigillature di questo oggetto.
Mi arriva un colpo al bacino. Rantolo e rotolo. 
Il resto del corpo l'ho lasciato indietro, non c'è più, giace ai piedi della vasca, lontano dall'acqua. Si fa riempire di calci.
Chissà cosa credo che accadrà continuando a tenere la faccia sempre più immersa e le membra ancora per molto atrofizzate. Morirò così. Sembra una fine dolce, con il cranio che si annacqua e per la pesantezza affonda. Magari mi ribalterò, forse perirò prima.
Emetto un fischio che sembra il suono di un bambino raffreddato mentre dorme.




.

—Si, ce l'ho io... lo tengo con me. In questo momento lo sto lavando. -
Non ho sentito il coil squillare.
Sono stordito.
Mi vedo ancora nudo e completamente sommerso dall'acqua, che non è più la stessa e vorrei urlare per questo.
Invece sputo di nuovo qualcosa.
—Va bene così...
Mi piacerebbe saper sputare e non sbavare. Ci sono dei cerchi rosa nell'acqua adesso.
—Lo sai già che va bene così. Nessuno lo... Virus So cosa fare.
Ora gesticola teatralmente. Mi chiedo chi debba convincere se siamo soli.

Mi torna in mente che in effetti qualcuno era venuto a casa, nella mia casa e nella mia camera. Non in questo posto, non qui. Lo vidi arrivare correndo, forse passai tutto il tempo con il naso schiacciato sul vetro della finestra e in equilibrio su una pila di cuscini per arrivarci. Mi annoiavo e pensavo che guardare fuori avrebbe offerto uno spettacolo migliore. Non ricordo cosa c'era.. "fuori"...Non mi accorsi dei pennelli e delle tempere colorate che portava con lui finché non fu affianco a me. Forse li ho usati ...lui lo fece di certo; intingeva e girava le setole nell'acqua e ciò che avrei desiderato guardare per sempre era quello che ne veniva fuori: gli stessi cerchi che ora si affiancano a queste bollicine saponate.
- Adesso calmati, ne parliamo quando sei qui.. No, ho detto quando sei qui..
E' un grido acuto quello che mi esce, sempre debole, mentre faccio leva sul braccio meno dolorante e provo ad avvicinarmi le ginocchia al corpo.
Mi piace l'acqua quando è colorata,
acqua colorata,
l'acqua se viene colorata
l'acqua se viene colorata è magnifica.
non voglio essere io a colorare quest'acqua, fermo il sangue dal labbro goffamente, avvolgendo la bocca con tutta la mano.




.
C'è una serie di gesti confusi e nel seguirli gli occhi si snodano.. i gesti portano ad un clik e il click porta alla chiusura del coil e al decesso della luce blu che colorava il vapore fino ad un attimo prima.
Non vedo più niente, sento tutto.
Ci mettiamo entrambi in movimento.
L'osso del polso sbatte di contraccolpo contro il muro.
L'acqua straborda e schizza a terra.
La luce sfarfalla con rumori simili a scosse elettriche.
Sono così stanco, potrei avere mille anni e forse li ho, le giunture di qualsiasi articolazione non rispondono e se lo fanno un'agitazione mi guizza nel petto ed è come se potessero slogarsi in ogni momento.
La confusione mi acceca quando balbetto e ingoio suoni.
La mia pelle era un'inspiegabile guaina di cuoio prima che Trip iniziasse a stringermi la caviglia e a trascinarmi verso il fondo.
Vado incontro al movimento dell'acqua come un peso morto, reggendomi la mascella sempre più precariamente finché non siamo talmente vicini e lui è talmente definito in questa vista fasulla da farmi singhiozzare e precipitare ogni arto giù, in basso, in fondo.
C'é lo schiocco nascosto in questo caos. Trasporta il suono della carne delle braccia mentre rompe la patina d'acqua, poi gli schizzi impregnano il suo completo. Non si scompone ma stringe le labbra, vede il sangue che scivola via dai denti e le mie mani che si impegnano per tenerlo su senza fargli superare il collo.
Si avvicina e lo attendo. Aspetto e smetto di accumulare tensione, aspetto dopo chissà quanto... tempo... Invece prende un altro flacone, che questa volta è arancione e non sembra sapere di niente.  Lo versa sulle mani,  sembra che a lui piaccia quell’odore.
"non sarà  diverso da ieri".
Inorridisco..
. 
.  .
                      ..
.
Butto fuori tutte le tracce d'aria dai polmoni con un 'unica boccata che dura meno di un secondo. Vedo il mio interno. Focalizzo i miei tessuti, i colori gialli e rossi e caldissimi attorno al grigio delle mie ossa. La muscolatura che vi si attorciglia, il sangue che scorre lentamente in ogni cavità irradiando pezzi di carne asciutta, molliccia.
I polmoni che non si contraggono più.
I polmoni che, dannazione, non si contraggono più.
Si passa quella sostanza vagamente arancione sulle dita.
Il sangue bordeaux che goccia pesantemente sul mio torace quando si raggruma per troppo tempo sul labbro.
E vorrei che il mio corpo funzionasse, che le gambe tornassero a smettere di tremare.
Perché lo so, lo so, lo so, lo so, lo so, lo so, lo so, lo so, che non hanno tremato per interi giorni e anni. Funzionavo.
Funzionavo.
Funzionavo.
Ora collasso. Devono attaccarmi macchine per monitorare come vado avanti. Devono tenermi legato soprattutto pe evitare di lasciarmi a pezzi.
.... .. .




