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Autore: TemperaGialla    05/01/2009    10 recensioni
"Durante il viaggio in treno per raggiungere la casa del Professore, mi resi conto di non essere affatto preoccupata. Anzi, il mio cuore era talmente leggero che se non avessi avuto un corpo, a quest’ora starebbe già volando via, trasportato da vento verso chissà quale luogo incantevole e sperduto..." piccola one-short su Susan e Peter. Sì, ci sono lievi accenni di incesto, perciò se la cosa vi turba siete liberi di non leggere.
Genere: Romantico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Peter Pevensie, Susan Pevensie
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Il mio futuro
Personaggi: Peter Pevensie, Susan Pevensie
Paring: Peter/Susan
Note: I personaggi non sono miei, ma appartengono a C.S.Lewis. Questa fan fiction è scritta esclusivamente per puro divertimento personale dell’autrice. Sì, è incesto ed io ne sono consapevole. E pure voi. Perciò se c’è qualcosa che vi turba, non leggete.

 

Durante il viaggio in treno per raggiungere la casa del Professore, mi resi conto di non essere affatto preoccupata.

Anzi, il mio cuore era talmente leggero che se non avessi avuto un corpo, a quest’ora starebbe già volando via, trasportato da vento verso chissà quale luogo incantevole e sperduto.

Ed era una sensazione piuttosto anormale, considerando che la Guerra non accennava a smettere e che io e i miei fratelli eravamo stati brutalmente mandati via in attesa di tempi migliori, affidati a chissà quali misericordiosi tutori.

Tuttavia, anche se il nostro futuro ci appariva tutt’ora ignoto, non potevo fare a meno di sorridere, appoggiata mollemente al finestrino sporco del nostro scompartimento.

Improvvisamente, l’ingresso di Edmund e Peter mi ridestò dal torpore in cui stavo lentamente scivolando e mi costrinse ad assumere una posizione più consona alla situazione.

Eravamo pur sempre quattro ragazzi che andavano a vivere in un posto sconosciuto, ignari della sorte dei loro genitori e con la Guerra che in un attimo aveva sconvolto le loro giovani vite, e per quanto mi sentissi serena ero decisa ad amalgamarmi al malumore generale, giusto per non sembrare fuori posto.

E poi, con Lucy che piangeva ininterrottamente, era difficile non provare anche un minimo di tristezza, sebbene fasulla.

Mi ritrovai a fissare Edmund, il suo broncio, i suoi occhi furenti e la sua espressione così simile a quella di un cane che è stato appena bastonato dal suo padrone. Probabilmente lui e Peter avevano avuto un’altra delle loro accese discussioni e Peter era riuscito, come sempre, ad avere la meglio su fratello minore.

Edmund odiava dover essere sempre il secondo in tutto.

E detestava essere secondo a Peter, dato che qualunque cosa facessero, era sempre Peter ad uscirne vincitore. Dalla mia posizione riuscivo a vedere benissimo le sue mani, impegnate a stringersi fino a far affondare le unghie nel palmo, e le occhiatacce che rivolgeva di tanto in tanto al suo pacato fratello maggiore.

Stufa di guardare Ed, alla fine, decisi di volgere anche io il mio sguardo verso di lui. Peter che si sistemava accanto ad Edmund, sempre attento a mantenere un minimo di distanza, anche se c’è ben poco da fare quando si è seduti su dei sedili polverosi, così piccoli che riuscire ad entrarci in due è un’impresa.

A sentire Helen, la mia compagna di stanza al college, Peter era davvero un bel ragazzo.

Un ragazzo al quale molte andavano dietro in attesa di una sua occhiata.

- Con quegli occhi azzurri, i capelli biondi e quelle stupende labbra da baciare non sono affatto stupita che metà scuola gli muoia dietro. Me compresa- le ripeteva Hellen, dopo ogni volta che ci fermavamo a parlare con mio fratello, occasioni in cui puntualmente Helen cominciava a fare l’oca molto più del solito.

E tutte quelle attenzioni, tutta quella popolarità tra le ragazze mascherata sapientemente dall’umiltà di Peter, avevano cominciato ad irritarmi.

Perché Peter, fin da quando eravamo bambini, era stato sempre e solo mio.

Mio quando lo costringevo a giocare a bambole.

Mio quando uscivamo a giocare al parco ed io afferravo prontamente la sua mano.

Mio quando ogni volta che ero triste, o semplicemente avevo un problema, lui mi ascoltava, guardandomi immobile con quegli occhioni azzurro cielo.

E la mia rabbia esplose improvvisamente un giorno, tornando da scuola.

Stavamo camminando lentamente, ognuno perso nei propri pensieri, quando improvvisamente, lui mi abbracciò, dicendomi che ero la sorella migliore del mondo.

