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Autore: Martyx1988    05/01/2009    5 recensioni
Perchè al cuore non si può comandare, nemmeno se sei Afrodite in persona...
Genere: Romantico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Cygnus Hyoga, Nuovo Personaggio
Note: OOC, What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'La Dea dell'Amore'
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Dea dell'amore

Era la più bella tra le dee, incarnazione della perfezione corporea, ciò che di più inimitabile ed irraggiungibile ci fosse al mondo. Per lei erano scoppiate guerre, erano morti uomini e donne. Dall'alto dell'Olimpo aveva governato per millenni i cuori e i sentimenti dei mortali, aiutata dal fido Eros, braccio che metteva in atto le sue trame segrete e subdole. Aveva scelto tra quei mortali gli esemplari migliori con cui sollazzarsi, così erano caduti ai suoi piedi Adone e Anchise, uno punito dalla gelosia, l'altro per essersi vantato della sua divina amante. Aveva colpito i cuori di altri dei, tra cui Ares, Poseidone e il marito storpio Efesto, colpevole della sua umiliazione.
Ma era sempre stata lei a comandare, nell'amore. Finchè non aveva incontrato lui, un semplice essere umano, partorito dai freddi ghiacci della Siberia, devoto alla dea Atena per cui combatteva, quindi un suo nemico.
Era tornata sulla Terra in sembianze umane per prenderne il dominio dalle mani della dea sua sorella, aveva radunato i suoi fedeli cavalieri per lo scontro con i Saint del Grande Tempio, ma non aveva previsto lui. Hyoga, della costellazione del Cigno, che coi suoi occhi cerulei l'aveva incantata, sui cui capelli biondi avrebbe voluto passare le esili dita, al cui corpo si sarebbe voluta appoggiare nei momenti di sconforto che quel corpo umano la portava ad avere.
Lei, Afrodite, la dea dell'amore, si era innamorata senza che potesse prevederlo nè controllarlo, era caduta nel tranello della sua stessa trappola, si era ferita con la sua stessa arma. E non poteva essere curata, non più. Perchè per lei Hyoga non era un nemico, non lo era mai stato. Al loro primo incontro non sapevano chi fossero in realtà, si erano presentati come avrebbero fatto due qualsiasi estranei. Ma la mente della giovane fanciulla bionda in cui si era reincarnata ricordava quel viso quando apparteneva ancora ad un bambino di sei anni, da poco orfano, che piangeva per la mancanza della mamma.
Avevano camminato, parlato, riso insieme per un pomeriggio e per molti giorni a venire prima di scoprire di appartenere a fazioni diverse, e in quel momento aveva capito di amarlo. Amava il suo nemico, splendente nella sua bianca armatura di bronzo, la sua missione era eliminarlo, come quella di Hyoga era eliminare lei. E lui l'amava allo stesso modo? Ma certo, non si poteva non amare Afrodite. Eppure non ne era del tutto convinta. Aveva sempre pensato di avere il completo controllo dei suoi sentimenti, ma si erano improvvisamente ribellati. Non poteva dare per scontato che quelli umani fossero tanto prevedibili.
Eppure negli occhi di Hyoga, limpidi come il mare che lambiva la spiaggia su cui si erano incontrati per caso quel giorno, a poche ore dalla battaglia decisiva, non c'era traccia di odio o di rabbia. Indossava l'armatura, ma non sembrava voler combattere. Non era il cavaliere del Cigno, ma semplicemente Hyoga, la guardava come l'aveva guardata il primo giorno, come se fosse soltanto Ayame Kobayashi e non la de Afrodite, nonostante il corto ma elegante abito greco che le fasciava il corpo. Come a sottolineare quanto non gli importasse dei loro ruoli, si liberò dell'armatura del Cigno, che si ricompose velocemente vicino a lui.
"Ayame" la chiamò, e il suo cuore sussultò. Afrodite sentì lo spirito di Ayame spingere per superare quello della dea. Lasciò la presa sullo scettro d'argento e rubino che teneva in mano, che cadde sordamente sulla sabbia.
"Ayame perchè combatti Atena?"
