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Autore: GiuliaStark    23/05/2015    0 recensioni
Sono passati 97 anni da quando la Terra è stata colpita da una bomba nucleare. 97 anni durante i quali tre generazioni si sono succedute sull'Arca, la base spaziale che molto tempo prima raccolse i pochi sopravvissuti dell'esplosione, nella speranza che un giorno possano far ritorno a casa, ed ora quel momento sembra essere arrivato. Cento ragazzi minorenni presi dalla prigione dell' Arca saranno mandati ad esplorare i territori che furono abitati dai loro predecessori, cento ragazzi mandati a morire. Tra questi c'è Rhys, una ragazza che inizialmente non doveva essere presente ma che ha compiuto questo sacrificio pur di salvare la vita alla sua migliore amica; nessuno è realmente a conoscenza del motivo per il quale sia finita in carcere, si sa solo che è qualcosa di molto grave. Lo sbarco sulla Terra non è facile, tutto è idillico, si, ma niente è come sembra e presto i ragazzi si accorgeranno che è arrivato il momento di combattere le proprie paure, di azzerare la loro umanità per sopravvivere. Perché non c'è più distinzione tra bianco e nero, giusto o sbagliato, legge o criminalità. No. Ora sono sulla Terra, sono soli. Ora sta nelle loro mani se decidere di vivere o morire
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellamy Blake, Clarke Griffin, Finn Collins, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate, Violenza
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Salve genteee!! Lo so, lo so sono in clamorossissimo ritardo ma purtroppo gli impegni scolastici mi tolgono tutto il tempo libero e l'ispirazione😞 Ma adesso sono tornata con questo nuovo capitolo e spero che vi piaccia!



Pov Clarke

Ero seduta sul pavimento della mia cella intenta a disegnare, quello era l’unico svago che mi era concesso, l’unico che mi aiutava a non pensare. Ero chiusa qui dentro da un anno senza un crimine specifico, l’unica cosa che avevo fatto era rimanere fedele a mio padre quando tutti gli andavano contro.  Lo avevano biasimato per voler dire la verità su quello che stava, e sta tutt’ora, accadendo all’Arca, ovvero che tra non molto finiremo l’ossigeno ed allora saremmo di sicuro morti. Purtroppo nessuno diede il giusto peso alla cosa ed alla fine non servì a nulla neanche il mio tentativo di salvarlo. L’unica cosa che fecero fu lanciare mio padre nello spazio sotto lo guardo impotente di mia madre e me per poi rinchiudermi qui con l’accusa di tradimento. Alzai lo sguardo dal disegno e guardando fuori dalla piccola finestra della cella sorrisi amaramente alla vista della Terra: avevamo un intero pianeta a nostra disposizione e non potevamo usarlo, a poca distanza da noi c’era la certezza di sopravvivere ma a nessuno sembrava importare. Un rumore aldilà della porta attirò la mia attenzione, mi girai e rimasi in ascolto: tutto ciò che sentivo erano cigolii e porte che sbattevano, il tutto ripetuto un gran numero di volte. Cosa stava succedendo? Che stessero svuotando alcuni posti nelle prigioni per garantirci qualche altro mese di autonomia? No. Non era possibile… eppure una parte di me non rimase sorpresa che qualcuno avesse potuto approvare questa idea. Ad un tratto si udì un trambusto come se stesse accadendo qualcosa di inaspettato, poi dal nulla delle urla mi gelarono il sangue nelle vene. Il respiro si accorciò, gli occhi si spalancarono, in quello che assomigliava molto al terrore ed alla realizzazione, quando pensai di riconoscere la voce che aveva prodotto quelle grida di dolore: Rhys. Sperai con tutta me stessa che mi stessi sbagliando e che la mia era solo una suggestione, ma c’era qualcosa dentro di me che diceva tutto il contrario. Cosa le stavano facendo? Che avessero scoperto il suo segreto? Impossibile visto che a conoscenza ne eravamo solo io, lei, mia madre ed un certo Finn Collins che era detenuto proprio come noi. Allora se non si trattava di quello a cosa era dovuto? Iniziai a preoccuparmi per lei. E se le avessero fatto qualcosa peggio del rinchiuderla in cella? No. Mi rifiutavo di pensarci anche solo per un momento. Me lo ero immaginato, la voce non era la sua. Dovevo solo convincermene. Quando sentii che il rumore si avvicinava alla mia porta mi alzai indietreggiando come se ne fossi in qualche modo intimorita fino a poggiare le spalle contro il freddo muro ormai ricoperto dai miei disegni. Il frastuono all’esterno continuava sempre più vicino, minaccioso e sconosciuto, ma quando mi accorsi che aveva superato la mia cella allontanandosi un bel po’ socchiusi gli occhi e mi lasciai andare ad un sospiro di sollievo. Passai gran parte del tempo prima del pranzo a pensare all’accaduto di poco fa e a sperare che la mia amica stesse bene; nel mentre continuavo a disegnare paesaggi terrestri che avevo visto illustrati su alcuni libri, ma ad un tratto la porta si aprì e quando riconobbi chi era sorrisi:
- Mamma! – mi alzai in piedi e l’abbracciai.
- Ciao tesoro, come stai? –
- Potrei stare meglio se non fossi chiusa qui dentro – riposi distogliendo lo sguardo.
- Lo so, lo so… -
Mi sorrise tristemente riducendo le labbra ad una linea sottile mentre mi abbracciava forte, quando ci staccammo la guardai dritta negli occhi poi le chiesi una cosa che mi frullava da un po’ per la testa:
- Come sta Rhys? –
A quella domanda si irrigidì in modo strano, non era mai stato messo in dubbio che mia madre non la sopportasse nonostante fosse la figlia di una sua vecchia amica, ma la cosa che mi rimaneva ancora da capire era il motivo. Rhys era la mia migliore amica, l’unica che, nonostante avesse la sua gran parte di problemi, ascoltava sempre ciò che avevo da dirle, importante o meno che fosse lei c’era sempre stata anche quando giustiziarono mio padre. Odiavo il comportamento che avevano adottato nei suoi confronti da quando, tre anni fa, fu rinchiusa nella prigione dell’Arca per un crimine sul quale non le avevano neanche concesso di giustificarsi o spiegarsi. Delle volte il comportamento delle persone a bordo mi lasciava interdetta, come si potevano trattare così degli esseri umani? Come si poteva lanciarli nello spazio senza il minimo senso di colpa? Si era davvero arrivati a questo punto pur di sopravvivere? :
- Non preoccuparti, sta bene – rispose evasiva schiarendosi la voce e guardando altrove.
Percepivo qualcosa di strano, come una tensione nascosta sottopelle e che premeva per sbucar fuori. La stessa tensione che si attribuisce a qualcuno quando ti sta nascondendo qualcosa di importante:
- Cosa stava succedendo prima? Ho sentito dei rumori strani… -
- Niente di cui preoccuparsi Clarke, tranquilla –
Nel suo sguardo continuava ad esserci quel qualcosa che non mi convinceva e la strana sensazione che centrasse Rhys non mi lasciava. Cosa mi stava nascondendo? E perché? Era davvero qualcosa di così grave?; aveva il volto stanco e provato un altro segno dell’evidente stanchezza che si portava dietro da chissà quante notti passate insonni. Cosa stava accadendo sull’Arca di tanto segreto?:
- Mamma – dissi con voce ferma – Che sta succedendo? –
- Clarke… -
Sospirò scuotendo la testa cercando ancora di evitare il discorso ma la interruppi subito; si avvicinò ancora e poggiò le mani sulle mie spalle in un gesto affettuoso ma in quel momento lo sentivo come qualcosa di estraneo, così mi sottrassi al suo tocco e la guardai con determinazione. Ero decisa a sapere:
- No – insistetti con voce ferma – Ho sentito delle urla… - feci una piccola pausa e presi un gran respiro – Ho sentito le sue urla –
- Mi dispiace tesoro… - scosse la testa.
- Ti dispiace per cosa? – domandai sentendo la confusione aumentare.
