Wrong.
“Hard to say what's
right when all I wanna do is wrong.”
― Prince
Jasper
se ne stava seduto sul letto, immerso completamente nella lettura di un volume tanto
antico quasi quanto la Guerra di secessione americana.
Teneva le gambe stese, ferme e la schiena dritta contro
la sponda metallica, muoveva velocemente le mani soltanto per scorrere di
pagina in pagina quei fatti a lui così familiari.
I suoi sensi erano attenti e vigili come sempre,
consapevole del ruolo che stava svolgendo in quel momento seppur mantenendo la
propria privacy, ma talvolta si lasciava andare nel rispolverare decadi
passate.
Era rimasto solo nell’enorme
abitazione dei Cullen: Alice era fuori per nutrirsi, lontano
a caccia insieme ad Emmett e Rosalie, e nemmeno
Edward e Bella avevano deciso di passare lì il pomeriggio.
Infine però, salutando Esme che usciva e poco prima di rinchiudersi nel suo
laboratorio medico, Carlisle lo aveva strappato dalla
tranquilla prospettiva di qualche ora da solo e costretto con modi autoritari
ad adempiere ad uno dei doveri meno gratificanti che questo mondo possa
offrire; fare il baby sitter.
Erano passati infatti un paio
di mesi da quando la famiglia Cullen si era scontrata
contro Victoria ed il suo esercito di vampiri Neonati, per poi fare i conti con
i Volturi stessi, e questo aveva portato con sé anche grandi responsabilità.
< benvenuta,
Jane > Il tono di Edward era cortese e distaccato.
Le sagome scure si
avvicinarono, si separarono dalla nebbia e divennero solide.
Le quattro sagome
dietro Jane erano coperte di grigio e svettavano alle sue spalle con aria
familiare.
La sguardo di Jane
percorse tutti i visi luminosi dei Cullen, poi sfiorò
la Neonata accanto al fuoco ; la ragazza che giaceva al suolo si era stretta di
nuovo la testa tra le mani sporche di terra.
< non capisco
> la voce di Jane era priva di inflessione, ma non disinteressata.
< si è arresa
> spiegò Edward.
< arresa ? > Jane lo fulminò con lo
sguardo.
Fu Carlisle a parlare gentilmente < sta a voi decidere. Ha
rinunciato ad attaccarci, perciò non mi è sembrato il caso di eliminarla. Nessuno
le ha mai insegnato niente >
< ciò è
irrilevante > insistette Jane.
< come credi
>
< Aro sperava
che ci spingessimo a occidente tanto da riuscire a vederti Carlisle.
Ti manda i suoi saluti >
Carlisle annuì < ti prego di portare i miei a lui
>
< certamente
> Jane sorrise < ci avete risparmiato del lavoro oggi. Quanti erano ?
>
< 18, lei
compresa > rispose Edward guardando la ragazza < più Victoria, la
donna che li ha trasformati, e il
ragazzo che portava con sé >
< 20 >
sospirò Jane.
Rivolse di scatto
il suo sguardo allo ragazza accanto al fuoco.
< tu > disse
< dimmi come ti chiami >
La Neonata lanciò a
Jane uno sguardo minaccioso, le labbra ben strette.
Jane rispose con un
sorriso angelico.
Lo strillo acuto
che provocò in lei fu assordante e il suo corpo s’inarcò, rigido, in una posizione
distorta e innaturale mentre le urla si facevano sempre più intense.
Infine, calò il
silenzio.
< dimmi come ti
chiami > ripeté Jane.
< Bree > tossì la ragazza.
Jane sorrise e gli
strilli ripresero.
< ti dirà tutto
ciò che vuoi sapere > disse Edward a denti stretti < non è necessario
trattarla così >
< Bree > disse Jane con voce fredda < è vera questa
storia ? eravate in 20 ? >
La ragazza giaceva
immobile, il respiro pesante, la faccia a terra.
