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Autore: Mai Kusakabe    20/05/2015    5 recensioni
–Non riesci a pensare a qualcos'altro da farmi?
Marco ha incontrato persone riluttanti ad ammettere varie cose. Questa, comunque, non è un qualcosa che si sarebbe mai aspettato di aggiungere a quella lista. [Marco/Ace]
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Marco, Portuguese, D., Ace
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Autore originale: Mai Kusakabe
Traduzione:
Lilian Potter
Pairing:
Marco/Ace (Raiting: Arancione)
Disclaimer:
Tutti i diritti a Eiichiro Oda; nessuno scopo di lucro.


 

OFF ALL THE STUPID THINGS

 



Marco rotolò sul fianco, attento a spostare Ace in anticipo, e si lasciò cadere sulla schiena sul letto con un ghigno contento. Tutta quella tensione sessuale mentre il moccioso si rifiutava ancora di unirsi alla ciurma era stata fastidiosa, ma ne era anche valsa la pena.

Accanto a lui, Ace era stravaccato sul letto, non essendosi mosso da quando aveva avuto l’orgasmo, e il suo respiro stava lentamente calando. Marco si girò, sul punto di avvolgere con un braccio il corpo dell’altro per portarselo più vicino, quando il ragazzo si sedette, usando il suo braccio come sostegno visto che non sembrava ancora essersi ristabilito completamente.

-Ace?-

L’uomo lentigginoso non lo guardò mentre faceva scivolare le sue gambe sul bordo del letto.

-È stato bello.- borbottò Ace, affrettandosi ad allontanarsi per cercare i suoi vestiti. Marco l’osservò con sgomento, non che Ace l’avesse notato con i suoi occhi schivi, mentre l’altro ormai vestito si lasciò sfuggire un appena udibile ‘Buonanotte’ prima di lasciare la sua cabina.

Marco si lasciò nuovamente ricadere sul letto e grugnì. Sembrava avesse interpretato male Ace, perché non aveva pensato che l’altro pirata volesse solo un’avventura di una notte. A quanto pareva, quello era tutto ciò che Ace aveva desiderato.

 

Era stato davvero del buon sesso, il biondo non aveva intenzione di negarlo, ma lui aveva sperato in qualcosa di più per tutto quel tempo e, quando Ace l’aveva baciato quel pomeriggio, aveva pensato che anche Ace volesse di più.

 

Sembrava si fosse sbagliato.

 

 

Probabilmente, l’unica ragione per cui Marco non manifestò sorpresa fu perché l’aveva sentito arrivare, così invece lasciò che la sua schiena si scontrasse contro la parete e strinse le braccia intorno al corpo che improvvisamente era completamente sopra al suo, baciandolo e tastandolo con tanto entusiasmo quanto ne stava ricevendo.

 

-Ace?- chiese quando si separarono per necessità d’aria. L’altro semplicemente lo baciò di nuovo. Marco ricambiò il bacio e ci riprovò la seguente volta in cui si separarono. –Cosa…?-

 

-Cosa? Non vuoi?- fu la risposta di Ace, un ghigno sul viso, e questa volta l’uomo più giovane iniziò a trascinarlo in direzione della cabina di Marco, baciando ancora il maggiore nel processo. Marco avrebbe potuto tentare di separarlo, per chiedere esattamente cosa stesse succedendo, ma era una scelta dura da compiere con quella bocca ansiosa che cercava di divorarlo e quelle mani calde che esploravano ogni parte del suo corpo che riuscivano a raggiungere.

 

L’avrebbe chiesto più tardi, per ora era un compito difficile a sufficienza il cercare di tenersi addosso tutti i vestiti prima di raggiungere la sua stanza, dato che temeva cosa sarebbe potuto accadere ai suddetti indumenti se fossero stati lasciati in mezzo al corridoio.