- Dovevo fare qualcosa, dovevo salvarti Clarke! Non ti meritavi di andare a morire… - cominciò a farneticare cose, per me, senza senso mentre gli occhi le si velavano di lacrime. Improvvisamente temetti per l’entità di ciò che mi nascondeva.
- Mamma, di cosa stai parlando? – aggrottai la fronte.
Mi spiegò tutto. Ogni singolo dettaglio del piano riguardante i cento, confermando l’ipotesi che un anno fa aveva fatto mio padre. Eravamo arrivati al limite ignorando i segnali ed ora ci eravamo ridotti a questo. Poi arrivò la parte che mi inorridì più di tutte: ero stata scelta per far parte della spedizione sulla Terra. Sgranai gli occhi e scossi la testa presa da un momento di terrore ma mi ripresi subito quando notai che nessuna guardia era entrata improvvisamente nella mia cella e i rumori di prima erano cessati già da un po’. Che si fossero dimenticati di me? Impossibile. Ma allora perché ero ancora qui? Nella parte più remota della mia testa iniziò a formarsi un’idea talmente malsana che l’accantonai subito ma d’altro canto, per quanto impossibile fosse, era l’unica che potesse spiegare l’espressione di mia madre quando avevo nominato Rhys:
- Perché non sono passati a prendermi? – sussurrai spaventata da quella che poteva essere la risposta.
- Ho fatto uno scambio – rispose con decisione alzando lo sguardo che fino a quel momento sveva tenuto puntato a terra.
- Che tipo di scambio? –
- Ho mandato Rhys sulla Terra – fece una piccola pausa, poi riprese – Ha preso lei il tuo posto -
Spalancai gli occhi quando le mie paure più remote ed improbabili presero forma in qualcosa di reale. Come aveva potuto fare una cosa del genere? Sacrificare la vita di qualcun altro, la vita di Rhys? :
- Come hai potuto? – sussurrai a denti stretti.
- No, Clarke, ascolta non è come credi! –
- E com’è allora mamma!? – risposi tagliente.
- Sono andata da lei per dirle che ti avevano scelta, le è preso subito il panico ed alla fine si è offerta al tuo posto – sospirò – Credimi… -
- Si è offerta al mio posto!? –
Scossi la testa e mi voltai di spalle mentre facevo vagare lo sguardo sul muro in pietra sul quale c’erano i miei disegni; mia madre si avvicinò con cautela e poggiò delicatamente la mano sulla mia schiena. Avevo la testa che lavorava ininterrottamente per cercare un motivo al folle gesto compiuto da Rhys, ma non c’era. Mi voltai nuovamente e scrutai negli occhi di mia madre, possibile che mi stava mentendo così spudoratamente? No, era fuori discussione. Mi fidavo di lei, dopotutto era mia madre e non vedevo alcun bisogno di mentirmi su una cosa del genere, così annuii piano e mi lasciai andare ad un lungo sospiro. Rhys aveva accettato di rischiare la sua vita per salvare la mia e adesso era il mio turno doverla aiutare:
- Ora devo andare tesoro, ma ti prometto che tornerò presto –
- Promettimi anche che mi porterai notizie di Rhys –
- Va bene Clarke –
Con quelle parole annuì leggermente ed uscì dalla porta lasciandomi sola con i miei pensieri a chiedermi perché mai Rhys aveva messo in ballo la sua vita così.

POV RHYS
La strada del ritorno fu percorsa in tutta fretta e senza parlare, ciò che poco fa era accaduto a Jasper ci aveva sconvolti: non solo per la brutalità del gesto ma anche per il fatto che non eravamo soli. Questa era una complicazione da non sottovalutare, per anni ed anni chissà quante forme di vita avevano abitato questo pianeta senza che noi ne avessimo il ben che minimo sospetto, si erano sviluppate, creando una nuova popolazione e la cosa che più mi terrorizzava: conoscevano alla perfezione questi territori, quindi la nostra collocazione non era poi così difficile da scovare. Procedetti a passo spedito verso il campo con una rabbia che cresceva passo dopo passo nei confronti di chi ci aveva spediti qui, se non sarebbero state le radiazioni ad ucciderci o la fame di sicuro ci avrebbero pensato i sopravvissuti della Terra. Quando giungemmo in prossimità della navicella sentii delle grida come d’incitamento ed un baccano sempre crescente, mi scambiai uno sguardo con Finn e corsi in quella direzione per trovare Wells e John Murphy impegnati in un combattimento. Sul serio? Qui si rischia la vita e noi ci uccidevamo a vicenda? :
- Ma che diamine succede qui! – dissi mentre mi facevo largo tra due fila di alberi seguita da Monty, Octavia e Finn – Wells, dannazione, lascialo andare! –
Tutti i presenti si voltarono a guardarci con sguardi confusi e contrariati, poi tra loro apparve Bellamy che con fare spavaldo si diresse verso di me guardandomi da capo a piedi con ancora sul volto quell’espressione che non riuscivo a decifrare:
- Ehilà tesoro – mentre si avvicinava ancora il sorriso gli scomparve dal volto ed aggrottò le sopracciglia - Dov’è il cibo? –
- Niente Mount Weather – sospirò Finn sedendosi su un masso.
- Che cosa è successo? – domandò Wells
- Siamo stati attaccati – dissi voltandomi a scrutare i volti dei presenti mentre davo la notizia.
- Cosa è stato? – chiese Bellamy.
- Non cosa – scossi la testa - Chi – tra tutti i presenti si levò un brusio di sussurri, la notizia aveva colpito in pieno scatenando una certa paura e preoccupazione che andava dilagandosi; continuai – Ci hanno dato informazioni sbagliate sull’Arca, qualcuno è sopravvissuto quaggiù, ci sono delle persone… terrestri –
- Ma come è possibile! – esclamò Bellamy cercando il mio sguardo ed alzando un sopracciglio ancora incredulo.
- Non lo so – scrollai le spalle, poi mi rivolsi a tutti – Ciò che ora sappiamo è che la Terra è abitabile e che le radiazioni non ci uccideranno, ma è possibile che lo facciano questi terrestri –
Di nuovo un brusio si alzò dai ragazzi che ci circondavano; si guardavano l’un l’altro con sguardi impauriti ed increduli come se tutto questo fosse troppo da digerire e in realtà lo era. Come dargli torto? Era già complicato vivere con il fatto che eravamo solo dei pezzi di carne sacrificabili per un bene, a dir dell’Arca, più grande ma ora la minaccia di essere uccisi era cosa ben più grave:
- Manca qualcuno – constatò Wells – Dov’è Jasper? –
Mi voltai a guardarlo con decisione, cercando di mantenere la calma nonostante la situazione stesse degenerando a vista d’occhio e dopo una breve esitazione parlai:
- È stato colpito… l’hanno preso – mentre dicevo quelle parole a Wells lo sguardo mi cadde sul suo braccio destro e notai che il suo bracciale era sparito – Che fine ha fatto il tuo bracciale? –
- Chiedilo a lui – rispose indicando Bellamy con un cenno che nel frattempo faceva finta di nulla.
Guardai Bellamy con rabbia e disprezzo ma tutto ciò che lui mi rivolse fu solo un sorrisetto sornione ed un’alzata di sopracciglia come fosse una sfida; sapevo che da lui non avrei ottenuto nulla, così mi voltai facendo qualche passo verso John che nel vedermi si raddrizzò dalla sua posizione scomposta per via della rissa con Wells e mi rivolse lo stesso sorriso del giorno prima:
- Quanti John?! – domandai con durezza.
- Ventiquattro e il numero continua ad aumentare – rispose facendomi l’occhiolino che preferii ignorare.