< 19 o 20, forse
di più. Non lo so ! >
Si ritrasse, forse
terrorizzata che la risposta vaga potesse scatenare un’altra ondata di tortura.
< Sara e quella
che non ci ha detto il suo nome hanno litigato durante il tragitto … >
aggiunse.
< e questa
Victoria ? è stata lei a trasformarti ? >
< non lo so. Riley non me ne ha mai parlato. Quella notte non vidi
niente … era così buio … e faceva male > tremò per un momento < voleva che fosse impossibile pensare a lei,
diceva che i nostri pensieri non erano al sicuro >
Lo sguardo della
ragazza accarezzò il viso di Edward in un lampo di comprensione.
Sembrava lieta che
la conversazione avesse preso una piega meno dolorosa.
Si sedette
misurando i propri gesti.
< non so cos’è
successo. Ci siamo divisi in due gruppi, ma gli altri non ci hanno mai
raggiunti. Poi Riley ci ha abbandonati senza tornare
ad aiutarci come aveva promesso. Poi c’è stata solo confusione e tutti sono
finiti a pezzi > un altro fremito < avevo paura. Volevo scappare. Lui
> guardò Carlisle < ha detto che se avessi
smesso di combattere non mi avrebbero fatto del male >
< ah, ma non
toccava a lui farti un dono del genere, ragazza > disse Jane, con voce
apparentemente gentile < chi infrange
le regole merita il castigo >
Bree restò a guardarla senza capire.
Jane si rivolse a Carlisle < non posso negare di essere colpita. Non ho
mai visto nessuna famiglia uscire illesa da un’offensiva così potente. Come mai
la chiave di tutto era la ragazza ? > i suoi occhi si soffermarono senza
volerlo su Bella per un istante fugace.
< Victoria aveva
un conto in sospeso con Bella > rispose Edward impassibile.
Jane rise e il
suono era dorato.
Si guardò attorno
serenamente.
< è proprio un
peccato esserci persi il combattimento. A quanto pare sarebbe stato bello
assistere >
< sì >
rispose Edward secco < e dire che eravate vicini >
Jane si voltò di
nuovo verso la Neonata Bree e le parlò con un’espressione
totalmente annoiata
< aspetta >
Edward la interruppe.
Jane alzò un
sopracciglio, ma a quel punto Edward guardava fisso Carlisle
e gli parlava in tono concitato.
< potremmo
spiegare le regole alla giovane. Tutto sommato sembra desiderosa di imparare.
Non sapeva cosa stesse facendo >
< certo >
rispose Carlisle < saremmo ben disposti a dichiararci
responsabili di Bree >
L’espressione di
Jane era combattuta tra divertimento e incredulità.
< voglio tornare
a casa, Carlisle > disse < se non fosse che
sono venuta qui per nulla, non te lo permetterei mai e finirei il lavoro io
stessa > i suoi occhi tornarono su Bella < a Caius
farà molto piacere sapere che sei ancora umana, e che avete accolto un nemico
nella famiglia. Magari deciderà di farvi visita >
< la data per Bella
è decisa > disse Alice < può essere che tra qualche mese saremo noi a
farvi visita >
Jane alzò le spalle
< è stato un piacere conoscerti, Carlisle. Credevo
che Aro avesse esagerato >
Le mantelle grigie
dei Volturi scivolarono sul terreno verso la foresta finché non scomparvero in
mezzo alla nebbia densa.
Loro avevano così acconsentito
ad educare e prendersi cura della pericolosa Neonata Bree.
Nonostante il tempo trascorso,
lei risultava essere ancora troppo “nuova” a tutto ciò che la circondava per
essere lasciata senza almeno una minima sorveglianza: non controllava la
propria forza, i suoi cambiamenti di umore sembravano impossibili da prevedere
e difficili da placare e il suo carattere non rendeva certo le cose migliori.
Sorvegliarla poteva rivelarsi
complicato e quella volta l’incarico sarebbe stato di Jasper, almeno per le
successive ore.
