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Autore: Fiamma Erin Gaunt    21/05/2015    4 recensioni
[I Parte: Prequel de “Il Cavaliere dei Sette Regni"]
[Valarr Targaryen/OC/Aerion Targaryen; Baelor “Lancia Spezzata Targaryen; Grandi Bastardi; Aelora Targaryen/Aelor Targaryen; Daenora Targaryen/Ricarys Martell; Dunk; Egg]
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Dal testo:
- Qualcuno dovrebbe insegnarti a mostrare il giusto … riguardo, verso un principe Targaryen. –
Le afferrò il mento, tenendolo stretto tra le dita sottili e costringendola a guardarlo negli occhi mentre la osservava con un interesse che aveva del morboso.
- Forse potrei essere io a insegnarti … sei sufficientemente bella per essere in parte una cagna Blackfyre. –
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- Sto cercando Aegon. –
Flamaerys aggrottò la fronte, fissando Aerion e le Cappe con sconcerto.
- E lo cerchi qui? –
- Lo sto cercando per tutto il castello, nulla di personale. –
- Si nasconde dietro alla tenda... Cosa aspetti? Vai a controllare. Sono certa che tuo padre adorerà sapere che hai passato la giornata a cercare tuo fratello fuggiasco nelle mie stanze. –
- Vuoi che vada così da farmi fare la figura dell’idiota? –
- Per quanto riguarda la mia esperienza so che non ti serve aiuto nel sembrare un idiota. –
Aerion parve trattenere un’imprecazione particolarmente colorita.
- Perché non torni a … spazzolarti i capelli o qualsiasi cosa tu faccia durante il tuo tempo libero? –
Genere: Erotico, Guerra, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Bloodraven, Nuovo personaggio
Note: Lemon, Lime, What if? | Avvertimenti: Incest, Non-con, Violenza
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Prologo

 

 

 

Flamaerys passeggiava lungo il parco degli Dei, inspirando l’odore dei fiori che a malapena copriva l’olezzo stantio della capitale. Suo padre le aveva sempre detto che Approdo del Re era un ricettacolo di pusillanimi che agivano nell’ombra e si prostravano a questo o quel nobile signore nella speranza di ottenere maggior potere e prestigio sociale; in nessun angolo della città si era al sicuro dalle spie e dagli informatori dei potenti della corte. Men che mai ora che Lord Bloodraven aveva tessuto una rete d’informatori d’inestimabile efficacia.

“Quanti occhi ha Bloodraven? Mille più uno” recitava un detto popolare. Tuttavia suo padre aveva provveduto, sedici anni prima, a privarlo di uno dei suoi veri occhi. L’orbita svuotata, insieme alla singolare voglia rossa, contribuivano a rendere il Grande Bastardo albino decisamente inquietante ai suoi occhi.

Per il suo aspetto e perché se fosse per lui sarei già morta … o peggio.

Shiera Stella Marina, d’altro canto, non sembrava condividere affatto le sue remore dal momento che da anni condivideva il suo talamo. Come la lady, leggendaria in tutti i Sette Regni per la sua bellezza, potesse trarre piacere dalla sua compagnia rimaneva per lei un gran mistero.

Eppure anni prima aveva scelto Brynden e non Aegor, come molti si aspettavano. Corvo di sangue invece di Acreacciaio. Una scelta incomprensibile.

Un bambino calvo, dall’aspetto gracile e l’indubbia provenienza dal Fondo delle Pulci, le rivolse un’occhiata distratta e sgattaiolò via come se avesse gli Inferi alle calcagna. Uno dei mille occhi di Brynden, che non perdeva mai occasione per osservare i suoi movimenti.

Quasi si aspettasse di vedermi ordire una congiura di palazzo, armare un esercito e marciare per insediare sul trono un Blackfyre.

La sua presenza ad Approdo del Re era stata un’abile mossa diplomatica con cui il Primo Cavaliere di Re Daeron II nonché prossimo erede al trono, il principe Baelor “Lancia Spezzata”, aveva evitato la sua prematura esecuzione. Perché uccidere una lady che non aveva alcuna colpa se non quella di esser frutto dei lombi di Acreacciaio?  

