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Autore: _Takkun_    23/05/2015    2 recensioni
1#KiddLaw: «Cora, Lamy, andatevene a letto. Eustass-ya sta dormendo, non vorrei che lo svegliaste.»
2#Rouger: Lo ricordava chiaramente quel loro appuntamento, proprio come fosse ieri.
[Storia partecipante alla challenge SCEGLI IL PAIRING, SCEGLI L’IMMAGINE indetta da Nami93 sul forum di EFP]
Genere: Fluff, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Angolo autrice:

E potevano mancare loro? No di certo.
Prima di lasciarvi alla lettura, vorrei approfittare dell’angolino per ringraziare Nami93 per aver lasciato in vita la precedente fic (nonostante il fluff diabetico, meglio leggerle le KiddLaw che scriverle XD), e anche Eneri_Mess e Zomi per aver commentato la prima storiella. Grazie mille, siete state tutte gentilissime! ^^
Beh, ora posso anche andarmene!
Un bacione! :33
 
 
 








#RogerRouge (Rouger~)
 


Roger sbuffò sonoramente, osservandosi le mani incatenate.
In attesa della sua pubblica esecuzione non l’avevano mica avvertito del fatto che lo avrebbero torturato, nel frattempo! Lui odiava la noia, e ormai non ce la faceva più a rimanere chiuso lì dentro senza nessuno con cui parlare! Bell’idea quella di metterlo in isolamento!

«Ehi, tu!»
Il baffuto richiamò l’attenzione di una guardia che stava passando davanti alla sua cella, facendolo fermare.
«Che vuoi, demonio?» sputò acido e pieno di ribrezzo.
Il Re non fece caso a quel simpatico nomignolo, ma preferì invece dedicare un amichevole sorriso al suo possibile salvatore.
«Ti va di fare quattro chiacchiere? Possiamo parlare di quello che vuoi, e puoi chiamarmi come più ti pare e piace! Basta che tu mi faccia un po’ di compagnia, mi sto annoiando davvero tanto.» fece, scaturendo una gutturale risata nell’uomo.
Mancavano quindici giorni alla sua esecuzione, e lui si preoccupava di voler fare quattro chiacchiere con una delle guardie? Questi pirati erano davvero degli imbecilli.
«Ora capisco perché sei diventato il Re dei pirati: non ho mai visto così tanta stupidità in una sola persona! Perché invece non pensi alle ultime parole che pronuncerai sul patibolo? Manca poco, ormai, non preoccuparti. La noia è l’ultimo dei tuoi problemi! Ahahahah!» e così dicendo levò le tende, con l’intenzione di raccontare ai suoi colleghi l’ultima trovata del loro illustre prigioniero.
Roger alzò gli occhi al soffitto, sospirando per l’ennesima volta.
«Che noia…» brontolò, accomodandosi meglio sulla panca che gli avevano concesso come unico arredamento –erano stati gentili, dopotutto-, e appoggiando la testa contro il muro. 
Perché nessuno aveva voglia di parlare con lui?
Non  credeva di essere poi così antipatico, in fondo!  
Sbuffò ancora. Ora che ci pensava, giorni prima –forse era già passata una settimana- aveva chiesto di vedere una certa persona, ma per il momento non si era ancora degnata di venirlo a trovare. Che avesse deciso di rifiutare il suo invito?
Un ghigno si dipinse sulle sue labbra. «Non lo farebbe mai…» si disse, intrecciando le dita delle mani.
 
Perché non provi ad avere un po’ di pazienza, eh, pirata?
 
Roger ammorbidì il suo sorriso. Anche in un posto come quello, quella voce era sempre lì, nella sua testa, pronta a riprenderlo, come adesso; oppure pronta a ripetergli parole dolci e rassicuranti, che avevano l’effetto di rilassarlo e tranquillizzarlo in momenti in cui sentiva maggiormente incombere quel male incurabile che, dal momento del suo imprigionamento, aveva provato a prendersi il controllo del suo corpo con molta più prepotenza.
«Rouge…»
Anche solo pronunciare il suo nome aveva un effetto toccasana.
Peccato che uno come lui non fosse abbastanza degno di quella donna meravigliosa.
Cosa gli aveva detto Ray, una volta?
 
La cosa peggiore che potrebbe capitare a un pirata? Probabilmente cadere nella trappola dell’Amore e farsi rubare il cuore da una donna. A noi è concesso fare strage di cuori, amico mio, ma se accade il contrario, beh, quello può trasformarsi in un problema.
 
Scosse la testa, Roger, mantenendo sempre il sorriso. Che dire? Lui aveva fatto anche di peggio.
Sì perché, non solo il suo cuore apparteneva ormai a Rouge, ma, come ciliegina sulla torta, nel ventre della donna, giorno dopo giorno, stava crescendo una piccola creaturina frutto del loro grande amore, e lui, rinchiuso lì dentro, destinato a rivedere la luce solo al momento della sua morte, non sarebbe stato in grado di poter accogliere suo figlio tra le braccia, una volta nato.
Forse quello sarebbe stato l’unico rimpianto che lo avrebbe accompagnato nell’aldilà.
«Figlio…» rifletté su quella parola, inclinando il capo di lato.

