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Autore: JulietChan    23/05/2015    0 recensioni
questa storia è stata scritta da me in occasione del 24 maggio, in ricordo di tutti quei soldati morti per difendere una patria che ormai non esiste più e per ricordare quanto la guerra sia inutile e stupida.
Chiarito questo, vi prego di leggerla seriamente e con rispetto
Genere: Guerra, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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"Sergente Marshall.... SERGENTE MARSHALL!"

Quella voce rude e brusca mi distolse dai miei pensieri.

In guerra fantasticare non è permesso. In guerra essere umani non è consentito.

In guerra bisogna essere macchine pronte ad ucciere senza provare sentimento alcuno.

Uccidere o venire uccisi, questa è la legge del campo di battaglia.

"Sergente Marshall! mi sta ascoltando?" alzai i miei occhi castani per fissarli in quelli di ghiaccio del mio superiore, il Sergente Maggiore Douglas.

Detestavo quell'uomo arrogante e pieno di sè che credeva di avere la guerra in pugno.

Controvoglia, gli risposi : "Sì, signore, la sto ascoltando".

"Bene".

Il Sergente Maggiore estrasse una cartina geografica sgualcita e la distese alla buona sul tavolino da campo.

Segnandone un punto col dito, Douglas continuò: "Attaccheremo da est, sbaragliando le linee nemiche."

"Ma siamo completamente allo scoperto! Quei cani maledetti potrebbero tenderci un'imboscata da un momento all'altro!" sbottai.

"Sbaglio o siete di un rango inferiore al mio?" replicò l'altro beffardamente, trasudando superbia da ogni parte.

"MA E' UNA PAZZIA! MORIRANNO MOLTISSIMI SOLDATI!" ero fuori di me: che ne sapeva quel pallone gonfiato della guerra? Proprio lui, che non aveva mai combattuto in vita sua?

"SERGENTE MARSHALL! QUESTI SONO GLI ORDINI, OBBEDITE!" urlò infuriato il Sergente Maggiore.

"Sì, signore" mormorai abbassando il capo, sconfitto.

"Molto bene, Sergente, attaccheremo all'alba. Preparate le truppe."

Quella sera non riuscii a dormire.

Il mattino seguente ci preparammo ad attaccare, tutti con i nervi a fior di pelle e gli occhi iniettati di sangue.

Nonappena ci lanciammo all'attacco accadde il disatro: quei bastardi ci avevano teso una trappola, e ormai non potevamo più fuggire.

Intorno a me la gente moriva, e non potevo fare nulla per fermare quel massacro.

Quando vidi il corpo reso irriconoscibile da quanto era stato calpestato di un giovane che poteva avere massimo sedici anni, maledissi quei porci che stavano là in alto, nei loro posti di comando, e decidevano della vita e della morte di ognuno di noi.

Perchè la guerra non è altro che questo, uno sporco e stupido gioco inventato dai potenti e dove noi soldati siamo solo delle pedine, della carne da macello.

Non riuscendo a sopportare quello scempio, sentendomi impotente mi nascosi aspettando che tutto finisse.

Quando calò il silenzio, uscii allo scoperto: la pianura lì intorno era impregnata del sangue delle innocenti vittime di questo fottutissimo gioco.

In quel momento, compresi che tutto quello per cui avevo ucciso era stata solo una mera illusione.

Perchè la guerra non ha valori giusti.

   
 
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