Le principesse Aelora e Daenora avrebbero avuto bisogno di una lady loro coetanea con cui passare il tempo e lei era di sangue sufficientemente nobile per ricoprire quella carica. Era in parte Blackfyre, certo, ma una giovane donna non aveva alcuna velleità per le arti di guerra né per gli intrighi reali. Daeron si era detto d’accordo, visibilmente contrariato dall’idea di giustiziare la sua giovane mezza nipote, e Corvo di Sangue non aveva potuto fare altro che asserire che l’avrebbe  tenuta sotto stretta sorveglianza.

Così lei si era ritrovata prigioniera ad Approdo del Re. Trattata con ogni riguardo, certo, ma ciò non toglieva il fatto che non fosse libera di poter lasciare la città se lo desiderava.

Una prigione, anche se dorata, resta pur sempre tale.

Era grata a Baelor, che con lei si era sempre comportato in modo cortese, e le giovani principesse erano affezionate a lei come a una sorella. I figli del principe Maekar, d’altro canto, non le avevano mai prestato troppa attenzione. Non che trascorressero molto tempo ad Approdo del Re, rintanati com’erano a Sala dell’Estate.

Del resto Daeron passa quasi l’intera giornata ubriaco, Aerion é la riprova di quanto possa essere totale la pazzia Targaryen quando si manifesta, Aemon é barricato nella Cittadella ed Aegon e le sue sorelle sono troppo giovani perché io possa trovare conforto dalla loro compagnia.

Valarr, Aelor e Matarys passavano tempo interminabile nelle lizze, ad addestrarsi per divenire i migliori cavalieri dei Sette Regni. Talvolta si univa a loro, desiderosa d’imparare tutto ciò che c’era da sapere sull’arte della spada, e una volta aveva persino provato a giostrare. Era finita a terra, battendo la schiena con un tonfo sordo, e per un attimo le era sembrato di vedere le stelle.

Aelor e Matarys avevano riso, prendendola bonariamente in giro, una volta che si erano accertati delle sue condizioni. Ma Valarr no.

Il Giovane principe, com’era stato soprannominato, l’aveva aiutata ad alzarsi e l’aveva osservata con apprensione insistendo per scortarla dal maestro e poi nelle sue stanze.

Il cavalleresco Valarr. Una versione più giovane, alta e bella del già di per sé attraente Baelor.

- Flame, sei di nuovo persa nei tuoi pensieri? –

La voce di Aelora la riscosse dalle sue considerazioni.

- Scusami, Ali. Di cosa stavi parlando? –

- Certe volte sembri Daeron, immersa in un mondo tutto tuo – considerò, sorridendo e scuotendo la testa, - Parlavo del ballo in onore del compleanno di mio zio. Pensi di andarci con qualcuno? –

Andarci con qualcuno … come se i pretendenti per la figlia di un traditore fossero così  numerosi.

- In realtà non so neppure se ci andrò. –

Aelora la guardò come se fosse impazzita. – Tu devi esserci, non puoi perderti l’evento dell’anno. –

Posso e lo farò, se la mia presenza non sarà obbligatoriamente richiesta.

- Sei emozionata per l’annuncio ufficiale del tuo fidanzamento con Aelor? – cambiò discorso rapidamente, certa che l’argomento avrebbe allontanato almeno per un po’ la scelta di un suo ipotetico cavaliere per la serata.

Le guance alabastrine di Aelora si tinsero di una delicata sfumatura rosata che contribuiva a farla sembrare ancora più dolce e innocente.

- Lo sono, anche se Aelor non é neanche lontanamente bello come Valarr o Aerion. –

Non sarà bello come Aerion, ma di sicuro é più sano di mente. E Valarr … perché ogni volta le nominavano il Giovane principe?

- Aelor ti adora, ed é piacevole a guardarsi anche se non possiede quella bellezza virile. –

Imberbe, con il petto pallido ancora glabro, il gemello di Aelora dimostrava a una prima occhiata meno dei suoi sedici anni. Ma aveva un animo semplice e gentile, combinazione rara a corte in quegli anni.

- Forse potresti essere tu la dama di Aerion – propose d’un tratto.

Neanche morta.

Aerion le aveva già rivolto le sue attenzioni in passato e il ricordo di queste era sufficiente a farla rabbrividire. Persino Bloodraven era incapace di farle provare quella sensazione d’angustiante oppressione che il figlio del principe Maekar suscitava in lei con una semplice occhiata.

