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Autore: Lara Ponte    21/05/2015    1 recensioni
Un piccolo villaggio ai margini del deserto...
Un giovane che sta per entrare ufficialmente nell'età adulta e dovrà decidere della propria vita.
Una razza che all'apparenza vive in pace come tutte le altre, ma qualcosa non torna.
Il dubbio ed il desiderio di cambiare un'amara realtà sconvolgeranno il giovane Ashjta Destara fino alle estreme conseguenze...
In realtà, l'idea di questa storia mi è arrivata grazie ad un contest a cui mi ero iscritta l'anno scorso.
( Trovate tutti i dettagli a fine del capitolo.
Intanto questo è il link:
http://freeforumzone.leonardo.it/d/10922391/Sangue-di-Drago-Fantasy-Contest-/discussione.aspx )
Grazie in anticipo e buona lettura a tutti.
Genere: Avventura, Generale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi
Note: Lemon | Avvertimenti: Tematiche delicate
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IV

In viaggio.

 

Era una notte serena e stellata, un silenzio quasi innaturale dava ad Ashjta quel senso di pace che tanto aveva cercato. Scelse di partire nel pomeriggio dopo pranzo, mentre la mattina l'aveva trascorsa a decidere cosa portarsi dietro. Alla fine non mise troppa roba nello zaino: giusto un po' di biancheria, qualche cambio leggero e alcuni indumenti più pesanti. Prima di uscire di casa il maestro Kalfar gli diede un po' di denaro e una spada bastarda che poteva tenere comodamente attaccata alla cintura.

'Ricordati: anche se non hai completato il tuo addestramento sei più forte degli umani. Se mai qualche brigante provasse ad attaccarti, non esitare a difenderti... e vedi di allenarti tutti i giorni.'

Seduto accanto al sacco a pelo, osservava quella splendida lama d'acciaio, sperando di non doverla mai usare, ma in realtà sapeva bene che quel momento poteva arrivare prima di quanto immaginasse. Ripensava alla sera prima, quando la maga gli aveva spiegato i termini dell'esilio. In poche parole, durante i suoi spostamenti, avrebbe avuto il permesso di fermarsi nei villaggi o città dei propri simili per non più di ventiquattro ore.

'Insomma: giusto il tempo di riposarsi e far provviste...' Sospirò gettando un occhiata distratta alla mappa. Aveva camminato ininterrottamente per quattro ore e quando il cielo prese a cambiar colore si era accampato in una piccola radura a ridosso di una parete rocciosa. Stimò di non aver percorso più di una ventina di miglia e non si sentiva affatto stanco, tuttavia preferiva muoversi in pieno giorno. Si sorprese di non essere nemmeno troppo affamato, come cena infatti gli bastò mandar giù un po' di pane e formaggio accompagnati da qualche frutto.

Aveva letto fino a quando i suoi occhi non si erano fatti troppo stanchi e dato che non si sentiva di accendere una sfera luminosa, trascorse parecchio tempo imbambolato a guardare le stelle, prima di infilarsi a dormire nel sacco a pelo. Poche ore dopo, nel cuore della notte, un rumore lo svegliò di soprassalto. Terriccio e sassolini che venivano smossi dai passi lenti e strascicati di qualcuno che doveva essere al limite delle proprie forze. Per precauzione aveva messo mano alla propria arma, ma la ripose subito riconoscendo l'inconfondibile sagoma della propria amica.

“Mishar. Non è possibile, che diavolo ci fai qua?”

Le ci volle un po a rispondere dato che aveva il fiatone.

“Figurati se potevo lasciare da solo un impiastro come te. Conoscendoti saresti capace di metterti nei guai alla prima città.” 'Come cavolo avrà fatto ad arrivare fin qui? Credevo di morire, accidenti...'

“Stai bene?” Chiese vedendola stravolta.

“Sono stata meglio, colpa mia che non mi sono mai allenata sul serio. Ti sei sistemato in un angolino talmente sicuro che ho dovuto girare parecchio, prima di trovarti.”

“Ma lo sa qualcuno che sei qua?” Esclamò come folgorato. “Ti prego: dimmi che non sei scappata di nascosto.”

“Si e no. Lady Dar'mhà non era troppo convinta della mia scelta, però non mi ha fermato. Non so cosa dirà per giustificare la mia assenza con gli anziani, ma ha detto che la vita era la mia e che se proprio ci tenevo potevo andare. Ovviamente al ritorno mi faranno una bella lavata, ma non importa.” 'In fin dei conti, in due si viaggia meglio.' Involontariamente le erano tornate in mente le parole di quando l'aveva salutata.

