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Autore: giraffetta    23/05/2015    3 recensioni
| Katniss!centric // Katniss/Peeta // What If // Missing Moment HG |
"Così, quando sussurra: — Tu mi ami. Vero o falso? — io gli rispondo — Falso."
...
“Non volevo finisse così.” mormoro piano, a voce così bassa che ho paura che lui non mi abbia sentito. Invece, Peeta allunga una mano e stringe la mia, con delicatezza.
“Forse, non è mai iniziata.” ribatte calmo, con una certa ovvietà.
...
“Se potessi ancora amare… amerei te.” dico di getto, nascondendo la faccia tra le braccia. È vero: dentro di me so che sarebbe stato lui la mia scelta e che saremmo stati felici. Ma, il tempo della felicità per me è ormai finito. Non posso permettermi di essere felice, non più.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Questa storia è stata scritta per l’iniziativa “Ready, Set, Prompt!” indetta dal gruppo Facebook The Capitol”. Il prompt è [MJ] "Tu mi ami, vero o falso?" e Katniss risponde falso.




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"Così, quando sussurra: — Tu mi ami. Vero o falso? — io gli rispondo — Falso." 


Sento gli occhi di Peeta ridursi a due fessure sottili e maledico la mia lingua per essere stata così veloce. Aspetto la sfuriata con rassegnazione ma, invece, vedo le spalle di Peeta rilassarsi e il suo sguardo rimanere vivo.
“Lo sapevo.” mormora soltanto. Il suo tono sembra normale, un po’ deluso forse. O forse sono le mie orecchie a volerlo sentire come tale.
“Mi dispiace.” dico, come se potessi rimediare con due stupide parole a ciò che ho detto. Dovrei imparare a essere più delicata, ma sono stanca di cambiare il mio modo di essere, perfino per Peeta. Lui mi guarda ancora e fa un gesto con la mano, come per dirmi di lasciar stare.
Mi torna in mente tutto ciò che abbiamo passato, le notti sul treno, i baci, le arene, i pericoli, la paura di perderlo. E poi penso a Prim, a Gale, a Finnick, tante facce che si sovrappongono l’una sull’altra, in un vorticare intenso e inarrestabile. Persone che, in un modo o nell’altro, ho perso.
Sento i palmi delle mani bruciare e li sfrego contro le gambe, con forza. Vorrei avere più coraggio, vorrei tornare a essere la me di un tempo, ma so che è impossibile.
Cambiare è inevitabile, anche se si può fare in bene o in male. Non sono sicura che il mio cambiamento sia stato un bene, però.
“Non volevo finisse così.” mormoro piano, a voce così bassa che ho paura che lui non mi abbia sentito. Invece, Peeta allunga una mano e stringe la mia, con delicatezza. Il suo pollice mi sfiora lento il dorso e lo sento trattenere il fiato per qualche istante. È come essere sospesi in una bolla, racchiusi in un mondo che potrebbe funzionare così per sempre, sospeso. Invece, la bolla si rompe alle parole di Peeta.
“Forse, non è mai iniziata.” ribatte calmo, con una certa ovvietà. Sospiro e mi mordo la lingua, prima di lasciarmi sfuggire qualcosa di cui potrei pentirmi.
Forse è vero, forse non è mai iniziato niente. Forse abbiamo provato a creare qualcosa d’impossibile e abbiamo fallito. Non si può costruire un palazzo senza avere le basi: la verità è che ci siamo gettati in qualcosa che non abbiamo mai saputo gestire.
Mi sembra strano però relegare a niente quelle sensazioni che ho provato con lui. E anche sbagliato.
Perché, qualcosa, in fondo, ho provato.
È dopo che esse sono sparite, sepolte dal dolore, dalla rabbia, dalla vendetta.
Non è colpa di nessuno se il mio cuore si è chiuso, se si è oscurato e ha smesso di battere. È successo, e basta.
“Se potessi ancora amare… amerei te.” dico di getto, nascondendo la faccia tra le braccia. È vero: dentro di me so che sarebbe stato lui la mia scelta e che saremmo stati felici. Ma, il tempo della felicità per me è ormai finito. Non posso permettermi di essere felice, non più.
“Lo so.” dice soltanto, alzandosi in piedi e incamminandosi verso la porta. Sento qualcosa incrinarsi nel petto, ma lo ignoro. È così che deve andare. Devo perdere tutto ciò che mi rimane, perché, in fondo, ho già perso tutto.
Una casa. Una famiglia. Una sorella. Gale. Tante vite innocenti. Me stessa.
Perdere Peeta è solo l’ultimo tassello del puzzle, dopodiché la mia distruzione sarà completa. Sarò sola, come merito di essere.
“Se un giorno vorrai ancora amare, beh… io ci sarò.” mormora Peeta, richiudendosi la porta alle spalle. Sobbalzo, alle sue parole, che si insinuano veloci tra le crepe di ciò che è rimasto del mio cuore.
Vuole darsi speranza.
Vuole darmi speranza.
Per un attimo mi ci perdo, in quella fantasia: mi immagino tra qualche anno, finalmente pronta a stare con qualcuno, finalmente pronta a donarmi di nuovo. Ma l’illusione dura un attimo e si spegne con un rumore di vetri rotti. Mi alzo da terra, scrollandomi di dosso l’apatia, e mi incammino verso la porta, ogni passo pesante come una roccia.
Non ci sarà una seconda occasione per me, mai più. Con oggi, è finito tutto. Mi sento sollevata, però, come se mi fossi tolta un peso.
Solo quando richiudo la porta alle mie spalle realizzo di essermi davvero tolta un peso.
E che quel peso è il mio cuore.

 
 




Senza titolo 1




 

NOTE:

Salve :)

È la prima volta che scrivo una "what if" e che, soprattutto, utilizzo il Pov di Katniss in prima persona, perciò sono abbastanza spaventata da questa storia, ma ho voluto comunque pubblicarla >.< 
Mi sono divertita ad immedesimarmi in lei (e in un certo senso mi è sembrato anche facile) e spero proprio di averla presentata IC, così come Peeta. Ho cercato di dare delle motivazioni alla risposta di Katniss, a quel "Falso", provando a scavare dentro di lei, quindi, per quanto what if, spero si possa incastrare nella storia originale!
E adesso sparisco, prima di ricevere qualche pomodoro in faccia >.<
Grazie a chiunque ha avuto il coraggio di leggere <3
Alla prossima!

bacioni,Giraffetta

 
  
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