- Non credo proprio che tra me e tuo cugino possa mai nascere nulla. –

Nulla a cui io acconsenta spontaneamente, perlomeno.

- Valarr, allora! – Battè le mani deliziata. – Formereste una bellissima coppia, non credi? –

Suo padre ha sconfitto il mio durante la Ribellione dei Blackfyre. Nessuno a corte approverebbe mai una simile unione.

Sua Grazia aveva concesso il perdono, certo, ma di qui ad approvare un matrimonio tra un suo erede e la figlia dell’uomo che aveva scatenato Daemon e la Ribellione …

Un matrimonio! Per i Sette Dei, cosa andava a pensare?

- Ne riparleremo, Ali. Adesso scusami, ma ho proprio bisogno di ritirarmi nelle mie stanze. –

La lasciò così, nel bel mezzo del parco degli Dei, certa che sul volto della principessa fosse comparsa un’espressione di assoluto stupore.

Per una principessa Targaryen doveva sembrare assurda l’idea di non preoccuparsi del proprio futuro matrimoniale. La verità era che, nel suo caso, sarebbe stata fortunata a ricevere almeno una proposta da qualche giovane lord.

Percorse l’ingresso principale della Fortezza Rossa, imbattendosi in un paio di Cappe Bianche dirette alle lizze.

Sorrise appena all’indirizzo di Ser Alessarion Tarly della Guardia del Re, che più di una volta aveva sorpreso nell’atto di osservare le curve che i suoi abiti in seta di Volantis mettevano in risalto invece di celarle come facevano gli abiti delle altre nobildonne di Approdo del Re. Solo Lady Shiera seguiva come lei la moda delle Città libere.

Il cavaliere accennò un inchino, sorridendo di rimando, prima di sparire dietro l’angolo insieme al suo confratello.

Proseguì a passo leggero, trovandosi davanti proprio colui che più di ogni altro aveva sperato di evitare.

Aerion Brightflame Targaryen.

Alto, bello come un dio greco, i capelli di quel singolare argento condito da una punta d’oro che da secoli apparteneva ai Targaryen.

Un sorriso arrogante gli stirò le labbra sottili verso l’alto.

- Flamaerys Rivers. Dunque mio zio ti lascia il guinzaglio fin troppo sciolto, proprio come pensava mio padre. –

Nessuno la chiamava Rivers, malgrado quello fosse il suo cognome. Era una sorta di cortesia formale quella di rivolgersi a lei con il semplice titolo di milady, o lady Flame se con il suo interlocutore c’era un rapporto particolarmente amichevole.

- Aerion. –

- Principe Aerion –, la corresse gelidamente, - al contrario di te, io non discendo da un Bastardo. –

Chissà quanto sembreresti regale con un mio pugno stampato sul volto.

Come se avesse percepito i suoi pensieri, si accigliò e mosse un paio di passi verso di lei fino a stringerla tra sé e il muro in fredda pietra.

- Qualcuno dovrebbe insegnarti a mostrare il giusto … riguardo, verso un principe Targaryen. –

Le afferrò il mento, tenendolo stretto tra le dita sottili e costringendola a guardarlo negli occhi mentre la osservava con un interesse che aveva del morboso.

- Forse potrei essere io a insegnarti … sei sufficientemente bella per essere in parte una cagna Blackfyre. –

Non replicò, limitandosi a sostenere il suo sguardo cercando di non fargli capire quanta paura avesse di lui. Lo conosceva  quanto bastava per sapere che l’incutere paura in chi lo circondava era un afrodisiaco per il principe.

Le labbra sottili del giovane uomo catturarono le sue con impeto, insistendo finchè non riuscì a convincerla a smettere di serrarle e a concedergli l’accesso alla sua bocca. Fu allora che affondò i denti con decisione, stringendo il labbro del principe finchè il sapore metallico del sangue non la raggiunse.

Aerion si tirò indietro con un gemito sofferente. – Razza di puttana! – Il sangue sgorgava copioso dal morso sul labbro, imbrattandogli i denti regolari e la pelle candida del mento.