Sentivo la rabbia ribollirmi nel sangue mentre chiudevo le mani a pugno per cercare di fermare la voglia di spaccare la faccia a Bellamy e togliergli finalmente quel sorriso dalla faccia, ma più cercavo di rimanere calma, più la sua espressione ce la metteva tutta pur di farmi perdere il controllo:
- Cosa c’è che non va tesoro? –
Quell’ultima provocazione come se il disastro che stava combinando fosse poca cosa mi mandò in bestia facendo uscire la rabbia; nel frattempo sentivo lo sguardo di tutti addosso ma quello che percepivo di più era quello di Finn, che per quanto odiassi, mi conosceva meglio di tutti e sapeva bene cosa sarebbe potuto succedere di lì a poco. Fu un gesto spontaneo, come se il mio corpo reagisse in automatico: scattai in avanti in direzione di Bellamy ma prima che potessi far nulla una forte stretta si serrò attorno alla mie braccia bloccandomi. Cercai di divincolarmi ma Finn non dava segno di cedimento e mentre mi stringeva contro il suo petto mi sussurrò piano all’orecchio:
- No, Rhys, calma… non ne vale la pena –
Bellamy continuava a guardarmi incuriosito con ancora l’ombra del suo sorriso arrogante sul volto; feci un respiro profondo e dopo essermi divincolata dalla stretta di Finn parlai:
- Siete degli idioti! – dissi rivolgendomi a tutti i presenti – Il sistema vitale dell’Arca sta morendo, per questo ci hanno spediti qui a verificare che la Terra sia abitabile! Comportandovi così non solo condannate loro lassù, ma anche noi! Come faremo a chiedere aiuto e combattere questi Terrestri? –
Mi voltai nuovamente verso Bellamy che dopo le parole che avevo detto aveva completamente cancellato dal suo volto l’espressione precedente sostituendola con una più seria: che ci fosse la lontana possibilità che fosse d’accordo? Ma ciò che disse dopo mi fece cambiare subito idea:
- Non ascoltatela! Sta solo cercando di mettervi paura! Questi bracciali ci indicano come dei criminali, ma non lo siamo! Vogliamo veramente aiutare le persone che ci hanno fatto questo? Ci preoccupiamo tanto di questi Terrestri, ma noi siamo più forti! Sono loro a doverci temere! – dopo il discorso di Bellamy si alzarono delle grida di approvazione nei suoi confronti; scossi la testa incredula della loro ingenuità, poi Bellamy si voltò verso di me con nuovamente il sorrisetto di prima – Qui la sola ed unica criminale sei tu mia cara –
Lo guardai con disprezzo e senza aggiungere altro gli diedi le spalle e prendendo lo zaino me ne andai in direzione della navicella. Odiavo Bellamy Blake con tutte le mie forze, odiavo il fatto che osasse usare il mio passato, a lui del tutto sconosciuto, per prendersi gioco di me e dimostrarsi così il leader assoluto. Come potevano questi ragazzi seguire un pazzo come lui? Come potevano essere così ciechi nel vedere che eravamo seriamente in pericolo? E non solo per colpa dei Terrestri ma anche per la mancanza di cibo ed acqua che presto si sarebbe fatta sentire. Entrai spedita nella navicella seguita da Wells e Monty che guardavano con attenzione ogni mio passo mentre cercavo di raccogliere le idee e prepararmi per salvare Jasper; quando ebbi finito alzai lo sguardo e lo posai su Wells inarcando le sopracciglia:
- Cosa vuoi Wells? –
- Vengo con te, ti serve il mio aiuto –
- No, ti sbagli, non ho bisogno di te – dissi mentre mi alzavo da terra e continuavo ad evitare i suo sguardo.
- Rhys – intervenne Monty – Wells ha ragione, non so quale faida ci sia tra voi e non mi interessa, ma ci serve il suo aiuto visto che fino ad ora a nessuno è sembrato importare di Jasper –
Guardai Monty e poi Wells lasciandomi andare in un sospiro: a nessuno era passato per la mente che Jasper era in pericolo serio ed anche se era successo sembrava che non se ne curassero. Eravamo caduti davvero così in basso? Negavamo l’aiuto perfino ad un nostro amico? Un nostro compagno? Forse dopotutto non ci meritavamo di sopravvivere:
- Va bene – annuii – Ma tu Monty non vieni – stavolta ero decisa ad impormi.
- Cosa? Col cavolo! Jasper è mio amico e non lo abbandonerò in... –
- Ehi, ehi frena – lo interruppi – Monty, ascolta, apprezzo molto il tuo coraggio ma la tua conoscenza per l’ingegneria è importante e per questo mi servi qui. Devi trovare un modo per contattare l’Arca – fece per controbattere ma lo fermai ancora – Ti prego, tu pensa alle comunicazioni, io riporterò qui Jasper –
- Tu non vai proprio da nessuna parte! – disse Finn entrando nella tenda e mettendosi davanti a me. Ci mancava solo lui…
- Togliti di mezzo Finn, non te lo ripeterò una seconda volta – dissi a denti stretti
- No, Rhys! –
- Se a te non interessa nulla se Jasper vive o muore è un problema tuo, ma io non rimarrò qui a far nulla –
- Non si tratta di questo, ma di prudenza – disse con sguardo serio – Chi ha tirato quella lancia aveva un estrema precisione e noi siamo disarmati. Cosa ci difenderà da un altro attacco? –
- Sopravvivrò – risposi ancora più determinata.
- Non posso lasciarti andare in contro ad una missione suicida! –
- Lasciami passare Finn –
- Verrò con te allora –
- Fa come vuoi… -
Non lo degnai di uno sguardo e passai oltre uscendo dalla navicella per dirigermi all’esterno assieme a Wells, poggiai nuovamente lo zaino a terra e feci ancora l’inventario di ciò che avevo preso:
- Hai trovato un modo per trasportare Jasper? –
- Ho preso un paio di paracaduti, dovrebbero essere abbastanza resistenti –
- Bene – annuii senza guardarlo negli occhi.
- State andando? –
Alzai lo sguardo ed incontrai quello preoccupato di Octavia: dovevo essere sincera, forse si, era un po’ impulsiva e immatura ma non avevo nulla contro di lei, anzi, la preferivo di gran lunga a suo fratello:
- Si, partiremo subito –
- Bene, vengo anch’io – annuì decisa.
- No, Octavia – scossi la testa – Con la gamba in quelle condizioni non farai che rallentarci –
- E va bene! Ma almeno prendete questi – ci porse un paio di coltelli ricavati dai pezzi della navicella che si erano staccati – E fate attenzione –
- Ti ringrazio – annuii con un leggero sorriso riconoscente.
Mi concentrai nuovamente sul mio zaino e misi i coltelli all’interno, ma mentre continuavo a sistemare il tutto sentii altri passi avvicinarsi a noi finché la voce di Bellamy non mi arrivò alle orecchie:
- Cosa sta succedendo qui? – sentivo il suo sguardo puntato su di me e su nostri preparativi e sapevo che presto ci sarebbe stata una nuova lite – Dove state andando? –
- A riprendere Jasper – risposi con determinazione senza degnarlo di uno sguardo.
Improvvisamente mi sentii afferrare per un braccio e tirar su con violenza finché non incontrai lo sguardo contrariato di Bellamy:
- Sei impazzita? È troppo rischioso e vi farete uccidere! Se è vero che non siamo soli cosa fermerà quelle persone dal riservarvi lo stesso trattamento di Jasper? –
- Ehi, lasciala andare! – intervenne Finn ma senza il minimo risultato.
- Sono disposta a rischiare! - riposi mentre strattonai il braccio per liberarmi dalla sua presa.
- Nessuno lascerà il campo senza il mio permesso! – disse con rabbia crescente.
- Ma Bell, Jasper mi ha salvata! - cercò di intercedere Octavia.
- Gli sono grato per questo, ma non posso fare niente per lui -
- Puoi salvarlo - dissi io con fermezza mentre lo osservavo.
- Ho già detto di no -
- Bene… -
Presi lo zaino e me lo infilai su una spalla dirigendomi a passo spedito nella direzione dalla quale eravamo venuti circa un’ora fa seguita da Wells e Finn. Sentivo gli sguardi di tutti addosso che mi scrutavano ed i loro bisbigli che aumentavano al mio passaggio, notai anche quello che sembrava qualche sguardo di ammirazione ma di certo non era quello il motivo per cui lo stavo facendo. L'ultima cosa che volevo era la morte di un innocente solo perché Bellamy non voleva rischiare la pelle per lui. Sentii dei passi frettolosi alle mie spalle e nuovamente la presa d'acciaio di Bellamy si serrò attorno al mio gomito portandomi a fronteggiarlo faccia a faccia. Aveva uno sguardo sl dir poco furioso e contrariato:
- Ho detto che nessuno se ne va da qui – ribadì a denti stretti cercando di mantenere una certa calma.