Ancora oggi, ricordo che era una giornata tremendamente fredda…

Tutt’ora penso che Peter non si renda conto dell’effetto che fa sulla gente, dato che non si accorse nemmeno del rumore che aveva fatto il mio cuore a contatto con il suo petto, e del fatto che il mio viso avesse assunto una colorazione vagamente rossastra solo grazie a quel misero contatto…

- Come mai questo abbraccio?- chiesi, vagamente divertita, osservando i suoi occhi brillare più del solito, come se al posto degli iridi avesse due enormi zaffiri.

- Ho un appuntamento. Con Helen.

E in quel momento, tutto si fece buio.

Ricordo solo una raffica di emozioni che mi colpiva ripetutamente, come a schiaffeggiarmi, e una strana amarezza crescere a velocità elevata nel mio petto, colmandolo di tristezza.

E rabbia. Tantissima irrazionale rabbia.

- Allora Su…non la trovi una cosa fantastica?

- No

Peter fu sorpreso di quella risposta, così diversa da quelle che ero abituata a concedergli, tant’è che mi poggiò entrambe le mani sulle spalle e mi costrinse a guardarlo negli occhi. Non si accorse nemmeno del brivido che mi percorse la schiena e dei miei occhi che lentamente si stavano riempiendo di lacrime.

Che stupido.

Pensavo che almeno riuscisse a sentire la mia sofferenza e invece se ne restava lì, con il suo splendido sorriso sulle labbra rese ancora più rosse dal vento e i capelli biondi tutti scompigliati, a fissarmi.

- Perché dici così Susan? Helen è anche una tua amica!

Io trattenni a stento le lacrime – Da oggi non più…-

Lui sgranò gli occhi - Cosa ti è successo Susan? Pensavo ti stesse a cuore la mia felicità? Pensavo…ero sicuro che saresti stata felice di saperlo…-

- E invece no!- gridai, fuggendo dalla presa di Peter, rischiando di cadere a terra – Mi vedi felice? Guardami Peter…ti sembro una persona felice? Anzi…forse il tuo principale problema è proprio questo: non sai guardare oltre il tuo naso, altrimenti avresti già visto da un pezzo una persona che rendi felice con la tua sola presenza, senza bisogno di altro, e che adesso hai il coraggio di ferire apertamente, incurante dei suoi sentimenti!-

A quel punto le lacrime stavano rigando il mio volto e il vento congelava le mie labbra tremanti. Peter si avvicinò per abbracciarmi nuovamente ma mi scostai, arretrando di qualche passo.

- Tu non lo hai mai capito vero…- dissi con voce flebile, stanca come non mai.

Peter mi rivolse un’occhiata interrogativa.

- Ti prenderai un malanno se continui ad agitarti in quel modo con questo freddo Su- la rimproverò, con voce atona.

Il buffo è che io gli facevo una mezza dichiarazione d’amore e lui cosa faceva? Mi rimproverava. Ancora una volta.

E poi non ricordo più nulla di quel giorno.

Cioè…ricordo di essere scappata, di essere ritornata a casa e di essermi chiusa in camera fino a quando Lucy, che divideva la stanza con me, mi aveva chiesto se poteva entrare.

- Dimmi subito chi è lo stupido che ti ha fatto piangere e lo picchierò fino a convincerlo che tu sei una persona meravigliosa!- mi disse, abbracciandomi, a facendo spuntare un debole sorriso sul mio volto triste a causa del suo tono di voce così possente.

Ma io non dissi nulla alla mia cara sorellina, anzi, alla prima occasione mi andai a scusare con Peter per il mio comportamento, dicendogli che ero contenta che uscisse con Helen, ignorando il senso di frustrazione che urlava dentro di me, come impazzito.

Ed ora, guardandolo lanciare delle occhiate a Edmund, non potevo fare a meno di sorridere.

Finalmente solo mio.

 

Durante il viaggio in treno per raggiungere la casa del Professore, mi resi conto di essere pienamente felice.

Felice perché se la notte avessi avuto paura, sarei potuta andare tranquillamente da Peter, svegliarlo, e chiedergli se potevo dormire con lui, senza la minima vergogna.

E poi avrei aspettato finché non si fosse riaddormentato, per voltarmi verso di lui e guardarlo dormire tutta la notte, baciandolo, di tanto in tanto, ai lati della bocca, accarezzandogli i capelli.

Per poi addormentarmi anche io, sopraffatta dal sonno, stringendo la sua mano alla mia, esplodendo di gioia anche a quel piccolo contatto.

Sì.

Anche se il nostro futuro ci appariva ancora incerto, il mio lo avrei avuto accanto a me.

E quando Peter mi sorprese a fissarlo, facendomi l’occhiolino e regalandomi un sorriso, ne fui convinta.

 

Il mio futuro si chiamava Peter.

Era mio fratello ed io l’amavo.

 

Note autore: Salve a tutti! Questa è la prima Susan/Peter che pubblico su EFP e la mia gioia più grande sarebbe sapere cosa ne pensate. Per il resto, spero soltanto che vi sia piaciuta e che farete la carità ad una povera ragazza che aspetta solo di sapere il vostro parere in proposito.

Grazie a tutti.

T.G

  
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