Flamaerys sgattaiolò via con l’agilità di un gatto, portandosi lontana dal raggio d’azione del principe. Corse lungo il corridoio, tenendosi le vesti tra le mani per evitare di inciampare. Aerion era sufficientemente furioso da non lasciare spazio a dubbi su quello che le avrebbe fatto se fosse riuscito a mettere le mani su di lei.

- Stupida puttana! Per questo non mi limiterò a fotterti – le gridò dietro.

Svoltò l’angolo a corto di fiato, sufficientemente vicina agli appartamenti delle principesse perché Aerion non osasse attaccarla. Se avesse gridato, le guardie l’avrebbero raggiunta in una manciata di secondi.

Si lasciò cadere a terra, la schiena contro il muro, e cercò di regolarizzare i battiti del suo cuore prendendo respiri sempre più lenti e cadenzati.

Il rumore dei passi che si avvicinavano le mozzò nuovamente il respiro. Allarmata, balzò in piedi pronta a combattere e urlare a squarciagola.

La figura che si ritrovò davanti, tuttavia, era sì quella di un principe ma non di Aerion.

Valarr, la cotta di maglia ancora indosso e le ciocche argentate, che risaltavano tra quella chioma dello stesso colore delle ali di un corvo, appiccicate alla fronte a causa della polvere e del sudore accumulati durante gli allenamenti.

- Sembra che tu abbia appena visto un fantasma. Magari quello della Regina Rhaenyra? – ironizzò.

- Magari avessi visto un fantasma, l’incontro sarebbe stato certo più salutare. –

Valarr si fece immediatamente serio.

- Aerion? –

Proprio lui, quel tuo cugino folle. L’unica persona tanto stolta da attaccare la protetta del Primo Cavaliere del Re.

- Già. Ero appena rientrata dal parco degli Dei quando mi ha sbattuta al muro. –

Gli occhi azzurri lampeggiarono di rabbia. – Lui ha fatto cosa?! – Poi abbassò lo sguardo, improvvisamente incerto e imbarazzato. – Ti ha … insomma, ti ha toccata? –

Scosse la testa. – Gli ho morso il labbro e sono riuscita a scappare via. Sto bene. –

Valarr però sembrava non averle dato ascolto perché continuava a tenere i pugni ben stretti e la mascella serrata mentre una delle vene all’altezza della tempia pulsava in modo pericoloso.

- Ne parlerò con mio padre e zio Maekar. Finchè rimangono alla Fortezza, però, non dovrai più vagare per la corte da sola. –

Questa poi! Lei scappava all’aggressione di quel pazzo furioso di Aerion e otteneva come punizione quella di essere ancora più segregata di quanto non fosse stata negli ultimi anni?

- Quindi se Aerion si é incapricciato della “cagna Blackfyre” quella che viene punita sono io mentre lui può continuare a girare per la corte come se nulla fosse? – sbottò.

- Ti ha chiamata lui in quel modo? –

La voce solitamente pacata e galante di Valarr assunse una sfumatura rabbiosa che raramente gli aveva sentito, ogni volta in presenza di Aerion.

- Come se non sapessi che é ciò che pensate tutti voi nobili principi Targaryen – commentò aspramente.

- Questo non é vero – protestò, infervorandosi, - Io non ti ho mai chiamata in quel modo … non potrei mai, riferirmi a te così. Io … – S’interruppe, serrando le labbra come a impedire che qualcosa di compromettente vi scivolasse fuori. – Ti prego, Flame, non dargli occasione di provarci di nuovo. –

Era dolce il modo in cui pronunciava il suo nome. Amorevole, forse … oppure il semplice sentimento fraterno che si instaurava tra giovani che avevano condiviso larga parte della loro vita sotto lo stesso tetto.

- Non gli permetterò di provarci di nuovo e se farmi scortare é l’unica soluzione … acconsento. –

- Ser Gwyn e Ser Alessarion rimarranno a tua disposizione finchè mio zio e i suoi figli non faranno ritorno a Sala d’Estate. –

Come chiamate dal nulla, le due Cappe Bianche si materializzarono alle spalle del principe e s’inchinarono.

- Ti ringrazio, principe Valarr. –

S’inchinò a sua volta in modo formale, ligia all’etichetta di corte. Chiamare i principi e le principesse per nome era una concessione riservata solo ai colloqui privati e solo a pochi intimi.

