Capitolo 9
NON. DITE.
NULLA. Lo so faccio schifo, un anno! Un dannatissimo anno!
Il resto a
fine capitolo, soltanto scusatemi e buona lettura…
Tra poche ore devo andare a scuola ma penso che non ci andrò.
Insomma, è troppo imbarazzante! Non voglio vederlo. Non voglio chiarire. Mi
serve tempo. Tempo per… per pensare a … non lo so. Tempo per pensare alle cose
a cui devo pensare. Ecco.
Soddisfatto dei miei pensieri vado a farmi una doccia. Spero
di rinvigorirmi almeno un pochino dal momento che ho dormito davvero poco.
Entro nella doccia con un mare di pensieri in testa e appena comincio ad
insaponarmi, come a farlo apposta mi viene in mente quello che è successo
qualche ora fa. La sua mano sulla mia intimità. Il calore del suo respiro
contro il mio collo. ‘Ma dai, che vuoi che sia Goten, è solo per scaricare la
tensione’. Convinto di ciò comincio a ripetere gli stessi gesti immaginando che
sia Trunks a farmi tutto questo. Dio, solo ora mi rendo conto di quanto mi sia
piaciuto. Se non fosse stato per l’imbarazzo iniziale credo che sarei venuto
dopo nemmeno trenta secondi. Sto per venire di nuovo. Nella mia testa le
immagini scorrono veloci. Trunks, i suoi capelli, la sua faccia sconvolta dal
piacere, la sua bocca semichiusa, le sue labbra, i suoi gemiti, la sua
dolcezza, il modo in cui mi tratta, come se avessimo ancora sette anni, le sue
carezze, i suoi abbracci. La mia mano rallenta fino a fermarsi.
Dio, non sono riuscito a continuare. Sembra che la situazione
sia più difficile e complessa di quello che credevo. Non riesco a pensare per
qualche minuto a lui sotto quella luce che subito la mia testa prende altre
strade che riguardano il mio rapporto con lui… la verità è che il rapporto
sincero che avevamo mi manca da morire e non posso fare a meno di attribuirmi
parte delle colpe. Spesso mi ritrovo a pensare che sia normale allontanarsi e
cominciare ad avere interessi anche divergenti e che il problema sono io, che
ho fatto proprio di lui il mio interesse primario. E no, il fatto che sia stato
tutto naturale e che non l’abbia fatto apposta non calma il senso di
inadeguatezza e colpevolezza che mi attanaglia lo stomaco ogni qualvolta che
penso a come ci comportiamo ora.
Nel frattempo esco dalla doccia insoddisfatto e totalmente
privo di qualsiasi desiderio fisico, a parte quello di togliermi il peso che ho
sullo stomaco. Mi vesto e resto seduto sul letto per minuti interminabili.
“Se non ti asciughi quei capelli ti verrà una bronchite”
Penso che una bronchite sia il giusto pretesto per restare a
casa qualche settimana evitando così di vedere…
“TRUNKS???”
“Ssh, fai piano idiota, ancora tutti dormono!” dicendo questo
scavalca la finestra che ho aperto per guardare l’alba e che mi sono
dimenticato di chiudere, stendendosi sul mio letto.
Sono agitato, non so come comportarmi e il fatto che lui si
mostra totalmente sereno contribuisce al disagio.
“Ma è un caso o ti spogli ogni volta che senti la mia aura
avvicinarsi?”
Ah. Già. Sono nudo. Ancora.
“Sarà che azzeri l’aura con la speranza che io non ti senta
arrivare e rimanga nudo?”
Per un attimo rimane perplesso, come se non si aspettasse una
controbattuta, dopoché comincia a ridere di gusto. “Touché! È vero l’ho azzerata,
altrimenti che sorpresa ti avrei fatto?”
Non so se sia il suono della sua risata ad imbambolarmi o il
fatto che abbia appena citato una mia frase di qualche anno fa, in ogni caso
rimango a fissarlo. Spesso mi dico che dovrei dimenticarlo per stare meglio e
tuttora non saprei dire se sono a mente lucida o meno ma mi sento totalmente
padrone dei miei pensieri e comunque non riesco a concepire di dovermi
allontanare da lui. Riesco ad analizzare il suo corpo, il volto e il modo in
cui ride e scherza con me arrivando alla conclusione che non c’era altro
epilogo per il mio sentimento per lui. Non riuscirò a smettere di amarlo
semplicemente perché provo questo per lui da quando sono nato. Lui è il bambino
sicuro di sé che tento di imitare da sempre. Lui è il ragazzino intelligente e
popolare che ho sempre invidiato. Lui è la persona che tiene le redini delle
mie emozioni e che è capace di distruggermi o portarmi al settimo cielo con una
semplice azione, come una frase detta al momento giusto.