“Certe volte non so davvero chi di voi due sia più matta...” Si rassegnò infine Ashjta.

Le chiese poi se avesse già mangiato e dopo aver ricevuto una risposta affermativa la aiutò a sistemarsi per dormire: da ciò che aveva visto, ne aveva un disperato bisogno.

 

***

 

Dormirono entrambi come sassi e quando la luce dell'alba venne loro a dare la sveglia Mishar cercò di continuare a riposare tra mille proteste. Ashjta invece si alzò senza troppe cerimonie e dopo aver mangiato qualcosa si allontanò per esercitarsi. Al suo ritorno trovò la compagna che si fasciava i piedi prima di rimettersi le scarpe.

“Ti son venute le piaghe, sicura di farcela? Sei ancora a tempo per tornare indietro.”

“Non ci penso nemmeno. Ho messo un unguento, entro qualche giorno dovrei stare meglio.”

'Non che abbia fretta, ma spero non mi rallenti troppo.' “Come vuoi. Dovresti già saperlo, ma questa non sarà una vacanza...”

“Lo so, lo so.” Interruppe lei, spostando una ciocca di capelli dal viso. “Sono qua per darti una mano, mica per esserti di peso. Piuttosto qual'è la prossima tappa?”

A quella domanda Ashjta srotolò a terra la mappa mettendola in mezzo a loro. Vi poggiò accanto una bussola e cominciò a ragionarci su.

“Se non sbaglio, noi dovremmo essere da queste parti...” Cominciò indicando un punto vicino alle montagne. “Se continuiamo verso nord, troveremo un altro villaggio dei nostri. A quasi cinquanta chilometri in direzione sud-sud est, invece dovrebbe esserci un piccolo insediamento umano.”

“Da come lo dici sembra che tu stia puntando dritto a quello.”

“In effetti son curioso, inoltre non ho nessuna voglia di venire trattato come un poco di buono. Preferisco cambiare aria.”

“Probabilmente al tuo posto farei lo stesso. E va beh: un'altra notte all'aperto e sveglia all'alba. Mi abituerò.”

“Ehy! Non ti ho mica chiesto io di accompagnarmi.”

“Guarda che stavo solo scherzando. Ed ecco uno dei motivi per cui sono qua. Dato che non sai cogliere al volo una battuta, rischieresti di fare a botte per una sciocchezza.”

Detestava ammetterlo, ma Mishar non aveva tutti i torti. Tornò quindi alle questioni pratiche senza dilungarsi in chiacchiere inutili e venti minuti dopo furono pronti a ripartire. Notò che nemmeno la ragazza aveva caricato troppo il proprio bagaglio e fu sorpreso nel vedere che portava un pugnale alla cintura, tuttavia evitò di commentare.

Dopo tre ore di marcia il caldo si era fatto pesante, ma nessuno dei due osava fiatare. Seguivano un percorso leggermente più lungo ma che a breve li avrebbe condotti ad una piccola oasi segnata sulla mappa. Avevano provviste per almeno tre giorni, tuttavia l'acqua era più pesante da trasportare, quindi contavano di rifornirsi per strada.
Quel giorno, Ashjta cominciava a sentirsi un po' stanco, tuttavia era di buon umore. Non gli dispiaceva viaggiare in compagnia e a dispetto di tutti i suoi timori, Mishar si dimostrava forte e determinata. Non si lamentava nemmeno quando le bende ai piedi si tingevano di rosso: si fermava quel tanto che bastava per cambiarle e poi ripartiva imprecando sulle asperità del terreno.

“Appena guadagniamo qualcosa penso che dovremmo procurarci un asino.” Disse cercando di rincuorarla.

“Ehm... e come pensi di sfamarlo?”

“Già.” Sospirò lui abbassando lo sguardo.

“Apprezzo il tentativo, ma non preoccuparti: ce la faremo anche senza.”

“Ormai manca poco. Almeno potremo darci una rinfrescata.”
 

All'arrivo, scoprirono che l'oasi era gestita da una famiglia di mercanti. Due fratelli con tutta la loro parentela, nonni compresi.

“Cosa ci porta oggi il sole? Una giovane coppia di mezzosangue. Permettete all'umile Jazkan di darvi il benvenuto ragazzi.”

“Un semplice buongiorno, no?” Sussurrò Ashjta a Mishar, beccandosi una leggera gomitata sul fianco.

