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Autore: Light Clary    22/05/2015    1 recensioni
❤ E' San Valentino e Violetta ha un regalo molto speciale per Leon. Ma andrà tutto secondo i suoi piani? ❤
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Leon
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta
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Okay.

Ci siamo.
Sono le sei e venticinque.
La sveglia non ha ancora suonato.
Posso darmi da fare.
 
Mi alzo dal letto scostando lentamente le coperte e apro la porta della mia stanza, dirigendomi in corridoio stando in punta di piedi per non svegliare mio padre, Roberto o Olga. Loro sì che hanno il sonno pesante.
Raggiungo in breve la cucina e uso una piccola runa di chiusura per non far giungere i rumori che sicuramente provocherò alle loro orecchie.
Il cielo fuori è ancora ombroso e il sole sta sorgendo.
Ho tre ore di tempo prima che arrivi Leon. E devo darmi da fare.
Per chi non lo sapesse, oggi è San Valentino.
E’ tutta la settimana che ci penso. Perché questo sarà il mio primo, vero San Valentino.
E’ la festa degli innamorati dopotutto. La festa da festeggiare con la persona che più si ama al mondo.
Finora l’ho festeggiato regalando dei fiori a papà, perché non avevo mai conosciuto l’amore.
Ma da quando nella mia vita è entrato Leon, tutto è cambiato.
Lui è tutto per me. La mia vita, il mio ossigeno, il mio cuore. Senza di lui io non sono niente. Non vivo.
Gli devo tutto. Ha rischiato più volte di morire per salvarmi. Insieme abbiamo combattuto una battaglia fino all’ultimo sangue, nel quale io ci ho quasi rimesso la vita per salvare lui.
Ma ora è tutto finito. Il bene come sempre ha trionfato. L’oscurità è stata sconfitta e io e i miei amici ci godiamo magicamente i nostri giorni da felici adolescenti che andranno avanti in eterno.
Perché sì. Siamo immortali. Siamo lucenti.
Non ho accennato molto al giorno di San Valentino in questi giorni.
Leon mi ha detto che lo avremmo festeggiato nel nostro posto speciale. Quello in cui ci siamo dati il primo bacio. Un ricordo indimenticabile che non svanirà mai nella mia memoria.
Passerà a prendermi da casa per le dieci, minimo. E io ho tutto il tempo di preparargli un regalo.
L’idea era il cioccolato. Che è il dolce principale di questa festa.
L’unica persona con cui ne ho parlato è Francesca. La mia migliore amica.
Lei ha cominciato a fantasticare dicendo: “Fantastico! Con tutta la magia che hai, farai un dolce stupendo!”
Ma io l’ho interrotta affermando: “Non userò la magia. Un vero regalo viene dal cuore. Ricorrerò ai metodi comuni. La cucina umana”
E’ vero che posseggo abbastanza potere da creare per Leon una torta a cinque strati farcita con una crema speciale. Magari la più buona del mondo. Ma verrebbe tutto dalla mia testa. E non dalle mie mani. O dal mio cuore. Ovviamente aggiungerò qualche dettaglio magico durante la fase finale, quella della decorazione. Ma per ora devo arrangiarmi sui minuscoli insegnamenti che mi ha fatto Olga in questi ultimi anni. Insieme una volta abbiamo preparato un rotolo al cioccolato per il compleanno di papà e lei mi ha fatto impastare la pasta di pane e spalmare il cioccolato, ma ricordo di aver combinato un casino nello zucchero a velo e quando papà è uscito dallo studio stanco morto, ha trovato in salotto due fantasmi ricoperti di farina ad attenderlo per cantargli la canzoncina e a porgergli la torta.
Ha però ammesso che è stato il miglior compleanno della sua vita.
Questo piccolo incidente dimostra che non avrò mai un futuro come cuoca.
Adesso c’è anche Angie che mi insegna a praticarla.
Proprio l’altro giorno, quando mi ha chiesto che idea dolciosa avrei fatto a Leon, mi ha dato la ricetta per dei cioccolatini speciali. I Toccasana dell’Amore.
Le ho spiegato che non volevo niente di magico da far mangiare a Leon, ma lei mi ha rassicurato dicendo che erano magici solo per la polvere azzurrina che ci viene spruzzata sopra durante l’impasto. Avrebbe tenuto il morale dell’innamorato, alto per tutta la giornata.
Mi ha dato un sacchetto di questa strana polvere azzurrina, ma non penso che la userò.
Frugando tra gli scaffali di Olga, ho trovato un libro tutto dedicato ai dolci e mi sono soffermata su una pagina che ritraeva cioccolatini a forma di cuore, chiamati: Lohech.
Sarebbe uno pseudonimo: LOVE-HEARTH-CHOCOLATE.
All’apparenza hanno un aspetto delizioso e poi il libro assicura: per dimostrargli quanto tenete a lui.