 

 

Marco sapeva che non avrebbe dovuto sentirsi ferito quando Ace si alzò nuovamente e, senza guardarlo davvero, si vestì e se ne andò. Quindi al ragazzo era piaciuta tanto la prima volta che aveva voluto ripetere, era stato ovvio una volta che avevano finito e lui era stato in grado di pensare più chiaramente. Non avrebbe dovuto essere infastidito da ciò e avrebbe dovuto invece prenderlo come il complimento alle sue abilità che il ritorno di Ace per avere di più significava. Ma la verità era che Marco era seccato. Perché Ace non poteva parlargliene, cercando di raggiungere una sorta di accordo, invece di fuggire ogni volta?

 

Non era come se Ace avesse iniziato a comportarsi stranamente intorno a lui. Fuori dalla cabina di Marco, il ragazzo era perfettamente amichevole, non aveva problemi a scherzare con lui, a provocarlo a volte persino con audaci allusioni sessuali, e persino lanciandogli delle sfide che tutti sapevano Ace avrebbe perso.

 

Le azioni di Ace riguardo al sesso erano assolutamente prive di senso; il ragazzo non provava vergogna, il suo comportamento lo chiariva, e non sembrava neanche avere alcun problema con Marco, quindi l’uomo più grande doveva chiedersi cosa stesse facendo. Marco suppose che Ace volesse solo una relazione di sesso casuale, ‘amici di letto’ forse, ma non aveva senso che il ragazzo non lo chiedesse.

 

Dopo la terza volta di scopata e fuga, Marco decise di confrontarsi con Ace. Era troppo frustrante.

 

 

Quando Marco afferrò Ace da un braccio e lo schiacciò contro la parete di un corridoio non particolarmente frequentato, il ragazzo gli sorrise, leccandogli le labbra, e il pirata più grande dovette ricordare a sé stesso che non era lì per scoparsi il moccioso privo di senso contro la parete.

 

-Cosa sta succedendo, Ace?-

 

L’uomo dai capelli neri sbatté le palpebre, confuso, e sembrò essere stato messo fuori gioco per un momento.

 

-Cosa intendi?- chiese finalmente Ace, e fu ovvio che il conversare non era stato nella sua mente nel momento in cui Marco l’aveva intrappolato contro la parete.

 

-Questo,- disse Marco, gesticolando con una mano tra di loro, -noi. Cosa sta succedendo tra di noi?-

 

-Oh.- Ace si morse il labbro inferiore, e ancora una volta Marco disse fermamente a sé stesso che non era lì per scoparselo. –Stiamo facendo sesso.- affermò Ace, inclinando la sua testa di lato e guardando Marco. E dannazione se quello non era un gesto sexy. Il biondo si rifiutò di credere che l’altro non lo stesse facendo apposta.

 

-Sì, questo è chiaro, ma non è questo che sto chiedendo e tu lo sai. Perché te ne vai semplicemente ogni volta?-

 

Questa volta Ace sembrò sorpreso e scrollò le spalle.

 

-Perché abbiamo finito.- rispose il ragazzo casualmente, ma quelle parole non furono abbastanza per distrarre l’uomo maggiore dal lieve rossore che si stava diffondendo sulle guance di Ace.

 

-Queste sono stronzate.-

 

-Oh, dai, Marco,- praticamente mugolò Ace –hai davvero intenzione di stare qui a interrogarmi? Siamo da soli, e sono passati tre giorni.- E il ragazzo sollevò una mano a coppa attraverso i suoi vestiti. –Non riesci a pensare a qualcos’altro da farmi?-

 

Marco grugnì e lo baciò. Se Ace stava cercando di distrarlo, questo significava che non aveva intenzione di rispondere ad altre domande e Marco non possedeva abbastanza informazioni per costringerlo a farlo. Poteva benissimo accettare l’offerta del moccioso e pensare più tardi a quello che aveva appreso adesso.

