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Autore: tinalebonwski    20/05/2015    3 recensioni
Non tutti siamo perfetti anche se cerchiamo di esserlo. Non dobbiamo esagerare però.
La ragazza si sedette sul freddo pavimento, proprio davanti al gabinetto.
Sapeva come fare, l’aveva visto fare altre volte. Ma non aveva mai provato di persona.
E fu allora, che si decise. Vomitò tutto. Anche una piccola parte di sé stessa.
Si sentiva vuota. Ma, almeno, sarebbe diventata perfetta.Ballava. Come non aveva mai fatto prima. Si muoveva fra la gente. Veniva sfiorata da mani sconosciute.
Si sentiva apprezzata.
Era vicina al suo obbiettivo, ormai. Sarebbe diventata perfetta.
Non andava bene: era ingrassata. Senza rifletterci, si diresse verso il bagno.
Ed ecco un altro pezzo di lei che volava via …
Presto, non sarebbe rimasto più niente della vecchia Jenna.
Poi, il cellulare della ragazza squillò.
Una, due, tre volte.
Non riuscì a rispondere al telefono. Tutto quello che sentì, fu il freddo pavimento sotto il suo viso.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Collin Jennings, Jenna Hamilton, Tamara
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Al mondo, ci sono due tipi di persone: quelle perfette e quelle imperfette.
Di solito narriamo le storie delle persone perfette, perchè sono più interessanti.
Quella che sto per narrarvi è la storia di una persona imperfetta, la cui storia vale la pena di essere narrata.
È la storia di una ragazza come tante altre. Una ragazza che soffre e che ride. E che vorrebbe essere perfetta, ma non lo è.
Una ragazza che non ha niente che la distingue dalle altre.
Eppure, la sua è una storia degna di essere raccontata. È per questo che sono qui.
Per raccontarvi la storia di questa ragazza.


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Jenna Hamilton era una ragazza come tante. Aveva cercato di diventare una dura ignorando il fatto che i suoi amici la ignoravano ma aveva rimediato soltanto un tradimento ed un cuore infranto.
E, quando le lezioni erano finite, Jenna era tornata a casa. Sua madre era appena partita per un viaggio a Los Angeles.
Giorno dopo giorno, Jenna era ritornata alla sua “vecchia”vita.
Ma a lei non bastava. Voleva di più, voleva essere perfetta.
Perché, se fosse stata realmente perfetta Collin non l’avrebbe tradita. Perché, per Jenna, perfezione era sinonimo di felicità.
Si stava guardando allo specchio.
Indossava un completo intimo di cotone, bianco e semplice.
Odiava quello specchio, si sentiva brutta davanti a lui. Si sentiva grassa.
La ragazza si mise di profilo. No, non andava.
Doveva darsi una regolata, era davvero troppo grassa. 
Forse, Collin non l’avrebbe tradita se fosse stata più magra …
E poi, si truccava davvero troppo poco. E i suoi abiti non erano per niente sexy o provocanti.
Jenna sospirò, mentre si dirigeva verso il bagno. Era una stanza piccola, sui toni del celeste.
La ragazza si sedette sul freddo pavimento, proprio davanti al gabinetto.
Sapeva come fare, l’aveva visto fare altre volte. Ma non aveva mai provato di persona.
Lei non era quel tipo di ragazza. Però, c’era una prima volta per tutto. Anche per quello.
Un tempo, lei non avrebbe mai fatto una cosa del genere.
Ma ora era diverso …
Pensò a tutto quello che aveva mangiato quella mattina: una tazza di caffelatte e dei biscotti al cioccolato.
E fu allora, che si decise. Vomitò tutto. Anche una piccola parte  di sé stessa.
Si sentiva vuota. Ma, almeno, sarebbe diventata perfetta.