.
L’acqua ha la stessa temperatura del ghiaccio. Trip è morbido. Morbidissimo. E bianco. Anche le sue mani screpolate sono morbidissime. Sono morbido anche io, zuppo d’acqua, e freddo.




.
Mi ritrovo con i polsi che si agitano sul torso, Trip che è sempre più frenetico, e si muove, muove le mani , mi afferra sotto le cosce. E’ una massa sfocata che mi urta ovunque e mi versa contro il liquido arancione. I polsi che disegnano semicerchi di sangue sbiadito e trascinano interi grumi rossi da un polo all'altro di pelle. Con le gambe che nemmeno sento più, ma che sono certo stiano per scoppiare nelle sue mani.
Lo sento che mi prende per un braccio. Prova a farmi stare buono, io affondo, sparisco sotto interi centimetri, poi riemergo con la gola troppo gonfia per tutta l'aria che voglio farci passare.
Mi passa contro quel liquido arancione, me lo sento perfino in bocca. Tiene i palmi su ogni ginocchio e mi allarga le gambe, scivolo in basso, mi convinco di essermi finalmente spezzato in due, come una matita, e la spina dorsale che fa da mina.  Sono sul fondo della vasca invece, guardo la macchia  di capelli biondi che mi afferra per i capelli, ci prova, ma non ci riesce, gli si sfilano via dalle dita serrate, si spezzano, galleggiano in acqua. Divento frenetico anche io, più di prima. Ho respirato l’acqua. Ne ho respirata troppa. I polmoni grondano come spugne immerse in un secchio.




Era sopra di me.
Provavo l’impazienza di molteplici forme di dolore fino a non provarne più nessuna. La rabbia dirigeva tutto. Che cos’ero?
Come potevano dimenarsi tante cose tutte insieme e non bucare niente, non uscire da niente e non finire in niente?
Potevo quasi provare qualcosa per i suoi movimenti, finché mi stava sopra, almeno. Sempre gli stessi, tutti con un inizio, una fine e forse uno scopo, qualcosa di caldo.

Poi finiva per lavare il mio corpo per pura formalità, inzuppando un panno e sfregandomelo contro, soffermandosi su nessun punto in particolare e guardandomi sotto ogni luce. Tamponava i miei capelli riservandogli  un secondo panno, più spesso e spugnoso del precedente.
Non cerco quasi mai di coprirmi eppure vorrei farlo.
Voglio troppe cose.
Non posso volerne nessuna.
Allora prego che non smetta mai di tamponarmi.






Http.moloko
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Dunque.
mmhh...
Grazie per esservi sorbiti questa cosa che occupa 6 pagine. Mio Dio, mai scritto 6 pagine in cui succede così poco....
Spero si sia capito tutto in modo scorrevole, in caso contrario avvisatemi perchè è molto importante per me ahah
... Aoba qui non è proprio ai livelli di un vegetale,  non sarei riuscita a scrivere qualcosa di concreto altrimenti..., non che ciò che avete letto abbia un senso, anzi...per quanto riguarda Trip.. no lui non lo commento.-.
Non so se lui sia riuscito o meno in realtà, perchè non ho giocato la loro route, mi è stata raccontata, infatti avrei voluto fosse una cosa più "level nightmare", almeno sarebbe stata più completa come fanfiction, .. poi ho scoperto che il mio concetto di erotismo praticamente non esisteva e quindi... rating arancione v.v

Il loro rapporto sa molto di sindrome di stoccolma, avete notato? E' incoerente, però una volta riletto ho capito che è proprio così che volevo che fosse, come lo intendo nella mia testa, insomma...
Sto segretamente rosicando perchè vorrei far evolvere Aoba ancora un pò.

  
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