 

 

Marco giaceva sul letto quella notte, pensando a quel pomeriggio. A parte le sue parole, aveva ottenuto un nuovo e inaspettato tassello di informazione quando, dopo il sesso, Ace non era scappato come tutte le altre volte. Invece, avevano cercato insieme la cintura di Ace, che era in qualche modo finita appollaiata sul telaio della porta vicina, e dopo, nell’osservare la macchia veramente evidente che il ragazzo aveva lasciato sul muro, avevano ridacchiato ed erano andati a prendere qualcosa per pulirla. Era stato molto normale, nessuna traccia dell’evidente imbarazzo che Ace aveva mostrato tutte le altre volte e Marco si era chiesto perché fosse stato così.

 

Quel pomeriggio si era sbarazzato di qualsiasi restante, e veramente improbabile sin dall’inizio, dubbio sul fatto che potesse essere il sesso in sé a imbarazzare Ace, ma quello aveva portato Marco a domandarsi quale, esattamente, fosse stata la differenza tra oggi e tutte le volte precedenti.

 

‘Perché abbiamo finito.’

 

Quella era stata la risposta di Ace, e ora era persino più senza senso di quanto lo era stata prima nel corridoio. Avevano finito dopo che Marco era venuto dentro a Ace, anche, ma il pirata più giovane era rimasto in giro e loro erano persino andati insieme nella sala mensa per cena come in un’altra serata normale, esattamente come tutti gli altri sulla Moby Dick.

 

L’unica differenza nel sesso in sé a cui Marco poteva pensare era che, veramente, l’avevano fatto nel corridoio invece che sul suo letto.

 

Ma riguardo al come ciò potesse aver cambiato il comportamento di Ace così tanto…

 

Aspetta, non dirmi che… Di tutte le cose stupide…

 

 

Quella volta Marco non si permise di godere dei postumi dell’orgasmo e lasciare a Ace un’opportunità di sfuggirgli nuovamente. Invece, il biondo si mosse mentre l’uomo lentigginoso stava ancora cercando di guadagnare un po’ di controllo sul suo respiro e avvolse un braccio intorno alle spalle di Ace, avvicinandolo.

 

Ace si tese e Marco dovette trattenere un gemito di frustrazione. Perché, seriamente, di tutte le cose stupide…

 

-Cosa stai facendo?- chiese Ace, teso com’era sotto il braccio di Marco, e lì non c’era traccia delle provocazioni e della giocosità di prima.

 

-Ti sto abbracciando.-

 

Ad Ace ci volle un po’ per rispondere e mentre rimase in silenzio si contorse, ancora teso. In altre circostanze, Marco l’avrebbe già portato più vicino, così che l’uomo con le lentiggini potesse riposare la sua testa sul petto del biondo, e forse avrebbe avvolto anche l’altro braccio intorno a lui, ma adesso stava aspettando.

 

-Perché?- Lo stranamente basso tono di voce che Ace utilizzò per pronunciare quella domanda era veramente fuori luogo se proveniva da lui, e in qualche modo ciò ricordò a Marco di quando il ragazzo gli aveva chiesto perché chiamavano il capitano ‘Babbo’. Marco cominciò ad accarezzare delicatamente la pelle di Ace con la mano con cui lo stava abbracciando.

 

-Perché voglio.-

 

-Ma perché?- insistette Ace. –Non ha niente a che fare col sesso!- esclamò, e Marco dovette chiedersi quanta della sua tensione fosse davvero dovuta al disagio.

 

-È davvero una ragione per non farlo?- Quando non ricevete risposta, domandò di nuovo. –Hai mai abbracciato qualcuno con cui hai fatto sesso?-

 

Ci volle un po’ ma questa volta Ace rispose.

 

-Non è qualcosa che fai con delle avventure di una notte.-

 

Marco si mosse più vicino a Ace, e usò la sua mano libera per sollevargli il mento, visto che il ragazzo fino ad allora aveva parlato per lo più al cuscino.

 

-Io non sono l’avventura di una notte.-

 

-No, immagino di no.- concesse Ace. –Ancora non vedo quale significato abbia fare questo. Le coccole sono per le ragazzine.- borbottò l’uomo con le lentiggini e Marco ridacchiò per il puro infantilismo del gesto. Quindi era quello il problema. Si fece serio immediatamente, comunque, quando realizzò le implicazioni di quella dichiarazione.