La sua grintosa opposizione si
fece sentire subito quando disse chiaramente a Carlisle
di non voler perdere del tempo così, rimanere a vigilare senza agire, ma le sue
motivazioni erano di fatto troppo deboli per avere la meglio.
Così controllava a volte
l’orologio a muro davanti a sé, come se lo scorrere del tempo per un vampiro
fosse realmente qualcosa di cui interessarsi.
In quel momento, distrattosi
dalla sua impegnativa lettura, il suo orecchio avvertì i passi leggeri che si
avvicinavano verso la porta chiusa che lo separava dal salotto.
Un respiro -non necessario- che si dissolse subito nell’aria.
<
Jasper, posso ? >
La voce di Bree
si levò cauta, ma consapevole di essere sentita.
Per un attimo a Jasper sembrò
inusuale quella situazione: sin dal primo momento il loro rapporto si era
rivelato difficoltoso, se non impossibile, a lui quella ragazza ricordava
troppo il tempo passato con Maria e cosa lui stesso aveva fatto e ricevuto da
una moltitudine incancellabile di vampiri Neonati.
Le cicatrici che ricoprivano il
suo corpo parevano parlarne ancora.
Nei primi giorni in famiglia
lui l’aveva tenuta sotto stretto controllo, monitorando ogni sua emozione e
bloccando ogni sua mossa dettata dall’istinto, guidato da una rabbia cieca ed
insensata.
Man a mano che la permanenza
della ragazza proseguiva, le cose non erano migliorate in termini di
trattamento, ma dal momento in cui lei imparò a rispettare le regole di casa Cullen, era diventato tutto un “vivi e lascia vivere”, accompagnato da qualche sguardo scambiato
che, a volte, pareva dilungarsi per qualche minuto di troppo.
< entra > si ritrovò a
dire Jasper, una volta soppesata la situazione.
Ancora una volta credette ci
fosse qualcosa di sbagliato, perché nell’osservarla entrare e richiudersi la
porta alle spalle ciò che vide non fu un’insignificante ragazzina vampiro, ma
una ragazza avvenente, elegante anche in quei jeans scuri che le fasciavano le
gambe sottili e una maglietta bianca di pizzo.
Si sentì disarmato, come non
preparato a qualsiasi cosa stesse per succedere.
Bree lo fissava intensamente e lui poteva percepire con
chiarezza uno stato di imbarazzo e confusione pervadere tutta la stanza:
cercava di concentrarsi sulle emozioni di lei per studiarla, per capire cosa
aspettarsi da quella bizzarra situazione, ma non era più nemmeno sicuro di
poter distinguere come lui stesso si sentiva.
< c’è qualche problema ?
> incalzò Jasper appoggiando delicatamente il massiccio volume di fianco a
sé.
Non ricevette alcuna risposta e
nemmeno quel viso di solito così sincero di lei lasciava intendere nulla.
Infine Bree
mosse qualche passo verso il letto e vi si sedette sopra, spostando
impercettibilmente il leggero lenzuolo bianco.
La luce che entrava fiocamente
dalla finestra le illuminava i lunghi capelli castani e faceva brillare
lievemente la parte di pelle lasciata scoperta dalla maglietta: la mente di lui
vagava di fronte ad un nonnulla, era certo che quella fosse pure illusione, che
per uno scherzo del destino i suoi stessi sentimenti fossero influenzati dal
caos interiore della ragazza.
Distolse lo sguardo dalla
schiena di lei, cercando di reprimere ogni pensiero anomalo dalla sua mente.
Rimasero seduti, in silenzio,
così vicini da potersi toccare se solo uno sei due avesse teso una mano, ma
abbastanza lontani da poterla ritirare sul momento senza che l’altro se ne
accorgesse.
Jasper strinse i denti
irrigidendo ancora di più la mandibola e quel minimo cambiamento fece voltare
la Neonata verso di lui: lui la fissava, lo aveva fatto dal momento in cui lei
aveva messo piede in quella stanza e la cosa normalmente l’avrebbe irritata, ma
sembrava invece essere diventata una cosa abituale negli ultimi giorni.