Ho deciso. Sono questi i prescelti.
Non voglio farmi vedere né da papà, che inizierebbe a fare scenate di gelosia, né ad Olga che inizierebbe a protestare sul perché non le ho chiesto una mano, né a Roberto che si metterebbe a discutere con Olga.
Ho bisogno di assoluta concentrazione e non voglio avere tra i piedi il Trio Balzano, come lo chiama Maxi.
E ora è meglio che mi dia da fare. Non voglio che Leon arrivi e io mi presenti a mani vuote.
Mi infilo il grembiule di Olga, do una sciacquata alle mani e mi metto subito all’opera.
Dunque vediamo cosa dice il libro … prima cosa … fondere il cioccolato.
Questo è molto facile.
Prendo una zuppiera e ci pezzetto i cubetti delle tavolette di cioccolato al latte. Ne ho messi quindici.
Metto la ciotola sul bollitore e vedo con l’acquolina in bocca, il cioccolato liquefarsi.
Passano venti minuti.
Ora che il cioccolato è bello sciolto e bollente, lo mescolo per bene all’interno della zuppiera, leccandolo di tanto in tanto.
Infilare il tutto negli stampini che ho comprato appositamente. Tutti a forma di cuore.
E poi metterli in frigo.
Per compiere tutte queste basi ci impiego un’ora esatta.
So che i passaggi sembrano brevi, descritti. Ma ci ho messo tutta la mia forza di volontà per fare un lavoro perfetto. Voglio che siano sublimi. Voglio che Leon ne resti fulminato.
Un’altra mezz’ora per farli raffreddare e l’altra metà per decorarli.
Ovviamente ho aumentato il processo di raffreddamento spostando di 4 i gradi del frigo.
Alla fine non sono usciti tanto male.
Ne assaggio un po’ rimasto nella ciotola. Forse ho messo troppo zucchero. Non voglio certo che a Leon venga una carie, però infondo non dovrà mangiarseli tutti.
Sospiro e torno di sopra a cambiarmi.
Ormai il cielo è sorto. È meglio che mi faccia elegante per quando arriverà Leon.
Ovviamente scelgo la sua maglietta preferita. Quella rosa un po’ scollata coi bottoncini bianchi.
Lascio i capelli, ora biondi, liberi e mi metto un tocco di fard.
Non manca certo la mia preziosa agata appesa al collo, senza la quale non esisterei.
Canticchio una canzone mentre mi spazzolo.
Il telefono vibra.
E’ Leon.
-Buongiorno Amore mio – rispondo.
-Buongiorno. Come sta la mia principessa? – chiede lui dall’altra parte.
-Bene ora che ti sento.
-Hai dormito bene?
-Non proprio. Ero troppo ansiosa che arrivasse il giorno per trascorrere questa giornata con te.
-Anch’io. Sarà fantastica, vedrai. Ho già pensato a tutto. Ti ho fatto un regalo molto speciale.
Sorrido arrossendo: - Beh … anch’io ti ho fatto un regalo.
-Cosa? No! Non dovevi, amore. Lo sai che non dovevo.
-Shh! Non voglio sentire le tue prediche – faccio finta di essere arrabbiata – San Valentino è un’occasione per dimostrare ad una persona quanto la si ama. E così farò io con te. Te lo darò non appena arriveremo sul posto.
-Mmh. Il regalo più bello sarai tu. Ricordalo. Sei il regalo più fantastico che la vita mi abbia offerto.
Arrossisco di più: - Ti amo.
-Anche io. Da morire. Ci vediamo fra un quarto d’ora.
-Ti aspetterò. Un bacio.
Chiudo la conversazione e mi butto sul letto.
I miei occhi volano alla finestra, dal quale si vede una bellissima visuale del quartiere.
Le parole di Leon mi hanno riaperto nel cuore momenti fantastici passati con lui negli ultimi mesi.
Non dimenticherò mai la prima volta che i miei occhi hanno incontrato i suoi. In classe. Il primo giorno di scuola.
La prima volta che mi ha dato un bacio sulla guancia, la sera in cui sono entrata a far parte de gruppo.
La nostra prima uscita.
La prima volta che abbiamo cantato insieme.
Quando ho fatto l’esperimento sull’amore dal diario di mia mamma, che mi ha rivelato che mi stavo innamorando di lui.
Il nostro primo bellissimo bacio.
Tutte le battaglie che insieme siamo riusciti a sconfiggere.
Purtroppo non dimenticherò mai l’immenso dolore che ho provato quando ho creduto di averlo perso per sempre. È stato quel dolore a spingermi alla pazzia di togliermi l’agata e morire, ma solo per pochi secondi. Se qualcuno me lo chiedesse non saprei affatto descrivere che cosa ho provato.
Ho sentito soltanto un vento freddo, confortevole, che mi trasportava come se fossi stata una statua di polvere. Davanti a me si è sprigionata una luce e ho visto un luogo pieno di amore e meraviglie.
Non ricordo granché. Soltanto voci allegre e nessun odio.
I miei amici lo hanno descritto come il Paradiso dei Diurni.
Ho riso pensando a cosa sarebbe successo se avessi detto a papà di essere stata per un istante in paradiso.