Ace o Anne?

La sua prima parola quale sarebbe stata?

Quante volte cadrà prima di poter riuscire a compiere i suoi primi passi?

Che cosa sognerà di diventare da grande?

Tante piccole domande che si facevano strada nella sua mente ogni giorno quando si ritrovava a pensare a loro, il suo grande tesoro.
Roger piegò il busto in avanti, appoggiando i gomiti sulle gambe e afferrandosi il viso tra le mani continuò a tenere i suoi pensieri svegli, attivi: era l’unico modo che aveva per evitare di morire di noia.
«Scommetterei un cinghiale gigante che stanno provando a farmi fuori così…» borbottò, sospirando. «Ma non sarà così facile.» assicurò tra sé e sé, seguendo con lo sguardo un’altra guardia che stava passando davanti alla sua cella e che aveva ridacchiato nel guardarlo.
Ridi, ridi. Ma ti ricordo che io e i miei uomini abbiamo eliminato molti dei tuoi compagni in numerose battaglie, uscendone sempre vittoriosi, pensò assottigliando gli occhi e perdendolo di vista una volta che fu uscito dalla sua visuale.
Lasciò perdere, essendoci ormai abituato. Aveva cose molto più importanti a cui pensare.
Ad esempio non poteva non riportare alla mente il giorno in cui Rouge lo aveva fatto quasi annegare a causa di un innocente scherzetto; anche perché pochi giorni dopo a quel tentato omicidio, i due erano venuti a conoscenza del loro futuro ruolo da genitori.
Lo ricordava chiaramente quel loro appuntamento –come a Rouge piaceva chiamarli-, proprio come fosse ieri.
 
 
 