< qualcosa non va ? >
ripeté lui, mantenendo un tono il più neutro possibile.
< no > rispose finalmente
lei e per poco quel respiro dettato solo dalla forza dell’abitudine non le si
bloccò in gola < sto cercando di capire se ne vale davvero la pena >
Se avesse potuto, Jasper avrebbe
cominciato a sudare freddo all’udire quelle parole.
Non per la paura, non per
l’agitazione, ma per quella forte eccitazione che aveva accompagnato la sua
voce e aveva investito il vampiro con la potenza di un’onda d’urto.
< cosa ? >
Bree si mosse, come ad incombere su di lui tendendo sempre gli
occhi incatenati ai suoi.
< è un rischio che sono
pronta a correre > sussurrò piano, quasi come rivolta solo a sé stessa.
In un istante Jasper si rese
conto di quanto le sue preoccupazioni non fossero risultate infondate: quella
ragazza non si era rivolta a lui per un aiuto o un consiglio, e proprio lui che
doveva essere in grado di controllarla e farla stare al suo posto, non riusciva
nemmeno a decifrare le reazioni spontanee del suo corpo che lei gli provocava.
Senza pesargli addosso, lei si
sedette sulle sue gambe con le ginocchia strette ai fianchi di lui.
Il suo viso era troppo vicino e
invece di reagire sulla difensiva, lui perdeva sempre più la concentrazione.
< che rischio ? > formulò
senza cambiare espressione.
I loro visi si trovarono alla
stessa altezza e la ragazza portò con lentezza le mani da entrambi i lati della
testa di lui, aggrappandosi alla sponda in ferro del letto, che quasi si
deformò rumorosamente sotto la sua presa.
Tutto in quella casa era
silenzioso, ma Jasper poteva sentirla respirare in un affanno irreale.
Tentò di calmarsi e di
cancellare da lei ogni traccia di quel desiderio che la muoveva, di instaurare
di nuovo quella sciocca innocenza tipica dell’adolescente, ma più la guardava più
sentiva di non riuscire a far niente di fronte a quell’intenso, impaurito e
dannatamente lascivo sguardo.
Lo sentirono nello stomaco, nel
petto e lungo la spina dorsale quando le loro labbra si incontrarono.
A Bree
parve di sentire il ricordo del sangue che pompa forte ossigeno al cuore, i
battiti che risuonano nell’orecchio e il cervello che si spegne, tremando
nervosamente: poi una scintilla e il costante formicolio che la pervadeva si
fece sempre più caldo, lento e profondo, quasi da non poterlo sopportare.
Mentre le loro bocche si
accarezzavano dolcemente, il ragazzo chiuse gli occhi e vide solo il colore del
sangue offuscarlo completamente.
Era un rosso scuro che gli
provocava le reazioni del sangue stesso.
Era certo fosse fonte di
biasimo il fatto che lei fosse un Neonata, un essere immortale e costantemente
assetato per di più intrappolato nel corpo di una giovane ragazza.
Sì, gli ormoni erano una buona
scusante.
Bree ringhiò quando lui la allontanò il minimo indispensabile
per mormorare < cosa stiamo
facendo ? >
< lo sai cosa stiamo facendo > rispose lei in
un soffio, come se fosse un fatto e non un domanda.
Nella sua testa in quel momento
non sembrava esserci nulla di pericoloso o strano nel passare da conoscenti
poco graditi ad andare a letto con un uomo sposato. Letteralmente.
< lo so > tentò di
ribattere Jasper interrotto da lunghi baci < intedevo
“perché ?” >
Lei si fermò, allontanandolo
completamente.
Nonostante si opponesse
continuamente, Jasper si sentì svuotato tutto ad un tratto e segretamente bramò
di nuovo quelle labbra.