- Spero di vederti domani alla giostra, lady Flamaerys. –

- Forse ci sarò, vostra grazia. –

- E mi farai dono del tuo fazzoletto, mia signora? –

I campioni delle giostre erano soliti portare sull’armatura il fazzoletto della dama della quale aspiravano i favori.

Ser Mormont della Guardia Cittadina, in barba a ogni riguardo per Lord Bloodraven, era solito giostrare con il fazzoletto di seta azzurra di Lys di Lady Shiera. Lord Lungaspina ne aveva uno dorato, che si vociferava fosse stato donato da sua cugina Lady Olivya. Il Principe Maekar giostrava con il fazzoletto viola di sua moglie, Dyanna Dayne, da quando i due erano due fanciulli appena promessi. Aelora stessa diceva di voler regalare il suo, rosso come il drago a tre teste della Casata, al gemello in occasione del suo primo torneo.

E Valarr vuole il mio. Che sia un semplice gesto di cortesia o un tentativo di farmi dimenticare le parole di suo cugino poco importa. Lui vuole giostrare in mio nome.

- Sarebbe un onore, vostra grazia. –

- E un piacere … spero. –

Annuì, sorridendo graziosamente.

Proprio come quelle bamboline belle e completamente prive di cervello che mio padre disprezza tanto. Se fosse qui probabilmente si rifiuterebbe di riconoscermi come sangue del suo sangue. E magari lo facesse … tra un marchio di bastarda e uno di traditrice non c’è poi questa gran differenza.

- Ti aspetterò nel mio padiglione, mia signora. –

S’inchinò rapidamente, gli occhi azzurri che luccicavano allegri, per poi allontanarsi con andatura decisa.

- Credo che sia tempo che mi ritiri nelle mie stanze – annunciò, senza rivolgersi in particolare a nessuno dei due cavalieri. Essere scortata era una sensazione strana e credeva che non sarebbe mai riuscita ad abituarcisi.

I passi pesanti di Ser Gwyn e Ser Alessarion echeggiavano dietro di lei.

Giunti davanti alla porta in noce, li guardò con un pizzico d’esitazione.

Una principessa non ringrazia le Cappe perché fanno il loro dovere, ma io non lo sono. Si aspettano forse che dica loro qualcosa?

- Forse la mia signora desidera cenare nelle sue stanze? – chiese Ser Gwyn, venendole inaspettatamente in aiuto.

- Sì, mi piacerebbe. Potresti cercare un servitore, Ser? –

Con un lieve cenno d’assenso, Ser Reyne obbedì alla richiesta.

- Cena e dormi tranquilla, piccola lady, nessuno varcherà questa porta senza il tuo permesso – le assicurò Ser Alessarion.

Ogni minima traccia di ammiccamento era scomparso per lasciare spazio a un comportamento professionale e sicuro di sé.

Ser Gwyn annuì, tornando giusto in tempo per confermare le sue parole.

Le parole le uscirono di bocca prima ancora che potesse anche solo pensare di impedirlo.

- Vi ringrazio, miei cavalieri. –

L’espressione sorpresa sui loro volti venne sostituita in fretta da un sorriso ciascuno. Augurata loro la buonanotte, chiuse la porta alle sue spalle e la sprangò con cura.

Consumò la cena con velocità, ritrovandosi sorprendentemente affamata dopo i fatti di poco prima, e scivolò via dal suo abito per rannicchiarsi sotto le coltri del letto a baldacchino. Chiuse gli occhi, rasserenata dalla presenza delle Cappe, e scivolò presto in un sonno senza sogni.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Eccoci con l’ennesima idea balzana che mi passa nella testa. Punto primo perché adoro i Grandi Bastardi e in generale tutti i Blackfyre; punto secondo perché amo Baelor e Valarr con tutto il cuore e non potevo non scrivere su di loro; punto terzo perché quando leggo qualcosa di Martin io finisco inevitabilmente con l’innamorarmi pazzamente di personaggi che muoiono entro la fine del volume. Insomma, per tutte queste ragioni, eccomi qui con un nuovo progetto. Spero che vi piaccia e che vogliate farmi sapere che ne pensate. Alla prossima.

Baci baci,

         Fiamma Erin Gaunt

  
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