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Autore: Always_Always    22/05/2015    11 recensioni
"La solitudine ha uno strano sapore: vellutato e amaro. Un bicchiere di Jack Daniel’s annacquato di lacrime. Le tue, ovviamente. Quando sei solo piangi sulla tua stessa spalla ed è una lezione che hai imparato fin troppo bene. [...]
Cosa è rimasto? Non sai rispondere. Non te lo ricordi, anche se vorresti farlo — vorresti disperatamente ricordare perché fosse così necessario alzarsi ogni giorno e vivere, vivere, vivere; anche quando faceva male.
Ma Jerry è morto e Liv se n'è andata e a te non è rimasto
niente, nemmeno il pensiero che forse, in un altro tempo, in altre circostanze, avresti davvero potuto essere felice."
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Angolo dell'autrice:
 Ho sperato tremendamente che prima del finale di stagione affrontassero di nuovo l'argomento "suicidio" e ci mostrassero cosa fosse effettivamente successo. Sì, sappiamo che Fitz ha tentato di ammazzarsi dopo che Liv se n'è andata e sappiamo che Tom l'ha fermato, ma io speravo che Shonda ci facesse vedere il tutto. Invece mi ha lasciata a bocca asciutta e mi devo accontentare della mia immaginazione.
 Quindi sì, ecco qui la mia versione: un povero Fitz ormai senza speranze e Liv che è sempre presente, anche quando è lontana.
 Con l'aggiunta del povero Jerry che è morto senza alcuna ragione - altro fattore che contribuisce al crollo del padre. 

 P.S: potrebbe essere una cosa da niente, ma il fatto che Liv sia una donna rigorosamente da vino e Fitz un uomo rigorosamente da whiskey, mi ha fatto pensare. 

 Always_Always
 
 


Moonlight Serenade 

 

Non andartene più. Non sopravviverei.


 
I giochi sono finiti.
L'ultima mano è esposta sul tavolo e non resta che tirare le conclusioni.
 
Il Jack Daniel's ti scruta dall'interno del vetro e invoca la tua mano, ma anche se l'astinenza ti raschia la gola non muovi un dito. Stasera nessuna goccia di whiskey bagnerà il tuo bicchiere.
Stasera è un'altra la sete che sarà soddisfatta.
 
Tiri fuori la nuova bottiglia e ti concedi un minuto per osservarla: il rosso è languido oltre il vetro, emana un profumo pungente quando lo liberi dal tappo e scivola morbido nel bicchiere che hai accuratamente scelto per l'occasione. Sei attento quando lo stringi fra le dita, il vino insegue il bordo di cristallo, gira e rigira fra le tue mani in sincronia con la Stanza Ovale: è il ritmo dell'abbandono, ciò che resta a chi non ha nient'altro cui aggrapparsi.
 
A te.
 
La solitudine ha uno strano sapore, te ne sei accorto giorno dopo giorno, un sorso dopo l'altro.
Uno strano sapore, sì: vellutato e amaro, un bicchiere di Jack Daniel's annacquato di lacrime. Le tue, ovviamente. Quando sei solo piangi sulla tua stessa spalla ed è una lezione che hai imparato fin troppo bene - e nel peggiore dei modi, pensi, ma in fondo sai che va bene così, nient'altro avrebbe reso giustizia a tutto ciò che è stato e al contempo avvalorato ciò che è rimasto - cosa è rimasto? Non sai rispondere. Non te lo ricordi, anche se vorresti farlo - vorresti disperatamente ricordare perché fosse così necessario alzarsi ogni giorno e vivere, vivere, vivere; anche quando faceva male.
Ma Jerry è morto e Liv se n'è andata e a te non è rimasto niente, nemmeno il pensiero che forse, in un altro tempo, in altre circostanze, avresti davvero potuto essere felice.
 
Alzi lo sguardo ed è come se scacciassi un pensiero fastidioso quando volgi la testa all'indietro. Sempre indietro, mai avanti. La tua esistenza è cristallizzata in un tempo che non potrà tornare, in visi ed emozioni di cui hai scordato il sapore. Sei soltanto un'ombra, una pallida imitazione di quello che eri, di quello che lei ti faceva essere.
 
lei ti manca in ogni momento, in ogni occasione; la sua assenza è un supplizio che frantuma il tuo cuore in minuscole schegge grondanti di sangue e impossibili da rimettere insieme.
 
Tre settimane e venti giorni, questo è il periodo della tua agonia. Per tutto questo tempo hai tentato di ritrovare te stesso in ogni piccolo gesto di ogni giorno, ma non ci sei riuscito e alla fine hai dovuto ammettere che è così che deve andare. Anche se è un peccato che debba finire in questo modo, perché c'erano ancora molte cose che avresti potuto realizzare, che avresti potuto vivere.
 
Ma i giochi sono finiti ed è il momento di ammettere la sconfitta.
 
L'ago gelido della siringa penetra nella tua vena con una velocità che ti sorprende. Non aspetti che faccia effetto e ne spari subito un'altra, poi un'altra e un'altra ancora, finché non hai l'impressione che il braccio destro sia più lungo del sinistro e che la testa si sia rimpicciolita e stia navigando in una boccia colma d'acqua.
 
È a quel punto che senti la voce di Liv. Dio, quanto ti è mancata.
Non riesci a capire che cosa ti dice, ma nel dubbio le ripeti che la ami. Che l'ami e l'amerai e non smetterai mai; che ci hai provato ma non ci sei riuscito; che per l'occasione hai scelto il suo vino preferito e hai svuotato un pacchetto di pop corn in una stupida ciotola. È stato un gesto quasi inconscio: forse glielo dovevi, forse volevi fargliela pagare, o semplicemente era l'unico modo che ti restava per sentirla di nuovo vicina. Per sentirla ancora tua nonostante sia lontana e irraggiungibile.
Come se potesse sentirti.
 
Brindo a te, Liv. A noi. Come avresti fatto tu.
 
La droga è rovente nel tuo sangue e la sensazione di benessere che hai sentito fino a ora improvvisamente si disintegra e diventa lava.
Senti che sta arrivando il momento. Hai finito il tuo vino e sbocconcellato qualche pop corn.
Chiudi gli occhi e i tuoi ultimi pensieri li dedichi tutti a loro: a Jerry e a Liv.
 
I giochi sono finiti e adesso sei pronto per chiudere la partita.




 
 
 
   
 
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