 

-Ace, sei mai stato abbracciato?-

 

-Ovviamente!- ruggì Ace. –Rufy era solito balzami addosso per tutto il tempo. Sabo a volte mi passava il braccio sulle spalle, e anche il nonno ci provava, ma quelli erano più simili ad attacchi frantumanti più che altro.-

 

Marco conosceva quei nomi, e non era sicuro che gli piacesse cosa ciò significava. Sabo era morto quando Ace aveva dieci anni, aveva sentito quella storia il giorno dell’anniversario del suddetto decesso, quando la ciurma si era preoccupata perché non c’erano stati tentativi d’omicidio e Marco aveva deciso di assicurarsi che il ragazzino stesse bene, Garp era un pazzo violento e Marco in qualche modo dubitava che l’uomo sapesse persino come dare un affettuoso, non spacca ossa, abbraccio; e Ace aveva incontrato Rufy, il suo amato fratellino di cui tutti avevano già sentito parlare molto, quando aveva dieci anni. Ciò significava che Ace era cresciuto senza molto contatto fisico di tipo non violento a parte con il suo altro fratello fino all’età di dieci anni, facendo a meno di un genitore amorevole che potesse fornirglielo, e questo poteva spiegare la sua reazione a esso.

 

Questa volta Marco avvolse entrambe le braccia intorno a Ace e se lo portò più vicino, notando come lui si irrigidiva per il gesto.

 

-Gli abbracci non sono per le ragazzine. Non è necessario, hai ragione, ma molte coppie lo fanno. Però, se tu non vuoi, non lo farò.-

 

Ace rimase silente così a lungo che Marco iniziò a temere una sorta di esplosione, probabilmente sotto forma di un attacco. Non si era aspettato il sottile filo di voce che provenne dal ragazzo.

 

-…Coppia? Noi?-

 

Marco lo allontanò giusto il necessario per poterlo guardare in volto, le braccia ancora intorno ad Ace.

 

-Sì. Preferirei questo ad essere ‘amici di letto’, ma…- la bocca di Ace contro la sua lo interruppe e lui fu presto spinto con la schiena contro al letto.

 

-Anch’io.- soffiò Ace, in bilico su di lui, e Marco ebbe la sensazione che il più giovane, nonostante non lo avrebbe mai ammesso, non avesse chiesto per paura che Marco rifiutasse. Ace aveva una stranamente bassa stima di sé che si scontrava con la sua sfrontatezza e l’eccessiva sicurezza in battaglia.

 

-Ma se siamo una coppia adesso ti scoperò io.-

 

Marco sogghignò verso di lui.

 

-Pensavo non l’avresti mai chiesto.-

 

FINE

Perché questo è semplicemente… *O*
E, prima di lasciare un opinione generale, dirò che avrei letteralmente amato leggere una bella lemon con Ace che stava sopra (:Q_). Ma visto il raiting della ff, fermerò qui la mia mente perversa. Ho adorato questa storia, e mi è piaciuto moltissimo seguire Marco nelle sue ‘indagini’ sul perché Ace fuggisse ogni volta dalla sua cabina. E, tra tutti i motivi stupidi, ecco che Marco lo trova, scoprendo poi che perlomeno non è insensato quanto pensava inizialmente. E il tutto termina con un finale con i controfiocchi *-*

Ricordo che la traduzione dall’inglese non è la mia specialità, quindi chiunque veda eventuali errori o comunque qualcosa di migliorabile non si faccia problemi a segnalarmi qualsiasi cosa! ^^

A ogni modo, spero che anche a voi sia piaciuta tanto quanto a me. Comunque, oggi è il compleanno di Mai; tanti auguri a lei! Questa è la mia terza pubblicazione per festeggiare l’evento; aspettatevene ancora delle altre in serata! Grazie in anticipo a chiunque sceglierà di regalarle una recensione! *-*

Alla prossima,
Lily

  
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