- Forza – mi liberai della sua stretta e buttai lo zaino a terra - Impediscimelo - ribattei con astio e determinazione mentre percepivo gli altri che si riunivano attorno a noi.
- Non costringermi Rhys –
Non lo ascoltai, anzi, continuai a provocarlo:
- So che hai una pistola – Bellamy alzò il lembo della maglietta mostrandola – Sparami – dissi allargando le braccia in un gesto teatrale e piantando i miei occhi nei suoi. Non stavo affatto bluffando; voleva fermarmi? Beh, prima doveva prima uccidermi.
- Non essere ridicola – disse lasciandosi scappare una risata e guardandosi attorno cercando appoggio credendo ancora che stessi giocando.
– Non sto scherzando – scrollai le spalle mentre indurii ancora di più lo sguardo - Se vuoi davvero impedirmi di andare a salvare Jasper devi spararmi – dissi quelle parole con semplicità come se fosse la cosa più normale al mondo ed in quel momento Bellamy perse del tutto il sorriso: aveva capito che dicevo sul serio.
Attesi una qualche reazione da parte sua ma tutto quello che riuscì a fare fu fissarmi e sapevo bene, nonostante cercasse di nasconderlo, che in fondo era stupito dal mio gesto; spostai il mio sguardo alle sue spalle e notai tutti i presenti osservarmi increduli, compreso Finn, poi dopo qualche secondo tornai a Bellamy. Quando distolse lo sguardo e contrasse la mascella mi aprii in un sorriso di vittoria mentre abbassavo le braccia:
 – Come pensavo – stavo quasi per voltarmi quando un’idea mi balenò in testa, forse non era delle migliori ma decisi di provare ugualmente – Ora ti concedo un ultima possibilità – dissi avvicinandomi a Bellamy in modo tale che solo lui potesse sentire le mie parole – O vieni con noi ed usi quella pistola per qualcosa di utile rendendoti un vero capo ai loro occhi, oppure abituati ad essere chiamato codardo –
Bellamy mi guardò negli occhi scrutandoli in profondità in cerca di solo lui sapeva cosa, ma non mi intimoriva affatto, anzi, non faceva che accrescere la mia determinazione a continuare con il mio piano. Sembrarono attimi infiniti quelli che io e Bellamy trascorremmo a fissarci, l’uno con lo sguardo intrecciato in quello dell’altro; Il suo era un misto di confusione, rabbia e indecisione: era palese che le mie parole avevano toccato i punti giusti. Ok, si, avevo giocato sporco ma solo perché uno come lui ci poteva servire e non sarebbe mai venuto di sua spontanea volontà o su nostra richiesta. Distolse lo sguardo dal mio e lo puntò altrove ancora pensieroso al riguardo, ma sapevo che presto avrebbe ceduto:
- Va bene - disse infine riportando lo sguardo su di me – Murphy, con me – poi si rivolse ad un altro ragazzo – Atom, tu, mi raccomando, tieni d’occhio mia sorella e questo posto finché non torno – il ragazzo annuì e si allontanò subito portandosi Octavia dietro. Non aspettai che Bellamy mi seguisse, così mi girai e continuai imperterrita ad avanzare con Wells che ben presto mi si mise alle calcagna con uno sguardo contrariato; non bastava Finn a farmi da cane da guardia, ora ci metteva anche il “traditore” con la sua morale:
- Sei un incosciente, Rhys! – disse con fermezza.
- Ah si? E cosa ti dà il diritto di giudicare le mie azioni? –
- Questi non sono dei semplici bulletti, ma dei criminali esperti e tu ti affidi a loro senza batter ciglio mettendoci tutti a rischio! –
- Se è questo a preoccuparti, sta tranquillo – mi fermai e lo guardai fisso negli occhi – Dopotutto hai un’assassina dalla tua parte –
Ripresi a camminare senza degnarlo di uno sguardo; in lontananza sentii anche i passi di Bellamy e John che iniziarono a seguirci e sorrisi tra me e me. Sapevo che Bellamy aveva un qualche piano contro di me, dopotutto voleva farmela pagare per la scenetta di poco fa, ma ad essere sincera lui era l’ultimo dei miei pensieri. Nessuno mi conosceva così a fondo da sapere come mi trasformavo quando in ballo c’era qualcosa di importante, forse solo Finn. Diamine… più cercavo di tenerlo a distanza da me, più mi accorgevo che, volente o nolente che fossi, lui ormai era una parte integrante della mia vita passata. Stavo rischiando molto quaggiù e questa frustrazione non faceva che portare alla luce il lato del mio carattere che si era sviluppato negli anni in cui diedi il peggio di me a bordo dell’Arca prima di essere arrestata e rinchiusa. Non potevo fare altrimenti, era come un meccanismo che scattava in automatica: la Rhys dolce e amorevole che in pochissimi avevano conosciuto era quasi scomparsa del tutto, affogata nella rabbia di quella nuova; ma anche se esistesse ancora non avrebbe trovato posto quaggiù in mezzo alla natura selvaggia, all’assenza di regole e all’aggressività, no, non sarebbe sopravvissuta neanche due minuti. Mentre avanzavo mi accorsi che sia Finn che Wells si tenevano a distanza da me, cosa più che positiva se non si trattasse solo di una precauzione nel badare a John e Bellamy. Ogni passo che facevo era un passo verso l’ignoto: cosa avremmo trovato una volta rintracciato Jasper? E, cosa più importante, dove lo avevano portato? Ammettevo che questa caccia all’uomo era rischiosa visto che la nostra unica arma decente era una pistola nelle mani di un impulsivo, ma alla fine cosa avevamo da perdere oltre alla vita? Non molto. Ok, io avevo Jess ma ero più che certa che se io fossi morta lei sarebbe rimasta in ottime mani, anche se era dura da accettare, questo faceva di me quella che aveva meno da perdere e la più decisa a combattere per riconquistarci il diritto di abitare su questo pianeta:
- Non così in fretta tesoro – disse Bellamy con il sorriso nella voce mentre mi affiancava – Per quanto ne sappiamo il vostro amichetto potrebbe essere anche morto – fece spallucce – Dopotutto chi è mai sopravvissuto ad una lancia nel cuore? –
- Per tua informazione Jasper gridava quando l’hanno preso – dissi voltandomi a fissarlo – Questo significa che non l’hanno colpito al cuore – dietro Bellamy comparve John con anche lui un sorriso stampato sul volto, lo fissai per qualche secondo, poi tornai a Bellamy – Quindi faremo meglio a muoverci –
Feci per girarmi ma la mano di Bellamy andò a serrarsi attorno al polso fasciato dal bracciale metallico, lo afferrò con decisione e lo alzò mettendomelo sotto gli occhi:
- Che ne dici se prima ti fai togliere questo bracciale, tesoro? –
Strattonai il braccio e mi avvicinai a lui talmente tanto che ci separavano solo pochissimi centimetri:
- Come ti ho già detto, dovrai uccidermi prima di costringermi a fare quello che vuoi – dissi lanciandogli un sorriso di sfida.