 
«Come osi, impudente?! Non sai chi sono io, forse?» Rouge si avvicinò con aria minacciosa a Roger, improvvisando un vocione maschile.
«Mi presento…» disse, levando dal capo del pirata –che la stava osservando alquanto divertito- il fidato cappello con la sua Jolly Roger, e sfilandogli la giacca rossa per indossandoli entrambi lei stessa. «… sono Gol D. Roger! Conosciuto anche come il Re dei pirati! … Ah, ehi… Non trovi che sia un titolo grandioso!?» esclamò poi sghignazzando, gli occhi carichi di eccitazione, finendo col far scoppiare definitivamente dal ridere il pirata.
«Ahahahah! Basta! Basta! Sono decisamente io!» assicurò, battendo le mani, entusiasta. La donna abbandonò la sua interpretazione e, sorridendo a sua volta verso il suo pubblico, fece un piccolo inchino.
«Te l’avevo detto che ci sarei riuscita. Forse avrei dovuto evitare quel “impudente”, però. Non è una parola che credo tu abbia mai usato.» si prese il mento tra le dita, facendosi pensierosa.
«Beh, in ogni caso hai vinto tu! Io non ci provo neanche! Ahahahah!» disse, alzandosi da terra, diretto verso Rouge.
«Oh, andiamo! Provaci, almeno!» ridacchiò divertita all’idea di come potesse imitarla Roger. «Che ne dici di utilizzare la coroncina che ti ho fatto prima?»  propose, e ancor prima di ricevere una sua risposta si diresse di corsa, con i piedi nudi sulla sabbia, verso la tovaglia che avevano steso per quel pic-nic sulla spiaggia. Piegò il busto per raccogliere il nuovo accessorio di Roger, ma nel compiere il movimento si portò veloce una mano a coprirle la bocca. Chiuse gli occhi, respirò profondamente e si prese un momento per scacciare quella spiacevole sensazione. Ancora una volta aveva avvertito un conato di vomito, e ormai era da più di una settimana che continuavano a ripetersi momenti come quello . Non aveva ancora avuto modo di parlarne con Roger, ma non poteva nascondere di essere preoccupata...
«Rouge!» la chiamò il baffuto. «Tutto bene?!»
La biondo-rossiccia scosse la testa, decidendo di lasciar perdere certi pensieri per il momento e, afferrando la coroncina di Ibiscus rossi che aveva creato con il mazzo che si era portata dietro,  tornò dal suo amato tutta sorridente, impaziente di assistere al prossimo spettacolo. Roger sospirò, abbassandosi per far in modo che Rouge potesse posargliela sulla testa.
«Non ne uscirà nulla di buono.»
«Fa’ un tentativo, su! Ti stai sottovalutando troppo, e questo non è da te, pirata.» gli fece presente, regalandogli un buffetto sulla guancia. Poi si accomodò sulla sabbia, sistemandosi meglio la giacca rossa sulle spalle. «E… azione!» esclamò, volgendo tutta la sua attenzione all’uomo.
Roger rimase qualche secondo immobile, pensando a  che cosa potesse fare per imitare al meglio la compagna. Insomma, non doveva essere così difficile trovare qualcosa che rappresentasse la sua Rouge, ormai poteva dire di conoscerla meglio di chiunque altro…
«Ehi, sto aspettando…» fece, inclinando il capo da un lato, ancora in attesa.
Il Re dei pirati si grattò la nuca. «Non è così—oh! Trovato!» esclamò all’improvviso, battendosi un pugno contro il palmo dell’altra mano.
«Dai, forza!» lo incitò, portandosi le ginocchia  contro il petto, facendo bene attenzione anche al vestito.
Roger ghignò, avvicinandosi a Rouge. Si inginocchiò davanti a lei e, accarezzandole una guancia, le disse dolcemente:«Ti amo con tutta me stessa, Roger, lo sai?» accompagnando al tutto un’imitazione dello sguardo timido e imbarazzato che la maggior parte delle volte Rouge è solita assumere dopo queste parole.
Il colore rosso intenso che decorò le guance lentigginose della donna fu probabilmente il vero spettacolo di quel gioco.
«T-Tu…» cominciò balbettando, afferrandogli i folti batti in un mano, tirandoli leggermente.«… hai vinto.» disse. «Slealmente, ma hai vinto.» aggiunse.
«Woah! Davvero?!» scattò in piedi, esaltato come un bambino. «Aspetta, perché slealmente?» domandò poco dopo, guardandola perplesso.
Rouge si alzò a sua volta, afferrando la grande mano del pirata e posandola sopra al suo petto, vicino al cuore. «Perché è contro le regole farmi avere un battito così irregolare.» disse, venendo colta di sorpresa quando Roger la prese in braccio, ridendo.
«Credevo sapessi che infrangere le regole è la prima regola dell’essere un pirata.»
Rouge alzò un sopracciglio, guardandolo male. «Non provare a confondermi, Re dei miei stivali.»
Roger rise di gusto, coinvolgendo anche l’amata.
«Ehi, Rouge.»
«Mh?»
«Ti amo.» confessò, regalandole uno dei suoi meravigliosi e raggianti sorrisi.
Rouge intenerì il proprio sguardo, afferrando il viso del suo uomo tra le mani. «Lo so. Però non mi amerai mai quanto io amo te.» disse, baciandolo dolcemente. L’espressione corrucciata che vide sul volto di Roger quando si staccò le fece scappare un’altra risata.
«Io non credo proprio.» ribatté il Re.
«Oh sì, invece.»
«No.»
«Sì»
«No.»
«Sì.»
«No.»
«Vuoi litigare, pirata?» lo fulminò con lo sguardo, lei, picchiettandogli l’indice contro la fronte.
Roger non rispose, limitandosi a lanciare un’occhiata al mare. Un terribile ghigno birichino si era impossessato delle sue labbra.
Rouge capì troppo tardi le sue intenzioni.
«Non oserai-» ma prima ancora che potesse finire, quel disgraziato di un pirata aveva cominciato a correre verso l’acqua, entrando insieme a lei. Rouge fece giusto in tempo a prendere un respiro profondo prima di entrare in contatto con l’acqua fredda.
«L’hai fatto davvero!» urlò, riemergendo e schizzando quell’idiota, che nel frattempo si stava facendo una grassa risata.
«Meglio non sfidarmi, Rouge!» disse, strofinandosi il naso con fare arrogante, finendo qualche secondo più tardi con la testa sott’acqua.
«Dicevi, amore mio?» sorrise serafica, mantenendo in apnea per un altro po’ il suo amato pirata.
 
 
 
 
Quel ricordo suscitò un’espressione malinconica sul volto di Roger.
Quanto avrebbe voluto rivederla, ora, e stringerla il più forte possibile tra le sue braccia, sussurrandole che tutto sarebbe andato bene per loro.
Ma nella vita le cose non vanno sempre come si vogliono.
Rinchiuso lì dentro, con i giorni contati, poteva fare poco per Rouge e il suo bambino.
Ma era ancora rimasta un’ultima cosa in suo potere.
Non li avrebbe lasciati totalmente soli, questo era certo.
 
Roger accennò ad un sorriso.
Dei passi si fecero vicini alla sua cella, lo sentiva chiaramente. Che questa fosse la volta buona?
 
Sarete nelle mani migliori, ve lo prometto.
 
Quel sorriso si trasformò presto in un ghigno compiaciuto una volta che l’uomo da lui tanto atteso, con in mano una lampada ad olio, si presentò lì davanti, illuminandogli il volto.
 
 
«Volevi vedermi, Roger?»

«Ciao, Garp.»
 
 
 
 
  
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