E poi quando la coraggiosa Mirtinas, lo spettro del fuoco, si è sacrificata per riportarmi sulla terra, ho visto questo paradiso svanire davanti ai miei occhi e mi sono risvegliata circondata dai miei amici in lacrime.
È stato bello poter contare su di loro. Sono come una famiglia per me.
Diego, Ludmilla e Nata, che una volta volevano ucciderci tutti … beh … sono dei nostri ora.
Diego, che dopo essere stato sotto incoscienza per svariati giorni, dopo la battaglia finale, si è risvegliato senza degnare tutti di uno sguardo. I ragazzi ancora lo consideravano un traditore e continuavano a insistere nel mandarlo in esilio.
Ma io ho visto il pentimento nei suoi occhi. So che è cambiato. Che è diventato migliore e dopo tanti tentativi sono riuscita a convincerli a perdonarlo.
Francesca ne era estasiata.
Strano, ho pensato. Non aveva mai avuto occhi che per Marco, ma ultimamente passava più tempo con Diego. Nessuno ha potuto fare a meno di notare che c’è del tenero tra di loro.
Ludmilla invece, dopo essere stata colpita da un incantesimo memorizzante, inizialmente aveva perso la memoria.
È stato Federico a raccontarle tutto dal principio e per farlo ha impiegato un’intera settimana.
Noi tutti abbiamo pensato fosse stato il caso che il nostro amico le descrivesse dapprima il fantastico modo in cui ci proteggiamo e combattiamo noi lucenti e poi la terribile cattiveria che albeggiava nel cuore degli oscuri. Il piano ha funzionato.
Ludmilla non poteva credere di essere stata tanto crudele nel cercare di uccidere dei bravi ragazzi come noi che le abbiamo tenuto compagnia durante i giorni in ospedale.
È stato difficile per Camilla perdonarla subito. Tempo fa, infatti, Ludmilla ammazzò il suo amico satiro, Bazar, e tutto il comitato organizzativo della festa di Halloween, al quale era molto legata.
Ma infondo Camilla sa che la gente può cambiare e ha deciso di darle un’altra possibilità.
Secondo tutti quanti il cambiamento di Ludmilla è dovuto soprattutto a Federico che da tempo avvertiva una forte attrazione verso di lei.
Scommetto che passeranno la giornata insieme proprio oggi che è San Valentino.
E lo credo anche per Francesca e Diego.
Nata invece, nel quale non era mai esistita l’oscurità dei suoi compagni, mi ha confidato una volta di provare qualcosa per Maxi. Di essere riuscita a convertirsi nei lucenti, ricordando le parole che il mio amico un tempo le aveva detto.
“Tu sei diversa”
In effetti Maxi si sente a disagio ogni volta che Nata gli è vicino. Secondo me è innamorato.
L’ultima coppia de nostro gruppo è formata da Camilla e Broadway.
Dopo che lui l’ha difesa in battaglia, rimettendoci quasi un braccio, lei se ne è completamente invaghita.
Non sono ufficialmente fidanzati.
Lei definisce la loro una “Relazione Puntino Giallo”. È fissata con la storia dei puntini. Però a nessuno ha mai dato un giallo. Speriamo che quello di Broadway presto diventi verde.
Invece Peter, l’ultimo oscuro, non era rimasto con noi.
Tutti si erano rifiutati di raccontargli la verità, così dopo che l’ospedale lo dimesse, gli demmo una borsa di studio in un’università all’estero dove tuttora abita.
Sono sicura che non lo rivedremo più.
Dalla fine della guerra contro gli oscuri sono successe tante cose.
La festa di Halloween alla fine si è festeggiata. C’è stato un grande seratone nel posto stabilito fin dall’inizio. Il Castello Sedotto.
Camilla era angosciata a ritornarci. Il luogo dove lei e Broadway avevano ritrovato i corpi di Bazar e gli altri. Era stato un forte shock per lei.
Però infondo, mi disse, quel “caprone” di Bazar avrebbe voluto che la festa si facesse comunque. Con o senza di loro. Così si erano dati da fare e alla fine avevano allestito tutto per la festa.
Che serata ragazzi! Ci siamo divertiti da matti. Anche perché ho avuto l’onore di conoscere dei veri mostri.
Come vampiri, lupi mannari, streghe e anche scheletri gentiluomini.
Ho anche offerto un ballo ad uno di loro, che però è caduto a pezzi dopo la prima piroetta. E la testa staccata dal resto del corpo mi diceva: “Serata incantevole, maestà”
Il Natale invece l’ho trascorso con mio padre. O almeno solo la vigilia. Una serata tranquilla passata a cantare e a scartare regali. Il 25 invece, i miei amici mi hanno portata in un’isola tropicale popolata da bellissime sirene e anche da varie creature marine strambe ma simpatiche.
Il luogo ideale per trascorrere il Natale, mi sono detta. Spiaggia, acqua, sole.