Bellamy non si tirò indietro, anzi, continuò a fissarmi dritta negli occhi con il suo solito sorriso ma quando capì che stavo per voltarmi mi afferrò il mento tra il pollice e l’indice avvicinando ancora di più il mio volto al suo. Sentivo il suo respiro sfiorarmi la pelle e le sue labbra che quasi sfioravano le mie:
- Come siamo coraggiose – sorrise – Mi piace –
Mi staccai bruscamente da lui prima che gli altri potessero raggiungerci e mi voltai ancora mentre lo sentivo ridere. Bellamy Blake sapeva come farmi saltare i nervi, ormai questo era accurato ma di certo non mi sarebbe affatto dispiaciuto sapere cosa gli passava per la mente quando mi rivolgeva quegli strani sguardi. Dopo qualche altro passo Finn mi si affiancò ed ammisi che, da quando eravamo sbarcati, questa era l’unica volta che la sua vicinanza non mi dava alcun fastidio; camminammo in silenzio per un po’, poi Finn iniziò a parlare preceduto da un lungo sospiro:
- Hai rischiato grosso prima al campo –
- Lo so – mi girai a guardarlo di sfuggita – Ma sapevo anche che non avrebbe avuto il coraggio di spararmi –
- Come fai ad esserne così sicura? –
- Perché in tre anni di isolamento ho avuto molte volte a che fare con tipi come lui… -
Trascorsero altri minuti di silenzio durante i quali potevo sentire Bellamy parlare con Wells, ma ad essere sincera non mi importava molto della loro conversazione:
- Stavo pensando a Mount Weather – incominciò Finn – E di come Jasper sia stato colpito solo dopo aver oltrepassato il fiume – rallentai il passo interessandomi sempre di più alle parole di Finn – Ci avevano sentiti, Rhys, sapevano che eravamo lì –
- Ma hanno aspettato ad attaccarci finché non siamo arrivati al fiume – risposi seguendo la sua stessa linea di pensiero, ragionai per qualche secondo e ad un tratto realizzai ciò che lui aveva intuito – Il fiume rappresenta un confine –
- Già – annuì con vigore – Quella zona è fuori dalla nostra portata –
- Perfetto… - dissi con sarcasmo – Dovremo trovare un altro modo per procurarci da mangiare – sospirai passandomi una mano tra i capelli.
- Ehi – Finn si avvicinò notando la mia frustrazione e con delicatezza mi prese il volto tra le mani portandomi a fissarlo; stavolta non mi tirai indietro, non seppi perché… forse era un momento di debolezza – Troveremo un modo, ok? –
Annuii impercettibilmente e tornai in fretta in me staccandomi da lui giusto in tempo per vedere Wells, John e Bellamy raggiungerci; Wells mi superò iniziando a fare strada lui mentre gli altri mi si affiancarono. Camminammo in silenzio ancora per un po’ ma sapevo che c’era qualcosa che volevano dirmi, così decisi di fronteggiarli subito:
- Se avete qualcosa da dirmi, accomodatevi pure –
Bellamy si scambiò uno sguardo d’intesa con John, poi si rivolse nuovamente a me:
- Perché lo stai facendo – alzai un sopracciglio – Insomma, perché rischiare la tua vita per salvare quel ragazzo? –
- Perché è uno di noi e non si merita di morire! Non che a te importi comunque -
- Rhys, lascia stare – sussurrò Finn lanciando uno sguardo ostile a Bellamy.
- Oh, andiamo! Non fare la misteriosa – John mi si parò di fronte bloccandomi il passaggio sorridendo beffardo – Qual è il vero motivo dolcezza? –
- Lasciatela stare! – intervenne nuovamente Finn mettendosi tra me e John – Non sono cose che vi riguardano -
- Altrimenti? – lo minacciò Murphy avvicinandosi a lui.
- Adesso basta! – mi frapposi tra i due poggiando una mano sul petto di Finn e l’altra su quello di John – Smettetela di comportarvi come dei bambini, quello che stiamo facendo non si tratta di una passeggiata nel bosco tra amici, è importante! C’è a rischio la vita di qualcuno, di un’innocente! – dissi guardando entrambi, poi una volta che gli animi si furono calmati mi voltai pienamente verso Bellamy ed il suo leccapiedi – Volete sapere perché mi interessa tanto? – annuirono – Perché so cosa si prova quando le persone su cui fai affidamento ti deludono abbandonandoti al tuo destino, ed è una cosa che non auguro a nessuno! Soddisfatti? –
- Chi ha osato ferirti così tesoro? – domandò John con un vago sorriso avvicinandosi ancora di più a me.
- Non sono cose che ti riguardano – risposi distogliendo lo sguardo.
- Cos’è non vuoi dirci chi è stato? Hai paura che parlando troppo scopriamo che l’omicidio per cui ti hanno rinchiuso non era il solo? – domandò Bellamy con sarcasmo ed un evidente sorriso sulle labbra.
- Ho detto basta! – insistette Finn mentre Wells cercava di trattenerlo.
- Sto parlando dei miei genitori! Erano talmente presi da loro stessi che si sono dimenticati di me portandomi a rimboccarmi le maniche e crescere da sola, finché entrambi non hanno compiuto il gesto egoista di infrangere la legge nonostante sapessero che fine avrei potuto fare se fossi rimasta sola a soli tredici anni – la rabbia con l’imminente reazione pian piano si era affievolita, presi un lungo respiro e dopo che mi fui calmata continuai – Ora, vogliamo continuare? -
Entrambi mi guardarono attoniti dal mio improvviso sfogo, poi senza dir nient’altro annuirono e continuammo nella nostra marcia. Nella mente mi echeggiavano ancora le mie stesse parole e più ci pensavo, più la ferita che avevo da anni rischiava di lacerarsi sempre di più; purtroppo non avevo tempo di pensare al passato, né di rimanere immobilizzata dal dolore, dovevo farmi forza ed andare avanti. Lasciare le emozioni da parte e concentrarmi solo sul sopravvivere e forse, solo forse, un giorno mi sarei aperta nuovamente a quei sentimenti gioiosi che, molto tempo fa, mi insegnò la copia devastata di quella che una volta era stata mia madre. Sorpassati gli alberi di fronte a noi ci trovammo di fronte ad un fiume al quale ci avvicinammo per rinfrescarci e bere un po’; una volta che riempii la mia borraccia improvvisata mi avvicinai alla riva opposta dove qualcosa aveva attirato la mia attenzione e quando fui abbastanza vicina da vedere di cosa si trattasse rimasi inorridita:
- Venite a vedere! –
Il primo ad arrivare fu Finn che rimase scioccato almeno quanto me: a terra sulle rocce c’era del sangue e non una semplice e piccola macchia ma una quantità che mi fece dubitare della sopravvivenza di Jasper. Finn esaminò le chiazze e quando alzò lo sguardo verso di me notai dentro le sue profonde iridi una preoccupazione crescente; nel frattempo erano arrivati anche gli altri che rimasero ammutoliti:
- Era qui non molto tempo fa -
- Dobbiamo sbrigarci -
Finn annuì e cominciammo tutti a seguirlo visto che era il migliore nel trovare le tracce grazie ai suoi studi di Competenze Terrestri. Percorremmo il corso del fiume finché non si ridusse ad un piccolo rigolo d’acqua; Bellamy e John erano piuttosto scettici sul nostro percorso ma quando Finn trovò altre macchie di sangue tacquero. Eravamo incredibilmente vicini e questo mi agitava un po’: non sapere cosa avremmo trovato e le condizioni in cui poteva essere Jasper erano fattori da non sottovalutare, non quando la riuscita della missione era così incerta. Misi da parte le preoccupazioni e mi sollevai dalla mia posizione china mentre facevo girare lo sguardo attorno a noi cercando di scrutare al meglio la vegetazione che ci circondava in cerca di un qualche segno. E il segno arrivò. Non nel modo in cui mi aspettavo, ma arrivò. Dei gemiti di dolore echeggiarono tra gli alberi portandoci tutti sul “chi va là”, era una nenia lugubre ed inverosimile che ti gelava il sangue nelle vene:
- Cos’è stato? – domandò Bellamy con cautela.