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Jenna aveva sempre odiato le discoteche. Erano troppo caotiche, piene di gente che, appena poteva, allungava le mani.
Ma era cambiata. Era dimagrita.
Si pesava ogni giorno, ed ogni chilo in meno era una vittoria. Non sapeva a cosa stava andando incontro.
E poi, dopo qualche mese, si era fatta coraggio. Aveva indossato il vestito più provocante che aveva ed era uscita.
Forse, sperava di incontrare lui. Sapeva che era solito a frequentare le discoteche, il sabato sera.
Ballava. Come non aveva mai fatto prima. Si muoveva fra la gente. Veniva sfiorata da mani sconosciute.
Si sentiva apprezzata.
Era vicina al suo obbiettivo, ormai. Sarebbe diventata perfetta.
Poi, le sembrò di scorgerlo fra la folla. E avrebbe voluto urlare, corrergli incontro, dirgli che era cambiata, che stava per diventare perfetta.
Poi, però, vide una ragazza accanto a lui. E capì che non era abbastanza perfetta.
Iniziò a ballare con un ragazzo, ma non lo vedeva realmente. La sua mente vagava, elaborava piani.
Il vomito, i vestiti, il trucco pensante non bastavano. Doveva fare di più, molto di più.
Ed una parte di lei, si rifiutava. Le diceva di smetterla, di fermarsi. Ma l’altra, la incitava a continuare, a non fermarsi.
E lei, diede ascolto a quella parte.
Non ascoltò l’altra, che le diceva di fermarsi, che le diceva di andarsene. Che le diceva che si stava spingendo troppo oltre.
Come le mani del ragazzo con cui stava ballando, giù sempre più giù …

Sul fondo del burrone, da dov’è impossibile risalire.


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La mattina seguente, Jenna si svegliò sola, in un letto che non era il suo.
E si sentiva sporca, violata. Tutt’altro che perfetta.
Sul pavimento, giaceva un pacchetto di sigarette ancora intatto. E un accendino.
Prese una sigaretta e l’accese. Dopotutto, che male poteva farle?
Appena arrivò a casa sua, si posizionò subito davanti allo specchio.
Lo faceva ogni mattina ed ogni sera.
Si spogliò  e cercò di ignorare i segni rossi sul suo collo.
Non andava bene: era ingrassata. Senza rifletterci, si diresse verso il bagno.
Ed ecco un altro pezzo di lei che volava via …
Presto, non sarebbe rimasto più niente della vecchia Jenna.
Poi, il cellulare della ragazza squillò.
Una, due, tre volte.
Non riuscì a rispondere al telefono. Tutto quello che sentì, fu il freddo pavimento sotto il suo viso.


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Collin non sapeva cos’era successo alla sua ex. Non l’aveva più vista dopo la fine della terza stagione.
Quel giorno, stava bevendo una birra in uno squallido bar di periferia. Poi, la vide.
Era cambiata. Quella non era la Jenna che conosceva.

Era come se minuscoli pezzetti della ragazza fossero volati via …  

Poi, Jenna si girò e i suoi occhi incontrarono quelli di Collin.
Vuoti, gli occhi della ragazza erano vuoti. Non era più lei …
E Collin, aveva voglia di urlare, di chiederle cose le era successo.
Poi, vide la curva arrotondata del ventre e disto
lse lo sguardo. Quella non era lei. 

Era solo un minuscolo pezzetto di lei …

Lui, non potè fare a meno di domandarsi cosa fosse successo alla ragazza.
Chiuse gli occhi, ma non riusciva a dimenticare quello sguardo.

Non lo dimenticò mai ...


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Vi starete chiedendo perché vi ho raccontato questa storia.
Perché ho visto il mio migliore amico soffrire per quella ragazza. L’ho visto piangere sulla sua tomba.
L’ho visto allevare la figlia di Jenna come se fosse sua.
L’ho visto soffrire.

Ogni giorno, si staccava un pezzetto di lui. E volava via …

Poi, non è rimasto niente. Solo la sua storia, la loro storia.
Mi mancano entrambi. È per questo che vi ho raccontato questa storia: perché non vengano dimenticati.

Per far vivere ancora quell’unico pezzetto che è rimasto di loro …

Tamara.
 



  
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