Sono rimasta senza fiato quando ho visto il mostro di Lochness, Nessie, tendere il suo testone verso di me e farsi accarezzare come se fosse un cucciolo di cane. Poverino, mi sono detta. Ancora così tanti che sono sulle sue tracce in Scozia. Stanarlo per ucciderlo mi dissero le sirene. Così lo avevano condotto su quell’isola dove poteva vivere tranquillo e felice con i suoi simili.
Ho camminato mano nella mano con Leon sulla battigia.
Non ci facemmo regali quel giorno, ma iniziammo a comporre una canzone che tuttora è in lavorazione. Dei versi li sto inventando io mentre lui fa l’altra parte.
Ho il foglio proprio sul comodino. Ci rivolgo un’occhiata e sorrido. Sarà bellissima alla fine.
Il Capodanno è stato memorabile. In cima alla torre del castello reale di Haunted Night, il paese dei diurni, a fare il conto alla rovescia e alla fine vedere mille giochi di luce nel cielo che segnavano la nuova data.
Continuo i miei studi all’accademia di musica On Beat.
I nostri insegnanti, Beto, Pablo, lo scorbutico Gregorio ed Angie, ci hanno fatto esibire davanti al popolo diurno per presentarmi a lui. Il mio primo concerto. Salire sul palco è stata un’esperienza magnifica. E non è stata l’ultima. C’è stato un Tour di tutto il paese in cui ci siamo fatti conoscere e abbiamo dato spettacolo.
È incredibile il numero di persone che è venuto ad assisterci. La maggior parte erano diurni. Come noi.
L’amore che mi hanno trasmesso non lo scorderò mai. Amo i miei fan. Sono tutto per me.
BIIIP BIIIP BIIIP
Ma cos’è questo rumore? È il mio telefono.
Cosa? La sveglia?
Ma a che ora l’ho impostata? Se le avessi dato retta mi sarei svegliata che Leon era già arrivato.
Leon?
Leon!!!
Oh diamine!
Mi sono completamente scordata! I suoi cioccolatini!
Dannazione, sarà qui a momenti e io non glieli ho nemmeno impacchettati!
Prendo la confezione a forma di cuore che ho conservato e mi precipito giù per le scale.
Ma in cucina trovo una sorpresa. Amara.
Sussulto.
-PAPA’! Cosa … stai facendo?
Lui si ripulisce la bocca sporca di cioccolato.
-Ottimi, tesoro – si complimenta – Davvero ottimi.
Non ci credo!
Gli stampini dei cioccolatini sono vuoti o masticati. Uno, ancora intero è venuto perfetto. Doveva essere stato così anche per gli altri se mio padre non gli avesse … mangiati!!!!
Il contenitore a forma di cuore mi cade di mano.

