La rincorsa

In lei c’è sempre qualcosa che sfugge: un ciuffo di capelli lasciato libero dal nastro, una piega del vestito costantemente fuori controllo, un’unghia che fa capolino dalla cima del guanto bucato. Dimitri osserva con disappunto quei dettagli che, al suo occhio di insegnante, ritrasformano la sua futura Granduchessa nella stracciona scappata dall’orfanotrofio; e a nulla serve risistemarle la zazzera, o ripiegarle l’orlo, o rammendare i fori, perché Anastasia continua a scappare, e al suo posto rimane solo Anya.
 

Arrivano poi i momenti in cui è la vera Anastasia a brillare, avvolta in stoffe pregiate e nell’affetto di quel che rimane della sua famiglia; e in quegli attimi Dimitri pensa che, se davvero c’è qualcuno che dovrebbe sfuggire, è di lui che si tratta: muoversi a tagliare la corda, prendere i soldi della ricompensa prima che il suo piano vada in fumo, andar via. La osserva incedere verso di lui, senza un singolo dettaglio al di fuori degli schemi, il volto immobile, e capisce che il suo posto non è più lì.
 

Si risveglia schiacciato dal peso di Anya, una sua mano a proteggergli il viso; la riconosce per via delle dita sporche, delle unghie scheggiate, dei movimenti goffi con cui gli fa capire che è contenta di vederlo ancora vivo e vegeto. Dimitri si riscopre felice come non mai, e il motivo non gli sfugge. Anya continua ad agitarsi; si muove sempre troppo, sporcando con il rossetto la stoffa strappata del vestito, stringendo i capelli in mille nodi. Si muove, ma senza andare da nessuna parte.
Dimitri la cattura ad ogni bacio.