Ed è per questo che puntualmente faccio figuracce beccandomi
il suo sarcasmo pungente. È che ho l’istinto di far cadere ogni barriera con
lui, frutto di interminabili anni a raccontarci l’uno all’altro senza riserve.
Non so dove abbia acquisito i suoi “nuovi” modi di fare che in pubblico sfodera
ma penso sia per proteggersi. Vorrei tanto fargli capire che con me non servono
affatto…
“Sarebbe stata comunque una bella sorpresa” è tutto ciò che
riesco a dire, semplice, schietto e sincero. Le sue guance si tingono
lievemente di rosso. Dio, quant’è carino.
Distoglie lo sguardo e sembra pensare molto di fretta a cosa
dire, poi se ne esce con “ovviamente, non sono sicuro che tu ti meriti tutto
questo ben di dio tutto per te!” e dicendo questo assume un tono ironico e si
indica platealmente.
Alzo un sopracciglio e aspetto che se ne renda conto.
“Cioè, intendo, non tutto per te in senso di… che, insomma…”
ora posso scoppiare a ridere.
“Tranquillo play boy, non dico nulla a Marron”. Lo so, mi
sono auto pugnalato, lo capisco, è che ogni tanto ho bisogno di catapultarmi
alla realtà, altrimenti il castello di cristallo nella mia mente cresce e si
erge sempre più maestoso, ferendomi quando lo fa cadere lui. Ecco, il
masochismo verbale è il mio di modo per difendermi.
La sua reazione però mi lascia dubbioso.
Si alza a sedere di scatto e mi guarda come se non capisse
chi ha davanti.
“Che – che diavolo c’entra quella ora?!” (E lui era mister
“non urlare che tutti dormono”?)
Non so che dire, non posso spiegargli i meccanismi del mio
cervello omettendo la parte che riguarda lui.
“Niente, era per dire…”
“beh non lo dire più.” Il tono poco
convinto fa perdere autorità alla frase. “e asciugati
quei capelli che se ti ammali sarò costretto a prendermela anche io, perché non
ho intenzione di sopportare il prof di chimica senza i tuoi commenti divertenti”
La frase accompagnata dal gesto di tirarmi su il cappuccio dell’accappatoio
sfregandomi vigorosamente la testa mi fa venire le lacrime agli occhi.
È difficile, davvero molto difficile mantenere il contatto
con la realtà quando tutto ciò che vorresti è abbandonarti all’illusione che la
vita possa tornare quella di un tempo. Chi se ne importava delle sgridate di
mamma o dei giorni in cui papà spariva se c’era Trunks a cui dire tutto e che
poi ti consolava regalandoti uno dei suoi giocattoli o con un semplice
abbraccio?
Che importanza aveva se il bulletto della classe ti voleva
rubare i soldi della merenda se poi arrivava Trunks a difendermi come fossi
l’unica persona di cui gli importasse davvero?
Devo perdermi meno nei miei pensieri perché quando mi gira
non vedendo in me reazioni di alcun tipo, mi trova con le guance rigate.
Ora sarà un bel problema giustificarmi…
Eccomi qua,
sono abbastanza sicuro di parlare al nulla dato il tempo che ho impiegato ad
aggiornare ma di recente ho voluto continuare a scrivere la storia dopo averla
riletta. Mi piace quello che ho creato e voglio portarlo a termine, anche se
dovessi postare un capitolo all’anno (e qui partono le minacce hahaha)
Spero di
non metterci molto a tornare, mi scuso perché so quanto ci voglia per aspettare
un capitolo che non arriva mai e a riprendere la lettura quando praticamente
non si ha nemmeno più un’idea di dove la trama fosse arrivata. *si inginocchia*
Perdonatemi
ancora, spero di finire presto il 10! *sparisce cadendo in una botola e
tornando sul libro di letteratura*
M