-Papà! – strillo mettendomi le mani tra i capelli – Ma che cosa hai fatto?!?!
Lui mi guarda senza capire: -Ehm … mangiando i miei cioccolatini?
-Non erano per te! – strillo – Erano per Leon!!
-Leon? Per Leon?? – papà quasi si ingozza col cioccolato in gola – Come sarebbe a dire per Leon?
-Sì papà – continuo a urlargli – Li ho cucinati per Leon. Il mio ragazzo! Oggi è la festa degli innamorati! Non la festa del papà!
-Tesoro non capisco. Tutti gli anni hai fatto a me un regalo per San Valentino.
-Era prima che mi innamorassi papà! – dico sul punto delle lacrime – Leon sta arrivando e ora non ho niente da regalargli – ringhio – Sei un … un … - ringhio ancora trattenendo in gola ciò che volevo strepitare con tutta me stessa.
Lascio quell’ingordo in cucina e mi butto sul divano del salotto, coprendomi il viso con le mani.
-Violetta – mi chiama Olga scendendo dalla sua stanza ancora in pigiama – Piccola mia, che cosa sono queste urla? Mi hai spaventata.
-Qualcosa non va? – domanda alle sue spalle Roberto.
-No! Non c’è niente che non va!- sbraito – Papà ha rovinato il mio regalo di San Valentino per Leon e lui sarà qui a momenti!!!
Non l’avessi mai detto.
Driiiiin!
No!
E’ lui!
E ora che faccio?