“Saluti a lei buonuomo.” Rispose la ragazza. In realtà anche lei non era troppo felice di essere definita 'mezzosangue', ma era piuttosto brava a far finta di nulla.

“Quanto volete per permetterci di soggiornare per qualche tempo nella vostra oasi?”

“Un pezzo d'argento per ora. Di solito andrebbe pagato a persona, ma son sempre pronto a fare un piccolo sconto ai giovani sposi.”

A quelle parole ai due mancò il fiato, cercando di non scoppiare a ridere. Non avevano proprio pensato di poter essere scambiati per una coppia in luna di miele, tuttavia non dissero nulla per via della tariffa offerta.
 

“Probabilmente per gli umani, se un uomo e una donna viaggiano insieme devono essere per forza legati.” Rifletteva Ashjta mentre sedevano all'ombra di un palmeto.

“Che ti frega? Se non altro ci ha fatto lo sconto. Non oso immaginare che faccia farebbe a sapere la verità sui tuoi gusti.”

“Ho sentito dire che loro hanno ancora molti pregiudizi su alcuni argomenti...”

“Ehy, voi laggiù!”

Un uomo sulla trentina li raggiunse di corsa, agitando vigorosamente la mano destra in segno di saluto. Si presentò come Balizer, figlio maggiore del mercante che li aveva ricevuti e sembrava avere una certa urgenza.

“Salve. C'è qualche problema per caso?” Chiesero i due all'unisono.

“Potete dirlo forte! E tu ragazzo, con quelle spalle che ti ritrovi, sembri proprio il tipo giusto.”

“Giusto per cosa?” Chiese il diretto interessato.

“Ci serve qualcuno per sistemare un branco di cani della prateria, di quelli grossi intendo e voi altri avete fama di essere ottimi mercenari.”

“Se ci state offrendo un lavoro, forse è meglio che ci diciate di più.”

“Non c'è molto da dire. Hanno la loro tana in una grotta due miglia a sud...” Spiegò indicando la direzione. “All'inizio erano pochi e non davano alcun fastidio. Negli ultimi tempi invece il loro numero è aumentato e sempre più spesso attaccano le nostre greggi. Proprio l'altro giorno uno di quei bastardi ci provato con uno dei miei bambini.”

“Quanti sono esattamente?”

“Sei, forse sette, il capobranco dovrebbe essere quello bianco con delle macchie marroni sul muso. Credo che se lo elimini per primo, il resto di quelle bestiacce dovrebbe disperdersi da solo.”

“Non sono certo animali da sottovalutare, se riusciamo a sbarazzarcene cosa ne ricaveremo?” Si intromise la ragazza.

“Per prima cosa vi renderemo volentieri i soldi che avete già pagato. Inoltre potete prendere tutta l'acqua che vi serve e alloggiare gratis ogni volta che tornerete e per tutto il tempo che vorrete, fin d'ora.”

Dopo l'offerta i due si allontanarono di qualche passo per decidere il da farsi ed Ashjta sembrava abbastanza entusiasta all'idea di mettersi alla prova.

“Forse vale la pena di tentare.”

“Hai qualcosa di spesso da indossare sopra quella maglia?”

Dopo quella domanda Mishar spiegò che il morso di quei cani tendeva ad infettarsi facilmente e quindi sarebbe stato più conveniente proteggersi al meglio possibile. Il suo compagno rispose che aveva una giubba di pelle, un paio di stivali alti e dei guanti pesanti.

“Ottimo. Io ho con me diverse erbe, sono sicura che ci saranno d'aiuto.”

 

***

 

Nonostante le proteste dell'amica, Ashjta preferì lasciarla ad aspettare il suo ritorno all'oasi.
'Non posso farti correre dei rischi, soprattutto coi piedi in quelle condizioni...' Le aveva detto indicandole le fasciature appena cambiate e con quelle parole la discussione si era bella che conclusa.
Si avviò dopo pranzo e gli ci vollero pochi minuti a raggiungere la zona dove si trovava la grotta. Il primo di quei canidi lo attaccò alle spalle mentre si avvicinava all'ampio ingresso scavato nella roccia. Dopo un primo momento di panico, si buttò a terra per staccarselo di dosso. L'animale era riuscito a graffiargli il collo, ma ignorò la ferita sguainando subito la propria spada. L'impugnatura gli permetteva di poterla usare tanto ad una quanto a due mani e anche se non aveva ancora perfezionato la tecnica, si sentiva comunque pronto a battersi. Non avrebbe mai immaginato che il suo primo vero scontro sarebbe stato con quella specie di cane troppo cresciuto, ma almeno era felice di non essersi ritrovato subito circondato dal branco. La belva intanto si lanciò nuovamente all'attacco e lui, come gli aveva insegnato il maestro, scansò con un movimento laterale caricando un fendente orizzontale. L'impatto ebbe un effetto inaspettato: aveva colpito con tanta forza da aprirgli completamente il fianco, mettendo in vista pezzi d'interiora. Il senso di nausea che lo travolse a quella vista per poco lo fece vomitare e soltanto con grande sforzo di volontà riuscì a non perdere il controllo. Resosi poi conto che la bestia respirava ancora, le diede il colpo di grazia.