Mi voltai verso di lui e quando i nostri sguardi si incontrarono parlai:
- Tira fuori la pistola –
Lui si limitò ad annuire, poi ci dirigemmo correndo tutti nella direzione dalla quale provenivano quei lamenti. Dopo non molti metri la vegetazione si allargò aprendosi in un ampio spazio nel centro del quale torreggiava un albero e nei rami più in alto giaceva Jasper, legato là, con le braccia alzate, come una vittima sacrificale: sporco di sangue, ferito e delirante. Il cuore mi sprofondò dal petto alla vista di una tale barbarie: chi poteva essere stato a fare un gesto tanto crudele? Chi aveva il coraggio di ridurre così un povero ragazzo innocente? Quelli che chiamavamo Terrestri non avevano nulla di umano e questa ne era la prova. La vista dell’agonia sul volto di Jasper mi aveva paralizzata togliendomi ogni briciolo di forza che avevo fino a qualche secondo fa; dovevamo fare qualcosa e subito perché chi aveva fatto questo poteva tornare. Mi risvegliai dalla trance in cui ero caduta e corsi verso l’albero:
- Rhys, fa attenzione! – disse Finn.
- Jasper? – provai a chiamarlo ma nulla, tutto ciò che ricevetti come risposta furono un altro paio di lamenti da brivido – Oh mio Dio… Jasper… - sgranai gli occhi
Ora che ero più vicina riuscivo a vedere con molta più cura le ferite che gli sfregiavano il petto, le braccia ed il viso e tutto il sangue che ancora usciva da esse o che si era già seccato. Avanzai ancora di qualche passo con dietro Bellamy e Wells, quando ad un tratto mi cedette la terra sotto i piedi aprendosi in una voragine: una trappola. Accade tutto nel giro di pochissimi secondi: avevo sentito la sensazione di vuoto sotto di me e chiusi gli occhi pronta all’impatto con il terreno che però non arrivò mai; alzai la testa e notai che Bellamy mi aveva afferrata per un braccio impedendomi di precipitare. Lo sguardo che aveva suggeriva che nella sua mente non stavano passando solo buone intenzioni ed i miei pensieri furono confermati dalle occhiate che lanciava al mio bracciale, fortunatamente John e Finn intervennero prima che avesse potuto solo pensare di mollare la presa. Mi aggrappai con l’altra mano ad una delle braccia che si erano protese verso di me e quando venni tirata su mi ritrovai seduta a terra con di fronte gli occhi verdi di un John che cercava a tutti i costi di nascondere quella che era un velo di preoccupazione; ricambiai il suo sguardo per qualche secondo mentre cercavo di regolarizzare nuovamente il respiro, poi Finn intervenne aiutandomi ad alzarmi in piedi. All’inizio barcollai un po’ ma non appena ripresi l’equilibrio mi voltai a fissare sia Bellamy che John che condividevano lo stesso sguardo:
- Stai bene? -
- Si, Finn, sto bene – annuii – Pensa a tirar giù Jasper da lì –
- Io mi arrampico, tu Wells controlla Rhys che non m fido di quello lì – poi si voltò – Murphy, aiutami –
- È una poltiglia quella cosa sopra la ferita? – domandai aggrottando le sopracciglia sorpresa.
- È assurdo – disse Wells scuotendo la testa – Prima gli tirano una lancia, poi lo curano e lo attaccano lì come un’esca –
- Forse alla preda l’esca piace ancora viva – suggerì Bellamy con sarcasmo.
- O forse siamo noi l’esca – sussurrai sperando che le mie supposizioni non si avverassero.
Mentre Finn e John erano impegnati a sciogliere le varie corde che tenevano Jasper legato all’albero, io e Wells ci guardavamo intorno; non sapevo lui cosa provasse, ma io avevo un’incessante sensazione che da un momento all’altro fosse successo qualcosa. Mi chinai poggiandomi su un ginocchio ed osservai attentamente tra le vegetazione bassa qualche segno che confermasse o smentisse la mia ipotesi; continuavo a far guizzare lo sguardo da tutte le parti ignorando la sensazione bruciante di essere osservata da Bellamy. In quel piccolo frangente di silenzio non potei evitare di pensare al diverbio che non molto tempo fa avevo avuto con lui e che mi aveva portato a rivelare, al limite della frustrazione, una parte di quel grosso bagaglio che era il mio passato. Sicuramente nessuno di loro due si sarebbe aspettata un’esplosione del genere, ma non avevo potuto evitarlo e nonostante mi odiassi per essermi mostrata debole anche solo per un minuto sapevo che quella non sarebbe stata l’ultima volta. All’improvviso fui riportata alla realtà da un fruscio in lontananza che mi portò a scattare di nuovo in piedi, mi scambiai un sguardo con Wells e capii di non essere stata l’unica ad udirlo:
- Cos’era quel rumore? – domandò Bellamy iniziando anche lui a guardarsi attorno.
Mentre continuavo a far vagare lo sguardo verso il fitto della vegetazione si udì un altro genere di suono molto vicino ad un ringhio animale; mi girai in quella direzione e dalla bassa vegetazione al limitare dei filari di foresta di fronte a noi spuntò un grosso animale a quattro zampe e dal pelo nero che somigliava molto a quella che nei libri che avevo letto sugli animali terrestri veniva classificata come una pantera. Tutti e tre indietreggiammo di qualche passo totalmente attoniti e senza sapere cosa fare:
- Bellamy, la pistola! – gli dissi con urgenza
Di tutta risposta lui rimase fermo senza far nulla, momentaneamente paralizzato dall’accaduto; se nessuno sarebbe intervenuto saremmo di sicuro morti tutti, così in un gesto dettato dall’adrenalina scattai verso Bellamy e gli estrassi la pistola dal retro dei jeans. Era la prima volta che ne usavo una ma nonostante ciò sapevo come funzionava, così la puntai verso l’animale e sparai un colpo che però andò a vuoto visto che la bestia si era nascosta tra l’erba alta. Iniziammo a guardare a terra con gli occhi sbarrati dalla fretta e dalla paura mentre l’adrenalina e la voglia di scappare ci scorrevano in corpo come un fiume in piena; avevo la mente affollata da talmente tanti pensieri che rischiava di scoppiare, ma dovevo cercare di mantenere la calma o stavolta nessuno di noi avrebbe fatto ritorno alla navicella. Presi una decisione nel giro di pochi secondi e sperai che fosse quella giusta. Mi fermai, socchiusi gli occhi e dopo aver fatto un respiro profondo ascoltai i fruscii provocati dall’animale che cercava il modo più adatto di farci un agguato; focalizzai lo sguardo e quando la creatura balzò fuori dall’erba mirando su Bellamy, presi la mira e sparai un solo colpo che mandai a segno facendo crollare l’animale a terra morto. Quando i polmoni mi si riempirono nuovamente d’aria capii che per tutto quel tempo avevo trattenuto il respiro: il petto mi si alzava e riabbassava velocemente mentre una goccia di sudore mi attraversava la fronte; nonostante fosse tutto finito non riuscivo a togliermi di dosso quella sensazione di terrore. Abbassai l’arma e fissai Bellamy: anche lui aveva il respiro affannato e gli occhi dilatati puntati con forza su di me. Si, lo avevo salvato. Nonostante fosse una spina nel fianco avevo preso in mano la situazione pur di non lasciarlo morire. Mi avvicinai a lui di qualche passo, entrambi ancora con la stessa espressione e dopo aver rimesso la sicura all’arma gliela porsi:
- Adesso siamo pari – e mi allontanai senza dire nient’altro.