Io non la combatto, avrebbe voluto dire Ayame, ma Afrodite non volle. Sperava col silenzio di allontanare il cavaliere, di guadagnarsi il suo odio. Solo allora sarebbe stato più facile dimenticarlo. La giovane Ayame, rampolla dell'alta società come Saori Kido, lo aveva sempre amato, in silenzio, in segreto, perchè non era il suo destino amare un ragazzo comune. Ma quell'amore troppo forte era riuscita a sopraffare la stessa dea dell'amore, a farle perdere il controllo, a farla capitolare di fronte a Hyoga. Da quel punto di vista Ayame e Afrodite erano una cosa sola. Ma il fato remava contro entrambe, e non si poteva far altro se non assecondarlo. Ayame avrebbe dovuto dimenticare Hyoga e maritarsi con un suo pari, Afrodite lo avrebbe dovuto uccidere.
"Ayame perchè combatti me?"
"Perchè così vuole il destino. Nemmeno gli dei possono opporvisi" rispose finalmente Afrodite, soffocando il dolore suo e di Ayame.
"Chi è che parla? Tu o la dea che alberga in te?"
Ma Ayame ormai aveva ceduto, aveva deciso di affidare il suo destino ad Afrodite, non aveva più forze per andare contro il fato.
"E' Afrodite che parla, ma anche Ayame, cavaliere. Più combattiamo il destino, più esso si ritorce contro di noi. E il mio è combatterti, perciò indossa l'armatura"
"No, Ayame, o Afrodite o chiunque tu sia. Io non ti combatterò"
"Allora morirai"
"Se per mano della donna che amo, ben venga la morte. Troppe volte le sono sfuggito, troppe volte la Moira era sul punto di spezzare il filo della mia vita e non ha potuto. Ma adesso la accolgo molto volentieri, perchè mi libererà dal fardello di doverti combattere e farti del male. Non importa chi tu sia, Afrodite o Ayame, amo te in ogni tua forma"
Aprì le braccia scoprendo il petto coperto solo dalla sottile stoffa blu di una sgualcita canotta, in attesa. Ma la dea non si mosse. I suoi occhi spalancati lo fissavano, mentre nella mente riecheggiavano le sue parole. Parole d'amore, provenienti dal cuore che erano riuscite a trafiggerla. E Ayame e Afrodite diventarono una cosa sola, si fusero nell'amore per Hyoga, pronte ad affrontare un destino avverso.
Afrodite aveva ceduto, non avrebbe più governato l'amore ma ne sarebbe stata governata. Sarebbe stata governata da Hyoga.
Calde lacrime le riempirono gli occhi, ma non provò neanche a fermarle. Scesero come un fiume in piena e si persero nell'atmosfera, mischiate agli spruzzi d'acqua marina, mentre correva verso il suo uomo pronunciando a gran voce il suo nome.
"Hyoga! Hyoga! Hyoga!"
Le sue possenti braccia si chiusero attorno a lei quando lo ebbe raggiunto, rannicchiandosi sul suo petto. Afrodite tornò ad essere Ayame, coperta da un leggero abito di seta rosa, i capelli biondi liberi dal cerchietto d'oro che svolazzavano in balia della brezza marina.
"La mia Ayame, la mia dea dell'amore. La più bella" sussurrò Hyoga stringendola più forte e facendo aumentare i suoi singhiozzi.
Era sua, ed era felice come non mai. La dea Afrodite dentro di lei era appagata, aveva capito cos'era l'amore, quello vero, sincero, incontrollabile. Non si poteva combattere contro di esso. Sarebbe andata contro il fato e contro l'Olimpo stesso pur di non rinunciare al tesoro che aveva trovato.
L'uomo ama al massimo ogni giorno, perchè è mortale e vuole vivere quell'amore appieno. Per capirlo era dovuta diventare anch'ella umana e amare come un umana, scoprendo la purezza del sentimento che rappresentava.
Hyoga la scostò leggermente da sè e, presole il viso tra le mani, la baciò teneramente, come nessun altro essere umano o divino aveva mai fatto.
Le guerre sarebbero continuate, gli uomini avrebbero continuato a morire, ma Ayame, la nuova dea Afrodite, avrebbe amato ricambiata il cavaliere del Cigno per sempre.

Piccola one-shot scritta di getto, basata su una piccola fantasia che albergava nella mia mente da parecchio tempo.
Potrebbe risultare orribile e incomprensibile, ma avevo voglia di scriverla ed eccola qui.
Ringrazio in anticipo i futuri lettori e commentatori, se mai ci saranno :)
   
 
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