Quando entrò dentro la cavità, usò una biglia incantata per illuminare l'ambiente. Dopo un primo cunicolo stretto arrivò ad una sala più ampia dove altri due animali, più piccoli del precedente lo caricarono appena si accorsero di lui. Si liberò facilmente del primo, uccidendolo con un solo colpo al collo mentre balzava, ma l'altro riuscì ad attaccarsi al suo braccio sinistro. L'animale trattenne con forza la presa costringendolo a terra, quindi il giovane, dopo aver lasciato l'arma, si difese con un più classico destro sul muso. Per fortuna i suoi denti, fermati dalla pelle della giubba, non fecero grossi danni, ma mentre si rimetteva in piedi recuperando la spada si accorse che quel piccolo graffio gli dava già un prurito spaventoso. Finì la bestia ancora stordita prima che potesse rialzarsi, ma subito vide che il rumore della lotta aveva attirato gli ultimi membri del branco guidati dal loro capo, tre in tutto.
Si lanciò alla cieca sul più grosso, quello con le macchie sul muso, cercando di tener lontano gli altri un po' a calci, un po' schivando e scattando. Quando finalmente riuscì a colpirlo duramente alla testa, gli ultimi due fuggirono via uggiolando come fossero stati feriti anche loro. Esattamente come predetto dal mercante.
Si sedette a terra stremato, ricoperto di polvere, ferite e sudore. Ci volle diverso tempo prima che il suo respiro tornasse normale ed avesse la forza di rimettersi in piedi. Completò poi l'esplorazione della grotta, senza trovare nulla degno di nota e quando tornò all'aperto, il sole stava già tramontando.

 

***

 

Da una collina poco distante, una coppia di briganti osservava il giovane rientrare all'oasi.

“Maledetto.” Disse la donna fuori di se dalla rabbia, mentre accarezzava rudemente i cani fuggiti. “Se lo attacchiamo subito potremmo sistemarlo prima di cena.”

“Da soli non possiamo, Zinette. Inoltre i cani sono ancora spaventati. Quello è un dannato Drakomis, era da tanto che non ne vedevo uno. Quei mercanti sono stati furbi ad assoldarlo, ci manca soltanto che ferisca anche noi e allora si che siamo apposto! Se penso che proprio domani dovevamo cominciare le trattative...” L'uomo sospirò, socchiudendo gli occhi per nascondere la propria delusione.

“Promettimi almeno che pagherà...”

“Questo è poco ma sicuro, mia cara. Prima dovremmo ricongiungerci agli altri per dire che il piano non ha funzionato, dopo di ché torneremo a cercarlo.”

 



Pensieri a mezz'aria...

Ehylà.

Come sempre, grazie 1000 per essere arrivati/e fin qui :)

Eccoci finalmente al capitolo dove il “Povero protagonista”, come nelle migliore tradizione dei racconti fantasy, ha lasciato la propria casa, le persone care, il soprammobile preferito etc etc

Beh dai: almeno la sua migliore amica, in un modo o nell'altro, se l'è ritrovata fra i piedi... XD

So bene che come inizio del viaggio può non brillare in originalità e soprattutto la parte finale
è un classico “Tutorial” di stampo video-ludico.

Infatti sto cercando di “far crescere” il mio personaggio un po' alla volta, quindi come prima missione, non mi sembrava il caso di metterlo troppo in difficoltà... fate finta che sia ancora a Livello 1 ! ^_^

Spero che almeno sia venuto fuori un capitolo leggibile e senza troppi errori.

 

A presto.

Salutoni

Lara.

 

p.s Se tutto va bene, Forse dovrei riuscire ad aggiornare una volta al mese...

(Incrocio le dita perché ogni volta che provo a stabilire una data, succede di tutto O_O )

 

  
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