John e Finn posarono Jasper sul paracadute portato da Wells per essere usato come lettiga, mentre Bellamy usava l’altro per avvolgerci l’animale e portare anch’esso al campo come fonte di sostentamento. Nel frattempo io mi ero allontanata da tutti sentendo il bisogno di immagazzinare alla svelta tutto l’accaduto; poggiai una mano sul tronco dell’albero di fronte a me e vi scaricai tutto il peso del mio corpo, mentre l’altra mano era poggiata sulla mia fronte. Tenevo lo sguardo fisso a terra intenta a fissare l’erba ai miei piedi; ok, forse stavo esagerando un po’ ma lo spavento fu abbastanza forte da lasciarmi senza fiato; ad essere sincera però quella non era l’unica cosa che mi vorticava per la testa: in questo momento non potevo far a meno che pensare a Clarke sull’Arca e ringraziai ancora una volta che non toccasse a lei affrontare tutto questo, è vero che era una prigioniera in una cella d’isolamento ma era pur sempre meglio di qui e poi se le cose fossero andate bene tutti quelli a bordo ci avrebbero raggiunti. Come ultima spiaggia contro il nervosismo pensai a mia sorella e a come si sarebbe divertita quaggiù una volta che lo avremmo reso sicuro ed abitabile:
- Rhys? – la voce di Finn mi riportò alla realtà ed alzai piano la testa – Sta per tramontare il sole, sarà meglio andare –
Io annuii semplicemente e senza aggiungere altro mi staccai dal tronco e mi incamminai nella direzione da cui eravamo venuti riacquistando con ogni passo la mia andatura sicura e determinata e dimenticando il momento di poco fa. Il cammino del rientro fu meno lungo e più sbrigativo: tutti avevamo fretta di tornare al campo, ognuno aveva le sue ragioni: la mia era quella di riuscire finalmente a sedermi da sola in pace e cercare di pensare a come d’ora in poi ci saremmo organizzati per far funzionare il tutto come in una piccola comunità. Di tanto in tanto durante il cammino rivolgevo qualche sguardo a Jasper per assicurarmi che stesse bene, anche se a giudicare dalla ferita rischiava molto. Per tutto il cammino cercai di evitare gli altri e mi occupai la mente con il solo pensiero di salvare Jasper, così cercai di farmi venire in mente ogni modo possibile per curare infezioni con poche risorse ed altre cose come erbe che sicuramente mi avrebbero aiutato a salvarlo. Non avrei permesso che morisse, avevo promesso a Monty che lo avrei riportato indietro vivo e che lo avrei curato e non mi sarei di certo tirata indietro, no, avrei provato l’impossibile per salvarlo. Quando giungemmo in prossimità della navicella vidimo un fuoco rischiarare l’orizzonte, così ci sbrigammo ad arrivare a destinazione dove tutti ci accolsero con domande e sguardi incuriositi. Aiutata da Wells e Finn portai dentro Jasper mentre Octavia si avvicinò titubante, mi voltai per rassicurarla:
- Non preoccuparti, è vivo – lei mi sorrise ed io ricambiai – Mi servono giusto un paio di cose per disinfettare la ferita e pulirlo –
- Si riprenderà? –
- Spero di si… se ha resistito a tutto questo potrà farcela –
Lei annuì e dopo averle riservato un ultimo sguardo entrai nella navicella ripetendo a me stessa le parole di conforto che avevo riservato ad Octavia. Raggiunsi Jasper e mi chinai di fianco a lui che sembrava aver trovato sollievo dal dolore addormentandosi profondamente; sospirai ed intinsi il pezzo di stoffa nell’acqua calda e cominciai a pulirgli le ferite sul volto mentre lo osservavo con attenzione. Passai un po’ di tempo lì chinata a togliere tutto lo sporco dalle ferite, anche da quelle più superficiali, per evitare che si infettassero e notai che nemmeno una volta Jasper aveva dato segno di muoversi e questo poteva significare solo sue cose: o l’intruglio verde che aveva sul petto stava facendo effetto dandogli il sollievo che meritava, o era caduto in una specie di febbricitante stato di coma dovuto all’infezione della ferita. Ancora non avevo le informazioni necessarie per decidere quale delle due cose aveva reso Jasper così immobile, avrei dovuto aspettare come minimo il giorno seguente, ma sperai con tutta me stessa che si trattasse della prima opzione. Purtroppo però non potevo negare che senza le medicine adatte non avrei potuto aiutarlo più di tanto, erano fondamentali per la sua sopravvivenza ma noi non ne avevamo neanche l’ombra e questo non era affatto un bene. Una volta finito mi alzai ed uscii dalla navicella incontrandomi con Finn che fece per parlare ma fu interrotto dall’arrivo di Monty che venne verso di me tutto agitato:
- Che è successo? Se la caverà? –
- Ehi, ehi calma – sorrisi leggermente – È stabile per ora, ma ci servono delle medicine adatte, ma stai tranquillo farò tutto il possibile – annuii con serietà.
- Grazie –
Monty si avvicinò ancora di più e mi abbracciò forte continuando a ringraziarmi sottovoce per aver riportato indietro il suo amico. Quel gesto mi sorprese non poco… nessuno non mi dava un abbraccio da anni e adesso questo ragazzo, perlopiù sconosciuto per me, era qui a stringermi forte dalla gratitudine; mi ci volle un po’ per sbloccarmi, ma poi anche io contraccambiai l’abbraccio:
- Grazie, veramente – disse ancora una volta Monty dopo essersi staccato da me.
- Non ringraziarmi – scossi la testa e lo guardai in modo serio – Potrebbe essere ancora in pericolo, non sappiamo quanto siano gravi le sue ferite, né se troveremo qualcosa per sostituire queste dannate medicine –
- Lo so, ma ti ringrazio lo stesso – annuì con un sorriso – Hai rischiato la tua vita pur di salvare la sua quando nessun altro era disposto a farlo -
- L’avrei fatto per chiunque – risposi seria – Nessuno si merita una fine del genere –
- Gli altri sbagliano a trattarti così, non te lo meriti. Ognuno di noi ha un passato chi migliore, chi peggiore ma nessuno ci dà il diritto di giudicare da quelle azioni –
- Ti ringrazio per le belle parole Monty, davvero, ma non penso che qualcuno di loro si fiderà mai di me –
- Io mi fido di te e sono abbastanza certo di poter parlare anche per Jasper –
- Perché riponi tutta questa fiducia in me? – domandai sorpresa mentre scrollavo le spalle.
- Perché è questo che fanno gli amici – mi sorrise ed io ricambiai, stavolta con un sorriso sincero – Altra grande notizia! – continuò – Credo di poter costruire una radio usando i bracciali, ma ci sto ancora lavorando su –
- Ma è grandioso! Ora, prenditi una pausa e va da Jasper, ok? – lui annuì e si infilò nella navicella.
Quando mi voltai notai che la maggior parte dei ragazzi si era riunita attorno al fuoco dove Bellamy aveva cotto il corpo dell’animale, l’unica pecca è che stava scambiando il cibo con i bracciali. Era ridicolo come continuasse ad essere testardo e fare solo ciò che desiderava lui. Scossi la testa e mi allontanai da tutti andandomi a sedere in solitudine in un punto seminascosto appena sotto i grandi alberi. Una volta là cercai di rilassarmi e non pensare per qualche minuto a tutto ciò che era avvenuto in questi pochissimi giorni quaggiù ed hai problemi che già avevamo: Bellamy prendeva sempre più potere ma nel modo sbagliato, se solo avesse capito che l’Arca ci serviva sarebbe stato un buon capo. Neanche a me piaceva l’idea dei braccialetti, né tantomeno il gesto del nostro sacrificio ma ormai c’eravamo dentro fino al collo e non potevamo permetterci di perdere tempo inutilmente tirando su una specie di leadership tirannica. Nonostante ciò decisi di non dire nulla a nessuno, tanto non mi avrebbero ascoltata lo stesso, il che era frustrante. Mi pesava enormemente tutta quest’intera faccenda dei pregiudizi nei miei confronti, dopotutto qui eravamo tutti criminali e di certo loro non erano migliori di me. Eravamo tutti sullo stesso piano, tutti invischiati nella stessa faccenda, allora perché non collaborare e basta? Ogni volta che incrociavo qualche sguardo le uniche emozioni che riuscivo a leggere lì dentro erano disprezzo e paura. Già… avevano addirittura paura di me. Avevo fatto delle cose molto discutibili nel mio passato che mi avevano condotto fino a qui ma all’epoca ero disperata e senza via d’uscita, fui costretta e per non rischiare di perdere tutto stetti al gioco. Il crimine per cui ero stata rinchiusa era il peggiore che si potesse commettere, ma avevo avuto le mie buone ragioni. Nella parte remota della mia testa avevo ingenuamente sperato che una volta giunta quaggiù nessun avrebbe badato a chi fossi, ma mi sbagliavo di grosso; la seconda opportunità che tanto speravo di avere non si era presentata ed il peso delle mie azioni mi seguì fin qui. Mi ero concessa un momento di speranza e mi era stato portato via e, convinta che ormai il mio destino fosse già segnato, decisi di abbracciare ed accettare l’idea che gli altri avevano di me: ero un’assassina. Ma nonostante tutto avevo il mio piano che consisteva nel mantenere in vita questo gruppo il più allungo possibile, di combattere i Terrestri garantendo alla nostra gente un posto dove vivere e alla fine dimostrare a tutti chi ero realmente e non la criminale che veniva descritta sull’Arca. Mi dava enormemente fastidio pensare che facevo tutto questo per le persone che mi avevano rinchiusa per tre anni, ma la promessa di perdonare i nostri crimini era l’obbiettivo finale: grazie a quella avrei potuto condurre una vita tranquilla che mi avrebbe permesso di prendermi cura di Jess:
- Tieni –
Mi voltai uscendo dalla coltre dei miei pensieri trovandomi di fronte Finn che mi porgeva un pezzo di carne in uno spiedo con un’espressione sul volto che mi fece capire che aveva intuito l’entità dei miei pensieri; sospirai e distolsi lo sguardo dal suo:
- Non ho fame – sussurrai.