Cosa posso fare?
-Olga non apri…
Troppo tardi.
Leon compare sull’uscio. I suoi occhi incontrano subito i miei.
-Sei pronta per andare?
Che risposta posso dare?
-Sì. Sono pronta. Andiamo.
Faccio finta di non sentire papà che continua a chiedermi scusa.
Lo ignoro, prendo il mio ragazzo per un braccio e insieme arriviamo sul vialetto dov’è parcheggiata la sua moto.
-Cos’aveva tuo padre?- chiede Leon.
-Nulla. Sai com’è fatto – mento – Allora andiamo?
-Sì. Non vedevo l’ora di vederti, amore mio – mi prende le mani. Io gliele stringo sempre continuando a sorridere. Ma lui si rende conto che lo faccio a stento – Qualcosa non va?
-No,no. Niente. Sto bene. Sono solo ansiosa. Andiamo.
 
Monto in sella alla moto e questa parte.
Mentre sfrecciamo liberi per le strade di Buenos Aires, penso a come risolvere quella situazione.
Certo, potrei far comparire in quattro e quattr’otto dei cioccolatini dietro la schiena.
Ma non sarebbe la stessa cosa. Io volevo donargli qualcosa non fatta dalla “Violetta Lucente Supremo, Sovrana di Haunted Night” ma semplicemente da “Violetta”.
Dovrò dirgli come sono andate davvero le cose. Chissà forse capirà.
Oddio, mi viene da piangere.
Intanto arriviamo nel nostro posto speciale.
La barriera protettiva ormai è sparita da tempo. Da quando la prima volta eravamo stati attaccati da un demone, avevamo pensato che era meglio rendersi prudenti, ma ora che non esiste più alcun demone oscuro, per il momento, possiamo stare tranquilli e goderci la bellezza di questo luogo.
Camminiamo fino alla panchina di fronte lo specchio del lago, sotto l’albero di ciliegi in fiore.
Ci sediamo.
Leon continua a sorridere, ma io non riesco a farlo nella maniera più intensa.
Se ne accorge.
Mi prende la mano.
-Amore mio. Qualcosa non va? Lo sai che puoi dirmi tutto vero?
Gli sorrido: - Sì lo so. Di chi altri posso fidarmi se non di te?
-E allora racconta. Come mai hai quel faccino triste?
Esito parecchio. Mi sembra di avere un motivetto in testa che ripete “Diglielo ora. Avanti diglielo ora!”: - Leon io…
Mi blocca.
-Aspetta.
-Cosa c’è?
-Prima desidero dirti una cosa.
Sorride. Quel sorriso che io tanto amo e sogno nelle noti di inquietudine.
Leon inspira profondamente. E si mette a cantare.
-
No me digas lo que piensas
Creo que lo se
Sólo mírame un instante
Y lo adivinare

Que difícil fue querernos y dejarnos de querer
Y al final de este camino
Encontrarnos otra vez

 
Esito un secondo davanti a quelle parole. Il motivetto è lo stesso … che abbiamo composto insieme a Natale! Allora … si sta riferendo alla canzone …
Un lampo di genio.
Ho trovato!
Ho la risposta, la soluzione!

So come rimediare.
So che regalo fare alla persona più importante della mia vita.
Gli stringo più forte la mano e sorrido. Veramente stavolta.
Chiudo gli occhi e prendo anch’io a cantare.

-En tus ojos no hay secretos
Yo lo puedo ver
Siempre tienes la palabra
Que me hace sentir bien
Que difícil fue querernos y volvernos a querer
Si el amor es verdadero
Todo puede suceder


Ci guardiamo intensamente negli occhi, rispecchiandoci dentro.
Sento una forte energia avvolgerci. Quella del legame che non ci scioglierà. Né ora, né mai.
Ed ecco che riaccade.
Mi immergo nei suoi pensieri e lui entra nei miei.
Le parole che escono dalla mia bocca escono anche dalla sua.
Il nostro amore, i nostri sentimenti e ciò che proviamo, ci hanno aiutato a trovare un ritornello per la nostra canzone.

-
Quédate junto a mi
Paso a paso en el camino
Voy hacerte feliz
Y que el miedo este prohíbo
Abrázame y veras
Que eres lo que necesito
Y no encuentro la manera de decir
Que le das luz a mi vida
Desde que te vi

 

Terminiamo di cantare. Io sorrido con le lacrime che mi pizzicano gli occhi.
-Era questo il mio regalo per te – mi dice Leon.
Gli accarezzo una guancia: - Anche il mio.
Ci abbracciamo intensamente e ogni emozione negativa dentro di me svanisce. La rabbia per papà, la tristezza di deludere Leon. Resta solo un sentimento. Quello più forte. Quello immortale. L’amore.
-Buon San Valentino – gli sussurro avvicinando il mio viso al suo.
-Buon San Valentino mio angelico tesoro- ricambia lui.
Le nostre bocche si unisco e questo momento meraviglioso, non finisce mai.

FINE
  
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