< perché sarebbe successo
comunque >
Lui cercò di dare un senso a
quella frase per un attimo, poi aumentò la distanza tra loro.
< non posso > disse
autoritario, passandosi una mano tra i capelli biondi.
Ma non ebbe modo di dire nient’altro
perché lei gli fu di nuovo addosso, veloce, con l’incredibile ed incomparabile
forza di un vampiro Neonato.
La passione di quel bacio
aggredì e distrusse ogni più piccola parte di razionalità e Bree
sentì le braccia di lui cingerla intorno alla vita e tenerla stretta a sé
mentre la buttava con forza sul letto, facendo incrinare con uno schiocco un
paio di doghe di legno.
Per quanto morto che fosse, lei
sentiva ogni nervo del suo corpo come se fosse un cavo ad alta tensione: poteva
sentire ogni muscolo di quell’aitante corpo snello, poteva sentire il suo puro,
vivido sentore sulla propria lingua e percepire l’incredibile durezza di quella
pelle marmorea sotto le sue dita sensibili.
Le mani del vampiro scorrevano
su di lei, sul suo viso, sul suo collo e sul suo petto.
Non esisteva nient’altro al
mondo che loro.
I loro respiri, il loro odore,
le loro labbra.
Lui la strinse a sé in un
improvviso impeto di veemenza, e lei non poté che sussurrare < Jasper … >
vicino al suo orecchio, facendogli sfuggire un gemito sordo.
Quel suono combinato fece
correre freneticamente una scarica elettrica lungo i loro corpi, che si
avvinghiarono tra loro come se non potessero sopportare di stare ancora
lontani.
Bree si aggrappava con forza alla camicia di lui, tanto da
affondarvici le dita per incontrare la sua pelle e qualche istante successivo
sentì chiaramente il tessuto sottile della propria maglietta strapparsi
impotente sotto la presa di Jasper.
Nonostante la situazione, non
si sentì a disagio così esposta davanti a lui: era così naturale stringerlo a
sé come lo stava stringendo in quel momento, come se non avesse fatto altro per
tutta la sua vita.
Quel corpo intricato e connesso
in ogni angolo al suo non era altro che Jasper, quel ragazzo che a modo suo
l’aveva protetta emotivamente dalla battaglia e dai Volturi, quel ragazzo che
l’aveva anche odiata nel profondo, ma che negli ultimi giorni lasciava spesso scorrere
il proprio sguardo su di lei, incurante del fatto che potesse essere sbagliato.
Non c’era più cautela, non
c’era più moderazione, ad ogni contatto ne seguiva un altro più profondo.
Bree si chiedeva quante cose si fosse persa fino a quel
momento, mentre annegava in quelle sensazioni così intense che risvegliavano una
parte diversa del suo corpo ogni secondo che passava.
Jasper sapeva che non c’era più
modo di fermarsi.
La sua bocca pareva voler
divorare quella della ragazza, mentre sentiva le unghie di lei graffiare
prepotentemente la sua schiena e accarezzare le bianche cicatrici dei morsi sul
suo collo: ma non sarebbero stati quelli i segni che avrebbe portato con sé per
i giorni a venire, no, sarebbe stata la consapevolezza di aver sbandato
completamente, di non essere riuscito a mantenere il controllo né su sé stesso,
né su di lei.
Per la prima volta, dopo tanto
tempo, dimenticò di avere ancora un’eternità davanti a sé.
Con lo stesso impatto
dell’acqua che fuoriesce da una diga distrutta, lui immaginava il suo cuore
battere.
Era difficile dire cos’era
giusto, quando tutto ciò che voleva fare era sbagliato.
Buonsalve,
~3000 parole per una coppia perfetta, ma non molto quotata.
Se siete arrivati fino in fondo alla pagina significa che
-nonostante tutto- avete dato una possibilità a questa Oneshot
e ve ne ringrazio c:
Se vi va, fatemi sapere in una recensione cosa ne pensate !