- Rhys, devi mangiare e mantenerti in forze – mi porse di nuovo il cibo – Dai, mangia –
Alla fine mi arresi e presi dalle sue mani lo spiedo ed iniziai a staccare piccoli pezzi di carne con le dita accorgendomi solo in quel momento di quanto fossi affamata. Finn si sedette di fianco a me, la sua spalla che sfiorava la mia rendendo l’atmosfera stranamente rassicurante; odiavo l’effetto che aveva ancora su di me:
- Smettila di pensare – disse con gentilezza mentre puntava lo sguardo su di me.
Io non mi voltai, ma continuai a guardare il fuoco danzare sulla legna creando strane ombre a terra e sugli alberi. Non avevo alcuna intenzione di affrontare quel discorso con lui, anzi, non avevo proprio voglia di parlargli ma, ahimè, Finn era testardo, forse anche più di me. Sospirò pesantemente notando la mia indifferenza, ma non si arrese: mi afferrò il mento tra due dita e portò il mio sguardo ad incrociarsi con il suo; mi scrutava intensamente e con attenzione cercando di penetrare l’alto e resistente muro che mi circondava proteggendomi da tutti:
- Non ci riesco… - alzai le spalle.
- Ascoltami bene, so che stai soffrendo per il modo in cui gli altri ti vedono ma non sei così, Rhys – aveva la voce decisa e sincera; se solo fossimo stati in un altro frangente gli avrei potuto credere e mettere fine ai miei dubbi e sensi di colpa.
- Ah no? – mi voltai di scatto – Ho ucciso una persona Finn, sveglia! Questo fa di me un’assassina che lo voglia o no! –
- Ma non avevi scelta! –
- C’è sempre un’altra scelta… - dissi ripensando alle parole di Abby, forse lei aveva ragione…
- Non quella volta – sospirò – Monty ha capito che persona sei, perché non dovrebbero farlo anche gli altri? –
- Perché la situazione in cui ci hanno cacciati mi spinge a non mostrare quel lato di me, anzi, tira fuori solo il peggio –
- Sono sicuro che presto cambieranno idea –
L’ottimismo di Finn cominciava a darmi fastidio, non perché cercava di tirarmi su di morale ma perché era così ingenuo da sperare che le cose sarebbero cambiate: forse Bellamy aveva ragione… potevamo fare anche un ottimo lavoro quaggiù ma agli occhi dell’Arca saremmo sempre rimasti dei criminali:
- Cosa vuoi? – sussurrai alla fine con l’esasperazione nella voce mentre mi decidevo a ricambiare il suo sguardo.
- Vorrei tornare a vedere la scintilla che ti illuminava lo sguardo anni fa – rispose con la malinconia nella voce e nello sguardo mentre intrecciava la sua mano con la mia.
- Quella scintilla si è spenta tanto tempo fa – distolsi per pochi secondi lo sguardo, poi tornai a posarlo su di lui.
- No Rhys, era parte di te e lo è ancora… si è solo affievolita – fece un piccolo sorriso.
- Una parte della colpa è anche tua – dissi con tono tagliente liberandomi dalla sua presa.
- Non smetterò mai di chiederti perdono per quello –
- Non mi servono le tue scuse, le cose non cambiano – sospirai e con voce tremante continuai – Se solo capissi quanto mi hai fatto soffrire Finn – distolsi nuovamente lo sguardo e lo puntai al cielo cercando di impedire alle lacrime di cadere.
- Rhys – si alzò per posizionarsi in ginocchio davanti a me, poi si avvicinò con l’intento di prendermi il volto fra le mani ma io mi allontanai impedendoglielo e quando tornai a guardarlo notai che quel gesto lo aveva ferito, ma niente era paragonabile al dolore che mi aveva inferto lui. Niente…
Mi alzai di scatto e mi allontanai il più possibile da lui e dalle sue bugie rifugiandomi nel folto degli alberi; lo amavo ancora. Per questo tutto era più difficile, perfino respirare la sua stessa aria mi provocava sofferenza. Finn era stato una delle persone più importanti nella mia vita ed ora… ora era diventato una specie di nemico:
- Ehi tesoro, che ci fai qui tutta sola? –
Mi voltai ed incontrai lo sguardo di John Murphy, alzai un sopracciglio sorpresa di vederlo; lui nel frattempo si era avvicinato ancora un po’ fermandosi sotto un fascio di luce lunare che filtrava tra le chiome degli alberi:
- Lasciami stare John, non sono dell’umore per discutere –
Lo liquidai alla svelta e mentre lo aggiravo per tornare nei pressi del campo la sua mano mi bloccò afferrandomi il braccio costringendomi a voltarmi e guardarlo dritto negli occhi. Il sorriso beffardo aveva lasciato posto ad uno più sincero che in questi due giorni non gli avevo mai visto fare; anche lo sguardo era diverso, come se brillasse di una luce molto simile all’allegria. Questa piccola parte nascosta di lui mi portava a chiedermi quale fosse il volto del vero John: se quello che mostrava tutti i giorni o questo. Chissà per quale motivo si stava mostrando così di fronte a me, che fosse solo un inganno? :
- Spacewalker ti da problemi? Ho visto prima come parlavate –
- Nulla che ti riguardi – risposi liberandomi della stretta – Ma grazie dell’interessamento – era più forte di me… non mi fidavo.
- Sicura? –
- So difendermi da sola -
- Già – si aprì in un sorriso sincero – Oggi ho avuto il piacere di constatarlo – ad un tratto si avvicinò ancora di più a me e quando fu a pochi centimetri dal mio volto continuò con uno sguardo più serio - Dovresti schierarti dalla parte giusta –
- E quale sarebbe? – inarcai le sopracciglia scettica – Quella tua e del tuo capo? –
- Bellamy non è il mio capo – scosse la testa con serietà.
- A me sembra di si John – lo guardai dritto negli occhi.
Quando pronunciai il suo nome sembrò come se un fremito gli scorresse per tutto il corpo; qui ero l’unica che lo chiamava per nome ed ancora non riuscivo a capire perché ogni volta che lo facevo mi riservava degli sguardi strani. I suoi occhi continuavano a vagare sul mio volto, poi sopirò e prima di parlare ancora mi sistemò una ciocca di capelli dietro l’orecchio sinistro:
- Non scherzare troppo con il fuoco, tesoro, potresti bruciarti – disse quelle parole con sincerità, poi, come era venuto se ne andò rivolgendomi un ultimo sguardo enigmatico.


ANGOLO AUTRICE
Allora che ne pensate? Mi farebbe piacere leggerele vostre recenzioni e sapere le vostre supposizioni! Un bacio a tutti! 😉😘

P.S. per chi seguisse anche le mie altre storie: nn preoccupatevi, aggiornerò prestissimo anche quelle! 😉😁
GiuliaStark

 

  
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